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Individui pisani schedati tra il 1922 e la caduta del fascismo

IV. Elementi per una cronologia del sovversivismo pisano

1. Sovversivismo e antifascismo a Pisa nel Casellario Politico Centrale

1.3 Individui pisani schedati tra il 1922 e la caduta del fascismo

Tra i 178 individui presi in considerazione e consultati coloro che non avevano ancora raggiunto l’età adulta quando il fascismo prese il potere rappresentano un numero abbastanza ridotto pari a 26 individui, 10 dei quali vennero denunciati al Tribunale speciale per la Difesa dello Stato215. Questo terzo gruppo di sovversivi che iniziò ad operare dopo la presa del potere da parte del fascismo raggruppa coloro che più di altri, con alcune eccezioni come vedremo, operarono con maggior impegno e profusione in campo antifascista soprattutto grazie alla gio- vane età e di conseguenza alla maggiore intraprendenza e voglia di riscatto unite alla consape- volezza della necessità di portare alla costituzione di un Paese migliore libero dai gioghi e dalle catene della dittatura.

Come detto, un indizio fondamentale che conferma tale intraprendenza giovanile ci è for- nito dalle denunce al Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato che una parte consistente di questi giovani subirono, soprattutto a partire dagli anni Trenta, con diverse accuse le principali delle quali riguardarono la ricostituzione e la partecipazione a partiti politici messi al bando dal regime fascista. Un altro aspetto particolare che caratterizza questo terzo gruppo di sovversivi pisani è dato dalla presenza di un numero estremamente elevato di individui (5 su 26 stando alle carte del Casellario Politico Centrale) che tra gli anni Trenta e i primi anni Quaranta decise di abbracciare apertamente il regime fascista (non sappiamo se per convinzione oppure per

214 Dizionario biografico degli anarchici italiani, BFS, Pisa 2003, vol. I, alla voce Bargagna Alberto. È possibile

anche consultare il database online della Biblioteca Franco Serantini sul sito:

http://bfscollezionidigitali.org/index.php/Detail/Collection/Show/collection_id/3 [ultima consultazione 6 luglio 2017].

215 In questo caso ho preso in considerazione coloro che sono nati a partire dal 1900 in poi, senza alcun riferimento

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convenienza), senza contare coloro che, dopo aver mitigato le proprie idee politiche oppure averle abbandonate del tutto, cessarono la propria attività politica ritirandosi a vita privata senza però necessariamente decidere di aderire al fascismo, ponendosi in questo modo in una posi- zione intermedia che non era né antifascismo ma neanche adesione al fascismo (presa di posi- zione che alcuni storici hanno indicato con il termine di afascismo216); dall’altra parte, tuttavia, vi è comunque un cospicuo gruppo di individui (10 per la precisione) che mantennero tenace- mente e con convinzione le proprie idee politiche senza indietreggiare di un solo passo, pur continuando a tenere un comportamento giudicato «non rilevante» dalle autorità fasciste217.

Tra coloro che decisero di avvicinarsi e aderire al regime fascista, seppur in un periodo molto particolare come quello bellico, ricordiamo Inaco Sbrana, nato a Pisa il 4 febbraio 1912 di idee comuniste, il quale denunciato dalla Questura di Pisa il 18 marzo, era stato prosciolto dal Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato dalle imputazioni a lui ascritte per insufficienza di prove. Un mese e mezzo più tardi, grazie ad una informativa della Prefettura di Pisa diretta al Ministero dell’Interno è possibile delineare un quadro più preciso ed esauriente dello Sbrana il quale, fino al 1930, aveva tenuto una condotta politica e morale irrilevante anche perché iscritto al Sindacato dei parrucchieri dal quale venne espulso dopo essere stato denunciato al TSDS e arrestato con l’accusa di professare idee sovversive e di diffondere manifesti contro il regime per la città di Pisa.

Poiché il sovversivo risultava essere minorenne al momento della sentenza del Tribunale speciale, dopo essere stato scarcerato, fu diffidato e munito della carta d’identità, conducendo, da quel momento in poi, vita riservata senza dar luogo a rilievi sia politici che morali; non si hanno più notizie sul suo conto fino al 1936 quando il Prefetto di Roma informò il Ministero dell’Interno che Sbrana si era trasferito nel 1932 prima a Sestri Levante, poi a Livorno da dove fece ritorno a Pisa, città nella quale risulta che vivesse nel 1939, conducendo una vita ritirata e lontano dalla politica nonostante continuasse ad essere vigilato.

