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FERDINANDO PETRUCCELLI DELLA GATTINA DEPUTATO DI SALA (1874 1882)*

Il poliedrico deputato lucano fu eletto per quattro legislature, prima a Torino e poi a Roma, la nuova capitale del Regno, con un entusiasmo che andò via via scemando. Gli uomini della Sinistra, riuscendo a controllare gran parte delle amministrazioni locali, erano riusciti a stabilire un più continuo dialogo con l’elettorato e ad avvertire con maggiore immediatezza rispetto ai moderati i nuovi umori presenti all’interno della società civile. I risultati delle elezioni del 1874 in effetti non fecero che sancire definitivamente questo stato di fatto: su 46 collegi, in 24 con precedenti deputati della Sinistra si ebbe una conferma; furono conquistati poi i collegi di Amalfi, Aversa, Casoria, Caserta, Formia, i collegi napoletani di San Giuseppe e di Porto, di Nola, Santa Maria Capua Vetere, Teggiano1. E fu proprio nelle elezioni del 1874 che il Petruccelli si presentò nel Collegio di Teggiano* 1 2 3 dove fu eletto con un’esigua maggioranza: tornò alla Camera con il tramonto della Destra e dopo aver trascorso undici anni tra Parigi e Londra.

Di particolare interesse fu il procedimento elettorale che consentì al Petruccelli di essere eletto il 15 novembre 1874\ In una nota circolare il ministro dell’Interno Cantelli annunziò, con decreto del 3 maggio c.a., la convocazione del Collegio elettorale di Teggiano il 31 maggio aggiungendo che se ci fosse stato il ballottaggio il giorno prescelto era il 7 giugno4. Difatti, il Giustini aveva

* L’articolo è una parziale sintesi del 3° capitolo della tesi “Ferdinando Petruccelli della Gattina: un medico, un patriota e un polemista di sinistra”, discussa dall’autore nella seduta del 18 marzo 2003 nella Facoltà di Scienze Politiche dell’Università degli Studi di Salerno, relatore Prof. Luigi Rossi.

1 L. MUSELLA, Democratici e moderati, in “Storia d’Italia”, vol. IV, tomo I, Torino, Giulio Einaudi Editore, 1973, p. 746.

2 Archivio di Stato di Salerno (da ora ASS), Prefettura, Gabinetto, b. XIII, f. 18, telegramma del primo maggio 1874 ore 12, n. 789. Il ministro Cantelli chiese al prefetto al Salerno Gaetano Cammarota alcune informazioni sulle candidature che si sarebbero tenute nel Collegio di Teggiano.

3 Ibidem, telegramma del 4 maggio 1874 ore 17,45 in cui il Sottoprefetto di Sala Consilina Giustini rispose al Prefetto di Salerno che tale Collegio si sarebbe convocato il 7 giugno perché nulla si sapeva ancora sui candidati.

4 Ibidem, circolare del 4 maggio 1874 n. 2719: a tal proposito il Cammarota inviò un telegramma al Giustini nel quale gli si chiedeva che alcuni influenti elettori proponevano nel Collegio di Teggiano la candidatura del barone Federico Bellelli già deputato presso il

partecipato ad una riunione alla quale avevano preso parte i sindaci dei Comuni componenti il Collegio elettorale politico di Teggiano5, nel quale il sottoprefetto precisò al Prefetto di Salerno che i teggianesi avevano sostenuto la candidatura del Petruccelli6 7.

