L’andamento generale e settoriale. Nel Registro delle imprese figurava in Emilia – Romagna, a fine dicembre 2006, una consistenza di 427.935 imprese attive rispetto alle 425.225 dell’analogo periodo del 2005, vale a dire un aumento tendenziale pari allo 0,6 per cento, leggermente più contenuto rispetto a quanto rilevato nel Paese (+0,8 per cento).
Sono state otto le regioni italiane che hanno evidenziato una crescita percentuale più elevata rispetto a quella dell'Emilia-Romagna, in un arco compreso tra il +0,7 per cento di Liguria e Campania e il +2,1 per cento del Lazio.
Cinque regioni hanno accusato cali. Quello più consistente ha riguardato la Puglia (-0,8 per cento), quello più contenuto il Friuli-Venezia Giulia (-0,1 per cento).
Se rapportiamo il numero di imprese attive alla popolazione residente a inizio 2006, L’Emilia-Romagna si è nuovamente collocata nella fascia più alta delle regioni italiane in termini di diffusione, con un rapporto di 102,19 imprese ogni 1.000 abitanti, preceduta da Valle d’Aosta (102,66), Molise (103,28), Trentino-Alto Adige (103,60) e Marche (104,24). La minore diffusione imprenditoriale è stata riscontrata nelle regioni Lazio (69,83), Calabria (77,99), Sicilia (78,76) e Campania (79,35).
In termini di saldo fra imprese iscritte e cessate - torniamo a parlare dell'Emilia-Romagna - le prime hanno prevalso sulle seconde per 3.318 unità, in ridimensionamento rispetto al forte attivo di 5.979 imprese del 2005. L’indice di sviluppo, dato dal rapporto tra il saldo iscritte e cessate e la consistenza delle imprese attive a fine dicembre, è ammontato allo 0,78 per cento, in misura più contenuta rispetto alla situazione emersa nel 2005 (1,41 per cento). Nel Paese l’indice di sviluppo si è attestato allo 0,98 per cento.
Se guardiamo all’evoluzione dei vari rami di attività, possiamo evincere che la crescita percentuale più elevata della consistenza delle imprese, pari al 6,2 per cento, è venuta dal piccolo settore (0,4 per cento del totale) della “Pesca, piscicoltura e servizi connessi”. Il secondo aumento percentuale per consistenza, pari al 4,5 per cento, è stato registrato nelle “Attività immobiliari, noleggio, informatica, ricerca, altre attività professionali ed imprenditoriali”, il cui peso è risultato superiore al 12 per cento. All’interno di questo ramo del terziario sono da sottolineare i forti incrementi rilevati nelle attività immobiliari (+6,4 per cento) e in un tipico settore della new-economy, quale la “Ricerca e sviluppo” (+4,3 per cento). Il terzo migliore aumento ha riguardato le “Costruzioni e installazioni impianti” (+4,3 per cento). Questo ramo delle attività industriali è in costante crescita. Tra il 2000 e il 2006, la relativa consistenza è aumentata del 37,6 per cento, superando largamente gli incrementi medi di industria e servizi, pari rispettivamente al 17,1 e 8,1 per cento.
Questo andamento, secondo il centro servizi Quasco, potrebbe dipendere dal processo di destrutturazione del tessuto produttivo, nel senso che si sta andando verso una mobilità delle maestranze sempre più ampia, incoraggiata da provvedimenti legislativi, ma anche verso un maggiore ricorso ad occupati autonomi, che probabilmente in molti casi
nascondono un vero e proprio rapporto di "dipendenza" verso le imprese. Sulla base di queste considerazioni appare quanto meno azzardato parlare di “boom” del settore. Alle spalle delle “Costruzioni, installazioni impianti” si è collocato il piccolo, ma strategicamente rilevante, ramo della “Produzione e distribuzione di energia elettrica, gas e acqua”, con un incremento del 3,6 per cento. Nei rimanenti rami di attività gli aumenti sono stati compresi fra il +3,1 per cento di “Sanita' e altri servizi sociali” e il +0,5 per cento delle industrie impegnate nella “Estrazione di minerali”.
Le diminuzioni hanno oscillato tra il -0,1 per cento di “Commercio all’ingrosso e dettaglio e riparazione di beni personali e per la casa” e “Altri servizi pubblici,sociali e personali” e il -2,9 per cento di “Agricoltura, caccia e silvicoltura”.
