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Sovversivi pisani tra gli inizi del Novecento e l’ascesa del fascismo

IV. Elementi per una cronologia del sovversivismo pisano

1. Sovversivismo e antifascismo a Pisa nel Casellario Politico Centrale

1.2 Sovversivi pisani tra gli inizi del Novecento e l’ascesa del fascismo

Una situazione simile a quanto appena descritto si ha anche nel periodo successivo, al- meno per coloro che iniziarono ad operare all’interno del sovversivismo cittadino durante il periodo prebellico, anche se tuttavia, rispetto al periodo precedente, vi è un numero più elevato di sovversivi che parteciparono in modo più attivo alla vita politica del partito al quale appar- tenevano.

Infatti, per esempio, se da una parte abbiamo alcuni antifascisti (Angelo Manzi e Primo Sbrana179) accusati e condannati ancora una volta per reati comuni, vi è comunque un numero maggiore di sovversivi che svolsero assidua propaganda tra gli operai (Giovanni Cheloni180 ed Emilio Del Corso) oppure parteciparono a manifestazioni anarchiche (lo stesso Emilio del Corso e Iessa Fontana181, una tra le donne più attive nel sovversivismo cittadino) oppure altri ancora che tennero una più o meno costante corrispondenza con gli anarchici italiani residenti in Argentina a Buenos Aires182. Stessa cosa possiamo dire per gli anni seguenti, almeno fino alla fine del primo decennio del Novecento, nei quali alcuni sovversivi furono condannati per crimini comuni mentre altri furono segnalati per la loro appartenenza e vicinanza ai vari partiti politici, soprattutto a quello anarchico.

Tuttavia, stando alle carte del Casellario Politico Centrale, fu alla fine del primo decennio del Novecento che la situazione del sovversivismo pisano iniziò a mutare lentamente a causa di un piccolo ma costante aumento di attività sociali che coinvolsero i sovversivi della città, tra le quali ricordiamo il convegno toscano-maremmano di stampo rivoluzionario tenutosi nel 1908 a Pisa durante il quale Gino Del Guasta si fece promotore di un’alleanza di tipo regionale fra le associazioni non riformiste183. Un tale aumento di interesse intorno al sovversivismo cittadino

179 Ivi, b. 4642, f. 060985 (Sbrana Primo). 180 Ivi, b. 1282, f. Cheloni Giovanni.

181 Ivi, b. 2108, f. Fontana Iessa Sofia Amina. 182 Ancora una volta Emilio ed Ettore Del Corso.

183 ACS, CPC, b. 1678, f. Del Guasta Gino Ciro Zeffiro Bianco Ernesto. Negli anni precedenti, e più precisamente

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è ulteriormente dimostrato dal fatto che a Pisa, e più precisamente all’interno del teatro Redini, nel dicembre del 1910 si tenne anche il 3° congresso regionale degli anarchici della Maremma e della Toscana al quale parteciparono alcuni dei sovversivi presi in considerazione tra i quali Menotti Ciuti, Gino del Guasta, Silvio Paolicchi, Augusto Castrucci e Tito Del Gratta184.

Nonostante ciò vi fu comunque un numero non trascurabile di sovversivi pisani che an- cora alla fine del primo decennio del XX secolo vennero condannati ancora una volta per reati comuni come per esempio Cesare Baldacci condannato per omicidio185, Armando Corucci con- dannato per minacce con armi oppure Ferruccio Ghelardi186 condannato per furto, oltre a Ruffo Moggia il quale subì alcune condanne nel 1909 per minacce, lesioni, ingiurie e violenza contro agenti della forza pubblica187.

Come appena detto, ancora nella prima metà degli anni Dieci del Novecento alcuni sov- versivi pisani furono condannati dalle autorità preposte per reati comuni come minacce, porto abusivo di armi e furto così che gli unici eventi sociali di rilievo che si tennero in città in quegli anni (almeno da quanto apprendiamo dalle carte del Casellario Politico Centrale) furono la pro- mozione, da parte di Alberto Bargagna188, di una conferenza pubblica tenutasi nel quartiere di San Giusto nel 1911 intitolata “L’anarchia di fronte alla storia” e il congresso anarchico che ebbe luogo a Pisa nel gennaio del 1915 nel quale fu ribadita la scelta neutralista, pacifista e contraria alla guerra del movimento anarchico189.