Giunto a Montecitorio, il Petruccelli già diede prova della sua esuberanza politica. Il 20 gennaio 1874, mentre la Giunta esaminava le proposte finanziarie del Minghetti, iniziò alla Camera la discussione sul disegno di legge presentato dal ministro Scialoja, riguardante l’obbligatorietà dell’istruzione secondaria. Il disegno ebbe degli oppositori negli onorevoli Merzario, Pastiglia e Lioy; il disegno fu invece sostenuto da Scialoia, Cairoli, Guerzoni, Nichelini, Correnti e Petruccelli della Gattina. Il patriota lucano intervenne alla Camera sostenendo che “una legge sulla istruzione primaria obbligatoria avrebbe dovuto già esistere da quattordici anni in Italia. Noi siamo oggi il solo paese d ’Europa, dopo la Spagna, che non abbia una legge simile. Essa vige in tutti gli Stati”1. Nella stessa seduta parla dei criteri: “il principio dell’obbligatorietà è già nella legge esistente, però il principio dell’obbligatorietà non vale nulla quando non è rinforzato dal principio della coercizione, la coercizione del padre e del figlio renitenti a ll’obbligo dell’istruzione. Noi vorremmo poi che, oltre a ll’obbligatorietà, oltre alla coercizione, l ’istruzione elementare fosse laicale. Vorremmo inoltre che la medesima fosse gratuita, e vorremmo infine che i programmi delle materie da insegnarsi fosse variato, sul tipo almeno della legge del ducato di Weimar dell’agosto scorso, che certo non è ignota a ll’onorevole ministro”8. In tale riforma era compresa anche la riforma universitaria, riforma prevedente più esami nelle Università: tale revisione doveva obbedire al principio “almeno mezzo istruiti e più agricoltori”9, nel quadro di una concezione assolutamente aristocratica della cultura. La Camera respinse tale riforma con 140 voti contro 107. Lo Scialoja si dimise e l’intérim dell’istruzione fu tenuto da Cantelli che poi il 27 settembre del

Collegio di Capaccio dal 1865 al 1870. Il Prefetto di Salerno, inoltre, chiese di appoggiare la candidatura per le ottime qualità del Bellelli distintosi egregiamente in passato alla Camera dei deputati, Ib., telegramma del 4 maggio c.a. ore 18.

5 Ibidem, Giustini a Cammarota, telegramma dell’8 maggio 1874 n. 2920, in cui il Sottoprefetto di Sala auspicava che le operazioni elettorali venissero eseguite con perfetto ordine e con la massima regolarità.

6 Ìbidem, Giustini a Cammarota, telegramma del 22 maggio 1874 ore 9,15. Dopo qualche giorno il Sottoprefetto chiari meglio il quadro al Prefetto di Salerno sostenendo che Pellegrini avrebbe potuto avere la maggioranza nelle operazioni elettorali, mentre i rimanenti voti sarebbero stati divisi tra il Petruccelli, il Florenzano, il Sabini ed altri, Ib., telegramma del 26 maggio ore 12,35.

7 Biblioteca Nazionale di Napoli (da ora BNN), Proposta di legge dell’On. Petruccelli nella seduta del 19 dicembre 1874, in “Atti del Parlamenti Italiano”, p. 444.

8 Ibidem. 9 Ivi, p. 445.

1874 lo consegnò al Bonghi10 11, e fu proprio quest’ultimo che presentò al Parlamento uno dei disegni di legge più dibattuti dell’epoca: quello relativo al miglioramento delle scuole elementari, disegno che prevedeva il riordino delle scuole e che venissero migliorate le condizioni dei maestri. Col progetto del Bonghi veniva assicurata ai maestri la durata in ufficio almeno per sei anni, con la facoltà di nominarli anche a vita; ed oltre all’aumento di 1/10 dello stipendio ordinario, di un altro 1/10 dello stipendio ogni 5 anni con l’indennità di trasferta e di alloggio11. Dopo molto contrasto e dopo molte opposizioni fatte, in nome della libertà d’insegnamento, alla legge Bonghi, che estendeva anche all’Università di Napoli l’obbligo dell’iscrizione, la Camera finalmente approvò tale legge12. In una nota circolare dell’On. Bonghi fu messo in evidenza il pessimo stato in cui si trovavano i casamenti scolastici. Difatti, dell’insegnamento primario che nel giro di pochi anni era progredito per quel che riguardava i metodi e le discipline scolastiche, aveva lasciato indietro questa parte materiale curandola poco o nulla13. Nel marzo del 1875 Pasquale Stanislao Mancini interpellò il Governo sul contegno dell’Episcopato e dell’alto clero che osavano apertamente insorgere contro le leggi e l’autorità dello Stato, per cui il 3 maggio svolse l ’interpellanza, denunziando gli abusi del clero, rimproverando l’arrendevolezza del Governo ed esortando questo a tenersi lontano da ogni solidarietà con il Papato “nemico della costituzione, della potenza e della nazionalità d'Italia”14.

