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cooperazione: il monitoraggio delle filiere biomassa-energia come strumento per

3.3. Modelli organizzativi monitorat

La campagna di monitoraggio, condotta nell’ambito dei progetti Biomass, nel periodo 2009-20151, ha riguardato due tipologie organizzative particolarmente interessanti in ter-

mini di replicabilità nel contesto di cooperazione:

- la prima tipologia è riconducibile ad una filiera di autoconsumo, nella quale l’Ente pubblico (nel caso specifico l’Unione dei Comuni Montani della Lunigiana), è inte- ressato a ridurre la propria spesa in energia termica attraverso la realizzazione di un impianto di teleriscaldamento alimentato con cippato proveniente dalle foreste dema- niali che ha in gestione. In questo caso, tre attori della filiera (impresa di utilizzazione forestale, gestore impianto energetico ed utente finale) coincidono con l’Unione dei Comuni, mentre il quarto, l’azienda forestale (proprietà forestale), è rappresentata dal Demanio;

- la seconda filiera è invece rappresentata da una Amministrazione Pubblica (il Comu- ne di S. Romano in Garfagnana, in provincia di Lucca), che, analogamente al caso precedente, decide di ridurre la spesa relativa alla produzione di energia termica nelle strutture pubbliche, ma anche di vendere ai privati una quota parte dell’energia prodotta con l’impianto di teleriscaldamento alimentato a cippato. In questo caso, le proprietà forestali e le imprese di utilizzazione forestale sono ben distinte, così come le utenze private finali, mentre il gestore dell’impianto energetico coincide, in parte, con l’utente finale.

Il monitoraggio di queste due filiere ha permesso l’individuazione dei punti di forza e debolezza dei diversi modelli organizzativi. Ciò allo scopo di verificare le scelte organiz- zative e proporre adeguamenti sulla base delle esperienze incrociate, così da migliorarne le performance energetiche e socio-economiche (Marinelli, Fagarazzi, Tirinnanzi, 2012).

3.3.1. La filiera di autogestione e autoconsumo: la filiera a servizio dell’impianto situato nel Comune di Fivizzano (UCML)

L’approvvigionamento di cippato legnoso di questa filiera è garantito da soprassuoli boschivi situati a distanze comprese tra i 5 e i 50 km dall’impianto di teleriscaldamento, sui quali l’Unione dei Comuni Montana Lunigiana (UCML) effettua interventi di migliora- mento come diradamenti e sfolli.

I prodotti derivati da tali interventi, vengono accumulati in cataste presso la piattaforma logistica di Fivizzano2 situata a soli 1,8 km di distanza dall’impianto termico (AA.VV.,

2010) (Fig. 3.1). Gli interventi in bosco, per la produzione del tondame, sono effettuati nel periodo invernale e primaverile ed i prodotti sono poi stoccati per tutta la stagione

1 Inizialmente con il progetto Biomass (2009 - 2011) e poi seguita dal progetto Biomass Plus (2013 - 2015) 2 La piattaforma logistica è stata realizzata attraverso il recupero di strutture pubbliche dismesse (ex macelli).

estiva sul piazzale della piattaforma logistica. In tale periodo si verifica una asciugatura naturale della biomassa che, sulla base di rilevazioni dirette con campionatura delle biomasse, riduce il Contenuto Idrico dal 45-50% iniziale, al 22-25% rilevato a Settembre, prima della cippatura. La cippatura è eseguita da contoterzista, i primi di Settembre di ogni anno, e il cippato realizzato è direttamente stoccato all’interno di capannone pre- sente nella piattaforma logistica (Fig. 3.1).

L’impianto termico è di piccole dimensioni (220 kW) e riscalda la sede dell’UCML, una scuola materna e una sede della pubblica assistenza (sempre di proprietà pubblica), per complessivi 6.300 mc. L’impianto è gestito direttamente dall’UCML. L’accensione avviene nel solo periodo invernale e il trasporto del cippato dalla piattaforma all’impianto avvie- ne con personale e mezzi propri. Il rendimento energetico medio annuo dell’impianto è pari a 65%.

Figura 3.1. Schema cronologico delle attività di filiera e struttura della filiera di Fivizzano (UCML).

3.3.2. La filiera di autogestione, autoconsumo e vendita di calore: la filiera a servizio dell’impianto situato nel comune di San Romano in Garfagnana

La filiera di San Romano in Garfagnana è caratterizzata da una fornitura di cippato che ha due origini:

- tagli fitosanitari delle pinete litoranee di Pisa e diradamenti e ripuliture di alvei dell’a- rea garfagnina;

- scarti legnosi saltuariamente forniti da una segheria.