Fino al settembre del 1942, quando Sbrana fu radiato dallo schedario dei sovversivi, l’unico atto rilevante indicato nei documenti del fascicolo è la richiesta inoltrata nell’aprile del 1941, poi accettata dalle autorità, di iscrizione al Partito Nazionale Fascista, data la sua cre- scente propensione verso il regime di Mussolini218.

216 A. Aquarone, Violenza e consenso nel fascismo italiano, in L. Rapone, Antifascismo e società italiana (1926-

1940), op. cit., pp. 77-78, «il processo storico più rilevante da registrare, piaccia o non piaccia, è quello dall’afa-

scismo all’antifascismo, piuttosto che quello dall’antifascismo clandestino élitario alla lotta antifascista di massa» (p. 77).

217 Deve comunque essere considerato il fatto che per quanto riguarda i dati sopra citati mi sono basato su indica-

zioni esplicite presenti nel fascicolo per cui nulla toglie che nei casi nei quali non viene precisato un eventuale ravvedimento o meno del sovversivo ciò sia realmente accaduto.

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Un altro degli eversivi pisani che decise di abbandonare le idee sovversive per avvici- narsi al regime fascista fu Rizieri Santarlasci, nato a Pisa il 21 marzo del 1903, residente a Bagni di San Giuliano, di professione barbiere poi operaio e di idee comuniste, durante la prima metà degli anni Venti subì varie condanne da parte di diverse autorità, a partire dal 23 ottobre del 1922 quando la Pretura di Pisa lo condannò a 10 giorni di reclusione e 216 lire di multa per porto d’armi abusivo, mentre il 14 gennaio del 1924 fu condannato dalla Pretura di Pisa a 50 giorni di galera per minaccia a mano armata; ancora, il 12 maggio del 1924, sempre la Pretura di Pisa, lo condannò a 10 giorni di carcere per furto semplice e il 24 gennaio del 1925 fu con- dannato a 1 anno di reclusione dalla Corte d’Appello di Firenze.

A partire dal 1927 e fino al 1930, Santarlasci visse a Nozzano, mentre nel dicembre del 1929 avrebbe richiesto alla Questura di Lucca, sotto falso nome, il rilascio del passaporto per la Corsica, documento negato per l’evidente illegalità. Nel 1930 la Prefettura di Pisa descrisse il sovversivo al Ministero dell’Interno come un individuo di cattiva moralità, dedito all’alcool, impulsivo e violento, di idee comuniste da lui stesso propagandate e avverso al regime, tanto che nel 1924 aveva avuto degli scontri con alcune squadre fasciste.

Il 19 febbraio del 1930 il sovversivo subì una nuova condanna a 3 mesi di reclusione da parte della Pretura di Lucca, in seguito alla quale fu inviato nelle carceri di Pisa, da dove, dopo aver terminato il 20 maggio successivo di espiare la pena inflittagli, fu munito di foglio di via obbligatorio per Molina di Quosa, paese in provincia di Pisa al confine con quella di Lucca, dove Santarlasci iniziò a lavorare come operaio per la manutenzione stradale, conducendo una vita seria e appartata.

Durante la prima metà degli anni Trenta, eccetto una condanna risalente al 20 ottobre del 1933 da parte del Tribunale di Pisa a 11 mesi e 20 giorni di reclusione per falso ideologico in atti matrimoniali, sembrerebbe che il sovversivo avesse attenuato le proprie idee comuniste dato che nel febbraio del 1936 si recò in Africa Orientale come camicia nera volontaria mentre dal marzo del 1941 fu richiamato alle armi nel 22° Reggimento di fanteria di stanza a Pisa per poi essere congedato nell’ottobre del 1942, conducendo da quel momento una vita riservata senza dar luogo a rilievi219.

