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GENERALITÀ SULLA STRUTTURA DELL’EMILIA-ROMAGNA

Nel documento Consuntivo 2006 (911.7kb) (pagine 2-9)

1.1 Il territorio. La superficie dell'Emilia-Romagna si estende su 22.117,34 Kmq, equivalenti al 7,3 per cento del territorio nazionale. Poco meno del 48 per cento del territorio regionale è costituito da zone pianeggianti (23,2 per cento in Italia), il 27,1 per cento da colline (41,6 per cento in Italia) e il resto, equivalente al 25,1 per cento, da montagne (35,2 per cento in Italia). La superficie aziendale agro-forestale è di 1.368.911 ettari, equivalenti al 61,9 per cento del territorio regionale rispetto alla media nazionale del 60,5 per cento. Le foreste occupano quasi 405.000 ettari, corrispondenti al 18,3 per cento della superficie territoriale rispetto alla media nazionale del 22,8 per cento. In termini di ettari per cento abitanti se ne contano 9,8 rispetto alla media nazionale di 11,7. Le aree naturali terrestri protette si estendono su poco più di 88.000 ettari, di cui 30.751 costituite da parchi nazionali e 47.247 da parchi naturali regionali.

Le aree naturali protette equivalgono a circa il 4,0 per cento del territorio regionale, rispetto alla media nazionale del 9,7 per cento.

Per quanto concerne i terremoti, non esistono zone ad alta sismicità. Quelle a media, secondo i dati aggiornati al 31 dicembre 2005, sono abitate da 1.246.985 persone (29, 8 per cento della popolazione) su di una superficie di 720.301 ettari, equivalente a un terzo della superficie territoriale regionale.

La densità di popolazione relativa all’anno 2005 è di 187,7 abitanti per Kmq, contro la media italiana di 194,1.

L'Emilia-Romagna è bagnata a nord dal Po, il fiume più lungo d’Italia, ed è attraversata in tutta la sua lunghezza dalla Via Emilia, l'antica strada consolare costruita dal console romano Marco Emilio Lepido nel secondo secolo avanti Cristo, da cui la regione prende il nome, lungo la quale si sono sviluppate nel corso dei secoli le città più importanti, ad eccezione di Ravenna, antica capitale dell’impero romano d'Occidente, e Ferrara, culla degli Este. Ad Est è bagnata dal mare Adriatico. La costa raggiunge la lunghezza di 131 km, di cui quasi 99,5 balneabili. La cima più elevata dell’Appennino è il monte Cimone, con 2.165 metri. Le regioni confinanti sono Toscana, Marche, Veneto, Lombardia, Liguria e Piemonte. Le province sono nove: Bologna, dove ha sede il capoluogo di regione, Ferrara, Forlì - Cesena, Modena, Parma, Piacenza, Ravenna, Reggio Emilia e Rimini. Una delle principali caratteristiche del territorio è costituita dalla presenza di città di medie dimensioni. Nessuna di esse oltrepassa i 500.000 abitanti. Solo otto comuni sui 341 esistenti, (nell’ordine Bologna, Modena, Parma, Reggio Emilia, Ravenna, Rimini, Ferrara e Forlì) superano i 100.000 abitanti. Il comune più popoloso è Bologna (373.743 residenti a fine 2005), che accoglie quasi il 9,0 per cento della popolazione totale regionale. I comuni con popolazione compresa fra i 50.000 e i 99.000 abitanti sono cinque:

Piacenza, Cesena, Imola, Carpi e Faenza. Tra i 30.000 e 49.000 abitanti si trovano Sassuolo, Casalecchio di Reno, Riccione, Cento, Lugo, Formigine e San Lazzaro di Savena. Il comune più piccolo è Zerba, nell'Appennino piacentino, con appena 117 abitanti, seguito da Cerignale con 187 e Caminata con 317, anch’essi situati nella montagna piacentina.

