Secondo le valutazioni di Unioncamere nazionale-Prometeia contenute nello scenario dello scorso dicembre, il 2006 si è chiuso per l’Emilia-Romagna con una crescita reale del valore aggiunto pari all’1,9 per cento, confermando la stima proposta nello scenario di previsione reso pubblico nel dicembre 2006. In Italia è stato previsto lo stesso incremento dell’Emilia-Romagna, in rialzo rispetto alle previsioni formulate in sede di Dpef e Relazione previsionale e programmatica. L’Emilia-Romagna si è collocata tra le regioni che sono cresciute più velocemente. Solo cinque regioni, vale a dire Lombardia (+2,3 per cento), Friuli-Venezia Giulia (+2,2 per cento), Veneto (+2,1 per cento), Valle d’Aosta (+2,1 per cento) e Sicilia (+2,0 per cento), hanno fatto registrare una crescita percentuale più elevata., mentre soltanto la Toscana ha uguagliato l’incremento dell’1,9 per cento stimato per l’Emilia-Romagna.
Il 2006 ha interrotto la fase di sostanziale stagnazione che aveva caratterizzato il quadriennio 2002-2005, segnato da una diminuzione reale media del Pil pari allo 0,1 per cento. La ripresa è stata sostenuta soprattutto dalla domanda estera e dall’accelerazione dei consumi delle famiglie e degli investimenti fissi lordi. Secondo la previsione di maggio di Unioncamere nazionale, nel 2006 le esportazioni emiliano-romagnole sono aumentate in termini reali del 5,0 per cento, in misura più ampia rispetto a quanto emerso in Italia (+4,0 per cento) e nel Nord-est (+4,1 per cento).
La spesa per consumi delle famiglie è apparsa in accelerazione rispetto al basso profilo del 2005 (-0,2 per cento), con un incremento pari al 2,1 per cento, che ha praticamente uguagliato la crescita riscontrata nel Nord-est (+2,2 per cento) e superato quella nazionale attestata all’1,6 per cento. Gli investimenti fissi lordi sono cresciuti del 3,7 per cento, distinguendosi da quanto registrato sia nel Nord-est che in Italia, entrambe con un aumento del 2,3 per cento.
Per quanto concerne la formazione del reddito, l’agricoltura è apparsa in leggero calo (-1,0 per cento), a causa delle avverse condizioni climatiche, che hanno penalizzato la produzione. La diminuzione si è aggiunta a quella dello 0,6 per cento riscontrata nel 2005. Il valore aggiunto dell’industria in senso stretto è aumentato del 2,8 per cento, in rallentamento rispetto all’incremento del 3,5 per cento rilevato nel 2005. Al di là della frenata, resta tuttavia un consolidamento della ripresa, dopo un quadriennio, quale il 2001-2004, segnato da un decremento medio dello 0,5 per cento. Il settore delle costruzioni è cresciuto moderatamente (+0,5 per cento), recuperando solo parzialmente sulla flessione del 2,6 per cento rilevata nel 2005. I servizi sono cresciuti dell’1,5 per cento, recuperando sulla diminuzione dello 0,2 per cento registrata nel 2005.
L’occupazione, valutata in termini di unità di lavoro, è apparsa in forte aumento (+2,2 per cento), in misura superiore a quanto avvenuto in Italia (+1,7 per cento) e nel Nord-est (+2,0 per cento). In ambito nazionale solo quattro regioni hanno evidenziato aumenti percentuali più consistenti. Le rilevazioni sulle forze di lavoro hanno evidenziato un andamento in linea con le valutazioni di Unioncamere nazionale, registrando una crescita degli occupati del 2,4 per cento, che si è accompagnata alla riduzione del tasso di disoccupazione dal 3,8 al 3,4 per cento.
Il reddito disponibile a prezzi correnti è cresciuto del 3,2 per cento, a fronte di un deflatore dei consumi salito del 2,7 per cento. Il divario di 0,5 punti percentuali è apparso più contenuto rispetto alla situazione emersa nel 2005. Nel Nord-est e in Italia i differenziali sono risultati leggermente più elevati, pari rispettivamente a 0,6 e 0,7 punti percentuali.
