• Non ci sono risultati.

La domanda di biocombustibili solidi nell’area di cooperazione

2.1. Evoluzione della domanda di cippato nel contesto italiano ed europeo

Le questioni ambientali legate al cambiamento climatico, le politiche a sostegno delle biomasse come fonte di energia rinnovabile e le variazioni dei costi relativi ai combusti- bili fossili hanno un importante ruolo sull’evoluzione globale del mercato del legno a fini energetici. In particolare, lo sviluppo della domanda di cippato risente delle politiche at- tuate dell’Unione Europea in termini di riduzione delle emissioni climalteranti e aumento della quota di energia prodotta da fonti rinnovabili1.

A partire dagli anni 2000 Il consumo di cippato a livello europeo si è progressivamente evoluto soprattutto grazie alla rapida diffusione di impianti di cogenerazione capaci di generare un’elevata domanda di biocombustibili con effetti anche sulle importazioni da parte di alcuni Paesi dell’Unione (Lundmark et al., 2009).

Lo studio delle dinamiche occorse sin ora, nel campo della produzione e del commercio di biomasse, rappresenta un passaggio importante per comprendere come l’economia dei Paesi potrà essere influenzata dalle politiche Comunitarie dirette alla promozione di biocombustibili.

Il mercato europeo può essere suddiviso in due aree: i Paesi del Nord Europa in cui il fabbisogno di cippato, se non soddisfatto dalla produzione interna, viene prioritariamen- te coperto dalle importazioni provenienti dai Paesi Baltici e dalla Russia; i Paesi del Sud Europa in cui, il fabbisogno di cippato legnoso è in parte coperto dalle risorse prove- nienti dell’area Balcanica, oltreché di Francia, Germania e Austria (FAO, 2013)2. È questo

il caso dell’Italia, che tra il 2000 ed il 2005 ha rappresentato l’importatore di cippato più attivo, non solo dall’area europea, ma anche dal Nord America (IEA Bioenergy, 2012). L’I- talia è infatti il sesto Paese in Europa in termini di importazione di cippato da Paesi terzi (Pettenella, Andrighetto, 2011; FAO, 2013). Si tratta comunque di materiali non destinati esclusivamente alla produzione energetica, ma anche a produzione di pannelli in fibra e paste ad uso cartario (Gargiulo e Zoboli, 2007).

Il grafico in figura 2.1, mostra la dinamica della produzione di cippato nei paesi dell’U- nione (EU 28) (FAO, 2013). Esso evidenzia una crescita di oltre il 26% in poco più di dieci anni. Analizzando le dinamiche per singolo Paese, si osserva che la crescita è dovuta prevalentemente all’incremento produttivo dei Paesi dell’Europa dell’Est. Infatti

1 Direttiva 2009/28/CE del 5 giugno 2009.

2 I dati derivano dal database FAOSTAT Forestry e si riferiscono al codice 1619 (Chips and Particles). Non è stata esaminata

la classe 1620 (Wood Residues) poiché si tratta di residui dell’industria di prima e seconda lavorazione, ovvero include anche legno non vergine non destinabile alla filiera biomassa energia (WOOD RESIDUES 1.2.12 Other wood processing co-products. It includes wood waste and scrap not useable as timber such as sawmill rejects, slabs, edgings and trimmings, veneer log cores, veneer rejects, sawdust, residues from carpentry and joinery production, and wood residues that will be used for production of pellets and other agglomerated products. It excludes wood chips, made either directly in the forest from roundwood or made in the wood processing industry (i.e. already counted as pulpwood or wood chips and particles), and agglomerated products such as logs, briquettes, pellets or similar forms as well as post-consumer wood. It is reported in cubic metres solid volume excluding bark) FAO-STAT, 2013).

se i Paesi dell’Europa Centrale e Sud-occidentale si sono mantenuti su produzioni piut- tosto costanti nel tempo, anche se Italia e Germania hanno fatto registrare un sensibile incremento della produzione, Paesi come Croazia, Slovenia, Bulgaria, Estonia, Lituania, Lettonia, Polonia, Romania e Slovacchia hanno notevolmente implementato la propria capacità produttiva (Fig. 2.4).

Se scomponiamo il grafico in figura 2.1 in due grafici (Figg. 2.2 e 2.3), distinguendo paesi dell’Europa Orientale da un lato e paesi dell’Europa Settentrionale, Centrale e Sud Occidentale dall’altro, emerge chiaramente quanto appena affermato. Infatti i Paesi dell’Europa dell’Est hanno registrato un incremento di produzione di oltre il 55%, mentre tutti gli altri hanno incrementato la produzione solo del 18%.

Figura 2.1. Evoluzione della produzione di cippato in Europa (EU 28) (m3/anno) (ns. elaborazione su dati

FAOSTAT).

Figura 2.2. Evoluzione della produzione di cippato in Europa Settentrionale, Centrale e Sud Occidentale (m3/anno) (ns. elaborazione su dati FAOSTAT).

Figura 2.3. Evoluzione della produzione di cippato in Europa Orientale3 (m3/anno) (ns. elaborazione su

dati FAOSTAT).

Figura 2.4. Rapporto tra produzione di cippato in Europa dell’Est e resto d’Europa (ns. elaborazione su dati FAOSTAT).

Passando ad esaminare la produzione interna italiana (Fig. 2.5), è evidente che la produzio- ne di cippato sia notevolmente aumentata passando da 0,48 Mm3 a 1,2 Mm3 tra il 2001 ed

il 2012 (FAO, 2013). L’incremento della produzione interna ha consentito la riduzione delle importazioni di cippato dal resto d’Europa che sono passate dal 75% al 44% del fabbisogno Italia (Fig. 2.6) (FAO, 2013). È comunque plausibile ipotizzare che le statistiche ufficiali della FAO sottostimino la produzione di cippato italiano, soprattutto alla luce dei risultati emersi dall’indagine diretta realizzata nella sola regione Toscana (cfr. paragrafi successivi). Nonostante l’incremento di produzione interna italiana (Lundmark et al. 2009; Akyuz et

3 Fanno parte di questi paesi: Bulgaria, Repubblica Ceca, Estonia, Ungheria, Lettonia, Lituania, Polonia, Romania, Slovacchia,

al. 2011), allo stato attuale l’Italia non riesce a coprire i propri fabbisogni di cippato ri- correndo a importazioni dal resto d’Europa, in particolare da Francia, Germania, Austria e Paesi Balcanici (FAO, 2013). I dati delle importazioni dal 2000 al 2007 confermano un livello di importazioni abbastanza costante, mentre dal 2008 stiamo assistendo ad una riduzione consistente del fenomeno (Fig. 2.7).

Figura 2.5. Dinamica della produzione di cippato in Italia (m3/anno). (ns. elaborazione su dati FAOSTAT).

Figura 2.7. Importazioni di cippato in Italia dai paesi dell’UE 28 espresse in metri cubi (ns. elaborazione su dati FAOSTAT).

2.2. Le politiche di incentivazione di filiere a biomassa