1.2. La popolazione. Secondo i dati del bilancio demografico, la popolazione residente dell’Emilia-Romagna ammontava a fine dicembre 2005 a 4.187.557 abitanti, equivalenti al 7,1 per cento del totale nazionale), di cui circa il 36 per cento concentrato nei comuni capoluogo di provincia. Rispetto al primo censimento del 1861 la popolazione residente rilevata in quello 2001 è aumentata del 91,2 per cento.

Le speranze di vita alla nascita sono migliori rispetto alla media nazionale. Per i maschi le aspettative sono di 78,1 anni, a fronte della media italiana di 77,6 e settentrionale di 77,7. Per le femmine ci si attesta sui 83,6 anni, rispetto alla media nazionale di 83,2 e settentrionale di 83,5.

La popolazione presenta indici di invecchiamento superiori alla media nazionale. A inizio 2006 l'indice di vecchiaia, calcolato rapportando la popolazione con 65 anni e oltre a quella dei giovanissimi fino a 14 anni, registrava un valore pari a 178,61 rispetto alla media italiana di 139,94. Ad inizio 1982 l'indice emiliano - romagnolo contava invece 96 anziani ogni 100 bambini, quello nazionale ne registrava 62 su 100. La più alta percentuale di popolazione anziana sui giovanissimi è stata toccata nel 1998 (199,72). Dall’anno successivo l’indice ha cominciato tuttavia a ridursi, anche per effetto dell’acquisizione di popolazione straniera. L’invecchiamento della popolazione traspare anche dall’indice demografico di dipendenza senile, inteso come rapporto percentuale tra la popolazione di età superiore ai 64 anni e la popolazione in età attiva da 15 a 64 anni. Le stime relative a inizio 2006 presentavano un rapporto del 34,36 per cento (34,78 a inizio 2005), a fronte della media nazionale del 29,82 per cento. A inizio 1982 l’indice regionale era attestato al 24,31 per cento, a inizio 2000 al 32,95 per cento.

Il saldo naturale fra nati vivi e morti è costantemente negativo, mentre il tasso di natalità continua a collocarsi sotto la media nazionale, nonostante sia in atto un certo recupero. Nel 2005 è stato pari al 9,20 per mille, rispetto alla media nazionale di 9,43. Il saldo migratorio è risultato attivo per un totale di 43.797, pari al 10,46 per mille della popolazione residente a fine dicembre 2005 rispetto all’attivo del 5,15 per mille del Paese. Solo due regioni, vale a dire Liguria e Umbria hanno registrato saldi migratori più elevati rispettivamente pari al 16,89 e 12,86 per mille. L’Emilia-Romagna costituisce un polo di attrazione tra i più importanti del Paese, in virtù delle occasioni di lavoro che può offrire.

Nel 2005 su 38.293 nati vivi ne sono stati registrati 10.232 naturali, equivalenti al 26,7 per cento del totale, a fronte della media italiana del 17,3 per cento. In ambito nazionale solo due regioni, vale a dire Trentino-Alto Adige e Valle d’Aosta hanno registrato quozienti più elevati rispettivamente pari al 27,0 e 31,5 per cento. Nel 1990 la percentuale dell’Emilia-Romagna era del 9,6 per cento, quella nazionale del 6,3 per cento. Il numero medio di figli per donna nel 2005 si è attestato a 1,34, appena al di sopra della media nazionale di 1,32.

