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Eversivi pisani emigrati all’estero

IV. Elementi per una cronologia del sovversivismo pisano

1. Sovversivismo e antifascismo a Pisa nel Casellario Politico Centrale

1.4 Eversivi pisani emigrati all’estero

Come vedremo nelle conclusioni, sui 178 fascicoli presi in considerazione poco più di 30 riguardano sovversivi pisani residenti all’estero nel momento in cui fu aperto un fascicolo nei loro confronti nel Casellario Politico Centrale, la quasi totalità dei quali si trovava in Francia che come abbiamo visto rappresentò la principale meta del fuoruscitismo italiano, sia per la vicinanza geografica e in parte culturale sia per una già importante presenza italiana radicata nel Paese Transalpino da decenni.

Analizzando i fascicoli presi in considerazione risulta appunto che su 178 eversivi 30 di essi vivevano all’estero nel momento in cui furono inseriti nello schedario del CPC; inoltre, dall’analisi di questi sovversivi pisani espatriati all’estero in tempi diversi, a partire dagli ultimi decenni dell’Ottocento fino circa agli anni Trenta del Novecento, emerge un dato interessante ovvero il fatto che poco meno di un terzo di essi ha lasciato l’Italia dopo la presa del potere da parte di Mussolini e non è detto che chi ha deciso di traferirsi all’estero dal 1922 in poi lo abbia fatto per motivi politici piuttosto che lavorativi dato che, com’è noto, dopo le agitazioni del primo dopoguerra, un numero non trascurabile di individui perse il proprio lavoro in seguito a licenziamento a causa della partecipazione agli scioperi, senza dimenticare che alcuni potreb- bero essere stati spinti dalla volontà di ricongiungersi con alcuni familiari già emigrati in pas- sato.

Tra coloro che emigrarono prima dell’avvento del fascismo e che in seguito al 1922 con- dussero una vita ritirata lontana da attività sovversive e politiche antifasciste ricordiamo Liter- nesto Barsotti, nato a Pisa il 15 agosto del 1868, anarchico, di professione pittore decoratore, dal 1900 residente a Marsiglia dove, dopo essere rimasto vedovo, aveva sposato una donna nativa di Pontedera; nel settembre del 1911 venne segnalato come partecipante ad alcune riu- nioni di stampo anarchico che si tenevano nel Bar Nerucci, anche se le autorità ritennero del tutto trascurabile la sua presenza all’interno del gruppo anarchico. Ancora nel 1925 risulta che il Barsotti vivesse e lavorasse a Marsiglia, frequentasse gli anarchici del quartiere senza però fare propaganda e venisse vigilato con attenzione.

Nel 1929 la Prefettura di Pisa inviò una nota al Consolato di Marsiglia con la quale si informava che il sovversivo in questione, durante la sua permanenza in Italia, non aveva avuto un comportamento rilevante, e si chiedeva alle autorità consolari di rintracciare Barsotti, iscritto alla Rubrica di frontiera, e di fornire informazioni sulle sue attuali attività politiche; fino al 1933 non si hanno ulteriori notizie del sovversivo il quale in quell’anno risulta vivere a Marsiglia e professare idee anarchiche come in passato. Nel 1935, in modo del tutto confuso e incerto il

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Consolato Generale di Marsiglia comunicò al Ministero dell’Interno la morte di Barsotti senza specificarne la data, in conseguenza della quale egli fu radiato dal Casellario Politico per avve- nuto decesso240.

Un altro sovversivo pisano che lasciò l’Italia prima dell’avvento del regime fascista fu Oreste Carlo Bertolli, nato a Pisa il 13 febbraio del 1873, anarchico, di professione scapezzatore di marmo, le cui prime informazioni risalgono ai primi di marzo del 1897 quando venne com- pilata la sua scheda biografica nella quale il sovversivo venne descritto in modo del tutto nega- tivo, prepotente, privo di cultura ed educazione, inviso alla popolazione cittadina, sostenitore delle idee anarchiche, delle quali faceva propaganda tra gli operai, e assiduo partecipante alle riunioni sovversive e alle insurrezioni verificatesi negli anni precedenti il 1895.

Durante la prima metà degli anni Novanta dell’Ottocento il sovversivo subì numerose condanne da parte di autorità giudiziarie a partire dal 14 ottobre del 1891 quando fu condannato dal Tribunale di Massa ad 1 mese di carcere per violenze contro agenti di Pubblica Sicurezza; meno di due mesi più tardi, il 9 dicembre 1891 fu condannato dal Pretore di Carrara a 10 lire di multa per violenze personali, mentre il 20 dicembre del 1892 il Pretore di Carrara lo condannò a 12 giorni di reclusione nuovamente per lesioni personali.

