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Fattori extralinguistici nell’apprendimento dell’esperanto

L’UNIVERSALITÀ E LA NATURALEZZA DELL’ESPERANTO

1. Fattori extralinguistici nell’apprendimento dell’esperanto

Per quanto riguarda il fattore età, purtroppo l’esperanto viene appreso nella quasi totalità dei casi da giovani-adulti272: sono rarissimi i casi in cui viene insegnato a bambini, e ciò può avvenire per esempio perché un’istituzione scolastica sta partecipando a progetti sperimentali che prevedono l’insegnamento di questa lingua o perché i genitori, entrambi esperantisti ed esperantofoni, decidono di insegnarlo ai figli. In tutti gli altri casi, l’espe-ranto non viene imposto da alcuna istituzione scolastica, ma rimane quasi sempre frutto di una scelta di un giovane o di un adulto che, in qualche modo, è venuto a contatto con la comunità esperantista o si è avvicinato a questa lingua per curiosità linguistica o per gli aspetti ideologici di cui è portatrice273. Il supporto da parte di politiche linguistiche a favore della diffusione dell’esperanto giocherebbe in questo senso un ruolo importantis-simo274, facilitando ulteriormente l’apprendibilità di questa lingua e liberandola dalla si-tuazione di marginalità in cui si trova ancora oggi rispetto a molte altre lingue. Abbiamo

272 L’apprendente tipo di una lingua artificiale è adulto e vive all’interno di comunità linguistiche che usano normalmente altre lingue straniere.

273 “L'idea di base dell'esperanto consiste nel propugnare la tolleranza e il rispetto tra persone di nazionalità e culture diverse. La comunicazione è una parte essenziale dell'intercomprensione e se la comunicazione avviene per mezzo di una lingua neutrale, questo può rafforzare la sensazione che ci si 'incontra' in condi-zioni di uguaglianza e di rispetto l'uno per l'altro”: http://lernu.net/it/esperanto.

274 “È importante considerare la presenza e il livello di azione da parte delle istituzioni educative nell’offrire un apprendimento formale di una seconda lingua, generalmente strutturato in termini di obiettivi di appren-dimento, tempo e sostegno, che normalmente portano ad una certificazione”: tratto e tradotto da Gobbo, F.,

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visto, infatti, come anche la frequenza e la qualità dell’input, attraverso un insegnamento mirato e professionale, abbiano un ruolo rilevante nell’apprendimento di aspetti lingui-stici più lontani dalla L1 e più marcati.

Se da una parte l’esperanto viene normalmente appreso in un periodo della vita che si trova oltre quello critico di apprendimenti di fonologia e morfosintassi, è anche vero che l’ortografia trasparente e l’estrema regolarità e semplicità morfologica possono ovviare, almeno in parte, a questo problema. La più sviluppata capacità cognitiva del gio-vane-adulto rispetto al bambino e la forte motivazione che solitamente caratterizza l’espe-rantista che intende imparare l’esperanto, sono ulteriori elementi che ne facilitano l’ap-prendimento.

Ancora nel secolo scorso, subito dopo la prima Guerra Mondiale, sono stati fatti degli esperimenti per verificare il valore propedeutico dell’esperanto nell’apprendimento delle altre lingue straniere. Molti di questi studi, agli occhi di un contemporaneo, potreb-bero risultare non del tutto probanti per le modalità con cui sono stati condotti, realizzati e riportati, diverse dagli standard scientifici attuali. Alcuni, però, sembrano non lasciare dubbi: i bambini che imparano l’esperanto come prima lingua straniera, imparano più facilmente le altre lingue straniere rispetto ai non esperantofoni e comprendono anche in maniera più chiara le strutture morfo-sintattiche della propria lingua madre. In seguito agli esperimenti di Edward L. Thorndike negli anni ’20, infatti, i bambini della scuola elementare esposti all’esperanto hanno ottenuto risultati migliori anche nell’apprendi-mento di lingue come il francese, lo spagnolo, il latino e l’italiano. L’esperanto ha fun-zionato quindi come “scheletro di plastica”275 per apprendere le altre lingue, come mappa semantica nella costruzione di corrispondenze non sempre trasparenti tra i significati e le forme delle parole delle lingue straniere276. Questi risultati sono stati confermati da molti