Dall’altra parte, come detto, vi furono coloro che, nonostante le strette maglie del regime limitassero al minimo una qualche possibile attività politica, anche cessando di partecipare at- tivamente alla vita politica clandestina continuarono a professare le proprie idee sovversive ben lungi dall’accettare in qualche modo di sottomettersi ad uno stato iniquo e illegale quale era quello italiano. In questo gruppo di coraggiosi ricordiamo Mazzino Garibaldo Ghelardoni, nato

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a Pisa il 24 giugno 1903, repubblicano, che svolse il mestiere di guarda fili e visse a Pisa. Le prime informazioni presenti nel fascicolo riguardano gli incontri avvenuti a casa di Pilade To- laini concernenti l’organizzazione e l’azione di propaganda repubblicana da parte degli aderenti al partito, tra i quali appunto vi era Ghelardoni che secondo le autorità fasciste non avrebbe svolto attività contrarie al regime ma che tuttavia fu munito di carta d’identità. Alla fine di marzo del 1929 la Prefettura di Pisa inviò una nota al Ministero dell’Interno nella quale si pre- sentavano i precedenti penali e politici del sovversivo che risultavano limitati ad una condanna da parte della Pretura di Pisa al pagamento di una multa di 15 lire per disturbo della quiete pubblica e un’assoluzione per il reato di grida sediziose poiché il fatto non rappresentava un reato.

Fino ad agosto del 1938 non vi furono segnalazioni riguardo al sovversivo, il quale non ebbe un comportamento rilevante anche se non dette prova di ravvedimento e di abbandono dell’ideologia repubblicana; ad agosto, infatti, la Prefettura di Pisa informò il Ministero dell’in- terno del fatto che Ghelardoni fosse ricoverato al sanatorio di Careggi dove era vigilato. Nono- stante gli ultimi documenti presenti nel fascicolo risalgano al febbraio del 1941, il sovversivo era già deceduto poco meno di due anni prima, più precisamente il 20 giugno del 1939220.

Inoltre, citiamo anche Oscar Balestri, nato a Pisa il 1° gennaio del 1903 di professione cameriere e di ideali repubblicani, la cui prima informazione fornita dalle carte del Casellario Politico Centrale risulta di grande importanza poiché si tratta di una nota della Prefettura di Pisa nella quale si informa che il sovversivo, nell’abitazione dello zio Pilade Tolaini, svolgeva pro- paganda repubblicana avversa al regime ma che in seguito ad una perquisizione della casa fu ritrovato soltanto un elenco di nominativi. Nell’aprile successivo, la Prefettura di Pisa informò il Ministero dell’Interno riguardo ai precedenti giudiziari e politici di Balestri il quale pur pro- fessando idee repubblicane, non tenne comportamenti tali da ritenersi rilevanti; inoltre, vengono riportati i provvedimenti presi a suo carico negli anni precedenti, tra i quali una condanna del Tribunale di Pisa del 6 giugno 1922 a 2 giorni di reclusione per grida sediziose, un’altra con- danna risalente al 10 novembre 1925 della Pretura di Pisa a 125 lire di multa e l’assegnazione della carta d’identità nel gennaio del 1929.

Negli anni successivi, fino all’aprile del 1941, data dell’ultima nota presente nel fascicolo, Balestri risultò di buona condotta morale e politica tale da non aver dato luogo a comportamenti rilevanti nonostante non avesse dimostrato alle autorità di essersi ravveduto e di aver abbrac-

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ciato le idee del regime fascista; proprio per questo, la richiesta fatta dal sovversivo, nella pri- mavera del 1941, di poter essere iscritto al Partito Nazionale Fascista fu respinta a causa dei suoi precedenti politici e della mancanza di prove concrete di ravvedimento221.

Infine, un'altra importante personalità all’interno del variegato mondo del sovversivismo pisano fu sicuramente Ottorino Guidi che, come vedremo, fu il primo sovversivo della città ad essere denunciato e processato dal Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato. Guidi, nato a Pisa il 28 luglio 1907, fin da bambino abbracciò le idee repubblicane delle quali faceva propa- ganda, come risulta dalle indagini effettuate da parte del decurione della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale di Pisa; dopo tali indagini, il 30 aprile del 1927 il sovversivo subì una perquisizione domiciliare in seguito alla quale fu arrestato e denunciato al Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato, oltre ad essergli sequestrati un almanacco repubblicano del 1923, un testo intitolato “La Triplice Alleanza No” scritto da Eugenio Chiesa, un diario e alcune lettere. Inoltre, dalla lettura dei testi sequestrati e delle lettere compiuta dalle autorità fasciste emersero annotazioni di Guidi nelle quali additava la monarchia come causa dei mali attuali e complice di alcuni misfatti (come la sconfitta di Adua e l’assassinio del repubblicano Frezzi avvenuto durante la sua detenzione in carcere). Prima della perquisizione domiciliare da parte delle autorità fasciste sembra che Guidi non avesse dato luogo a comportamenti rilevanti, no- nostante fin da piccolo avesse iniziato a leggere libri sovversivi e a compiere propaganda in favore del disciolto Partito repubblicano.

