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Estensione e continuità piana inondabile Definizione

CAPITOLO 6 – MONITORAGGIO MORFOLOGICO 6.1 Tipi di monitoraggio morfologico

1.2 Estensione e continuità piana inondabile Definizione

Questa grandezza è associabile a due aspetti: (1) alla continuità idraulica laterale, in quanto esprime la possibilità che ha il corso d’acqua di inondare frequentemente aree adiacenti all’alveo; (2) alla funzionalità morfologica, in quanto un alveo altimetricamente stabile o con recupero morfologico successivo ad incisione tende ad avere una pianura inondabile attiva. Quest’ultima a rigore comprenderebbe solo una superficie di neoformazione post-incisione (si veda la terminologia nel box successivo). Per semplicità, con il termine piana inondabile possono essere incluse anche le superfici leggermente terrazzate facenti parte dell’alveo pre-incisione, comprese quindi all’interno di scarpate che delimitano con chiarezza l’alveo precedente all’abbassamento, nel caso di incisione del fondo limitata (ovvero di norma dell’ordine di 1-2 m al massimo). Queste situazioni sono ad esempio frequenti in alvei a canali intrecciati o di tipo wandering che hanno subìto modeste incisioni del fondo. Si definiscono due grandezze che servono a caratterizzare l’estensione areale di tali superfici:

- Estensione laterale di piana inondabile (El): rappresenta la larghezza media (in m) nel tratto di studio della piana inondabile (incluse eventuali superfici frequentemente inondabili facenti parte dell’alveo pre-incisione).

- Continuità longitudinale di piana inondabile (Cl): è la lunghezza di alveo (in percentuale) nel tratto interessata dalla presenza di piana inondabile (incluse eventuali superfici frequentemente inondabili facenti parte dell’alveo pre-incisione).

Terminologia: pianura alluvionale, piana inondabile, terrazzo

I termini relativi alle superfici pianeggianti adiacenti al corso d’acqua non sono sempre definiti in letteratura in maniera univoca e possono talora generare qualche ambiguità, pertanto è opportuno fare alcune precisazioni relative alla terminologia qui adottata.

Con il termine pianura alluvionale (alluvial plain) viene abitualmente indicata una superficie pianeggiante adiacente al corso d’acqua costituita da sedimenti alluvionali (alluvioni) depositati dal corso d’acqua stesso (enfatizzandone quindi le caratteristiche sedimentologiche).

Il termine piana inondabile (floodplain) è spesso utilizzato come sinonimo del precedente, per indicare una superficie relativamente pianeggiante ai bordi del corso d’acqua e che viene inondata durante periodi di piena (LEOPOLD et al., 1964). Il termine terrazzo (terrace) è invece utilizzato per indicare superfici topografiche suborizzontali che rappresentano antichi livelli della piana alluvionale (o inondabile) di un corso d’acqua, derivante dal fatto che il fiume ha inciso la pianura ed essa non è più soggetta ad eventi alluvionali (COTTON, 1940; LEOPOLDet al., 1964; FAIRBRIDGE, 1969).

La frequenza con cui una piana inondabile comincia ad essere soggetta ad inondazione è un aspetto cruciale in queste definizioni: i primi studi basati su precise osservazioni quantitative (LEOPOLDet al., 1964) dimostrano che una piana inondabile comincia ad essere inondata per tempi di ritorno dell’ordine di 1–3 anni, cioè non appena viene superato il cosiddetto livello ad alveo pieno (bankfull stage). In tali studi viene inoltre enfatizzato come tale superficie sia geneticamente legata alle

variazioni laterali del corso d’acqua (accrescimento delle barre di meandro) e viene quindi costruita nelle attuali condizioni di regime.

Si noti che tali studi si riferiscono principalmente a corsi d’acqua naturali a canale singolo (sinuosi o meandriformi) ed in condizioni di equilibrio dinamico. E’ noto (si veda Cap. 2 e 3) che molti corsi d’acqua in varie regioni antropizzate sono stati soggetti durante gli ultimi decenni a significativi processi di incisione, che hanno portato ad un parziale abbandono delle pianure inondabili precedentemente costruite. In questi casi è opportuno pertanto riservare il termine di piana inondabile in s.s. (o attiva o moderna o attuale) ad una superficie che è generata a quella quota topografica dai processi di mobilità laterale attivi nelle attuali condizioni di regime (indicata anche come modern floodplain: HUPP, 1999). La piana inondabile pre-incisione, a seguito dell’abbassamento del fondo del corso d’acqua, è da indicare, coerentemente con le precedenti definizioni, come piana inondabile inattiva o terrazzo (SIMON & DARBY, 1999; HUPP, 1999; SIMON & CASTRO, 2003; SIMON & RINALDI, 2006; HUPP & RINALDI, 2007). Normalmente una piana inondabile attiva è soggetta ad inondazioni per TR=1-3 anni, mentre un terrazzo viene ancora inondato, ma con TR>3 anni (crescenti all’aumentare dell’incisione avvenuta) (HUPP & OSTERKAMP, 1996; HUPP, 1999). Ne consegue che il termine terrazzo, secondo questa accezione, non implica che si tratti di una superficie non più inondabile, così come il termine piana inondabile non vuole indicare tutte le superfici che siano potenzialmente inondabili.

E’ possibile anche definire una superficie generica come piana inondabile per TR=n anni. Ad esempio, nei PAI messi a punto dalle Autorità di Bacino, sono normalmente definite le piane inondabili per TR=30, 100 e 200 anni.