L’organizzazione logistica della filera si è modificata nel tempo, in una prima fase dall’in- stallazione dell’impianto avvenuta nel 2009 fino al 2011, l’organizzazione dell’impresa boschiva prevedeva lo stoccaggio delle cataste di legname sul territorio e la cippatura “on demand” durante la stagione invernale. Il Contenuto Idrico (C.I.) del conbustibile era quindi estremanete variabile in relazione alle stagioni produttive.

Con l’introduzione delle attività di monitoraggio e divulgazione dei primi risultati, si è assistito a una notevole sensibilizzazione rispetto al parametro qualitativo C.I. del com- bustibile, sia da parte dei fornitori sia da parte dei gestori degli impianti termici. In parti- colare, la diffusione dei risultati in merito ai livelli di C.I. del cippato e dei corrispondenti

prezzi equivalenti3, ha favorito un processo virtuoso anche nei confronti delle imprese

di utilizzazioni forestali che si sono organizzate con proprie piattaforma logistiche di stoccaggio per garantire livelli contenuti e costanti di C.I. (Fig. 3.2).

Grazie alla riorganizzazione della filiera attorno alla piattaforma, il C.I. del cippato è quindi passato da livelli anche superiori al 55% nella piena stagione invernale, a livelli compresi tra il 30% ed il 40% delle stagioni più umide con benefici effetti anche per il funzionamento delle cadaie.

Figura 3.2. Struttura della filiera di San Romano in Garfagnana.

Relativamente all’organizzazione della filiera, è da ricordare che l’impresa di produzione energetica coincide con l’amministrazione comunale che impiega il calore per riscaldare utenze pubbliche: il municipio, la biblioteca, l’asilo, la scuola materna e la scuola ele- mentare, cui si aggiungono altre 80 utenze private4.

In questo caso, l’impianto termico è costituito da due caldaie di 500 e 320 kW di potenza utilizzate nel periodo invernale per la produzione termica e di acqua sanitaria, e nel pe- riodo estivo per la sola produzione di acqua sanitaria. Il consumo medio annuo di cippa- to nell’attuale configurazione di utenze e circa 800 t s.f./anno ed il rendimento energetico dell’impianto al connettore di uscita delle rete di teleriscaldamento, è circa il 77%. Il gestore, rappresentato dal Comune, effettua la vendita dell’energia alle utenze private a un prezzo estremamente vantaggioso, poiché pari a 45 €/MWh (più IVA al 10%), cui deve essere aggiunto il credito d’imposta5.

Il vantaggio economico per le utenze private finali è consistente, poiché molto inferiore rispetto ai costi energetici dei combustibili fossili che, nel caso del gasolio e del GPL, si attestano attualmente attorno ai 120-150 €/MWh6.

3 Il prezzo equivalente (€/t s.f. CI 30%) è stato proposto nel 2011 nell’ambito del progetto Biomass per far comprendere

agli addetti ai lavori l’importanza della verifica del contenuto idrico. In pratica, se il cippato giunto all’impianto presenta un livello di Contenuto Idrico diverso da quanto stabilito tra le parti (es. CI ≤ 30%), è evidente che il prezzo per unità di energia contenuta nella biomassa sarà diverso. Questo perché il potere calorifico del cippato ad esempio con C.I. = 40% è pari a circa 2,81 MWh/t s.f., mentre con C.I. standard del 30% il potere calorifico è circa 3,4 MWh/t s.f. (Hellrig et al., 2001). Lo scopo del prezzo equivalente (€/t s.f. CI 30%) è quello di ricondurre il prezzo della biomassa fresca alle condizione standard di riferimento (di solito C.I. ≤ 30%). A titolo esemplificativo, nel caso in cui gli accordi verbali o scritti stabiliscano un prezzo del cippato pari a 62 €/t s.f. con C.I. pari al 30%, se la fornitura presenta un C.I. del 40%, significa pagare un “prezzo equivalente” del cippato pari a 74,82 €/ t s.f. C.I. 30% poiché per generare la stessa energia, devo acquistare circa il 20% in più di cippato.

4 Fino al 2012 le utenze private allacciate alla rete di teleriscaldamento erano 51. Nel 2013 sono passate a 80 e sono in corso

adeguamenti per raggiungere le 100 utenze.

5 Pari a 25,82 €/MWh ai sensi della Legge 448/98 art. 8 c. 10 lett. F e successive modifiche L. 354/00 art. 4 c. 4bis.

Complessivamente la vendita di 1 MWh, genera quindi un ricavo di circa 75 euro.

3.4. Punti di forza e debolezza degli attuali modelli