L’importante ramo manifatturiero, che ha rappresentato quasi il 14 per cento delle imprese attive iscritte nel Registro imprese, ha accusato una diminuzione dello 0,3 per cento, dovuta in primo luogo alle flessioni accusate da tessile (-4,7 per cento), mobilifici ed altre industrie manifatturiere non altrove classificate (-2,5 per cento), chimica (-2,4 per cento), carta (-2,4 per cento) e legno (-2,4 per cento). Il composito settore metalmeccanico - ha rappresentato quasi il 45 per cento dell’industria manifatturiera - è aumentato dello 0,2 per cento, in virtù della vivacità mostrata soprattutto dalle industrie produttrici di mezzi di trasporto (+3,0 per cento), che ha bilanciato i vuoti lasciati dal gruppo dell’elettricità-elettronica (-0,3 per cento).
L’andamento per forma giuridica. Continua la tendenza espansiva delle società di capitale, che hanno registrato un aumento del 4,9 per cento rispetto a dicembre 2005. Il peso di queste società sul totale delle imprese è salito al 15,4 per cento, rispetto al 14,8 per cento di fine 2005 e 11,4 per cento di fine 2000. In alcuni ambiti, quali la fabbricazione di apparecchi radiotelevisivi e per comunicazioni, i trasporti aerei e lo smaltimento di rifiuti solidi, delle acque di scarico e simili sono stati registrati incrementi pari o superiori al 10 per cento. Nelle “altre forme societarie”, che costituiscono una piccola parte del Registro delle imprese, l’aumento è stato del 3,4 per cento. Società di persone e ditte individuali sono rimaste sostanzialmente invariate. Le prime sono diminuite dello 0,04 per cento, che è equivalso in termini assoluti a 35 imprese, le seconde sono scese dello 0,2 per cento. Nelle forme giuridiche individuali, al dinamismo dei rami edile, immobiliare e creditizio si sono contrapposti soprattutto i cali di agricoltura, manifatturiera, commercio, servizi pubblici, sociali e personali e trasporti. Le ditte individuali continuano a rappresentare la parte più consistente del Registro imprese, ma in misura meno evidente rispetto al passato. Questa forma giuridica ha costituito il 61,4 per cento del Registro delle imprese rispetto al 61,9 per cento di fine 2005 e 65,0 per cento di fine 2000. Il proliferare delle imprese edili individuali (il relativo peso sul totale del settore è cresciuto dal 71,2 per cento del 2000 al 74,5 per cento del 2006) ha parzialmente compensato i vuoti emersi in altri settori, apparsi particolarmente evidenti in agricoltura, alberghi e ristoranti, trasporti, attività immobiliari e nei servizi sanitari assieme a quelli pubblici, sociali e personali.
Tabella 14.1 - Imprese attive iscritte nel Registro delle imprese. Emilia-Romagna (a)
Consistenza Saldo Consistenza Saldo Indice di Indice di Var. %
imprese iscritte imprese iscritte sviluppo sviluppo imprese
dicembre cessate dicembre cessate gen-dic gen-dic attive
Rami di attività 2005 gen-dic 2005 2006 gen-dic 2006 2005 2006 05-06
Agricoltura, caccia e silvicoltura 74.619 -1.786 72.479 -2.300 -2,39 -3,17 -2,9
Pesca, piscicoltura, servizi connessi 1.638 7 1.739 88 0,43 5,06 6,2
Totale settore primario 76.257 -1.779 74.218 -2.212 -2,33 -2,98 -2,7
Estrazione di minerali 222 -5 223 -5 -2,25 -2,24 0,5
Attività manifatturiere 58.057 -768 57.879 -764 -1,32 -1,32 -0,3
Produzione energia elettrica, gas e acqua 196 -4 203 -10 -2,04 -4,93 3,6
Costruzioni 69.141 2.645 72.092 2.101 3,83 2,91 4,3
Totale settore secondario 127.616 1.868 130.397 1.322 1,46 1,01 2,2
Commercio ingr. e dettaglio, ripar. beni di consumo 97.961 -1.091 97.869 -1.486 -1,11 -1,52 -0,1
Alberghi, ristoranti e pubblici esercizi 21.432 -368 21.657 -591 -1,72 -2,73 1,0
Trasporti, magazzinaggio e comunicazioni 20.162 -151 19.592 -774 -0,75 -3,95 -2,8
Intermediazione monetaria e finanziaria 8.356 -62 8.490 -1 -0,74 -0,01 1,6
Attività immobiliare, noleggio, informatica 50.566 102 52.821 -81 0,20 -0,15 4,5
Istruzione 1.142 -25 1.169 -8 -2,19 -0,68 2,4
Sanità e altri servizi sociali 1.572 -11 1.621 -10 -0,70 -0,62 3,1
Altri servizi pubblici, sociali e personali 19.292 -317 19.267 -356 -1,64 -1,85 -0,1
Totale settore terziario 220.483 -1.923 222.486 -3.307 -0,87 -1,49 0,9
Imprese non classificate 869 7.813 834 7.515 899,08 901,08 -4,0
TOTALE GENERALE 425.225 5.979 427.935 3.318 1,41 0,78 0,6 (a) La consistenza delle imprese è determinata, oltre che dal flusso delle iscrizioni e cessazioni, anche da variazioni di
attività, ecc. Pertanto a saldi negativi (o positivi) possono corrispondere aumenti (o diminuzioni) della consistenza.