Nel 2005 il numero dei matrimoni è apparso in risalita (14.583 rispetto ai 14.204 del 2004). Siamo tuttavia distanti dai livelli del 1990 quando ne furono registrati 18.803. L'incidenza dei riti religiosi è in calo tendenziale. Dalla percentuale del 76,3 per cento del 1990 si è gradatamente scesi al 52,6 per cento del 2005. Il tasso di nuzialità, pari a 3,5 matrimoni ogni 1.000 abitanti, (4,3 la media nazionale) è risultato il più basso delle regioni italiane. Aumenta l'età degli sposi, lo stesso avviene per quella delle gestanti. Nel 1994 il 71,5 per cento dei matrimoni era stato celebrato da spose di età inferiore ai 30 anni. Nel 2003 la percentuale si riduce al 49,5 per cento. Per gli uomini si scende dal 52,2 al 30,3 per cento. La fecondità femminile appare in recupero. Il tasso di fecondità totale per 1.000 donne in età feconda è salito da 1.006 del 1006 a 1.255 del 2003. Il gap con il dato nazionale si è gradatamente ridotto dai 199 punti del 1996 ai 38 del 2003.

Il numero delle interruzioni volontarie della gravidanza avvenute in regione è in calo tendenziale. Secondo i dati divulgati Istat, dalle 24.487 del 1980 si è passati alle 13.590 del 1990 e 11.774 del 2004. In rapporto ai nati vivi si è scesi dalle 798,3 ivg ogni 1000 del 1980 alle 310,3 del 2004, passando per le 477,07 del 1990. Relativamente alle donne in età feconda si è passati dalle 26,2 ogni mille del 1980 alle 14,3 del 1990 per scendere infine alle 12,9 del 2004. Come evidenziato dalla Regione, è in atto un trend decrescente delle ivg effettuate dalle residenti con cittadinanza italiana e uno crescente per quanto concerne le cittadine straniere.

La popolazione straniera residente in Emilia-Romagna è ammontata a fine 2005 a 288.844 unità, rispetto alle 257.161 di fine 2004 e 43.085 di fine 1992. Tra il 1992 e il 2005 l’incidenza sulla popolazione totale è salita dall’1,1 al 6,9 per cento. In Italia si è passati dall’1,0 al 4,5 per cento. Le nazioni più rappresentate in Emilia-Romagna sono Marocco (17,3 per cento del totale stranieri), Albania (13,8), Romania (6,5), Tunisia (6,2), Cina Repubblica popolare (5,2 per cento) e Ucraina (4,3 per cento). Le province che contano più stranieri in rapporto alla popolazione sono Reggio Emilia e Modena, con percentuali rispettivamente pari all’8,6 e 8,3 per cento. La minore incidenza appartiene alla provincia di Ferrara, con il 3,8 per cento.

L’impatto della popolazione straniera sui vari aspetti socio-economici della regione appare in tutta la sua evidenza. Nel campo scolastico, ad esempio, secondo le statistiche della Regione Emilia-Romagna e del Ministero dell’Istruzione, università e ricerca, la percentuale di alunni stranieri nella totalità delle scuole dell’infanzia è cresciuta dal 2,3 per cento dell’anno scolastico 1997-1998 al 9,3 per cento dell’anno scolastico 2005/2006. Nelle scuole primarie, cioè le vecchie elementari, si è passati dal 2,6 all’11,4 per cento. Nelle scuole secondarie di primo grado l’incidenza è cresciuta dal 2,0 al 10,6 per cento. Nell’ambito del mercato del lavoro, nel 2003 il 19,6 per cento delle assunzioni di lavoratori subordinati è stato costituito da cittadini stranieri, rispetto alla percentuale del 14,0 per cento del 2001. Per quanto concerne il lavoro autonomo, a fine 2006 le persone attive straniere iscritte nel Registro delle imprese sono risultate in Emilia-Romagna più di 41.000, rispetto alle 19.308 di fine 2000. Nello stesso intervallo di tempo l’incidenza sul totale delle persone attive è cresciuta dal 2,8 al 5,7 per cento. Nell’ambito delle interruzioni volontarie di gravidanza, nel 2003 il 30,8 per cento degli interventi è stato effettuato su donne straniere. Nell’anno precedente la percentuale era del 25,7 per cento. Nel 1994 era attestata all’8,0 per cento.

