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Capitolo 5 Analisi traduttiva

5.6. Microstrategie

5.6.2. Fattori lessicali

5.6.2.1. Registro

Il traduttore ha riscontrato un registro colloquiale e a tratti dai toni scherzosi, il che è comprensibile dato che si tratta di un programma di intrattenimento. Tra il conduttore ed alcuni ospiti in particolare, infatti, sembra esserci una certa confidenza al punto da instaurare discorsi spiritosi, come se ci fosse tra loro un pregresso rapporto di amicizia. Gli ospiti della puntata, inoltre, utilizzano quasi sempre il ni 你, il pronome personale “tu”, per interloquire gli uni con gli altri. Solo in due casi viene usato il nin 您, e cioè il “lei” una forma di maggiore rispetto: nel primo caso il conduttore si rivolge alla zia del primo ospite che ha un’età superiore alla sua; mentre, nel secondo caso la ragazza numero 4 si rivolge al conduttore Meng Fei. Solo nel caso del conduttore che si rivolge alla zia del primo ospite, dato che si stava rivolgendo una donna più adulta, e in altri pochi casi, il traduttore ha preferito mantenere il “lei”, invece, per tutto il resto del testo il traduttore ha mantenuto un registro più basso utilizzando il “tu”. Restano comunque casi isolati rispetto alla totalità del testo, quindi, in generale, è possibile affermare che il traduttore ha optato per il mantenimento del registro colloquiale riscontrato nel testo di partenza.

5.6.2.2. Nomi propri e appellativi

All’interno di programmi di questo genere i partecipanti sono sempre numerosi, e di conseguenza rischia di formarsi una lista di nomi che potrebbe creare solo confusione nella testa dell’ipotetico spettatore, se non addirittura un ostacolo per la comprensione del messaggio. Per quanto riguarda i nomi propri dei protagonisti dello show e di eventuali terze persone, quindi, il traduttore ha deciso di tradurli con la trascrizione pinyin. L’obiettivo era fare in modo che lo spettatore, anche non avendo

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familiarità con i nomi cinesi e la loro fonologia, fosse comunque in grado di leggerli e riconoscerli ogni qual volta vengono ripetuti. Il traduttore ha ritenuto necessario, inoltre, mantenere l’ordine cinese, ovvero cognome e nome.

Relativamente agli appellativi, invece, il traduttore ha optato per una soluzione diversa. All’interno dei programmi televisivi gli appellativi sono molto comuni, sia per il conduttore, e sia per gli ospiti della puntata (in base alla posizione che ricoprono). Si vedano alcuni esempi riportati di seguito:

孟爷爷 / 孟老师 Signor Meng

In questo caso gli appellativi yeye 爷爷, letteralmente “nonno paterno”, ma usato anche per rivolgere un saluto ad un uomo più anziano, e laoshi 老师, letteralmente “maestro, professore, insegnante”, sono riferiti a Meng Fei, il conduttore dello show. Il traduttore ha ritenuto più opportuno evitare la resa con una delle due traduzioni letterali, ma piuttosto usare l’appellativo “Signor”. Il ragionamento che si cela dietro questa scelta è molto chiaro: nel caso di laoshi, la traduzione letterale non è stata ritenuta adatta per un dating show, ossia un programma di intrattenimento, sarebbe risultata troppo formale per i temi trattati e per il registro utilizzato; invece, nel caso di yeye, usare la traduzione letterale avrebbe discordato troppo con la cultura occidentale, nella quale è impensabile riferirsi ad una persona più adulta con il termine “nonno”. Il traduttore, però, ha pensato di sfruttare il secondo utilizzo di questo termine, ossia “rivolgere un saluto ad un uomo più anziano”, per stabilire la resa finale di questo appellativo in “Signor”. Potrebbe risultare un appellativo ancora abbastanza formale ma, in realtà, è anche per questo che è stato scelto, perché deve distinguere la figura del conduttore all’interno dello show da tutti gli altri.

X 号男嘉宾 / X 号女嘉宾

Ragazzo numero X / Ragazza numero X

Questo appellativo ricorre molto spesso nel corso dello show, ed è utilizzato per rivolgersi ai ragazzi protagonisti della puntata e alle loro sei pretendenti. Letteralmente il termine jiabin 嘉宾 significa “ospite d’onore”, ma questa resa è stata ritenuta dal traduttore una traduzione troppo formale rispetto al contesto e all’età dei partecipanti a cui è rivolta. Per tali motivi, il traduttore ha ritenuto più opportuno abbassare il registro e rendere questi appellativi con le espressioni “ragazzo” e “ragazza”,

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associandoli al numero di riferimento di ciascun partecipante per evitare di creare confusione nello spettatore, oppure più semplicemente con nome e cognome della persona in questione.

Sono stati riscontrati, inoltre, anche molti appellativi tipici della cultura cinese che si utilizzano principalmente per riferirsi a componenti della famiglia, ma anche per rivolgersi a persone esterne, come: ayi 阿姨, ergu 二姑, jiejie 姐姐, siyi 四姨, dayi 大姨 e altri. Quando il traduttore ha voluto mantenere questi appellativi all’interno delle frasi, ha deciso di tradurli rispettando i titoli utilizzati nella cultura occidentale. Nel caso di quelli appena citati, le traduzioni scelte dal traduttore sono state: “signora” per ayi, anche se in ambito familiare il suo significato letterale è “zia materna”, “zia” per ergu, anche se letteralmente indica la “seconda sorella da parte di padre in ordine d’età”; “signorina” per jiejie, anche se letteralmente si utilizza per designare la “sorella maggiore”, e “zia” sia per siyi che per dayi, anche se rispettivamente intendono “quarta zia materna in ordine d’età” e “zia materna più anziana”.