L'indice di sviluppo è dato dal rapporto fra il saldo delle imprese iscritte e cessate e la consistenza di fine periodo.
Fonte: Movimprese e nostra elaborazione.
L’andamento per status delle imprese. Un altro aspetto del Registro delle imprese è rappresentato dallo status delle imprese registrate. Quelle attive costituiscono naturalmente la maggioranza, seguite da quelle inattive, liquidate, in fallimento e sospese. All'aumento dello 0,6 per cento riscontrato, come già descritto, nel gruppo delle attive, si sono associati gli incrementi di inattive e in fallimento, mentre sono aumentate quelle sospese, la cui consistenza è risultata di appena 457 imprese. Le liquidate sono invece rimaste sostanzialmente invariate.
La crescita delle imprese inattive è avvenuta nonostante l’avviamento delle cancellazioni di ufficio previste dal D.p.r.
247 del 23 luglio 2004 e successiva circolare n° 3585/C del Ministero delle Attività produttive. Questa procedura, nata per rendere più reali gli elenchi camerali, togliendo i cosiddetti “rami secchi”, ha consentito di cancellare in Emilia-Romagna 318 imprese, per lo più rappresentate da ditte individuali operanti nel settore edile.
L’andamento delle imprese per anzianità d’iscrizione. A fine 2006 la consistenza di imprese “giovanissime”, intendendo con questo termine quelle iscritte dal 2000 in poi, equivaleva al 38,9 per cento del totale, a fronte della media nazionale del 38,7 per cento. Siamo in presenza di percentuali sostanzialmente simili. Le differenze appaiono più significative se aggreghiamo le varie classi di iscrizione delle imprese. Quelle nate fino al 1979 a fine 2006 caratterizzavano il 9,9 per cento del totale, a fronte della media nazionale dell’8,5 per cento. In sintesi le imprese emiliano-romagnole mostrano una maggiore durata rispetto alla media nazionale, che può sottintendere una migliore solidità.
L’andamento delle cariche. Per quanto concerne le cariche presenti nel Registro delle imprese, a fine dicembre 2006 ne sono state conteggiate 973.503, vale a dire lo 0,7 per cento in più rispetto allo stesso periodo del 2005. L’aumento complessivo, che ha ricalcato nella sostanza quello relativo alla consistenza delle imprese, è stato soprattutto determinato dalla vivacità del gruppo più numeroso, vale a dire quello degli amministratori, la cui consistenza, pari a quasi 433.524 unità, è aumentata del 2,5 per cento. Nelle rimanenti tipologie di carica, titolari e soci sono diminuiti rispettivamente dello 0,5 e 2,0 per cento, mentre le “altre cariche” sono cresciute dello 0,3 per cento.
Dal lato del sesso, sono nettamente prevalenti le cariche ricoperte dagli uomini, pari a 727.299 rispetto alle 246.204 donne. La percentuale di maschi sul totale delle cariche, pari al 74,7 per cento, è rimasta la stessa di fine dicembre 2005. Se andiamo più indietro nel tempo, risalendo al dicembre 2000, troviamo una percentuale praticamente simile, pari al 74,6 per cento. Se è vero che le donne occupano sempre più posizioni nel mercato del lavoro, accrescendo il proprio peso a scapito della componente maschile in virtù di un superiore dinamismo, non altrettanto avviene nel Registro delle imprese, dove la crescita è maggiormente equilibrata.
