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La domanda di biocombustibili solidi nell’area di cooperazione

2.3. Evoluzione del prezzo nell’area di cooperazione

Molteplici studi evidenziano che lo sviluppo delle filiere biomassa-energia ha determi- nato un rapido incremento del fabbisogno di cippato e conseguentemente anche un innalzamento dei prezzi (Sacchelli, 2011).

Nell’area di cooperazione, la principale causa di questo incremento dei prezzi è legata alla diffusione di impianti di teleriscaldamento e di cogenerazione che hanno rapida- mente amplificato la domanda annua di biomasse legnose. Peraltro, nel contesto corso tale fenomeno è stato ulteriormente sostenuto dalla presenza di una sorta di monopolio nelle forniture di biomasse con conseguente assenza di concorrenza.

In Italia, le dinamiche dei prezzi dell’ultimo decennio sono state rilevate dal primo os- servatorio sui prezzi del cippato legnoso attivato dalla Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Bolzano. L’osservatorio ha registrato i prezzi dei biocom- bustibile a partire dal 2001 per la sola area della provincia di Bolzano. Tali rilevazioni dimostrano che il prezzo del cippato è sensibilmente cresciuto nel periodo 2001-2015 passando dai circa 29 €/t s.f. ai circa 90 €/t s.f. dell’autunno 2015 (Fig. 2.8).

È interessante constatare che a partire dal 2011 l’incremento di prezzi si è progressiva- mente ridotto con una tendenza ad attestarsi attorno ai 90-80 euro/t s.f.. Si tratta di valori in linea con i costi di produzione del processo produttivo in ambito forestale (Spinelli et al. 2007, AA.VV. (b) 2008). Ovviamente l’evoluzione del prezzo è stata determinata anche da una evoluzione qualitativa del cippato legnoso che si è progressivamente qualificato raggiungendo, in taluni contesti, standard molto elevati.

Figura 2.8. Dinamica dei prezzi del cippato rilevati dalla camera di commercio di Bolzano. (ns. elabora- zione su dati CCIAA di Bolzano).

Purtroppo, tali valutazioni fanno riferimento al solo mercato provinciale di Bolzano, di conseguenza, per ottenere indicazioni significative in contesti territoriali diversi è stato necessario realizzare un’indagine tra i gestori di impianti e tra gli operatori del settore agro-forestale11. Nel caso specifico, è stata approntata un’indagine per il contesto regio-

nale toscano, integrata con dati reperiti da fonti bibliografiche (articoli su riviste specia- lizzate, articoli su di quotidiani locali, periodici, ecc.). L’indagine ha permesso la rico- struzione della dinamica dei prezzi del cippato, per il contesto toscano, dal 2004 sino ad oggi (Fig. 2.9). È opportuno constatare che sia le rilevazioni dell’Osservatorio provinciale di Bolzano, sia quelle rilevate in regione Toscana, presentano un andamento pressoché identico fino al 2008-2009. Da quel momento in Toscana si assiste ad una differenziazio- ne della produzione e alla conseguente differenziazione dei prezzi. È plausibile che ciò avvenga anche nell’area di Bolzano soprattutto per effetto del miglioramento qualitativo delle produzioni.

Figura 2.9. Dinamica del prezzo del cippato (ns. elaborazione da indagine diretta, Osservatorio iBioNet). La classificazione del cippato fa riferimento alla norma UNI EN ISO 17225-4.

Come evidenziato in figura 2.9, sussiste un’evoluzione dei prezzi significativamente diver- sa in relazione alla tipologia di cippato e quindi di utente finale. Infatti, i grandi impianti di cogenerazione, acquistano grandi forniture di cippato di qualità piuttosto scadente derivato da interventi selvicolturali legati a sfolli e diradamenti, a tagli fitosanitari, ed a potature del verde urbano12. A questi fonti, da alcuni anni si aggiungono con regolarità

produzioni derivate da schianti conseguenti a eventi meteorici estremi (trombe d’aria e tempeste) che si stanno verificando con frequenza pressoché costante in Toscana.

11 L’indagine è stata condotta attraverso la realizzazione di 23 interviste presso gestori di impianto e 9 interviste a produttori

di cippato.

