• Non ci sono risultati.

Fertilità del suolo o fertilizzazione delle colture?

PARTE II Contributo dei gruppi tematic

Tema 3: Fertilità del suolo o fertilizzazione delle colture?

L'approccio agroecologico identifica nella conservazione (e, se possibile, nel miglioramento) della fertilità del suolo il cardine per la produttività e la sostenibilità dei sistemi bio. Tuttavia, la rinuncia volontaria all'utilizzo di concimi chimici di sintesi – obbligatoria nel biologico – ha determinato lo sviluppo e la commercializzazione di innumerevoli prodotti fertilizzanti autorizzati per l'utilizzazione nei sistemi bio (approccio "di sostituzione"). Nella tabella 4.3 è possibile osservare i risultati dell'analisi SWOT.

Tabella 4.3 - Analisi SWOT sul tema dell l’uso di fertilizzanti ammessi nel biologico

Punti di forza (S)

1. La loro facile reperibilità su tutto il territorio nazionale ha consentito lo sviluppo dell'agricoltura biologica (“di sostituzione”) fino ad oggi.

2. Facili da usare.

3. Buona risposta agronomica ai fertilizzanti organici.

4. Standardizzazione. 5. Costi accettabili.

6. Sviluppo di un settore industriale di rilevante importanza.

7. Nel caso di compost da RSU coinvolge attivamente il consumatore.

8. Utile integrazione alle risorse endogene aziendali, particolarmente importante in fase di conversione.

Punti di debolezza (W)

1. Spingono verso un approccio di sostituzione e non a un corretto approccio agroecologico.

2. Difficoltà tecniche di utilizzo per alcune tipologie.

3. Qualità dei concimi organici di allevamenti convenzionali.

4. Alto costo energetico.

5. Debolezza dei controlli sulla loro qualità e utilizzo corretto.

6. Autorizzazione non prevista in Italia. 7. Rischio d’impiego di rifiuti "sporchi". 8. Non sempre è garantita dalle norme una

buona qualità dei fertilizzanti autorizzati. 9. Utilizzo di fertilizzanti prodotti lontano dai

centri aziendali.

Opportunità (O)

1. Rendono più facile il lavoro del produttore biologico.

2. Possibilità di valorizzazione di rifiuti e residui.

3. Valorizzazione di biomasse in comprensori locali o regionali.

4. Rapporti di comprensorialità per lo

Rischi (T)

1. Manca spesso l'informazione sull'origine delle materie prime, che potrebbero essere dannose per l'ambiente.

2. Apporto di metalli pesanti e residui di agrofarmaci.

3. Controllo inesistente sulle filiere di produzione.

spandimento.

5. Nuovi prodotti di derivazione vegetale (borlande, ecc.) o da settori vicini (es. digestato, impianti biogas).

6. Riduzione dei costi.

4. Uso eccessivo.

5. Tralasciare le tecniche agroecologiche dirette all’incremento della fertilità dei terreni.

6. Perdita d’identità del settore bio, che diventa simile all'integrato.

Sintesi: i fertilizzanti e ammendanti organici, reperibili sul mercato con facilità e in molteplici forme, hanno contribuito sensibilmente allo sviluppo dei sistemi biologici negli ultimi anni e di un’industria ad hoc, che permette di riciclare diversi sottoprodotti della filiera agroindustriale. Tuttavia, esistono diverse incognite sulla loro qualità e modalità d’uso, in parte dipendenti da una normativa poco chiara, che possono determinare rischi d’impatto ambientale tutt’altro che trascurabili, soprattutto in ordinamenti ortofrutticoli fortemente orientati al mercato nazionale o internazionale. Pertanto, è auspicabile un uso maggiormente oculato di questi mezzi tecnici, evitandone l’impiego esclusivo e integrandolo con quello di mezzi agroecologici per il mantenimento della fertilità del suolo.

Tema 4: La difesa delle colture biologiche

Uno dei problemi di ordine tecnico-agronomico che turba maggiormente i sonni degli agricoltori biologici è la difesa delle colture da piante infestanti, insetti, patogeni e altri organismi nocivi. Tuttavia, l'importanza relativa dei diversi agenti dannosi cambia a seconda dell'ordinamento produttivo. La gestione della difesa delle colture in bio implica un cambiamento radicale di paradigma: dalla scelta del miglior principio attivo o miscela (approccio "curativo", tipico dei sistemi convenzionali) allo sviluppo di strategie integrate di gestione che privilegino la prevenzione del danno. Nella tabella 4.4 è possibile osservare i risultati dell'analisi SWOT.

Sintesi: i mezzi preventivi per la difesa delle colture sono senz’altro più in linea con la filosofia di gestione dei sistemi biologici, che dovrebbe tendere a ridurre al minimo l’utilizzo di mezzi tecnici di origine extra-aziendale, rispetto all’impiego di mezzi “naturali” il cui profilo ecotossicologico è spesso ambiguo. Tuttavia, al momento le scarse conoscenze scientifiche del settore ne precludono un utilizzo su larga scala, a causa dell’incertezza sull’efficacia di controllo e sui costi, oltre che all’assenza di tecnici sufficientemente qualificati. L’inserimento in azienda di infrastrutture ecologiche quali siepi, fasce boscate o inerbite può rappresentare al contempo un rischio, introducendo elementi di rigidità nella struttura fondiaria, e un’interessante opportunità in ottica multifunzionale, legando la funzione produttiva a quella della conservazione di habitat e specie (“biodiversità

66

funzionale”) e aprendo interessanti prospettive per lo sviluppo di nuove normative integrate in ambito agroambientale.

Tabella 4.4 - Analisi SWOT sul tema dei mezzi preventivi per la difesa delle colture

Punti di forza (S)

1. Sono necessari e caratterizzano il sistema di produzione biologico.

2. Contribuiscono allo sviluppo dell'approccio agroecologico.

3. Facilitano la conoscenza della biologia ed ecologia delle avversità delle colture. 4. Sviluppo di strategie di difesa per specifiche

filiere o comparti produttivi. 5. Riduzione impiego dei mezzi tecnici

curativi e relativi vantaggi ambientali, salutistici e sanitari.

6. Contributo alla conservazione dell’agrobiodiversità.

7. Riduzione in prospettiva dei costi.

Punti di debolezza (W)

1. Le infrastrutture ecologiche sono spesso costose e implicano investimenti importanti.

2. Efficacia incerta.

3. Spesso non è possibile ottenere un risultato positivo senza un intervento curativo successivo.

4. Scarsa conoscenza e divulgazione del metodo.

5. Alcuni metodi molto costosi (insetti). 6. Difficili da utilizzare poiché richiedono

elevate competenze.

7. Richiedono maggiore attenzione e presenza dell’agricoltore.

8. Insufficiente ricerca, sperimentazione e divulgazione di strategie e metodi preventivi efficaci.

9. L’importanza dei mezzi preventivi è sottostimata dalla normativa bio, che è incentrata soprattutto sui mezzi curativi. Opportunità (O)

1. Caratterizzazione dei veri sistemi di agricoltura biologica.

2. Messa a punto di sistemi integrati preventivi-curativi efficienti.

3. Riduzione dell’impiego di agrofarmaci. 4. Nascita di industrie/attività dedicate. 5. Aumentare il reddito netto degli agricoltori.

Rischi (T)

1. Riduzione della disponibilità, già scarsa, di metodi curativi efficaci.

2. Costi inaccettabili.

3. Tecniche poco conosciute, che possono essere anche controproducenti.

4. Irrigidimento della struttura aziendale.