Inoltre, il 12 maggio del 1894 fu condannato dal Tribunale di Guerra a 9 anni e 2 mesi di carcere e a 3 anni di vigilanza speciale per associazione a delinquere ed eccitamento alla guerra civile, mentre il 27 settembre del 1895 fu condannato dal Pretore di Carrara a 30 lire di multa per aver spinto un cavallo al trotto; invece, alcune settimane più tardi, e più precisamente a metà dicembre dello stesso anno, il Pretore di Carrara condannò Bertolli a 30 giorni di galera per lesioni personali, mentre il 15 ottobre del 1895 venne assolto dalla Camera di Consiglio del Tribunale di Carrara per insufficienza di prove. Il 20 marzo del 1896 al sovversivo fu ritirata la carta di permanenza in seguito ad un’amnistia concessa il 14 marzo; infine, il 21 novembre del 1896 la Pretura di Carrara lo arrestò con l’accusa di associazione a delinquere, rimanendo in carcere fino al 21 aprile del 1898.

Anche alla fine del secolo il sovversivo continuò a subire condanne giudiziarie da parte delle autorità venendo condannato dalla Corte di Assise di Casale Monferrato il 30 maggio del 1898 a 3 anni di carcere con l’aumento della segregazione cellulare continua pari ad un sesto della pena e alla vigilanza speciale della Pubblica Sicurezza per 1 anno con l’accusa di associa- zione a delinquere a fini anarchici. Prima di questa condanna, il sovversivo emigrò in America dove si trovava ancora nel 1904, senza tuttavia che se ne conoscesse il domicilio (si sapeva

240 ACS, CPC, b. 363, f. Barsotti Liternesto.

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soltanto che era in America del Sud); soltanto alla fine del 1909, le autorità vennero a cono- scenza della presenza, non confermata, di Bertolli a Marsiglia, dato che le ricerche effettuate anche negli anni successivi, volte al suo rintraccio, risultarono del tutto vane.

Soltanto nel 1911 il sovversivo fu effettivamente rintracciato a Marsiglia dove si era spo- sato e dove lavorava nella fabbrica di olio Vermink; ancora nel 1916 risultava che Bertolli vivesse a Marsiglia e tenesse una buona condotta morale e politica, così come una dozzina di anni più tardi, quando lavorava nella città francese come saldatore. Nel maggio del 1928 la Prefettura di Massa procedette alla radiazione del soggetto dal proprio schedario in quanto da tempo si trovava all’estero; infine, gli ultimi documenti presenti nel suo fascicolo risalgono alla fine della primavera del 1933 e informano, attraverso il Consolato di Marsiglia, del decesso di Bertolli avvenuto nel 1931.

Infine, citiamo Oreste Carmassi, nato a Pisa il 16 agosto del 1882, operaio terrazziere e di idee anarchiche, il quale il 20 luglio del 1904 fu condannato dal Tribunale di Pisa a 6 mesi di prigione per lesioni oltre a subire, alla metà di giugno del 1913, una denuncia per vilipendio dell’esercito e per ingiurie contro il Re dopo aver espresso approvazione e solidarietà nei con- fronti di alcune offese lanciate da un gruppo di suoi compagni ai danni di alcuni miliari presenti al ristorante Eden di Marina di Pisa; poche settimane dopo questo episodio, e più precisamente il 22 agosto del 1913, a Carmassi fu rilasciato regolare passaporto per la Francia dove giunse nel novembre dello stesso anno.

Nel gennaio del 1914, in relazione all’episodio del giugno 1913, le autorità giudicanti dichiararono il non luogo a procedere per insufficienza di prove nei riguardi di tutti gli imputati, compreso Carmassi, mentre nel 1917 il Consolato di Marsiglia propose il sovversivo per una severa ammonizione a causa di un’attiva propaganda antibellica e antimilitarista. Le successive notizie presenti nel fascicolo del Casellario Politico Centrale risalgono al dicembre del 1926, dalle quali risulta che il sovversivo abitasse a Marsiglia dove lavorava nella fabbrica di candele Fournier, tenendo una condotta politica non rilevante, così come due anni più tardi quando risiedeva ancora a Marsiglia ed era impiegato come terrazziere presso la casa Mery.

