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10 Food Policy 2009, n 34, issue

3.3. LA POLITICA NAZIONALE

Nel 2005 è stato approvato il Piano d’Azione Nazionale per l’agricoltura biologica e i prodotti biologici, che segue gli obiettivi fissati dalla Commissione Europea per l’analogo piano europeo. Per l'Italia si tratta, sostanzialmente, del primo documento programmatorio a favore dell'agricoltura biologica, articolato secondo diversi campi d'azione e a valenza pluriennale. Il Piano si basa su sette obiettivi strategici che riguardano: 1) il rafforzamento e la qualificazione del ruolo dell’Italia quale Paese produttore sui mercati mondiali; 2) la qualificazione e lo sviluppo della base produttiva nazionale e delle filiere secondo un approccio di tipo territoriale; 3) lo sviluppo della zootecnia con metodo biologico allo scopo di valorizzare il patrimonio zootecnico tradizionale e le produzioni cerealicole e foraggiere nazionali; 4) l’aumento significativo dei consumi interni attraverso una maggiore differenziazione dei canali commerciali; 5) l’integrazione con le politiche ambientali e con quelle per la salute pubblica; 6) il miglioramento della sostenibilità ambientale delle imprese biologiche; 7) l’introduzione di principi e tecniche del metodo biologico in comparti produttivi anche non alimentari.

Le azioni previste per il raggiungimento dei suddetti obiettivi sono raggruppate in quattro assi d’intervento come riportato in figura 3.2. Le iniziative finanziate vengono attuate a livello nazionale con l'intento di ottenere un adeguato rapporto costo/efficacia, di acquisire conoscenze e individuare soluzioni di largo impiego, con significativi miglioramenti organizzativi dell'intero sistema produttivo biologico.

La dotazione finanziaria iniziale di 5 milioni di euro era piuttosto esigua, rispetto sia alle esigenze del settore sia a quanto programmato a suo tempo da altri paesi europei impegnati a rafforzare il proprio settore biologico, come Spagna, Francia e Germania. Successivamente, a questa dotazione iniziale si aggiunsero infatti altri 10 milioni di euro relativi a fondi del Ministero non utilizzati negli anni precedenti. Le risorse complessive furono ripartite tra le Regioni e utilizzate per iniziative che non rispondevano appieno, sia per dimensione sia per integrazione, alla richiesta da parte degli operatori del settore di interventi a dimensione di sistema, normalmente non perseguibili neanche attraverso le misure dei PSR. In particolare veniva chiesto di destinare una quota rilevante delle risorse a progetti riguardanti la comunicazione e la promozione istituzionale dei prodotti biologici, cofinanziati dalle associazioni del settore, piuttosto che indirizzati ad affidamenti diretti e ad attività di supporto dal parte del Ministero.

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Figura 3.2 - Assi e azioni previste nel Piano di azione nazionale per il settore biologico

1.1 – Penetrazione commerciale sui mercati internazionali Asse 1: penetrazione sui mercati

mondiali 1.2 – Creazione e rafforzamento reti a livello internazionale 2.1 – Adeguamento normativo

2.2 – Adeguamento delle politiche

2.3 – Miglioramento dei servizi alle imprese 2.4 – Aggregazione telematica

2.5 – Sostegno all’interprofessione 2.6 – Organizzazione commerciale 2.7 – Disciplinari di produzione Asse 2: organizzazione di filiera

e commerciale

2.8 – Studio nuovi mercati 3.1 – Immagine del settore/prodotto 3.2 – Adeguamento normative e capitolati Asse 3: aumento della domanda

interna e comunicazione istituzionale

3.3 – Predisposizione pacchetto di misure

4.1 – Potenziamento presenza nelle istituzioni internazionali 4.2 – Impatto sulle politiche della salute

4.3 – Impatto sulle politiche ambientali 4.5 – Miglioramento efficienza ambientale 4.6 – Gestione del rischio ambientale Asse 4: rafforzamento e

miglioramento del sistema istituzionale e dei servizi

4.7 – Miglioramento dei sistemi di gestione dati

Nel 2008 la rimodulazione delle risorse ha portato la dotazione complessiva per il periodo 2005-2009 a 35 milioni di euro, grazie ai 30 milioni di euro disponibili attraverso la legge finanziaria 2007. Il decreto del MiPAAF del 9 settembre 2009 ha individuato per il periodo 2008-2009 una serie di iniziative per una spesa complessiva pari a 20 milioni di euro, suddivisa secondo quanto riportato in tabella 3.3. Alle misure degli assi 2 e 3 sono state destinate circa i 2/3 delle risorse, in una proporzione simile a quella predisposta per i primi 5 milioni di euro attribuiti nel 2005.