Nel giugno del 1927 la Prefettura di Pisa lo dipinse come un individuo che riscuoteva pessima fama all’interno dell’opinione pubblica cittadina, anche a causa del suo carattere vio- lento, e che frequentava spesso antifascisti, presso i quali aveva una discreta influenza nel pro- pagandare le proprie idee repubblicane, soprattutto sul posto di lavoro, all’interno dello stabili- mento di Magona a Piombino. Con la sentenza n. 247 del 21 dicembre del 1927 la Commissione Istruttoria del TSDS assolse Guidi per insufficienza di prove, anche se dovette scontare 3 giorni di reclusione e pagare una multa di 25 lire inflittagli dalla Pretura di Pisa l’8 luglio 1927 per contravvenzione al regolamento municipale. Dopo aver scontato tale pena, il 31 dicembre 1927 il sovversivo venne rimpatriato a Pisa dove giunse il 5 gennaio 1928, rimanendo in carcere fino al 18 gennaio 1928 allorquando fu rilasciato, diffidato, munito di carta d’identità e sottoposto ad una stretta vigilanza.

221 Ivi, b. 287, f. Balestri Oscar. In questo caso pare abbastanza evidente che la richiesta di iscrizione nel Partito

Nazionale Fascista fosse stata inoltrata per convenienza piuttosto che per reale convincimento dato che le autorità competenti negarono tale richiesta proprio per la mancanza di prove concrete di ravvedimento.

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Nella primavera del 1928 la condotta politica del sovversivo risultò non rilevante anche se le autorità procedettero al fermo e ad una nuova perquisizione del suo domicilio, la quale tuttavia dette esito negativo; un anno dopo, e più precisamente il 4 maggio 1929, Guidi fu ri- chiamato alle armi e assegnato alla 12ª Compagnia di sussistenza di stanza a Palermo, salvo poi essere trasferito il 6 giugno dello stesso anno all’85° Reggimento di fanteria di stanza a Trapani dove giunse il 12 dello stesso mese. Poche settimane dopo, tuttavia, il 1° ottobre 1929, fu rico- verato all’Ospedale Militare di Palermo dal quale venne dimesso un mese dopo e inviato in congedo a Pisa, dove, il 27 dicembre dello stesso anno, fu arrestato dalle autorità per misure di Pubblica Sicurezza e rilasciato l’11 gennaio 1930, sotto attenta vigilanza.

Tra il 1930 e il 1937 Guidi continuò ad essere vigilato nonostante non avesse più avuto comportamenti rilevanti, svolgesse vita ritirata e fosse stato depennato, nel settembre del 1933, dall’elenco delle persone pericolose da arrestare in determinati casi, anche se nel febbraio del 1938 risulta che il sovversivo sia stato fermato e rilasciato il giorno seguente per misure di Pubblica Sicurezza. Pochi mesi dopo, il 26 novembre 1938 fu fermato per indagini di polizia, in quanto sospettato di far parte di un gruppo di antifascisti dediti a sparlare del regime e a scambiarsi libri sovversivi, venendo rilasciato venti giorni dopo, il 7 dicembre 1938, e denun- ciato alla Commissione Provinciale per il provvedimento dell’ammonizione, provvedimento che tuttavia non gli fu inflitto grazie al condono del Capo del Governo in occasione delle feste natalizie.

Tra il 1939 e la metà del 1940, dalle carte del Casellario Politico Centrale, risulta che il sovversivo conducesse una vita tranquilla e lontana da attività politiche sovversive salvo poi essere arrestato alla metà di giugno del 1940 e sottoposto al provvedimento dell’internamento in un luogo lontano da Pisa; in merito a ciò, il 27 giugno Guidi venne munito di foglio di via obbligatorio per Montefusco (Avellino), comune in cui fu destinato e nel quale giunse il 1° luglio 1940. Circa due mesi e mezzo dopo, il 17 settembre 1940 il sovversivo fu trasferito a Pisa in quanto affetto da tubercolosi, rimanendo ricoverato per quasi un mese, fino al 13 ottobre allorquando, migliorate le sue condizioni, fu trasferito in una struttura di convalescenza a Pra- tolino, vicino Firenze.