Inoltre, in quegli stessi anni un numero non trascurabile di sovversivi pisani risulta abbo- nato a giornali eversivi tra i quali ricordiamo gli anarchici «L’Avvenire Anarchico» (Cafiero Ciuti190) e «Germinal» (Dante Flaminio Cini191, Gino Del Guasta, Francesco Pieroni192 e Au- gusto Castrucci) e il repubblicano «La Voce del Popolo» (Umberto Anacleto Ettore Ciampolini che ricoprì il ruolo di gerente193), mentre altri erano iscritti a circoli e gruppi politici come i circoli anarchici “Demolitore” (Pilade Balestri e Renato Pampana194), costituito nella frazione

anno Primo Sbrana avrebbe preso parte ad un convegno tenutosi a Livorno; infatti, come appena accennato, è solo a partire dalla fine del primo decennio del Novecento che la situazione sociale si fece più favorevole per i sovver- sivi i quali poterono dar vita più facilmente a iniziative e incontri di carattere politico ma anche sociale.

184 ACS, CPC, b. 1678, f. Del Gratta Tito.

185 Ivi, b. 264, f. Baldacci Cesare Vittorio Alfredo. 186 Ivi, b. 2350, f. Ghelardi Ferruccio.

187 Ivi, b. 3329, f. Moggia Ruffo. 188 Ivi, b. 340, f. Bargagna Alberto.

189 Curiosamente, all’interno del 178 fascicoli consultati risulta che soltanto un sovversivo, Gaetano Carmassi (b.

1094, f. Carmassi Gaetano) abbia partecipato a tale incontro, nonostante l’elevato numero di anarchici presenti nella città di Pisa, come più volte sottolineato.

190 Ivi, b. 1373, f. Ciuti Cafiero. 191 Ivi, b. 1350, f. Cini Dante Flaminio. 192 Ivi, b. 3962, f. Pieroni Francesco.

193 Ivi, b. 1318, f. Ciampolini Umberto Anacleto Ettore. 194 Ivi, b. 3685, f. Renato Pampana.

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di Riglione nel 1912 e “L’Avvenire” (Primo Bargagna195, Ateo Corucci196, Imaco Fontana197, Severo Fontana198, Vasco Fontana199 e Giuseppe Mariani che ricoprì anche il ruolo di segreta- rio200), quello socialista “Carlo Marx” (Alfredo Sbrana201) e il “Gruppo Anarchici e Gioventù Studiosa” (Alberto Bargagna), senza dimenticare che alcuni sovversivi finanziarono di tasca propria tali giornali e circoli politico-culturali attraverso oblazioni e sottoscrizioni e che alcuni di loro ricoprirono ruoli all’interno delle redazioni dei giornali, come abbiamo appena visto202.

Con la fine del primo conflitto mondiale e le conseguenze che ne derivarono, alle quali abbiamo già accennato, la situazione sociale e politica della città di Pisa, come del resto di buona parte dell’Italia, si fece sempre più tesa e incandescente come dimostra la partecipazione di alcuni sovversivi pisani agli scioperi del dopoguerra tra i quali ricordiamo Eros Davini iscritto al Partito repubblicano il quale prese parte a vari scioperi che si tennero nel periodo primavera 1920-agosto 1922 salvo poi abbandonare le proprie idee con l’avvento del fasci- smo203, Canzio Sbrana204, operaio e presidente della commissione interna della fabbrica Ri- chard-Ginori fino al 1920 quando, dopo aver organizzato uno sciopero, venne licenziato e da quel momento in poi, stando alle carte del Casellario Politico Centrale, cessò del tutto la sua attività sovversiva, oltre al fatto che alcuni sovversivi pisani residenti in altre città, come per esempio Livorno e Firenze, presero parte agli scioperi nella città in cui risiedevano tra i quali vi furono Guido Favati che visse a Livorno sin dagli anni Dieci del Novecento205 e Ifilio Sbrana il quale, dopo essersi trasferito nel 1913 a Firenze per motivi di lavoro, partecipò a molti scio- peri che si tennero dal gennaio all’ottobre del 1920206.