Un altro impatto, meno positivo, ha riguardato la popolazione carceraria. Nei tredici penitenziari dell’Emilia-Romagna i detenuti stranieri hanno rappresentato, a fine 2004, il 44,7 per cento della popolazione carceraria, a fronte della media nazionale del 31,8 per cento. A fine 2000 la percentuale dell’Emilia-Romagna era del 40,0 per cento, quella nazionale del 28,8 per cento.

Il livello di occupazione dell’Emilia-Romagna è il più elevato d'Italia. Nel 2006 l’incidenza degli occupati sulla popolazione in età 15-64 anni è stata del 69,4 per cento, davanti a Trentino-Alto Adige (67,5 per cento), Valle d’Aosta (67,0 per cento) e Lombardia (66,6 per cento). Il tasso di disoccupazione si è attestato al 3,4 per cento. Solo due regioni, vale a dire Trentino-Alto Adige e Valle d’Aosta hanno registrato un tasso più contenuto, pari rispettivamente al 2,8 e 3,0 per cento. La media nazionale è stata del 6,8 per cento. E’ molto elevata la partecipazione al lavoro. Nel 2006 il tasso di attività è risultato il migliore del Paese (71,9 per cento), precedendo Trentino-Alto Adige (69,5 per cento), Valle d’Aosta e Lombardia entrambe con un tasso del 69,1 per cento. Questa situazione è stata determinata dalla forte partecipazione delle donne al lavoro, pari al 64,3 per cento della popolazione, davanti a Valle d’Aosta (60,8 per cento) e Lombardia (59,4 per cento).

1.3 Le infrastrutture e i servizi. La rete stradale, secondo i dati aggiornati al 2004, si snoda su 10.895 km., di cui 568 costituiti da autostrade, 1.131 da strade statali, 1.910 da strade regionali, 7.213 da strade provinciali e 73 da raccordi. Rispetto alla popolazione residente si ha un rapporto di 26,2 km. ogni 10.000 abitanti rispetto ai 29,5 e 26,7 rispettivamente di Italia e Centro-Nord. Le autostrade che percorrono la regione sono la Milano - Bologna di km. 192,1, la Brennero - Modena nel tratto Verona - Modena di km. 90, la Parma - La Spezia di km. 101, la Bologna - Ancona di km. 236, il raccordo di Ravenna di km. 29,3, la Bologna - Padova di km. 127,3, la Torino - Piacenza di km. 164,9, la Piacenza - Brescia e diramazione per Fiorenzuola di km. 88,6 e infine la Bologna - Firenze di km. 91,1. I veicoli circolanti ogni 1.000 abitanti erano 811,5 nel 2002 rispetto alla media nazionale di 749,3.

La rete ferroviaria FS, secondo la situazione in essere nel 2005, si dirama per 1.060 km, di cui appena 88 non elettrificati. Le linee a binario semplice ammontano a 575 km. equivalenti al 54,2 per cento della totalità delle linee, rispetto alla percentuale nazionale del 58,3 per cento.

La principale struttura portuale è situata a Ravenna, quarto porto italiano come movimentazione merci nel 2004, dopo Gioia Tauro, Augusta e Genova, mentre gli aeroporti commerciali più importanti hanno sede a Bologna - decimo scalo nazionale in termini di traffico passeggeri nel 2004 - Rimini, Forlì e Parma. La centralità territoriale dell’Emilia-Romagna risalta in modo particolare dalla rete nazionale dei trasporti, che ha in Bologna un nodo aeroportuale, viario e ferroviario di fondamentale importanza.

Per quanto riguarda l’aspetto energetico, in regione secondo i dati riferiti al 2005, sono dislocati 63 impianti idroelettrici con una potenza efficiente lorda pari a 620,0 megawatt, equivalente al 2,9 per cento del totale nazionale. Le centrali termoelettriche sono 134, di cui 66 gestite da autoproduttori, per una potenza efficiente lorda di 5.314,2 megawatt, pari all’8,1 per cento del totale italiano. La produzione di energia alternativa è rappresentata da due impianti eolici dalla potenza efficiente lorda di 3,5 megawatt sui 1.646,1 relativi all’Italia. A fine 2005 le linee elettriche si sviluppavano su 1.256 km. di terna, sui 21.915 nazionali, per una densità di 57 metri per kmq rispetto ai 73 nazionali.