Per tutti gli anni Trenta del Novecento risulta che Carmassi fosse vissuto a Marsiglia e che, nonostante avesse tenuto un comportamento non rilevante in linea morale e politica, fu confermata la sua iscrizione alla Rubrica di frontiera per i provvedimenti di perquisire e segna- lare; l’ultima notizia a suo carico risale ad una nota del novembre del 1939 inviata dalla Prefet- tura di Pisa al Ministero dell’Interno nella quale si supponeva, senza conferma e attendibilità, che il soggetto si trovasse ancora in Francia241.

241 Ivi, b. 1094, f. Carmassi Oreste.

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Tra coloro, invece, che emigrarono all’estero in un periodo successivo alla presa del po- tere da parte del fascismo ricordiamo Vasco Fontana che nacque a Pisa il 27 febbraio 1892 e per il quale, come abbiamo visto altre volte, risultò fondamentale per il suo avvicinamento alle idee anarchiche l’ambiente familiare nel quale il padre e la madre coltivavano da tempo ideali libertari e sovversivi; già nel 1912 venne segnalato dal Prefetto di Pisa al Ministero dell’Interno in quanto iscritto al circolo giovanile anarchico “L’Avvenire” del quartiere di Porta a Piagge a Pisa, senza però aver avuto comportamenti rilevanti in campo politico, mentre nei tumultuosi anni immediatamente successivi al primo conflitto mondiale partecipò attivamente a scioperi e manifestazioni di stampo anarchico.

Fino al 1924, anno in cui fu licenziato e in cui decise di emigrare in Francia, il sovversivo svolse la professione di operaio; giunto Oltralpe Fontana si recò inizialmente a Cirey sur Vesouve, dove frequentò poco i suoi connazionali e dove non svolse attività politica sovversiva, mentre successivamente si trasferì a St. Priest dove lavorò nello stabilimento Marechal. In que- sta località Fontana svolse un importante ruolo di propaganda e di organizzazione del partito anarchico locale, oltre a partecipare attivamente a manifestazioni anarchiche e a leggere giornali sovversivi; inoltre, risulta che promosse, insieme al cognato Mariani Gusmano, una sottoscri- zione in favore del Comitato Sacco e Vanzetti.

Alla fine di luglio del 1933 il Consolato di Marsiglia comunicò al Ministero dell’Interno che Fontana viveva a La Seyne sur Mer dove militava attivamente all’interno del partito anar- chico mentre nello stesso luglio del 1933 fu iscritto nel Bollettino delle Ricerche per il provve- dimento di fermo (al quale si deve aggiungere, almeno a partire dal 1928, l’iscrizione alla Ru- brica di frontiera per il provvedimento di perquisizione e segnalazione come risulta dai docu- menti presenti nel fascicolo del Casellario Politico Centrale). Dopo essere stato segnalato come individuo pericoloso per i rapporti stretti tenuti con il sovversivo Ugo Boccardi, nella seconda metà del 1933 il provvedimento di perquisire e segnalare presente nel Bollettino delle Ricerche venne rettificato in quello di fermo; inoltre, le autorità competenti disposero il controllo della corrispondenza diretta ai familiari di Fontana.

Come risulta dalle informazioni fornite dal Consolato di Marsiglia al Ministero dell’In- terno nel febbraio 1934 e nell’agosto del 1935, Fontana continuò in quel tempo a sostenere le idee anarchiche delle quali faceva attiva propaganda anche grazie agli stretti rapporti intessuti con alcune personalità sovversive di spicco, ideali anarchici dei quali non faceva mistero alla madre nelle numerose lettere inviatele in questo stesso periodo; inoltre, nell’estate del 1936 Fontana e suo cognato Mariani Gusmano decisero di partire per la Spagna per combattere a

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fianco dei repubblicani arruolandosi nella Colonna Italiana con la quale presero parte alla bat- taglia di Monte Pelato del 28 agosto 1936.