Riepilogando, di seguito si fa riferimento alla seguente terminologia:

- Pianura alluvionale: indica la pianura costituita dai depositi alluvionali (“alluvioni”) più recenti (così come riportati su Carta Geologica);

- Terrazzo antico: indica una superficie già terrazzata (riportata come terrazzo anche sulla Carta Geologica) prima delle fasi recenti di incisione (ultimi 100–150 anni), con dislivelli significativi rispetto alla pianura alluvionale e non più soggetto ad inondazione (se non, talora, in casi eccezionali);

- Piana inondabile: se non diversamente specificato, si intende la piana inondabile in s.s. o attiva o piana inondabile per TR=1-3 anni, cioè solo quella superficie formatasi recentemente (post-incisione degli ultimi 100-150 anni), nelle attuali condizioni di regime, ad una quota più bassa rispetto a quella pre-incisione.

- Terrazzo recente: indica la piana inondabile pre-incisione, ora inattiva (non più formata a quella quota nelle attuali condizioni di regime), seppure ancora soggetta ad inondazioni per TR>3 anni.

- Piana inondabile con TR=n anni: indica una superficie per la quale si voglia esplicitamente specificare la freqenza di inondazione, senza riferimento al fatto che sia attiva o meno dal punto di vista morfologico (vale a dire quando n > 3 coincide normalmente con un terrazzo recente).

Come si misura

La determinazione dell’estensione laterale e della continuità longitudinale delle superfici in oggetto viene effettuata, per alvei non confinati o semiconfinati, attraverso analisi in ambiente GIS di immagini telerilevate, integrate da controlli sul terreno. Si procede attraverso i seguenti passaggi:

1. Identificazione e delimitazione preliminare delle superfici di piana inondabile, incluse le superfici leggermente terrazzate facenti parte dell’alveo pre-incisione. Tali superfici presentano evidenze di essere inondate con una frequenza relativamente elevata e caratteristiche vegetazionali simili a quelle della piana inondabile. Quando disponibili, possono essere utilizzate zonazioni della frequenza di inondazione ricavate da analisi idrauliche: la pianura inondabile attiva normalmente è soggetta ad inondazioni per tempi di ritorno dell’ordine di 1-3 anni, mentre tali superfici possono essere interessate da inondazioni con tempi di ritorno leggermente più elevati, di norma non superiori ai 5 anni. Inoltre, l’uso delle sezioni trasversali rilevate presso il sito (punto 3.2) sarà di supporto alla definizione delle superfici, in base ai dislivelli altimetrici presenti.

2. Sopralluoghi sul terreno. Per verificare la delimitazione preliminare delle superfici di interesse è necessaria una ricognizione sul terreno con controlli mirati in punti dubbi e rappresentativi individuati nella fase precedente. Generalmente tali superfici presentano dislivelli relativamente ridotti rispetto all’alveo (non è possibile fornire regole generali in quanto tali dislivelli possono variare di caso in caso in funzione delle dimensioni e delle caratteristiche idrologico – idrauliche del corso d’acqua). Le evidenze morfologiche sono rappresentate soprattutto da tracce di inondazioni delle superfici relativamente recenti, quali tracce di flussi idrici, presenza di materiale legnoso o altri tipi di detriti fluitati (in particolare quando sono intercettati da vegetazione viva presente), evidenze di sedimentazione sulla vegetazione presente (radici sepolte da sedimenti fini). Ovviamente, tali indicatori non sono validi se si effettua il rilievo subito dopo un evento di piena particolarmente significativo (tempo di ritorno indicativamente > 10 anni), nel quale anche superfici a quote relativamente elevate possono essere state inondate.

Per quanto riguarda le caratteristiche vegetazionali, la presenza di specie arboree riparie sono indicative di queste superfici, mentre la presenza di specie normalmente estranee all’ambiente ripario possono essere indicatori di terrazzi inondabili meno frequentemente. Tale riconoscimento verrà effettuato grazie ai rilievi sul terreno di cui al punto 5.1.

3. Misura dell’estensione laterale. Vengono utilizzate le stesse sezioni di misura impiegate per le misure di larghezza dell’alveo, effettuando quindi la misura della larghezza totale (sommando quelle ai due lati del corso d’acqua) delle superfici di piana inondabile per ogni punto dell’asse dell’alveo corrispondente al passo definito perpendicolarmente allo stesso. Al termine delle misure, si ricava un valore di estensione laterale medio del tratto di studio.

4. Misura della continuità longitudinale. Viene misurata lungo l’asse dell’alveo la lunghezza di corso d’acqua con presenza laterale delle superfici in oggetto per ognuno dei due lati. Successivamente si calcola il rapporto tra la somma delle lunghezze così misurate sui due lati ed il doppio della lunghezza del tratto misurata lungo l’asse dell’alveo, espresso in percentuale.

Figura 6.1 – Misura dell’estensione e continuità longitudinale (Cl) della piana inondabile. L’area in verde rappresenta la piana inondabile. L’estensione si ricava dalla media delle

misure effettuate per le sezioni dalla 1 alla 17.

Scala spaziale

Le misure vanno effettuate alla scala del tratto. Tipologia di corso d’acqua

Questa misura viene effettuata solo per corsi d’acqua non confinati o semiconfinati.

1.3 Sponde in arretramento