Il 2 giugno 1941, in seguito a delibera rilasciata dal Ministero dell’Interno, Guidi si recò a Pisa per sostenere gli esami universitari presso la facoltà di giurisprudenza, alla quale era iscritto dal 1938, per poi ritornare a Pratolino il 16 giugno; dopo essere completamente guarito il Ministero dell’Interno provvide a inviarlo in un nuovo comune, stavolta in provincia di Pe- saro, più precisamente a Pennabilli, paese in cui giunse alla fine di giugno e dal quale si assentò alla metà di ottobre per tornare a Pisa in vista di altri esami universitari, sostenuti i quali tornò

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nel paese marchigiano il 4 novembre 1941. Alcuni mesi dopo, a metà aprile del 1942 Guidi venne trasferito in un nuovo paese, a S. Angelo in Vado e anche in questo caso lasciò il luogo di internamento per alcuni giorni nel giugno 1942 in modo da poter far ritorno a Pisa per soste- nere altri esami universitari, facendo ritorno a S. Angelo il 2 luglio.

Tuttavia, pochi giorni dopo, l’11 luglio, il Ministero dell’Interno autorizzò un nuovo ri- covero presso il convalescenziario di Pratolino dove giunse a fine luglio e dal quale si assentò per sostenere nuovi esami universitari nell’ottobre dello stesso anno. Poco meno di un anno dopo, alla fine di agosto del 1943, Guidi fu prosciolto dall’internamento, dimesso dal sanatorio di Pratolino e rimpatriato a Pisa dove continuò ad essere vigilato. Da questo momento in poi nel fascicolo del Casellario Politico Centrale non risultano ulteriori informazioni di rilievo sull’operato del sovversivo, le cui notizie si interrompono al 1 ottobre 1943222.

Come abbiamo già detto più volte, le notizie riguardanti l’antifascismo pisano tra la se- conda metà degli anni Venti e la caduta del regime fascista risultano molto limitate se non del tutto assenti anche in seguito alla consultazione dei fascicoli del Casellario Politico Centrale; infatti, le uniche informazioni di un qualche rilievo ricavabili da essi riguardano soprattutto i sovversivi che furono denunciati e condannati dal Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato dato che le uniche notizie importanti che si apprendono dai fascicoli presi in considerazione risultano essere di carattere privato e particolare, come per esempio generiche partecipazioni di singoli eversivi alle manifestazioni di partito oppure alle agitazioni dei ferrovieri anarchici nel 1923223, fermi di polizia per misure di Pubblica Sicurezza, propaganda antifascista (soprattutto sul proprio posto di lavoro oppure attraverso la distribuzione clandestina di manifesti) e fre- quentazione di sovversivi anche pericolosi per le autorità.

L’unica notizia certa e di rilievo che si apprende dalle carte dei fascicoli consultati, se si escludono quelle derivanti dai processi del Tribunale speciale come vedremo successivamente, riguarda l’organizzazione di riunioni clandestine di propaganda repubblicana in casa del più volte citato Pilade Tolaini alle quali parteciparono i principali esponenti repubblicani della città, tra i quali ricordiamo i già citati Italo Bargagna e Oscar Balestri, oltre a molti altri giovani antifascisti.

Tuttavia, indicazioni importanti su alcune attività antifasciste a Pisa e province limitrofe ci sono fornite, come appena accennato, dalle sentenze emanate dal Tribunale Speciale per la

222 Tribunale speciale per la difesa dello Stato. Decisioni emesse nel 1927, op. cit., p. 629; ACS, CPC, b. 2589, f.

Guidi Ottorino.

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Difesa dello Stato durante la sua esistenza fino alla caduta del regime fascista. Infatti, su 858 eversivi pisani schedati nel Casellario Politico Centrale, 23 furono denunciati al Tribunale Spe- ciale, dei quali 18 presenti tra i 178 fascicoli consultati224.

Come abbiamo già accennato, il primo sovversivo pisano ad essere denunciato e proces- sato dal Tribunale Speciale per la Difesa dello stato fu Ottorino Guidi che alla fine del 1927 venne assolto per insufficienza di prove dalle accuse che erano state mosse nei suoi confronti. Anche nel 1928 vennero emanate delle condanne da parte del Tribunale speciale nei confronti di ben cinque eversivi pisani il primo dei quali Rodolfo Pampana fu accusato di aver partecipato tra l’autunno del 1924 e la fine del 1926 alla riorganizzazione del Partito comunista a Firenze con la conseguente formazione di squadre armate comuniste, oltre ad aver posseduto un numero di armi superiore a venti e ad aver preso parte ad una riunione comunista clandestina a metà

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