L’accelerazione della crescita del Pil regionale si è coniugata alla buona intonazione della maggioranza degli indicatori.
Se guardiamo un po’ più da vicino l’andamento dei principali settori di attività, possiamo vedere che in termini di valore aggiunto ai prezzi di base il settore primario, comprese le attività della silvicoltura e della pesca, ha accusato, secondo i dati Istat, una diminuzione reale del 7,0 per cento, a fronte del calo nazionale del 3,1 per cento. La ripresa delle quotazioni ha reso meno amaro il risultato economico, riducendo la flessione a prezzi correnti al 3,9 per cento.
L’annata agraria, in questo caso ci riferiamo alla sola branca agricoltura, compresi i servizi connessi e le attività secondarie, è stata caratterizzata, sempre secondo i dati Istat, da un calo reale della produzione del 4,2 per cento rispetto al 2005, che a sua volta era apparso in diminuzione del 2,4 per cento nei confronti del 2004. La ripresa dei prezzi alla produzione si è riflessa sul risultato economico, riducendo la flessione ad appena lo 0,9 per cento. Le rilevazioni dell’Assessorato regionale all’Agricoltura, hanno descritto un quadro meno negativo rispetto a quanto emerso dai dati Istat, stimando una crescita del valore della produzione pari al 2,6 per cento. Al di là delle variazioni rilevate dai due organismi, il valore della produzione agricola 2006 è apparso, per entrambe le fonti, ancora inferiore alla media dell’ultimo quinquennio. L’aspetto più positivo è stato certamente rappresentato dalla ripresa dei prezzi alla produzione, dopo due annate, contrassegnate da magri risultati economici. Secondo il Rapporto Agroalimentare 2006, le aziende agricole dell’Emilia-Romagna avrebbero aumentato il reddito netto del 7,5 per cento rispetto al 2005, senza tuttavia raggiungere i livelli conseguiti nel biennio 2003-2004. L’export di prodotti dell’agricoltura, caccia e silvicoltura è aumentato del 6,1 per cento rispetto al 2005, consolidando l’incremento del 9,2 per cento maturato nell’anno precedente. Nel Paese la crescita è apparsa più contenuta (+3,5 per cento). L’occupazione è nuovamente diminuita sia come “teste” (-0,6 per cento), che unità di lavoro (-3,8 per cento). Lo stesso è avvenuto nella consistenza delle imprese e negli acquisti di macchine agricole nuove di fabbrica.
L’industria in senso stretto è stata caratterizzata da un andamento positivo, dopo un quinquennio caratterizzato da tassi di crescita prevalentemente prossimi allo zero. In tutti i trimestri del 2006 è emersa una situazione espansiva, abbastanza armonica nel senso che non ci sono stati particolari picchi di crescita tra un trimestre e l’altro. Su base annua produzione, fatturato e ordini hanno evidenziato aumenti pari rispettivamente al 2,3, 2,7 e 2,5 per cento, distinguendosi positivamente dalla situazione di basso profilo del 2005. L’occupazione ha beneficiato della favorevole congiuntura, proponendo una crescita del 2,1 per cento, equivalente a circa undicimila addetti, frutto dei concomitanti incrementi dell’1,4 e 6,2 per cento registrati rispettivamente per dipendenti e indipendenti. Il ricorso alla Cassa integrazione guadagni di matrice anticongiunturale è apparso in diminuzione del 37,1 per cento, inoltre è contemporaneamente diminuita del 4,1 per cento la consistenza delle ore autorizzate per interventi straordinari, che sottintendono situazioni strutturali di crisi. In ambito settoriale, relativamente agli interventi anticongiunturali, sono da sottolineare le flessioni del 39,2 e 54,6 per cento emerse rispettivamente nei settori metalmeccanico e della moda.
Nell’ambito della Cig straordinaria è da segnalare il sostanziale dimezzamento delle ore autorizzate al settore della trasformazione dei minerali non metalliferi.