Il 7 maggio 1875 il deputato lucano presentò una proposta di legge che chiedeva la revoca della cosiddetta “Legge delle Guarentigie” ossia la legge, approvata nel maggio 1871, regolante i rapporti tra Stato e Chiesa: all’unanimità, la Camera addirittura ne impedì la lettura in aula. Il giorno dopo il Minghetti dichiarò di non potere accettare il suo ordine insieme a quello del Miceli e del Cairoli e di volere osservare con lealtà e fermezza la legge, assumendo vigorosamente la difesa dei diritti dello Stato ogni volta che questi fossero manomessi. La politica ecclesiastica del ministero fu approvata dalla Camera con 219 voti contro 14915. 10 ASS, Inventario Giornali, in “La Provincia di Salerno”, Salerno, 10 aprile, 1875, a. Ili, n. 23.

11 Ivi, 21 agosto 1875, a. Ili, n. 61. Fra le riforme fatte dall’On. Bonghi nell’istruzione secondaria classica, e particolarmente negli esami di licenza liceale, due furono di particolare importanza: a) che i giovani che non conseguivano l’approvazione in italiano dovevano ripetere l’anno successivo l’esame in tutte le materie che appartenevano al gruppo di luglio; b) l’altra era che i giovani che fallivano nella matematica potevano compensare questo difetto con la piena approvazione nel greco e viceversa. Moltissimi giudicarono questi due provvedimenti in senso negativo.

12 Ivi, 19 maggio 1875, a. Ili, n. 34. 13/v/, 28 luglio 1875, a. Ili, n. 54.

14 P. GIUDICI, Storia d'Italia, Firenze, Ed. Nerbini, vol. Ili, 1988, pp. 118.

15 BNN, Proposta di legge dell’On. Ferdinando Petruccelli della Gattina nell’aula di Palazzo Carignano del 7 maggio 1875, in “Atti Parlamentari della Camera dei Deputati”, voi. II.

Il 5 dicembre del 1874 il ministro Cantelli aveva proposto un progetto con eccezionali provvedimenti di sicurezza pubblica, intesi specialmente ad abbattere la camorra e la mafia. Le proposte del ministro dell’Interno erano state affidate all’esame di una commissione. Il 25 maggio del 1875, il Depretis, in nome della maggioranza della Commissione, presentò un nuovo disegno di legge di Giuseppe Pisanelli, compendiato poi in un “articolo unico”, che non si riferiva esplicitamente alla Sicilia16, ma dava al governo la facoltà di istituire nelle province poteri eccezionali di pubblica sicurezza. In quel momento sembrava che tutti i problemi venissero solo dalla Sicilia. La Sinistra si oppose agli annunciati poteri eccezionali da dare alla polizia (fra i quali l’arresto preventivo) e alle autorità militari, e di dare ai prefetti il potere di inviare a domicilio coatto le persone sospette. Chiedeva invece misure di risanamento economico e sociale Francesco Crispi che affermò: “è il governo, e non la natura dei luoghi e gli istinti degli abitanti, il responsabile dell’aumento dei reati in Sicilia”. La minoranza propose delle modifiche all’ordinamento giudiziario e un’inchiesta parlamentare sulle condizioni reali della Sicilia. Il dibattito ebbe inizio il 3 giugno. Il Minghetti dichiarò che il Ministero non poteva rinunziare al suo disegno e propose di compendiarlo in un unico articolo. Contro il disegno di legge parlarono gli onorevoli La Cava, Di Cesarò, La Porta ed il Petruccelli; in favore Minghetti, Cantelli, Donati, Pisanelli, ed altri. Crispi pronunziò un discorso a difesa del Mezzogiorno, combattè il disegno di legge, in modo assai fiero e concluse dichiarando che i provvedimenti in discussione, se applicati, avrebbero inasprito le popolazioni siciliane già provate da lunghi periodi di regime eccezionale. Provocarono impressione enorme le gravissime rivelazioni esposte dall’onorevole Diego Taiani che nel 1857 aveva difeso Nicotera per la spedizione di Sapri e che nel 1871 era stato Procuratore generale presso la Corte d’appello di Palermo e si era dimesso per le imposizioni che fu allora costretto a subire dalle autorità governative conviventi con la mafia. Il Taiani narrò degli episodi davvero impressionanti; suscitò lo stupore dei colleghi quando parlò della “Bolla di composizione”17 e rivelò come in Sicilia ci fosse palese connivenza tra la questura e i delinquenti, che per questo motivo, nel 1871, egli aveva iniziato molti processi contro pubblici funzionari, aveva spiccato mandato di cattura contro il questore di Palermo, Albanese, e che poco era mancato che non mettesse sotto processo il generale Medici, prefetto di Palermo. Taiani poi concluse, addossando la responsabilità della situazione in cui versava l’isola, ai