Nel 2005 le centrali elettriche dell’Emilia-Romagna hanno prodotto al netto dei servizi ausiliari alla produzione e dell’energia destinata ai pompaggi 23.847,3 milioni di kwh destinati al consumo, a fronte di una richiesta attestata sui 28.667,2 milioni. I clienti dell’energia elettrica nel 2005 erano circa 2 milioni 693 mila, equivalenti al 7,7 per cento del totale nazionale.

La rete degli sportelli bancari è tra le più ramificate del Paese. A fine dicembre 2006 l’Emilia-Romagna registrava 80,8 sportelli ogni 100.000 abitanti, rispetto alla media nazionale di 54,7. I comuni serviti sono 328 su 341, per un’incidenza del 96,2 per cento contro il 73,1 per cento nazionale. In ambito nazionale, l’Emilia-Romagna figura al secondo posto, preceduta dal Trentino-Alto Adige con una densità di 94,6 sportelli ogni 100.000 abitanti, davanti a Valle d’Aosta (78,7), Friuli-Venezia Giulia (76,4) e Marche (75,9) Ultima la Calabria con 26,5 sportelli ogni 100.000 abitanti.

La presenza sul territorio regionale di numerose facoltà universitarie e di numerosi Istituti di Ricerca e Laboratori specializzati, garantisce un importante supporto alle imprese e alimenta il mercato del lavoro di addetti ad alto livello di qualificazione. Gli iscritti negli atenei nelle province per sede didattica a fine gennaio 2006 sono risultati 155.435, equivalenti all’8,7 per cento del totale nazionale. Di questi, più di 86.000 seguivano i corsi con regolarità. La maggior parte degli iscritti, vale a dire 72.467, è concentrata nelle facoltà della provincia di Bologna. Seguono Parma con 27.903, Ferrara con 15.578 e Modena con 12.432.

Le persone addette alla ricerca a tempo pieno nel 2003 sono risultate quasi 15.000, pari al 9,2 per cento del totale nazionale.

Le bellezze architettoniche e naturali della regione richiamano numerosi turisti dall'Italia e dal mondo. Ad accoglierli, secondo i dati aggiornati al 2005, esiste una vasta struttura di esercizi alberghieri costituita da quasi 4.800 esercizi , in maggioranza a tre, quattro e cinque stelle, per un totale di circa 286.000 letti distribuiti in oltre 153.000 camere, con quasi 157.000 bagni. Gli esercizi complementari sono rappresentati da 107 tra campeggi e villaggi turistici, 1.717 alloggi in affitto, 415 strutture agrituristiche e Country Houses, 65 ostelli della gioventù, 107 case per ferie, 26 rifugi montani, 1.013 Bed & Breakfast e 41 esercizi non altrove classificati. In complesso gli esercizi diversi dagli alberghi mettono a disposizione dei turisti quasi 136.000 letti, che uniti a quelli alberghieri costituiscono una offerta globale prossima ai 422.000 posti letto.

La grande distribuzione commerciale è tra le più sviluppate del Paese. A inizio 2006 erano attive 104 grandi superfici specializzate per quasi 292.000 metri quadri di superficie, con una disponibilità di 69,6 metri quadrati ogni 1.000 abitanti, rispetto alla media nazionale di 57,2. I grandi magazzini erano 52 con una superficie di quasi 131.000 metri quadri, vale a dire 31,3 metri quadrati ogni 1.000 abitanti (32,0 in Italia). Si contano inoltre 38 ipermercati, con una superficie complessiva di poco inferiore ai 241.000 mq. . La disponibilità è di 57,5 metri quadrati ogni 1.000 abitanti, superiore ai 46,6 della media nazionale. Accanto agli ipermercati esiste una vasta una rete di supermercati, esattamente 663 per una superficie complessiva superiore ai 562.000 metri quadrati, vale a dire 134,3 metri quadrati ogni 1.000 abitanti, a fronte della media nazionale di 120,3. I minimercati erano 335 con una superficie appena inferiore ai 103.000 metri quadri, vale a dire 24,5 metri quadrati ogni 1.000 abitanti, contro i 23,1 della media nazionale.