L’artigianato manifatturiero ha vissuto una fase congiunturale analoga a quella dell’industria in senso stretto. Per produzione, fatturato e ordini sono stati registrati aumenti compresi tra l’1,5 e l’1,7 per cento, che hanno interrotto la fase di sapore recessivo che aveva contraddistinto il triennio 2003-2005. La ripresa del ciclo economico si è associata alla flessione del 38,9 per cento delle ore integrate da Eber nel primo semestre – ci si riferisce alla totalità delle imprese artigiane - e alla crescita del 13,4 per cento dei finanziamenti deliberati dai Consorzi fidi. La compagine imprenditoriale dell’artigianato manifatturiero è rimasta sostanzialmente stabile (-0,1 per cento rispetto alla situazione di fine dicembre 2005), mentre nel loro complesso le imprese artigiane sono aumentate dell’1,1 per cento, riflettendo ancora una volta la vitalità del settore delle costruzioni e installazioni impianti (+4,4 per cento).
L’industria delle costruzioni, limitatamente alle imprese fino a 500 dipendenti, ha chiuso il 2006 con una crescita del volume d'affari dell’1,3 per cento, dopo che nel 2005 era emerso un decremento dello 0,4 per cento. Alla stagnazione registrata nei primi tre mesi è seguita una fase decisamente più vivace, soprattutto in chiusura d’anno. La crescita degli investimenti è apparsa in rallentamento, a causa della stabilità evidenziata dai fabbricati non residenziali e dal calo delle opere pubbliche. Il ricorso alla Cassa integrazione guadagni ordinaria, il cui utilizzo è per lo più subordinato a cause di forza maggiore, è diminuito in termini di ore autorizzate del 41,4 per cento rispetto al 2005. L’utilizzo degli interventi straordinari è apparso in leggero calo (-2,7 per cento), interrompendo tuttavia la tendenza spiccatamente espansiva in atto dal 2003. L’aumento del volume di affari emerso nell’indagine camerale si è associato alla crescita dell'occupazione complessiva, passata dalle circa 136.000 unità del 2005 alle circa 137.000 del 2006.
Il commercio estero è stato caratterizzato dalla ottima intonazione delle esportazioni. Il relativo valore è ammontato a 41 miliardi e 262 milioni di euro, vale a dire il 10,5 per cento in più rispetto all’anno precedente, in accelerazione rispetto alla crescita dell’8,3 per cento riscontrata nel 2005. Da sottolineare la performance dei prodotti metalmeccanici (+11,2 per centi), la cui quota sul totale dell’export è arrivata a sfiorare il 60 per cento, valore record degli ultimi dieci anni.
Il commercio interno ha mostrato una situazione in lenta ripresa, che si è distinta dalla fase di basso profilo del triennio 2003-2005. La crescita dell’1,7 per cento delle vendite degli esercizi al dettaglio, è tuttavia risultata inferiore all’aumento dell’inflazione che si è mediamente attestata al 2,0 per cento. La leggera ripresa delle vendite è stata determinata dalla grande distribuzione, le cui vendite sono aumentate del 4,8 per cento, a fronte delle diminuzioni registrate nella piccola e media distribuzione, rispettivamente pari all’1,7 e 0,3 per cento.
In ambito creditizio, i prestiti bancari sono aumentati a fine dicembre del 10,4 per cento, in misura praticamente simile all’evoluzione del 2005 (+10,9 per cento). L’espansione del credito è stata da un lato stimolata dalla ripresa economica e dall’altro frenata dal venire meno delle esigenze finanziarie, che nel 2005 avevano avuto come oggetto una serie di operazioni di fusione e acquisizione. La risalita dei tassi di interesse ha solo parzialmente attenuato l’espansione dei finanziamenti a lungo termine, la cui quota sul totale è arrivata a sfiorare il 62 per cento, vale a dire due punti percentuali in più rispetto al 2005. Il peso delle sofferenze si è nuovamente ridotto, scendendo sotto la soglia del 3 per cento. Il flusso di nuove sofferenze in rapporto allo stock dei prestiti è rimasto su livelli storicamente contenuti, pari allo 0,79 per cento. I depositi sono aumentati tendenzialmente del 2,2 per cento, ma in questo caso è emerso un netto rallentamento – circa sette punti percentuali – rispetto all’evoluzione dei dodici mesi precedenti, dovuto al riutilizzo di disponibilità liquide che erano state costituite a seguito di un Opa su una importante banca nazionale. I tassi d'interesse attivi sono apparsi in ripresa, ricalcando i ritocchi all’insù decisi dalla Banca centrale europea. Un analogo andamento ha caratterizzato quelli passivi. E’ proseguita l’espansione degli sportelli bancari e dei canali telematici.