16 Significativa la lettera inviata dal Petruccelli a Domenico Galati il 2 agosto 1876, a proposito della Mafia Siciliana: “Caro Galati. Io sono per il regime dello Stato d ’assedio e della forca in permanenza, per sbarbare la mafia dalla Sicilia. Vi vuole un Carrier, che faccia ciò che questi fece in Vandea, se vuoisi sanar quell’isola. La legalità l ’uccide. Se io fossi per due mesi a Palermo con pieni poteri spegnerei con 600 o 700 malviventi, il brigantaggio e il manutengolismo. Il governo non sa, non vuole strappar la mala peste ”, in E. Giordano, cit..., pp. 96-7.

ministri succedutisi dal 1860 in poi. In altre parole 14 anni di connivenza mafia e governo. Contro queste conclusioni si levò a protestare Γex-ministro Lama, il quale invitò la Camera a nominare una commissione di nove membri per verificare i fatti denunciati e proporre di procedere a termini di legge contro i rei, ma la Camera non accolse la proposta. Il dibattito alla Camera fu lungo, acceso e appassionante18. Il 13 giugno 1875 Petruccelli presentò un ordine del giorno col quale sosteneva che i provvedimenti di pubblica sicurezza non dovevano essere approvati. Di grande interesse il duello parlamentare tra il Petruccelli ed il presidente Biancheri. Per il patriota lucano: “le leggi eccezionali hanno reso qualche servigio, hanno salvato degli Stati, presentate delle nazioni (..); una legge eccezionale implica uno Stato rivoluzionario morale e materiale (...) Questa è una legge per un ‘eventualità. E ’ indefinita, vaga, subdola, che brancola nelle tenebre, colpisce alla nuca, e colpisce non si sa chi, non si sa dove, non si sa quando, non si sa che cosa (...). E ’ una legge di reazione politica, è una legge sinistra. La legge che si discute ha due obiettivi, uno nell’ordine dei fatti, l ’altro nell’ordine delle idee, vale a dire, uno che mira a colpire i dissidenti politici, tutti coloro che non credono in Minghetti Dio e Cantelli suo profeta. Checché voi facciate, la camorra e la mafia, non le barbicherete mai (...) Ma ammettiamo tutto: mafia, camorra, briganti, repubblicani, internazionalisti... Codesto è un esantema sociale. Dove è la causa? Signori, non è l ’ordine pubblico che è turbato; e se turbamento vi ha, non è che una conseguenza. E ’ invece lo spirito pubblico che turbato è commosso, allarmato. L ’onorevole Cantelli non ha il genio del conte di Morny; non ha l ’eloquenza di Rouher(...)”19. Decisa, però, fu la risposta del presidente Biancheri che invitò l’onorevole Petruccelli a non prestare frasi offensive alle persone e lo invitò a tenere un linguaggio parlamentare20. Ma il Petruccelli rispose: perfettamente parlamentare (...). Voglio dimostrare che c ‘è mancanza di fiducia nella nazione, ma che l ’ordine pubblico non è punto turbato (...) Io debbo dimostrare che non vi è turbamento alcuno dell’ordine pubblico, e per dimostrare questo debbo far vedere che vi è turbamento dello spirito pubblico, e che sono i ministri che lo cagionano. Oggi vi è un sistema “. Biancheri invitò nuovamente il Petruccelli a svolgere il suo ordine del giorno sollecitandolo a non entrare in un altro campo e di tenersi nei limiti del suo ordine del giorno. Il patriota lucano fa capire a chiare lettere che lo scopo del sistema è fa r parte del festino del bilancio ’ , e quindi quelle tante conversioni miracolose ossia ‘quel convergere da destra a sinistra da chi n ’è escluso od è deluso; e quel convergere di sinistra a destra di chi vi aspira o ammesso fu al banchetto del bilancio (...). Ecco il sistema: arrivare al banchetto... ’. Dopo queste affermazioni, il presidente Biancheri, infastidito dalle dichiarazioni del Petruccelli, rispose con toni molto accesi dicendo: “Lei dimostra