In termini di infrastrutture, l'Emilia-Romagna, secondo un'indagine dell'Istituto Guglielmo Tagliacarne riferita al quadriennio 2001-2004, ha presentato un indice generale, fatto cento il totale Italia, pari a 109,8, in leggero miglioramento rispetto alla dotazione del triennio 1997-2000, quando si registrò un valore pari a 107,2. In ambito nazionale l’Emilia-Romagna ha occupato la settima posizione, alle spalle di Toscana (111,4), Veneto (117,3), Lombardia (123,9), Friuli - Venezia Giulia (123,9), Lazio (146,2) e Liguria (191,2). Se scomponiamo l’indice per tipologia delle infrastrutture emerge una situazione di ritardo relativamente agli aeroporti e bacini di utenza (79,3), alle strutture e reti per la telefonia e la telematica (97,1) e sanitarie (80,5) . Di contro la regione si pone sopra la media italiana per la rete stradale (121,8), per quella ferroviaria (127,1), nei porti e bacini di utenza (122,2), negli impianti e reti energetico ambientali (140,7), reti bancarie e di servizi vari (121,3), nella dotazione di strutture culturali e ricreative, (118,5) e sociali (100,6).

Nei primi dieci posti della classifica provinciale nazionale delle infrastrutture figura la sola provincia di Ravenna (5°), preceduta da Roma, Livorno, Genoa e Trieste. Se dal totale delle infrastrutture si tolgono le strutture portuali, nei primi dieci posti viene a trovarsi la sola Bologna (8°), seguita da Rimini (11°). Senza porto, la provincia di Ravenna retrocede alla ventisettesima posizione. Nel ritornare alla classifica della totalità delle infrastrutture, la seconda provincia dopo Ravenna è Rimini (17°), seguita da Bologna (18°), Forlì-Cesena (39°), Modena (40°), Parma (45°), Ferrara (57°),

Piacenza (61°) e Reggio Emilia (67°). Se osserviamo la posizione delle province dell'Emilia-Romagna nell'ambito delle varie infrastrutture possiamo evincere che nell’ambito della rete stradale la prima provincia in ambito nazionale è Piacenza (11°). Nella rete ferroviaria primeggia Bologna (3°). Nei porti e bacini di utenza troviamo Ravenna al terzo posto. Negli aeroporti e bacini di utenza Rimini occupa la nona posizione. Negli impianti e reti energetico-ambientali Ravenna è quinta. Nelle strutture e reti per la telefonia e telematica la prima provincia della regione è Rimini (11°), immediatamente seguita da Bologna. Nelle reti bancarie e di servizi vari Rimini è al quarto posto. Se consideriamo le sole infrastrutture economiche l’Emilia-Romagna colloca nei primi dieci posti la provincia di Ravenna (4°).

Nell’ambito delle infrastrutture di matrice sociale, Modena occupa la quinta posizione relativamente alle strutture culturali e ricreative. In quelle per l’istruzione la meglio piazzata è Bologna (9°). Nelle strutture sanitarie troviamo Rimini in decima posizione. Nella totalità delle infrastrutture sociali è Bologna la meglio piazzata (9°), seguita da Rimini (17°), Modena (18°), Ravenna (21°), Forlì-Cesena (30°), Parma (31°), Ferrara (47°), Reggio Emilia (59°) e Piacenza (94°).