Come fatto nel primo paragrafo, anche per quanto concerne questo secondo è possibile individuare un numero nutrito di sovversivi pisani che decise di abbandonare, o quantomeno affievolire, le proprie idee politiche in seguito alla salita al potere da parte del fascismo; tuttavia, in questo caso possiamo suddividere in due gruppi gli eversivi che decisero di astenersi dalla vita politica in base al periodo in cui decisero di compiere tale scelta, individuando da una parte

195 Ivi, b. 340, f. Bargagna Primo. 196 Ivi, b. 1495, f. Corucci Ateo. 197 Ivi, b. 2108, f. Fontana Imaco. 198 Ivi, b. 2109, f. Fontana Severo. 199 Ivi, b. 2109, f. Fontana Vasco.

200 Ivi, b. 3058, f. Mariani Giuseppe fu Salvatore. 201 Ivi, b. 4641, f. 061999 (Sbrana Alfredo).

202 In tal senso ricordiamo Sguardo Corucci (b. 1495, f. Corucci Sguardo) il quale ricoprì il ruolo di gerente e

successivamente gerente responsabile all’interno della redazione del giornale «L’Avvenire Anarchico» mentre Gino Del Guasta collaborò alla redazione del medesimo giornale con il ruolo di redattore.

203 ACS, CPC, b. 1629, f. Davini Eros.

204 Ivi, b. 4641, f. 060983 (Sbrana Canzio Mentore Luigi). 205 Ivi, b. 1978, f. Favati Guido.

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coloro che limitarono o cessarono del tutto le proprie attività politiche negli anni immediata- mente successivi alla presa del potere del fascismo, almeno fino alla svolta autoritaria del 1926, dall’altra, invece, coloro che inizialmente tentarono di continuare a svolgere una qualche atti- vità politica clandestina ma che dalla seconda metà degli anni Venti fino alla metà degli anni Trenta decisero di interrompere il loro operato oppure addirittura si iscrissero alle organizza- zioni e al partito fascista.

Tra gli appartenenti al primo gruppo ricordiamo Cafiero Allegranti il quale sin dall’ascesa del fascismo cessò di occuparsi di politica e nel 1929 venne indicato come un sincero seguace delle direttive del regime motivo per il quale fu radiato dallo schedario dei sovversivi207, Bale- stri Pilade che una volta salito al potere Mussolini abbandonò le proprie idee anarchiche e si dedicò esclusivamente alla famiglia e al lavoro, Angelo Biagio Del Corso il quale, dopo aver partecipato a numerose riunioni anarchiche e aver condotto un intensa compagna di propaganda negli anni precedenti all’entrata in guerra dell’Italia, all’avvento del fascismo abbandonò i pro- pri proclami sovversivi ritirandosi a vita privata208, Gino Del Guasta che abbiamo visto tra i più intrepidi e ferventi anarchici del primo decennio del XX secolo già dal 1923, nonostante colti- vasse ancora ideali sovversivi, attenuò in modo rilevante le proprie attività politiche e cessò di compiere propaganda e di partecipare alle manifestazioni, giungendo nel periodo 1927-1928 ad abbandonare del tutto gli ideali anarchici e ad abbracciare con convinzione il cattolicesimo.

Infine, ricordiamo l’anarchico Armando Ghelardoni il quale ancora nel 1921 veniva in- dicato dalle autorità come un individuo da vigilare attentamente salvo poi abbandonare qual- siasi attività politica a partire dal 1923 pur continuando a professare le proprie idee e pur ve- nendo considerato pericoloso poiché seguitò a frequentare sovversivi, motivo per il quale alla fine di dicembre del 1929 fu fermato per misure preventive di Pubblica Sicurezza in occasione del matrimonio del Principe ereditario209.