Per quanto concerne l'età delle persone che ricoprono cariche, la classe più numerosa continua ad essere quella intermedia da 30 a 49 anni, seguita dagli over 49. I giovani sotto i trent'anni hanno ricoperto in Emilia-Romagna poco più di 51.000 cariche (erano quasi 54.000 a fine dicembre 2005) equivalenti al 5,3 per cento del totale (era il 5,6 per cento a fine dicembre 2005 e il 7,8 per cento a fine dicembre 2000) rispetto alla media nazionale del 6,5 per cento. Le regioni più "giovani" sono tutte localizzate al Sud, in testa Calabria (9,5 per cento), Campania (8,9 per cento) e Sicilia (8,0). L'invecchiamento della popolazione, che cresce man mano che si risale la Penisola, si riflette anche sull'età di titolari, soci ecc. Solo quattro regioni, vale a dire Lombardia, Liguria, Trentino - Alto Adige e Friuli - Venezia Giulia hanno registrato una percentuale di under 30 inferiore a quella dell'Emilia-Romagna. Se spostiamo il campo di osservazione agli over 49, a fine dicembre 2006 sono state conteggiate in Emilia-Romagna 416.163 cariche, vale a dire il 2,0 per cento in più rispetto allo stesso mese del 2005. La relativa incidenza sul totale delle cariche si è attestata al 42,7 per cento, contro il 42,2 per cento di fine dicembre 2005 e il 40,6 per cento di dicembre 2000. In ambito nazionale solo due regioni hanno evidenziato un grado di invecchiamento superiore: Lombardia (43,1 per cento) e Friuli-Venezia Giulia (44,6 per cento).
Sempre in tema di cariche, giova sottolineare il crescente peso dell’immigrazione straniera. A fine dicembre 2006 gli stranieri extracomunitari hanno ricoperto in Emilia-Romagna 33.676 cariche nelle imprese attive rispetto alle 29.801 di fine dicembre 2005 e 13.815 di fine dicembre 2000. Tra il 2000 e 2006 c’è stata una crescita percentuale media annuale del 16,0 per cento, a fronte dell’incremento medio dello 0,5 per cento, che per gli italiani si riduce allo 0,1 per cento.
Nell’ambito dei soli titolari, il numero degli extracomunitari è salito, fra dicembre 2000 e dicembre 2006, da 7.615 a 23.089 unità, per un aumento percentuale medio annuo del 20,3 per cento, a fronte della diminuzione generale dello 0,1 per cento. In termini di incidenza sul totale dei titolari iscritti nel Registro imprese si è passati dal 2,9 all’8,8 per cento.
Analoghi progressi sono stati osservati nelle rimanenti cariche, in particolare gli amministratori cresciuti, tra il 2000 e 2006, ad un tasso medio annuo del 12,6 per cento rispetto a quello generale del 3,6 per cento. Se si considera che i dati di dicembre 2006 non comprendono più i nuovi paesi Ue, emerge un fenomeno di crescita degli extracomunitari ancora più accentuato. Se spostiamo il campo di osservazione agli stranieri provenienti dai paesi comunitari emerge una tendenza espansiva abbastanza sostenuta, anche se non paragonabile a quanto registrato per l’immigrazione extracomunitaria. In questo caso tra il 2000 e il 2006 le cariche dei “comunitari” sono aumentate ad un tasso medio annuo del 5,1 per cento, con una punta del 6,2 per cento relativa ai titolari. L’allargamento dell’Unione europea ha senz’altro dilatato la consistenza di fine 2006, ma tuttavia resta un aumento comunque apprezzabile. Se analizziamo l’andamento del complesso degli stranieri avvenuto tra il 2000 e il 2006, si ha una crescita percentuale media annua del 13,4 per cento, a fronte del modesto +0,1 per cento degli italiani. La lenta crescita delle cariche ricoperte dagli italiani è
da attribuire agli amministratori, il cui incremento medio annuo del 3,5 per cento ha compensato di fatto i decrementi emersi nelle rimanenti tipologie: “altre cariche” -1,4 per cento; soci -2,9 per cento; titolari -1,2 per cento.