275 Questa espressione è utilizzata da Sara di Pietrantonio in http://www.nitobe.it/comunicati/2010-2/orien-tamento-linguistico-in-esperanto-con-il-metodo-di-paderborn/, in riferimento alla metafora dell’apprendi-mento delle scienze anatomiche: come lo scheletro di plastica con cui gli studenti familiarizzano nei labo-ratori scolastici aiuta, supporta e velocizza l’apprendimento molto più complesso dell’anatomia negli studi superiori universitari, così una lingua semplice ma regolare come l’esperanto favorisce l’apprendimento di lingue più complesse.

276 Per esempio, mentre in italiano non è così chiaro il legame semantico tra cavallo, puledro e stalla a partire dalla morfologia di queste parole, lo è molto di più in esperanto tra le corrispondenti voci: ĉeval-o, ĉeval-id-o, ĉeval-ej-o. cfr. Gobbo, F., Are planned languages….

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altri studi277, come per esempio quello del prof. Helmar Frank dell’Università di Pader-born, in Germania (da cui l’appellativo di “metodo Pederborn”, a cavallo tra gli anni ’70 e ’80. La Pinto sottolinea in particolare l’importanza dei miglioramenti per quanto ri-guarda la consapevolezza metalinguistica dei bambini apprendenti circa la complessità della struttura della propria lingua, che avrebbe poi avuto un effetto positivo anche nell’apprenderne altre. Inoltre in questi esperimenti si è notato anche un effetto positivo in bambini meno dotati che, scoprendosi in grado di produrre frasi in esperanto molto più velocemente che in altre lingue naturali, avrebbero migliorato la propria autostima, ap-prodando ad un approccio più sicuro verso l’apprendimento di altre lingue straniere. Se da una parte l’esperanto può aver fatto da facilitatore nell’apprendimento di lingue da cui ha derivato una certa porzione del proprio lessico (latino, francese, italiano, spagnolo, ecc.) e può essere risultato più facile da apprendere per discenti che avevano una di queste come madrelingua, dall’altra è risultato decisamente più veloce da imparare per madre-lingua ungheresi rispetto a russi, tedeschi o inglesi, per la tipologia linguistica aggluti-nante comune tra la lingua ugro-finnica e l’Internacia Lingvo.

Per quanto riguarda altri fattori che entrano in gioco nel facilitare l’acquisizione di una L2, abbiamo parlato dell’attitudine linguistica del discente. Si tratta di una carat-teristica prettamente personale, in generale indipendente dalla lingua straniera che si ap-prende; tuttavia anche in questo caso l’esperanto può rivelarsi più facile da apprendere rispetto ad altre lingue, poiché essendo lingua semplificata nei vari livelli linguistici (so-prattutto fonologico e morfologico), può risultare facilitante nell’ambito delle abilità fo-netiche, grammatiche e mnemoniche che afferiscono all’attitudine linguistica.

Riguardo allo stile cognitivo, bisogna ammettere che, rispetto a lingue molto dif-fuse al mondo come l’inglese, possono essere offerti corsi di lingua poco variegati e che non sempre si confanno allo stile cognitivo di tutti gli studenti. Esistono diversi modi per imparare l’esperanto: dai manuali impostati come quelli per l’apprendimento di lingue classiche (latino e greco) a quelli che puntano anche agli aspetti funzionali della lingua. Ci sono poi le versioni più tradizionali come i libri di testo oppure quelle più moderne come i corsi per corrispondenza (con un tutor che segue lo studente e che gli corregge gli esercizi) e i software per l’autoapprendimento. La condizione marginale dell’esperanto,

277 Tra questi, ricordiamo anche quello italiano in una scuola media di cui riferiscono Pinto e Corsetti: Cfr.

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però, sfavorisce la strutturazione di corsi e di materiali in linea con gli approcci e i metodi più efficaci studiati in ambito glottodidattico.