Altri invece, come detto, negli anni successivi alla svolta autoritaria, soprattutto nella prima metà degli anni Trenta, scelsero di passare dalla parte del fascismo, iscrivendosi al Partito Nazionale Fascista oppure più semplicemente aderendo alle varie organizzazioni del regime (per esempio sindacati oppure organizzazioni ricreative come l’Opera Nazionale Dopolavoro). Risulta impossibile anche soltanto tentare di giustificare una tale presa di posizione dato che i fattori che spinsero questi sovversivi ad un cambio radicale della propria vita dal punto di vista degli ideali in cui credevano sono certamente numerosi e variano dalla paura di essere bastonati

207 Ivi, b. 69, f. Allegranti Cafiero.

208 Ivi, b. 1672, f. Del Corso Angelo Biagio. 209 Ivi, b. 2350, f. Ghelardoni Armando.

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e perseguitati per tutta la vita dalle autorità, alla consapevolezza della mancanza di mezzi per condurre un qualsiasi tipo di attività anticlandestina contraria al regime, a un sincero e convinto cambiamento di idee politiche che portò ad abbracciare gli ideali fascisti fino ad arrivare ad una decisione di carattere pratico in modo da ottenere un miglioramento economico e sociale in seguito ad una eventuale ascesa all’interno del fascismo, sia a livello locale che a quello nazio- nale.

Tra i sovversivi pisani che compirono, per motivi diversi e a noi del tutto sconosciuti, tale cambiamento di rotta in senso politico, ma anche umano, negli anni successivi alla presa del potere da parte del fascismo, possiamo ricordare Alterige Allegranti il quale dopo un passato da fervente anarchico nel primo decennio del Novecento, dopo alcuni anni di completo disin- teressamento per la politica, nel 1934 cominciò ad orientarsi verso il regime motivo per il quale in quello stesso anno fu radiato dal Casellario Politico Centrale grazie anche al fatto che uno dei figli era iscritto al Partito Nazionale Fascista, Giovanni Barsotti che dopo aver professato idee repubblicane, senza però compiere attività politica, si avvicinò al regime fascista a partire dagli anni Trenta mostrando sentimenti favorevoli come confermato anche dai Carabinieri lo- cali210. Inoltre, citiamo Vasco Cardosi il quale, dopo aver mitigato le proprie idee anarchiche e aver cessato di fare propaganda tra gli operai, nel 1933 risulta iscritto al dopolavoro e ai sinda- cati fascisti211 e, infine, Armando Chellini che dopo aver frequentato l’Università di Pisa dove svolgeva propaganda sovversiva tra gli studenti e aver partecipato a varie riunioni socialiste entrando in contatto con vari esponenti del socialismo urbano e della provincia, una volta dive- nuto prima assistente e poi professore universitario, a partire dal 1927 iniziò a frequentare in- dividui di fede fascista fino a giungere nel 1929, stando alle carte del Casellario Politico Cen- trale, ad accettare e sostenere le direttive emanate dal regime fascista212.

Tra gli eversivi pisani che iniziarono la propria opera di sovversivismo nel periodo preso in considerazione in questo secondo paragrafo furono ben pochi coloro che ebbero un ruolo veramente rilevante e che continuarono ad agire anche sotto il regime fascista, attenuando in alcuni casi la portata dei propri atti, ma riuscendo a mantenere quantomeno una sotterranea rete di relazioni tra piccoli gruppi di oppositori. Tra questi, oltre al già citato Augusto Castrucci, vi è sicuramente Italo Bargagna nato a Pisa il 3 aprile 1899, fervente repubblicano grazie anche alle influenze e agli insegnamenti della famiglia, anch’essa sostenitrice di idee repubblicane.