Per quanto i suoi spostamenti tra il 1937 e il 1938 risultino del tutto confusi e privi di conferme, dato che dalle carte presenti nel fascicolo consultato non si ha la certezza del fatto che Fontana sia rimasto in Spagna fino al 1938 oppure abbia fatto ritorno in Francia per poi recarsi di nuovo nel Paese Iberico, tuttavia, quel che è certo è che dalla primavera del 1938 il sovversivo risulta stabilitosi nuovamente in Francia a La Seyne dove non svolse più attiva pro- paganda sovversiva a causa delle insoddisfazioni che l’esperienza spagnola avevano lasciato in lui, a tal punto da abbracciare idee di stampo anticomunista e da attenuare le proprie convinzioni anarchiche. Dalla primavera del 1938 fino a quella del 1941 non si hanno informazioni a suo riguardo anche se risulta che la vigilanza nei suoi confronti sia continuata durante tale periodo. Dopo la fine della Seconda Guerra mondiale Fontana tornò a Pisa dove morì il 23 luglio 1959. Infine, ricordiamo Tirtea Bracci, nata a Pisa il 17 gennaio del 1907, la quale emigrò a Parigi nel 1925, dove già si trovavano i suoi genitori, per poi sposarsi nel 1928 a Montreuil con il sovversivo Egidio Peirini, nei confronti del quale fu emanato un ordine di cattura poiché doveva scontare 9 mesi di reclusione per incitamento all’odio di classe e offese al Capo del Governo; nell’aprile del 1934, come indicato dalla Prefettura di Pisa al Ministero dell’Interno, risultava che Bracci vivesse a Nizza, città nella quale gestiva un negozio di alimentari con il marito riguardo al quale le autorità richiesero informazioni sulla condotta politica e sulla effet- tiva residenza in modo da poterlo rintracciare.

In seguito ad accurate indagini svolte dal Consolato di Nizza nel giugno del 1934 risulta che Bracci e il marito risiedessero effettivamente a Nizza e che la sovversiva fosse cugina di Oreste Di Nasso, antifascista noto alle autorità fasciste perché estradato dalla Francia in Italia in quanto responsabile di una ingente truffa ai danni della Cassa di Risparmio di Pisa, mentre sembra che il marito di Bracci non svolgesse attività politica ma fosse solamente contrario al fascismo; nell’ottobre del 1935 le autorità del regime procedettero ad iscrivere Bracci alla Ru- brica di frontiera per il provvedimento di perquisire e segnalare oltre ad essere inserita nel Bol- lettino delle Ricerche con il provvedimento di vigilare e segnalare.

Tra il 1937 e il 1938 la sovversiva viveva a Nizza dove svolgeva propaganda contro il regime fascista professando ancora idee antifasciste mentre il 15 agosto del 1938 fece ritorno in Italia attraverso il valico di Ventimiglia dal quale ripassò il 27 dello stesso mese per tornare in Francia; ancora, il 25 marzo del 1940 la sovversiva tornò nuovamente in Italia passando da Ventimiglia dirigendosi a Viareggio dove venne rintracciata e sottoposta a vigilanza per poi far

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ritorno nel Paese Transalpino il 6 aprile dello stesso anno, come informa l’ultima nota presente nel fascicolo della sovversiva inviata dalla Prefettura di Pisa al Ministero dell’Interno242.

Come possiamo intuire facilmente, le notizie riguardanti sovversivi pisani emigrati all’estero sono molto più frammentarie rispetto a quelle concernenti eversivi vigilati in Italia a causa sia della maggiore facilità con la quale potevano essere eluse le autorità preposte alla vigilanza dell’individuo schedato sia degli ingenti compiti che i Consolati erano chiamati a svolgere tra i quali vi era proprio quello di fornire al Ministero dell’Interno, oppure ai prefetti delle città di appartenenza dei sovversivi, notizie sull’operato e l’attività sia morale che politica di essi.

A dimostrazione di queste difficoltà vi sono numerosi casi nei quali all’interno dei fasci- coli degli emigrati sono presenti documenti separati l’uno dall’altro da un ampio arco tempo- rale, così come capita spesso di incontrare documenti inviati dai vari Consolati nei quali si informava il Ministero dell’Interno del fatto che le autorità competenti non erano state in grado di rintracciare oppure di fornire notizie attendibili riguardo un determinato sovversivo243.

Tra i 178 fascicoli presi in considerazione soltanto in due casi i soggetti in questione decisero di partire per la Spagna con l’intento di combattere per le fila repubblicane, anche se ciò, ovviamente, alla luce di quanto appena detto, non esclude che altri sovversivi pisani dei quali si erano perse le tracce non avessero deciso di andare in Spagna a combattere durante la guerra civile.

Le uniche notizie certe della partecipazione di sovversivi pisani alla guerra di Spagna riguardano Vasco Fontana, partito dalla Francia in un momento imprecisato tra l’estate e il settembre del 1936 in compagnia dell’altro eversivo che combatté in Spagna, ovvero Gusmano Mariani, suo cognato, il quale fu costretto a tornare in Francia nel gennaio del 1937 a causa di un’operazione di appendicite, mentre Fontana, come abbiamo visto, tornò in Francia in una data imprecisata, comunque anteriore alla primavera del 1938244.