Circa poi il discutibile legame dell’apprendimento di una lingua con l’intelligenza misurata col QI, la maggiore semplicità e regolarità dell’esperanto può essere un punto di forza anche in questo caso, rispetto ad atre LS. Non va poi dimenticato che apprendere una lingua non comporta solo lo sviluppo di competenze linguistiche, ma vanno conside-rate anche quelle socio-pragmatiche ed extralinguistiche.

Anche la motivazione, come abbiamo visto, gioca un ruolo importante. Normal-mente, chi decide di imparare l’esperanto mostra grande motivazione, se si tiene conto che esso non è disciplina scolastica, non è obbligatorio e non è l’unico modo per comu-nicare con persone di diversa madrelingua (esiste infatti il già diffuso inglese). Chi ap-prende l’esperanto vi si avvicina per curiosità linguistica o perché aderisce all’ideologia di fondo che anima la comunità esperantista e intende quindi impararlo per sentirsi parte del gruppo (motivazione integrativa278) o per poter imparare a parlare, senza tanto sforzo, con persone che vivono in altri Paesi. Anche la possibilità di ottenere una certificazione dai corsi svolti potrebbe essere un aspetto che alimenta la motivazione, e anche in base a questo fattore sono strutturati alcuni corsi di lingua esperanto. Come abbiamo visto, inol-tre, la motivazione non è solo una possibile causa di un apprendimento efficace, ma ne è anche il frutto: la facilità con cui si apprende questa lingua e la rapidità con cui si presen-tano i primi risultati a livello di comprensione e di produzione, alimenpresen-tano ulteriormente, come in un circolo virtuoso, la motivazione ad apprendere.

Infine, anche a livello socio-linguistico e socio-culturale, l’esperanto presenta molti meno problemi e molti più vantaggi rispetto ad altre lingue straniere. Innanzitutto è assai ridotta la possibilità che si verifichi uno shock linguistico: come abbiamo già avuto modo di vedere, l’Internacia Lingvo è molto vicino lessicalmente alle lingue indoeuropee, e contemporaneamente è molto simile morfologicamente a lingue di tipologia aggluti-nante; in altri casi, lo shock è evitato dalla maggiore semplicità rispetto alla lingua madre (anche per madrelingua inglesi). Problemi di questo tipo si possono verificare eventual-mente con persone di madrelingua molto distante dall’esperanto, e in questo caso bisogna

278 La comunità esperantista, come sottolinea Gobbo, è una “community of practice”, che si costituisce attorno (e dopo la creazione di) una lingua artificiale; essa è diversa dalla “speech community” poiché quest’ultima è strutturata in base a categorie sociali come classe sociale, età, territorio, etnia. Nella comunità esperantista, quindi, si può essere (e ci si può sentire) accolti a prescindere dalle categorie sociali di appar-tenenza. Cfr. Ibidem.

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ammettere che la tanto sbandierata semplicità dell’esperanto è sempre stata proposta in un’ottica linguistica prevalentemente indoeuropea o in una prospettiva socio-linguistica comunque europea. Questo non ha tuttavia impedito all’esperanto di diffondersi anche in Cina: il cinese mandarino, infatti, non condivide pressoché nulla con il lessico esperanto, né tanto meno con la tipologia linguistica (che è isolante nel caso del cinese). Non do-vrebbero manifestarsi invece problemi relativamente alla distanza sociale né ai fattori micro-sociali (la comunità esperantista è sempre molto accogliente e aperta a chiunque si interessi all’esperanto e agli ideali sottostanti di cui è portatore). La semplicità della lin-gua non richiede inoltre alti gradi di istruzione (eventualmente l’input e il tipo di insegna-mento vanno commisurati in base al tipo di discente), mentre invece la qualità e la quan-tità dell’input possono sfavorire l’apprendimento dell’esperanto; infatti, anche se sono sempre più numerosi gli input, sia orali che scritti, che si possono reperire279, tuttavia l’impossibilità di immergersi in una lingua straniera come avviene invece per quelle na-turali parlate in una determinata nazione, contribuisce ancora una volta ad emarginare questa lingua artificiale.