210 Ivi, b. 363, f. Barsotti Giovanni. 211 Ivi, b. 1076, f. Cardosi Vasco. 212 Ivi, b. 1282, f. Chellini Armando.

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La prima notizia che si ha a disposizione tra le carte del fascicolo del Casellario Politico Cen- trale risale alla fine di ottobre del 1925, quando la Prefettura di Pisa compilò la sua scheda biografica, nella quale risulta che Bargagna tenesse un carattere e un comportamento di stentata superiorità verso gli altri individui ma che mostrasse un atteggiamento indifferente nei confronti delle autorità; inoltre, si informava del fatto che tra il 1921 e il 1925 il sovversivo avesse rico- perto il ruolo di Segretario della sezione giovanile di Pisa del Partito repubblicano grazie al quale condusse una intensa campagna propagandistica tra i giovani operai. Risultava altresì che Bargagna fosse in grado di tenere conferenze e di guidare i propri compagni in azioni anche violente, oltre al fatto di aver partecipato sempre alle manifestazioni repubblicane. Infine, risul- tava che avesse aderito al gruppo “Italia Libera”, costituitosi all’interno del Partito repubbli- cano, e che fosse abbonato al periodico «La voce repubblicana».

Tra l’8 e il 9 maggio del 1925 Bargagna prese parte al 2° Congresso nazionale della gio- ventù repubblicana che ebbe luogo a Milano mentre pochi mesi dopo, e più precisamente il 18 ottobre 1925, partecipò al Congresso nazionale del Partito repubblicano che si tenne a Roma; pochi giorni dopo, infine, il sovversivo subì una perquisizione domiciliare da parte delle autorità fasciste durante la quale furono sequestrati appunti e informazioni sulla sua azione di propa- ganda, attraverso la quale intendeva educare e addestrare i giovani repubblicani.

Il 4 aprile del 1926 le autorità competenti effettuarono una nuova perquisizione nella casa del sovversivo, con lo scopo di trovare e sequestrare armi, stampe o documenti, dalla quale tuttavia non emerse nulla di interessante; nonostante l’esito negativo della perquisizione, il 10 dicembre del 1926 la Commissione Provinciale emise il provvedimento di ammonizione nei confronti di Bargagna perché ritenuto pericoloso per l’ordine nazionale e la sicurezza pubblica. In conseguenza di ciò, il 15 dello stesso mese egli fu munito di carta di identità, anche se nel marzo del 1928 (più precisamente il 27) la Commissione Provinciale decise di sospendere il provvedimento di ammonizione per tutto il periodo rimanente, poiché il sovversivo aveva dato prova della sua astensione dall’attività politica, ma, nonostante questo, continuò ad essere vigi- lato.

Dalla primavera del 1928 a metà febbraio del 1929 il Bargagna non ebbe comportamenti rilevanti ma continuò comunque ad essere oggetto di attenta vigilanza, come dimostra una per- quisizione a cui la sua casa venne sottoposta il cui esito, tuttavia, si rivelò nuovamente negativo; alla fine del febbraio del 1929, in seguito ad una perquisizione a casa di un certo Pilade Tolaini, risultò che Bargagna Italo tenesse riunioni segrete e clandestine ed esercitasse propaganda re- pubblicana. Il 27 dicembre del 1929, a causa della pericolosità attribuita al sovversivo, le auto- rità fasciste lo fermarono per misure preventive di polizia in occasione delle nozze del Principe

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ereditario per poi rilasciarlo l’11 gennaio successivo; nonostante tali misure di Pubblica Sicu- rezza, dai documenti presenti nel fascicolo risulta che in quei mesi Bargagna tenesse un com- portamento non rilevante dal punto di vista politico, anche se continuò a professare idee repub- blicane, per cui era ritenuto ancora un soggetto pericoloso da arrestare in determinate situazioni per motivi di ordine pubblico.

Nel settembre del 1930 il sovversivo fu assunto presso la ditta Ernesto Ieri Casaralta di Bologna come rappresentante di saponi e creme per calzature; a causa della sua pericolosità e della sua abilità nel condurre propaganda clandestina, il Commissario Compartimentale di Pub- blica Sicurezza di Firenze ritirò a Bargagna la carta di autorizzazione ferroviaria per l’acquisto a prezzo ridotto dei biglietti ferroviari perché si riteneva che tale agevolazione non facesse altro che aiutare e incoraggiare la sua attività di propaganda.

