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L’etica pascaliana a partire dal pari

Capitolo III: Il pari

3. La scommessa: linee di continuità nel il pensiero pascaliano

3.3 La struttura della scommessa

3.3.6 L’etica pascaliana a partire dal pari

L’ultima parte del frammento apre ad una questione che verrà riproposta in chiave contemporanea nel capitolo finale di questo lavoro: è possibile delineare un’etica del

143 Ivi, p. 423.

144GOUHIER, Blaise Pascal: commentaires, p. 274.

145 L’impossibilità dell’uomo di raggiungere con i suoi soli mezzi ciò a cui è chiamato sarà il punto di partenza per la trattazione del capitolo finale, in cui proveremo a leggere il rischio come tratto distintivo della nostra società che ha scelto, rimanendo nell’ambito del pari, di scommettere contro l’esistenza di Dio e di condurre una vita sempre volta alla ricerca di un rischio senza fare attenzione alla posta in palio.

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rischio? Il rischio è spesso associato all’incertezza, all’impossibilità di stabilire una rete valoriale su cui muoversi. Pascal non trascura questo dato, è consapevole che il rischio porta con se un’evitabile apertura verso il baratro esistenziale, ma considera al tempo stesso, quella che noi chiameremo fin da ora la dinamica del rischio come unica via per garantire all’uomo la libertà che va cercando.

Questa strada prevede una vita improntata al rischio sull’esistenza di Dio; lo scommettitore non sarà mai in grado di stabilire con la dimostrazione se la vita intrapresa sia stata investita per una ragione valida o se l’azzardo andato male abbia reso vana una vita conformata in un determinato modo. È chiaro fin da subito che per Pascal che l’esito finale non sia il solo termine di paragone per giudicare valida la possibilità di scommettere a favore dell’esistenza di Dio, poiché è possibile assumendo questa scommessa dare una piega ben determinata alla propria vita e ricevere parte della vincita fin da ora:

Ora che male vi accadrà prendendo questo partito? Sarete fedele, onesto, umile, riconoscente, benefico, amichevole, sincero, veritiero… In verità, non vi troverete più nei piaceri pestiferi, nella gloria, nelle delizie, ma non ne conoscerete forse altre? Vi dico che ci guadagnerete in questa vita, e che ad ogni passo che farete per questa strada, vedrete tanta certezza di guadagno e tanta nullità in ciò che rischiate, che conoscerete alla fine come abbiate scommesso per una cosa certa, infinita, per la quale non avete dato niente146.

In questo passo sembra risuonare il passaggio evangelico di Matteo 19,29

«Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna»147.

146 Ivi, p. 423. 147 Testo Cei 2008.

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Il filosofo di Clermont fa suo l’insegnamento evangelico che prevede, per coloro che siano disposti a scommettere tutta la loro vita a ragione dell’esistenza di Dio - e non dimentichiamo l’attenzione le riflessioni compiute nel capitolo precedente sull’attenzione che Pascal ha posto sull’idea di Dio a cui il credente debba riferirsi - di poter già in questa vita vedere sprazzi di vita eterna, ovvero di vita compiuta nel suo più alto valore.

Il pari che Pascal propone deve essere seguito da una riforma morale di colui che accetta la scommessa, come scrive Henri Gouhier:

Per essere decisivo, il pari esige una riforma morale. Ad ogni passaggio del dialogo, la resistenza alle ragioni del pari è dovuta al nostro attaccamento ai beni materiali di questo mondo. Ho paura di scommettere troppo… la certezza di quello che ho è infinitamente più preziosa che l’incertezza di un’eternità di felicità148.

La scommessa a questo punto perde il carattere di esperimento mentale o di gioco probabilistico e si mostra in tutta la sua forza esistenziale. Non è possibile scindere le conseguenze etiche della scelta dalla scelta stessa. Poniamo l’esempio di un giocatore che compiuta la scelta in favore dell’esistenza di Dio continui a condurre la sua vita come in precedenza; come se la scelta appena compiuta fosse semplicemente una questione probabilistica e senza impegno vitale. Immaginiamo inoltre che questo scommettitore abbia una concezione della “grazia a basso prezzo”, come Bonhoeffer ha scritto nella sua opera Sequela; ovvero che sia sufficiente per lui credere in Dio senza porsi nell’atteggiamento di colui che riconosce la necessità di disporsi ad accogliere questa Grazia. Per il filosofo di Clermont questo scommettitore sarebbe assimilabile a colui che bara, ovvero a un qualcuno che non accettasse la scommessa fino in fondo, che non fosse disposto ad impegnare la vita nella sua totalità. La proposta di Pascal è, contrariamente all’esempio precedente, innanzitutto una proposta etica, che prevede un orientamento

148 GOUHIER, Blaise Pascal: commentaires, p. 265. Testo originale: «Pour être décisif, le pari exige une réforme morale. A

chaque étape du dialogue, la résistence aux raisons du pari est téléguidée par notre attachement aux biens de ce monde. J’ai peur de trop gager… la certitude de ce que je tiens est infiniment plus précieuse qu’une incertaine éternité de bonheur».

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della vita ben preciso: a colui che affronta il pari non viene chiesto di credere nell’immediato a Dio e di comprendere fino in fondo il mistero della sua esistenza. Per Pascal, come abbiamo avuto modo di evidenziare altre volte, la ragione non può giungere ad una piena conoscenza dell’esistenza di Dio; ciò che può fare, come nel caso dell’argomentazione della scommessa, è dimostrare che sia ragionevole ammettere tale esistenza. Il passaggio che lo scommettitore non può in alcun modo eludere è quello di un ri-orientamento della propria vita e la messa in discussione di quelli che, prima della scommessa, erano i suoi valori di riferimento.