12 Grazie al recepimento della direttiva europea 2008/98/CE attraverso l’articolo 184 bis del D.lgs n° 152/06 (aggiornato al

I grandi impianti di cogenerazione a ciclo Rankine , riescono infatti ad utilizzare ma- teriale sia fresco, che bagnato, cioè con un contenuto idrico che raggiunge il 50 - 55%. Possono quindi acquisire il cippato prodotto in qualsiasi momento dell’anno, anche quello cippato è depositato in bosco in pieno inverno o tagliato nelle fasi di emergenza (successive a fenomeni meteorici estremi).

L’evoluzione del prezzo del cippato destinato agli “Impianti di teleriscaldamento” (cippa- to A1 e A2) ha invece subito un incremento significativo nel corso degli ultimi 10 anni (Fig. 2.9). In generale si è assistito ad un miglioramento qualitativo del cippato con una crescente attenzione agli standard dimensionali utili a garantire il corretto funzionamento degli impianti.

Per quanto riguarda i prezzi del cippato destinato a impianti di piccole e piccolissime dimensioni (A1 e A2), si tratta di impianti, anche di carattere domestico, che si stanno diffondendo piuttosto rapidamente nelle aree periurbane e rurali. Gli incentivi legati ai certificati bianchi e/o alle detrazioni fiscali, piuttosto che al c.d. “Conto Termico”, hanno infatti favorito la diffusione di queste tecnologie su piccole utenze 30-60 kW. In questo caso il prezzo, leggermente superiore ai casi precedenti, è legato a due parametri: - l’esigenza di avere un prodotto con elevata qualità costante durante tutto l’anno (pez-

zatura costante e contenuto idrico sempre inferiore o uguale al 30%);

- elevati costi di trasporto, che per piccole commesse risultano ovviamente incidere in modo più rilevante su ogni tonnellata di prodotto.

Relativamente al cippato per impianti di teleriscaldamento di medie-grandi dimensioni è stato rilevata una notevole variabilità del C.I. che ha determinato rendimenti d’impianto estremamente variabili.

Le attività di monitoraggio delle filiere, condotte dapprima con il progetto BIOMASS e proseguite nel corso del progetto BIOMASS PLUS, hanno infatti evidenziato la presenza sul mercato di cippato con contenuto idrico variabile tra il 30% ed il 50%, a seconda della stagione. Tale tendenza è confermata anche da studi condotti in Trentino (Sacchelli, 2011), dove i contratti di fornitura, se presenti, non contengono standard qualitativi per la commercializzazione del prodotto.

Malgrado questa eterogeneità rilevata rispetto al C.I., il prezzo medio del cippato fresco14

nel decennio di riferimento (2004-2014) è passato da circa 45 €/t s.f. del 2004 a circa 68 €/t s.f. del 2014, con una crescita complessiva variabile tra il 40% ed del 50%. Proprio a causa di questa variabilità di C.I. del cippato molti operatori della filiera si stanno attrez- zando per la sua verifica su ogni carico che giunge all’impianto allo scopo di conguaglia- re i prezzi in relazione al contenuto energetico delle biomasse.

Passando ad esaminare l’evoluzione del prezzo del cippatino da destinare alle caldaie do- mestiche, è stato osservato che la tecnologia si è diffusa in Toscana a partire dal 2008. Il progresso tecnologico delle caldaie e gli incentivi per la realizzazione di piccoli e piccolissimi impianti, ha infatti permesso la diffusione sul territorio di questa nuova tipologia di impianti. Si tratta di un nuovo segmento di mercato legato alla produzione di cippato con elevati standard qualitativi (P10-P20, M15-M20) e che rappresenta un’ottima opportunità di va- lorizzazione di formazioni forestali (cedui di castagno) molto diffusi in Toscana ma con limitati sbocchi commerciali. Per questi prodotti sono stati rilevati prezzi uguali o supe- riori a 130 €/t s.f. franco partenza, per cippato (P10; M 10).

13 Al momento in tutta la regione Toscana sono presenti 7 cogeneratori, di cui 3 ORC. 14 Con contenuto idrico tra il 35 ed il 45%