Da metà settembre del 1932 fino alla metà di novembre del 1942, dai documenti presenti nel fascicolo risulta che Bargagna, nonostante avesse continuato a professare idee repubblicane e sovversive e si ritenesse che fosse ancora in grado di esercitare una influente propaganda tra la popolazione, non avesse tenuto un comportamento rilevante tale da richiedere l’attuazione di provvedimenti nei suoi confronti anche se continuò ad essere ritenuto un soggetto pericoloso da arrestare in determinate circostanze.

Dal settembre del 1944, subito dopo la liberazione della città di Pisa, fino al marzo del 1946, Bargagna ricoprì la carica di sindaco, il primo dopo la guerra, ruolo che ricoprì di nuovo dal marzo del 1946 al giugno del 1951, dopo essere stato nuovamente eletto; inoltre, dalla fine di giugno del 1946 fino al gennaio del 1948, ricoprì la carica di membro dell’Assemblea Costi- tuente, l’organo scelto per redigere la nuova Costituzione della neonata Repubblica italiana. Italo Bargagna morì il 27 aprile del 1970213.

Tra i principali promotori dell’antifascismo a Pisa e tra i più accaniti oppositori dell’oc- cupante tedesco vi è certamente Alberto Bargagna che nacque a Pisa il 26 agosto del 1894 (altre fonti, invece, indicano come mese di nascita ottobre) e visse prevalentemente a Pisa anche se compì alcuni viaggi in Francia e in Spagna sia per lavoro sia per compiti antifascisti; svolse il mestiere di operaio vetraio e fin da giovane, assieme ai fratelli Pietro e Primo, entrò a far parte del movimento anarchico pisano e partecipò con fervore, nei primi anni Dieci del Novecento, alle attività svolte dal gruppo anarchico “L’Avvenire” nel quartiere cittadino di Porta a Piagge. Nello stesso periodo e più precisamene il 10 settembre del 1911 Bargagna organizzò nel quar- tiere di San Giusto una conferenza pubblica sul tema “L’anarchia di fronte alla storia” alla quale parteciparono circa cento lavoratori; dalle informazioni richieste dal Ministero dell’Interno alla

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Prefettura di Pisa nell’ottobre del 1911 sul conto del sovversivo, risulta che Bargagna si sia trasferito con la famiglia fin dalla tenera età a Bilbao per motivi di lavoro per poi tornare a Pisa nel gennaio del 1910, dove iniziò a lavorare come operaio nella vetreria della ditta Giscard, nella quale era impiegato anche il padre.

Pochi giorni dopo la conferenza di San Giusto, nella quale incitò gli astanti a seguire e ad abbracciare le teorie anarchiche, il 17 settembre 1911 Bargagna, in occasione dell’arrivo a Pisa di una decina di bambini figli degli scioperanti di Piombino, tenne un discorso nel quale ammise la possibilità di utilizzare la violenza contro le autorità qualora non si fosse posto fine alla rea- zione contro gli scioperanti piombinesi; alla fine dell’intervento Bargagna ebbe una discussione con i carabinieri presenti la quale culminò con la fuga del sovversivo per evitare di essere arre- stato.

In seguito a tale episodio Bargagna venne denunciato dal Giudice Istruttore e fu spiccato un mandato di arresto nei suoi confronti con l’accusa di istigazione a delinquere, oltraggio e violenza ma si rese subito irreperibile emigrando clandestinamente in Francia, dove si stabilì Marsiglia. Tra il 19 e il 20 ottobre del 1911 il sovversivo giunse a Marsiglia a bordo di una piccola imbarcazione mercantile e trovò alloggio presso l’anarchico Nerucci; grazie anche al sostegno economico fornito dagli aderenti del gruppo “Pietro Gori”, di cui Bargagna faceva parte, egli poté trascorrere un periodo di clandestinità senza preoccuparsi di trovare un impiego lavorativo.

Alla metà di novembre il sovversivo si trasferì per motivi di lavoro a La Seyne mentre

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