Ivi, p. 130.

19 BNN, Intervento dell’On. F. Petruccelli della Gattina alla Camera dei deputati, tornata del 13 giugno 1875, in “Atti Parlamentari”, sessione 1874-5, pp. 4177-8.

di non essere degno di appartenere a quest’Assemblea dal momento che esprime queste intenzioni Onorevole Petruccelli, io la chiamo a ll’ordine, e l ’avverto che interpellerò la Camera se intende che ella continui a parlare, e dove la Camera gli desse tale facoltà, non assisterei ad imo spettacolo che non è il legno del Parlamento. Io saprò fare il mio dovere, poiché non posso lasciare che si insulti il Parlamento, invitandolo a ritornare sull’argomento”21. Il Petruccelli ritornò sulla “questione della Sicilia” prendendo spunto dalla politica di Gladstone verso ΓIrlanda: Justice to Ireland! Giustizia alla Sicilia! Essa, secondo il patriota lucano, non ha bisogno di guida, del socialismo governativo del Codronchi, di protezione, di leggi eccezionali, e neppure dell’igiene di Minghetti. La Sicilia è virile, sana e robusta. “La Sicilia aveva subito i tiranni ed i proconsoli. Il Governo italiano le ha inflitto il regime dei forzati camuffati da bargello. E ’ uscita incolume da questa prova del fuoco. E ’ restata italiana”22. Ma il giorno dopo la Camera approvò il disegno di legge, che fu anche approvato dal Senato nonostante la viva opposizione di Michele Amari, Sineo, Vacca e dello stesso Petruccelli. In segno di protesta la sinistra non fu presente alla seduta parlamentare. Mentre a Palermo, dimostrazioni contro la legge si conclusero con violenti scontri con le forze dell’ordine. Il 29 giugno il Senato approva l’articolo unico. I pieni poteri e la repressione entrano in vigore23.