Se spostiamo il campo di osservazione ai vari settori di attività, possiamo vedere che a fine dicembre 2006 la percentuale più ampia di extracomunitari sul totale delle cariche è stata rilevata nell’industria delle “Costruzioni e installazioni impianti”, con una quota del 12,4 per cento, rispetto al 3,8 per cento di dicembre 2000. Questo fenomeno si riallaccia a quanto detto precedentemente, in quanto la manodopera straniera viene spesso incoraggiata a mettersi in proprio, configurando comunque un rapporto di dipendenza. Seguono “Trasporti, magazzinaggio e comunicazioni” (6,6 per cento) e “Commercio all’ingrosso e al dettaglio; riparazione di autoveicoli, motocicli e di beni personali per la casa”
(5,3 per cento). Le percentuali più basse si registrano nei rami dell’agricoltura e pesca, pari rispettivamente allo 0,5 e 0,6 per cento. In Italia si ha una situazione dai contorni meno accentuati. In questo caso gli extracomunitari incidono sulla totalità delle attività edili con una percentuale pari al 7,7 per cento, davanti alle attività commerciali con il 6,1 per cento e i trasporti con il 5,8 per cento.
Le imprese femminili. A fine 2006 sono risultate attive in Emilia-Romagna 85.989 imprese femminile, vale a dire lo 0,8 per cento in più rispetto all’analogo periodo del 2005 (+1,3 per cento in Italia). La crescita è apparsa leggermente più ampia rispetto a quella del totale del Registro delle imprese dello 0,6 per cento. L’Emilia-Romagna vanta una delle più elevate partecipazioni femminili al lavoro dell’Italia, tuttavia nell’ambito delle imprese femminili è emersa una incidenza sul totale delle imprese attive più contenuta rispetto al Paese: 20,1 per cento contro 23,9 per cento, divario questo che si può osservare anche nel triennio precedente.
Se rapportiamo l’incidenza delle imprese femminili dell’Emilia-Romagna per settore sul relativo totale, si può vedere che il rapporto più elevato, pari al 62,4 per cento, è emerso, a fine 2006, nelle “Altre attività dei servizi” che comprendono, tra gli altri, le attività di parrucchiere ed estetista, oltre alle lavanderie. Seguono alcuni settori manifatturieri della moda, quali le confezioni di vestiario, abbigliamento ecc. (48,2 per cento) e tessili (43,6 per cento).
In tutti gli altri settori si hanno incidenze inferiori al 30 per cento, fino ad arrivare ai valori minimi delle industrie edili (3,6 per cento) ed energetiche (3,0 per cento).
La partecipazione femminile nelle imprese è di carattere principalmente esclusivo, nel senso che sono le donne a dirigere di fatto l’impresa. Più segnatamente, nel caso di società di capitali detengono il 100 per cento del capitale sociale, costituendo la totalità degli amministratori. Nell’ambito delle società di persone e cooperative sono al 100 per cento soci. Nelle imprese individuali rivestono la carica di titolare. A fine 2006 l’esclusività ha coperto il 93,7 per cento del totale delle imprese femminili, migliorando rispetto alla percentuale del 93,1 per cento registrata nel 2003. In Italia l’esclusività femminile è apparsa ancora più accentuata (95,3 per cento), oltre che in rafforzamento rispetto al 2003, quando la percentuale era attestata al 94,6 per cento.
Sotto l’aspetto della forma giuridica, l’Emilia-Romagna ha visto primeggiare l’impresa individuale, con una percentuale del 68,1 per cento. Se confrontiamo il 2006 con la situazione del 2003, anno più lontano disponibile, si può vedere che le imprese individuali perdono terreno, in linea con la tendenza generale. Nelle altre forme giuridiche si hanno invece diffusi aumenti, che appaiono piuttosto sostenuti nelle società di capitale, il cui peso aumenta, tra il 2003 e il 2006, dal 5,5 al 9,3 per cento.
A fine 2006 le cariche ricoperte da donne sono risultate 186.192, vale a dire lo 0,3 per cento in più rispetto all’analogo periodo del 2005 (+1,0 per cento in Italia). Si tratta per lo più di amministratrici (37,5 per cento del totale) e titolari (31,5 per cento). Seguono i soci (23,9 per cento) e le “altre cariche” (7,2 per cento). In Italia si ha una diversa gerarchia.
In questo caso la maggioranza delle imprenditrici è titolare d’impresa (41,5 per cento), davanti ad amministratori (29,3 per cento), soci (23,1 per cento) e “altre cariche” (6,1 per cento). Il confronto con la situazione in atto a fine 2000 evidenzia la perdita di peso di titolari, soci e “altre cariche”, e conseguentemente l’aumento degli amministratori. In pratica, l’evoluzione dell’imprenditoria femminile non ha fatto che ricalcare quanto emerso nella totalità delle cariche, in linea con quanto avvenuto nel Paese.