Nel 2006 la movimentazione delle merci rilevata nel porto di Ravenna ha raggiunto il livello record di 26 milioni e 770 mila tonnellate. Siamo in presenza di un eccellente risultato, che è maturato in un contesto di forte crescita del commercio internazionale. Secondo i dati diffusi dall’Autorità portuale di Ravenna, il movimento merci è ammontato a 26.770.176 tonnellate, con un incremento del 12,1 per cento rispetto al 2005, equivalente, in termini assoluti, a quasi tre milioni di tonnellate. L’unico neo ha riguardato la movimentazione dei container, scesa in termini di teu, del 3,9 per cento.
L'andamento complessivo del traffico passeggeri rilevato nei quattro scali commerciali dell'Emilia-Romagna nel 2006 è risultato di segno ampiamente positivo. In complesso sono arrivati e partiti più di 5 milioni di passeggeri (compresa l’aliquota dell’aviazione generale), con un aumento del 10,3 per cento rispetto al 2005. In termini di aeromobili, la movimentazione ha sfiorato le 90.000 unità, superando del 3,5 per cento la situazione del 2005. Per quanto concerne le merci, secondo i dati di Assaeroporti raccolti da Bankitalia, è stata registrata in Emilia-Romagna una crescita dei traffici del 12,6 per cento, in accelerazione rispetto alla crescita dell’11,9 per cento riscontrata nel 2005.
Le merci trasportate su ferrovia sono aumentate del 3,1 per cento, recuperando sulla leggera diminuzione dello 0,4 per cento rilevata nel 2005. In Italia c’è stato un aumento più contenuto pari al 2,1 per cento.
Per quanto riguarda i fallimenti, la tendenza emersa in cinque province dell’Emilia-Romagna, vale a dire Bologna, Ferrara, Forlì-Cesena, Piacenza e Ravenna, è risultata di segno positivo. Il ridimensionamento può essere attribuito al miglioramento del quadro congiunturale, ma potrebbe anche dipendere dalle nuove normative che hanno reso più difficili le dichiarazioni fallimentari. Ciò premesso, nel 2006 i fallimenti dichiarati nell’assieme delle cinque province sono risultati 302 rispetto ai 405 del 2005, per una variazione percentuale negativa pari al 25,4 per cento.
Nel 2006 i protesti cambiari levati hanno evidenziato una sostanziale stabilità, interrompendo la tendenza espansiva in atto dal 2002. Anche questo andamento può essere interpretato come segnale di un quadro congiunturale più disteso.
Gli effetti protestati sono diminuiti da 68.964 a 66.738, per una variazione negativa del 3,2 per cento. I relativi importi sono risultati sostanzialmente stazionari (+0,1 per cento).
La Cassa integrazione guadagni è apparsa nel complesso delle tre gestioni, ordinaria, straordinaria e speciale edilizia, in calo del 17,5 per cento rispetto al 2005, in misura più ampia rispetto a quanto emerso nel Paese (-6,1 per cento). In un contesto generale di ripresa economica, le ore autorizzate nel 2006 relative agli interventi ordinari di matrice prevalentemente anticongiunturale si sono ridotte del 36,9 per cento rispetto al 2005. Non altrettanto è avvenuto per la Cassa integrazione guadagni straordinaria, le cui ore autorizzate sono aumentate dell’8,4 per cento.
Le ore perdute per sciopero per motivi legati ai rapporti di lavoro sono diminuite sia in valore assoluti, che pro capite per dipendente.
Nel Registri delle imprese conservati presso le Camere di commercio dell’Emilia-Romagna figurava a fine dicembre 2006 una consistenza di quasi 428.000 imprese attive rispetto alle 425.225 di fine 2005, per un aumento percentuale pari allo 0,6 per cento. Il saldo fra imprese iscritte e cessate è risultato positivo per 3.318 imprese, in misura più contenuta rispetto all'attivo di 5.979 rilevato nel 2005.
Vengono ora esaminati più dettagliatamente alcuni importanti aspetti della congiuntura del 2006.