242 Ivi, b. 808, f. Bracci Tirtea.

243 Emblematico risulta il caso di Arturo Sbrana (b. 4641, f. 064319) nel cui fascicolo, eccetto alcune note risalenti

al 1915, vi sono soltanto documenti attraverso i quali il Ministero dell’Interno chiese varie volte al Consolato di Marsiglia di fornire informazioni sul sovversivo senza tuttavia essere in grado di farlo e senza riuscire ad accertare per tutti gli anni Venti e Trenta, fino al gennaio del 1943, se Sbrana fosse deceduto o meno nei primi anni Venti, come era effettivamente accaduto.

244 ACS, CPC, b. 3058, f, Mariani Gusmano; Dizionario biografico degli anarchici italiani, op. cit., vol. I, alla

voce Fontana Vasco; Volontari antifascisti toscani tra guerra di Spagna, Francia dei campi, Resistenze, Istituto Storico Grossetano della Resistenza e dell’Età Contemporanea (ISGREC), database volontari toscani, disponibile online sul sito, alla voce Fontana Vasco:

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Conclusione

Come detto, il Casellario Politico Centrale fu costituito alla fine dell’Ottocento come un organo di schedatura e di controllo degli individui considerati pericolosi per l’ordine pubblico o più semplicemente sovversivi, in quanto sostenitori di ideologie politiche che si contrappo- nevano all’ordine costituito e che, spesso, operavano proprio per l’abbattimento di tale ordine e l’instaurazione di un nuovo sistema di valori sociali e politici.

Come già accennato, per questa ricerca mi sono concentrato sulla consultazione e l’analisi dei fascicoli concernenti sovversivi nati esclusivamente nella città di Pisa, anche se, com’è fa- cile intuire, ciò ha voluto dire escludere individui nati in paesi e cittadine limitrofe al capoluogo, i quali potrebbero aver operato in senso antifascista e in modo attivo nella stessa città, dopo aver trasferito il proprio domicilio oppure semplicemente in quanto lavoratori nella città di Pisa. Inoltre, risultando molto impegnativa e difficoltosa per una tesi magistrale la consulta- zione di tutti gli 858 fascicoli inerenti i sovversivi nati nella città di Pisa, insieme al Professor Fulvetti è stata concordata l’analisi di un numero comunque consistente di fascicoli (178, pari a circa il 20% del totale), in modo da consentire la visione di uno spaccato non irrilevante dell’antifascismo pisano.

I fascicoli da me consultati, come accennato, ammontano a 178 dei quali 175 riguardanti individui di sesso maschile mentre i restanti tre concernenti individui di sesso femminile. Come già specificato, i criteri di selezione scelti per la consultazione dei fascicoli sono stati individuati in base ad alcuni aspetti fondamentali: ampi estremi cronologici in modo da comprendere un arco temporale piuttosto lungo che abbracciasse il più possibile il periodo fascista e in parte quello precedente; comunanza di cognomi così da evidenziare eventuali rapporti di parentela tra i sovversivi, soprattutto per quanto riguarda gli antifascisti presenti all’estero e in particolare in Francia; infine, luogo di residenza nella città di Pisa oppure in altre zone e cittadine limitrofe, in modo tale da tentare di circoscrivere le esperienze antifasciste all’ambito cittadino.

Proprio riguardo a quest’ultimo aspetto, analizzando i 178 fascicoli presi in considera- zione risulta che 106 individui oltre ad essere nati a Pisa, fossero anche residenti in questa stessa città, cifra che corrisponde a poco più del 57% dei diversi luoghi di residenza indicati nei fasci- coli analizzati, mentre altre città nelle quali i sovversivi pisani, in numero esiguo ma non tra- scurabile, stabilirono la propria residenza furono Livorno (9, pari al 4,85%), La Spezia (6, pari

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al 3,2521%) e Viareggio (5, pari al 2,70%). Invece, per quanto riguarda i sovversivi pisani all’estero, su 178 fascicoli consultati in 30 casi (circa il 16,5%) risulta che schedati pisani ab- biano dimorato all’estero, dei quali poco più del 90% (pari a 28) in Francia, mentre in 5 fascicoli non è indicato il luogo di residenza245.

L’anno di nascita degli individui presi in esame comprende uno spettro molto ampio che va dagli anni ’40 del XIX secolo (Fontana Luigi nato a Pisa il 1841246) al primo quindicennio del Novecento (Favati Catullo, Sbrana Inaco e Vaselli Oreste tutti e tre nati nel 1912247); tutta- via, nonostante ciò, soltanto 25 individui, pari al 14%, sono nati dal 1900 in poi, mentre 101

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