Nella tornata del 16 giugno 1875, il patriota lucano intervenne alla Camera per discutere sullo schema di legge per la costruzione di opere idrauliche per preservare la città di Roma dalle inondazioni del Tevere. Il presidente del Consiglio Minghetti diede la parola all’onorevole Petruccelli, il quale non obiettò sul progetto, ma specialmente contro l’articolo 6, che a nuove spese prevedeva nuove entrate. Secondo il deputato lucano la formula del Minghetti “a spese nuove entrate nuove” si doveva contrapporre la sua formula: “a spese nuove, serie economie”24. I lavori indicati dal progetto di legge, continuò il Petruccelli, non dovevano essere fatti col frutto di una “tassa generale” da applicarsi a tutto il Regno, in quanto non era giusto che per l’abbellimento di una provincia, comportasse un peso su tutte le altre province. Difatti, il deputato lucano aggiunse: “l ’opera può essere compiuta mediante economie, lo voterò, se sarà fatto all’articolo 6 il mutamento che ho l ’onore di proporre. Garibaldi stesso, in uno scritto che mi ha mostrato i ‘onorevole Macchi, è di questo avviso (...). Ora le economie sono possibili, se i ‘onorevole presidente del Consiglio vuol gettare lo sguardo nei bilanci, troverà facilmente 3 milioni di lire a ll’anno. Mi limito a segnalargli tre o quattro economie utilissime: la soppressione del Consiglio di Stato, che è una superfetazione; la soppressione delle sotto-prefetture, che sono un intralciamento nell’amministrazione; la soppressione delle Corti di Cassazione, 11 Ivi, p. 4181.

22 Ivi, p. 4182.

23 P. GIUDICI, Storia d ’Italia, cit..., voi. Vili, p. 130. 24 BNN, Atti parlamentari, sessione 1874-75, p. 4334.

che sono un caos nella giurisprudenza; infine la soppressione di qualche sinecura nel Ministero della guerra”25. Tale intervento era mirato soprattutto ad ottenere maggiore attenzione, da parte del ministro dei lavori pubblici Spaventa, per alcuni paeselli del Mezzogiorno, in particolare per Policastro, un paese dove dal 1841 al 1847 erano morti ben 352 persone e i nati furono soltanto 14. Si fece qualche bonifica, ma il territorio circostante rimase costantemente allagato. Il Petruccelli domandò un piccolo intervento al ministro dei lavori pubblici Spaventa, il quale rispose “Occorre una legge (...) lo sono nella necessità di respingere il progetto di legge se Γemendamento che propongo non sarà accettato. (...) ho votato 30 milioni per il risanamento del Tevere; vendete il vostro ultimo lenzuolo, quello che deve coprirvi nella bara, e pagate la tassa Garibaldi”. Pronta la risposta del Petruccelli che disse: “No, signori, io confido nella voce della vostra coscienza, perché voi tutti avete un Policastro nei vostri collegi (...) Votate il mio emendamento all’articolo 6, concepito così. Sarà fatto nei bilanci per tanto di economie, quanto servirà a pagare Vannuità di cui è parola nell’articolo 4”26 27. A tale progetto di legge intervenne anche il deputato Ruspoli che fece una semplice osservazione in merito all’opposizione del Petruccelli, sostenendo che il deputato lucano avrebbe dovuto fare questi provvedimenti per Roma, riservandosi a votare a favore di Policastro non appena quel paese avrebbe ricevuto gli stessi vantaggi. La questione, secondo il Ruspoli era duplice, tecnica ed amministrativa, e fu sotto il punto amministrativo che furono mosse alcune difficoltà. La Commissione aveva saggiamente evitato la questione tecnica, che presentava gravi difficoltà. ‘7/ Tevere, continuò il Ruspoli, racchiude grandi ed insoluti problemi; gli elementi stessi necessari a calcolare gli effetti di qualunque opera che miri alla sistemazione di un fiume; questi stessi elementi sono di una determinazione assai difficile”21. Il Presidente del Consiglio Minghetti terminando l’intervento, chiari la situazione al deputato Petruccelli sulla questione “Policastro” affermando che il Governo borbonico nel 1857 ordinò che la palude di Policastro fosse bonificata. Non facendo nessuna disposizione formale e precisa, ma con una semplice lettera dell’amministrazione generale delle bonificazioni napoletane, furono ordinati alcuni lavori, e questi furono intrapresi: un fiumicello, il Busento fu arginato per il tratto di oltre 600 metri e la condizione di quella contrada migliorò. Ma i lavori furono ad un tratto sospesi. Nel 1862 e 1863 furono stanziati dei fondi nel bilancio