In alcuni casi, tuttavia, soprattutto quando si presentavano problemi a livello spazio-temporale legati ai sottotitoli, il traduttore ha ritenuto necessario omettere nella resa finale nomi propri o appellativi per tentare di trasmettere allo spettatore il messaggio presente all’interno della frase nel modo più completo possibile, perché in fase di traduzione sono state ritenute più importanti rispetto ai nomi o agli appellativi.

5.6.2.3. Realia

Osimo dà una definizione ben precisa del termine “realia”:

In traduttologia “realia” significa […] “parole”, ossia le parole che denotano cose materiali culturospecifiche. Tradurre i realia significa tradurre un elemento culturale, non linguistico. Tranne in testi di carattere pragmatico non dedicati alla cultura emittente, nei quali il dato di realtà può essere, in taluni casi, sostituito con un dato di realtà della cultura ricevente (naturalizzazione, localizzazione), i realia di norma sono conservati inalterati (o traslitterati) nel metatesto (esotizzazione).70

Si tratta, dunque, di elementi tipici esclusivamente di una determinata cultura e che, di conseguenza, non hanno una corrispondenza precisa nelle altre lingue. Nel prototesto, il traduttore ha riscontrato la presenza di diversi realia. Si vedano di seguito le soluzioni da lui adottate:

这多少斤? (min. 22:40)

Quanto pesa?

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80 斤 (min. 22:41)

40 chili!

In questo caso è stata riscontrata la presenza del termine jin 斤, che corrisponde all’unità di misura del peso. Questa unità di misura non è presente nel sistema occidentale, ma è stata formalizzata con il valore di 500 grammi, ossia 0,5 chilogrammi. Dato che esiste una forma occidentale standardizzata, il traduttore ha deciso di optare per la conversione del peso espresso nella frase da jin a chilogrammo. La scelta di questa resa è stata dettata anche dal fatto che lo spettatore modello immaginato è un madrelingua italiano, che non necessariamente conosce la cultura cinese e, dunque, in questo modo sarà più semplice per lui farsi un’idea della quantità espressa.

你们这是一块钱拼来的 (min. 4:22)

Li avete presi per pochi centesimi?

Come si può evincere da questo esempio, nel prototesto sono presenti anche frasi in cui sono riportati importi monetari nella valuta in uso nella Repubblica Popolare Cinese. Le unità di misura individuate sono: yuan 元, e, come in questo esempio, kuai 块. Le due espressioni sono sinonimi dell’unità monetaria cinese, il primo è considerato il nome ufficiale, mentre, il secondo è il nome comunemente usato tra la popolazione. Anche in questo caso il traduttore ha optato per la conversione dell’importo nella valuta in uso nell’Unione Europea, cioè l’euro. In una prima fase il traduttore ha ritenuto opportuno calcolare la conversione in modo preciso, quindi, durante la fase traduttiva si è avvalso di un convertitore trovato online che in quel momento stimava il tasso di cambio a 7,90 CNY, ottenendo un valore in euro di 0,13 centesimi. Trattandosi di un importo molto basso e poco idoneo all’approssimazione, però, il traduttore ha prediletto una resa più generica, ossia “pochi centesimi”. Anche in questo caso, il ragionamento del traduttore è stato guidato dall’obiettivo che si è imposto, ossia rendere scorrevole e comprensibile il messaggio allo spettatore. Non sempre, però, la resa finale è stata così generica, perché in altri casi in cui l’importo era leggermente superiore, il traduttore ha deciso di convertire in modo più o meno preciso l’importo, come nel seguente esempio:

然后跟人家讲讲价兜里仅有 40 块钱 (min. 26:16)

contrattò sul prezzo perché in tasca aveva solo 5 euro

In questo caso la conversione esatta, sempre in base al tasso di cambio prima citato, sarebbe stata di 5,06 euro, ma il traduttore ha preferito arrotondare per difetto per ottenere la cifra tonda di 5 euro.

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Un altro caso di realia è stato rilevato in un termine che è riconducibile alla sfera gastronomica cinese, ossia huoguo 火锅. Si veda di seguito la frase in questione e la conseguente riflessione elaborata dal traduttore:

你能不能做火锅策划 (min. 15:17)

Ma sai cucinare uno stufato?

Il termine huoguo, in realtà, è stato riconosciuto universalmente con il termine inglese “hotpot”, ma il traduttore ha ritenuto questa resa poco chiara per uno spettatore italiano che non conosce la cultura culinaria cinese. Il traduttore ha pensato, quindi, di trovare un termine italiano che possa far immaginare allo spettatore qualcosa di abbastanza simile, ed ha trovato questa soluzione nel termine “stufato”. Chi conosce la cucina cinese saprà bene che questa traduzione non rende l’idea di quello che realmente in Cina si considera uno huoguo, ma il traduttore lo ha ritenuto il termine più vicino alla realtà tra quelli esaminati, e anche quello più usato sui vari siti web. Data la traduzione non del tutto precisa, quando il traduttore ne ha avuto la possibilità ha ritenuto più opportuno servirsi di altri escamotage, come: l’omissione totale del termine, oppure l’uso dell’articolo determinativo “lo” che, accompagnato dall’immagine del conduttore che tiene in mano la pietanza, ha compensato la mancanza di una traduzione esplicita.

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