1.4 La qualità della vita. L'Emilia Romagna occupa una posizione di rilievo nel panorama economico nazionale soprattutto per quanto concerne la qualità della vita. L'ultima classifica stilata nel 2006 dal quotidiano economico il Sole24ore ha registrato due province emiliano - romagnole nelle prime dieci posizioni, vale a dire Bologna al quarto posto con 568 punti, seguita da Ravenna, settima con 554 punti. All’11° posto figura Rimini, davanti a Forlì-Cesena (12°), Reggio Emilia (13°), Piacenza (18°), Parma (19°), Modena (34°) e Ferrara (62°). In termini di tenore di vita, nelle prime cinque posizioni figurano le province di Bologna (3°) e Parma (4°). Modena occupa la 10° posizione, seguita da Reggio Emilia (12°), Forlì-Cesena (14°), Ravenna (16°), Piacenza (24°), Rimini (45°) e Ferrara (47°). In termini di affari e lavoro, riassumendo con questo termine l’incidenza delle imprese sulla popolazione, la dinamica imprenditoriale, il tasso di disoccupazione, i tassi d’interesse sui prestiti a breve, le sofferenze bancarie e i lavoratori extracomunitari sul totale degli occupati, l’Emilia-Romagna colloca al secondo posto la provincia di Reggio Emilia.

Nelle rimanenti province si spazia dal 4° posto di Bologna al 66° di Ferrara. In termini di ambiente, servizi e salute la provincia meglio piazzata è Bologna al ventiquattresimo posto. La seconda provincia dell'Emilia-Romagna è Parma al 26° posto, seguita da Ravenna (35°). L'ultima posizione appartiene a Modena (89°).

Secondo la classifica del quotidiano “Italia Oggi” si ha una situazione ancora meglio intonata rispetto a quella evidenziata dalla classifica del Sole24ore. In questo caso il primo posto è occupato dalla provincia di Reggio Emilia.

Nelle prime dieci posizioni troviamo inoltre Piacenza al quarto posto, Bologna al sesto e Parma al decimo. A seguire vengono Ferrara (14°), Modena (15°), Ravenna (20°), Forlì-Cesena (32°) e Rimini (58°).

Per quanto concerne l’ambiente, nel 2004 solo 3 km di costa non sono stati considerati balneabili a causa dell’inquinamento sui 131 km totali, con un’incidenza percentuale del 2,2 per cento, rispetto al 5,9 per cento della media italiana. L’indice sintetico di Legambiente sull’ecosistema urbano del 2006 registra due province nei primi dieci posti, vale a dire Parma al quarto posto, seguita da Ferrara settima. Il resto delle province va dal diciassettesimo posto di Ravenna al 45° di Forlì-Cesena.

La purificazione delle acque nei comuni capoluogo di provincia è affidata ad una sessantina di impianti di depurazione, mentre il trattamento dei rifiuti urbani è affidato a nove impianti di incenerimento e a circa una trentina di discariche. In ambito nazionale, solo la Lombardia, secondo la situazione del 2005, dispone di un numero maggiore di inceneritori.

In ambito sanitario, secondo i dati Istat aggiornati al 2003, sono disponibili negli istituti di cura 4,67 posti letto ogni 1.000 abitanti rispetto alla media nazionale di 4,16. Si contano inoltre 2,20 medici ogni 1.000 abitanti e anche in questo caso l’indice regionale è leggermente superiore a quello nazionale di 2,11. Ogni 100 posti letto si contano 47,07 medici, al di sotto della media nazionale di 50,79. Un’analoga situazione emerge in termini di personale ausiliario. In questo caso l’Emilia-Romagna registra un rapporto di 117,28 ogni 100 posti letto contro la media italiana di 119, 69.

Nel 2003 la spesa sanitaria corrente totale per abitante è ammontata a 1.460 euro, rispetto alla media nazionale di 1.399.

Nel 2003 la spesa sanitaria corrente totale per abitante è ammontata a 1.460 euro, rispetto alla media nazionale di 1.399.

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