Tabella 3.3 - Programmazione finanziaria 2008-2009 del Piano di azione per il settore biologico (milioni di euro)

2008 2009 Tot 2008- 09

Asse 1: penetrazione sui mercati mondiali 2,6 0,4 3,0

Asse 2: organizzazione di filiera e commerciale 2,3 4,2 6,5 Asse 3: aumento della domanda interna e comunicazione

istituzionale 4,1 3,1 7,2

Asse 4: rafforzamento e miglioramento del sistema

istituzionale e dei servizi 1,0 2,3 3,3

TOTALE 10,0 10,0 20,0

Le iniziative promosse in base a questa programmazione finanziaria sono state solo in parte ultimate, mentre diverse sono in corso di realizzazione. Una valutazione degli effetti di tali interventi potrà quindi essere fatta con riferimento ad un arco temporale maggiore, anche se va segnalato che, rispetto al passato, il nuovo meccanismo di disimpegno automatico dei fondi non impegnati, previsto dal Ministero dell'Economia, dovrebbe consentire un'accelerazione nella realizzazione degli interventi per evitare il rischio di una decurtazione delle risorse finanziarie programmate.

Sul fronte legislativo, un'altra iniziativa importante che purtroppo attende ancora l'approvazione definitiva è la presentazione e successiva discussione nelle Commissioni parlamentari di un testo unico per la normativa del settore biologico, attualmente in versione di disegno di legge n. 1035-1115 "Nuove disposizioni per lo sviluppo e la competitività della produzione agricola ed agroalimentare con metodo biologico". Le nuove disposizioni, che abrogherebbero quanto disposto dal d.lgs. 220/1995, si occupano di un’ampia gamma di aspetti del settore biologico: dalla ridefinizione dei ruoli per le autorità nazionali e regionali alle nuove disposizioni per la commercializzazione, dalla conservazione e riproduzione del materiale genetico alla informazione e promozione dei prodotti biologici, dalla ristrutturazione del sistema dei controlli a nuove regole per le importazioni.

In generale, l’adozione di una legge nazionale che disciplini il settore dell’agricoltura biologica e ne promuova “lo sviluppo e la competitività”, definendolo “attività di interesse nazionale“, costituirebbe un fatto importante nel panorama della politica agricola nazionale (e anche di quelle alimentare, sanitaria e

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ambientale19), potendo il settore trarre beneficio dalla maggiore chiarezza che il testo unico comporterebbe.

Riguardo ai contenuti della legge, sembrano particolarmente rilevanti i punti relativi al sostegno dell’organizzazione economica e commerciale, quali: a) i comprensori e i protocolli di filiera; b) la possibilità di istituire i distretti biologici - anche se l'individuazione di criteri per la loro definizione su base regionale rende più problematico il loro coordinamento; c) le organizzazioni dei produttori, anche se in questo caso il vincolo economico minimo potrebbe essere debole e avere come effetto la proliferazione di organizzazioni non sufficientemente forti; d) il logo nazionale (la cui tematica è stata trattata in modo approfondito al capitolo 9); e) la disciplina per le produzioni animali e l’acquacoltura; f) il sostegno di campagne educative e degli enti locali; g) la dotazione di fondi per la ricerca e per la sperimentazione che finanzia il Piano di azione nazionale.

Un altro settore d’intervento particolarmente condivisibile è quello dedicato alla definizione delle competenze e degli organi di gestione del sistema, con la riaffermazione del ruolo del Comitato Consultivo e la riorganizzazione del sistema di controllo, sottoposto a valutazione e sanzioni.

Andrebbero tuttavia rafforzate altre aree di intervento, come il sostegno per la differenziazione qualitativa dei prodotti biologici, mediante una logistica sostenibile, l’uso di packaging ecocompatibile (e/o la relativa limitazione), l’esaltazione della biodiversità, la stagionalità come opportunità di innovazione, il valore nutrizionale e le caratteristiche organolettiche. Per quanto riguarda la ristorazione collettiva, ai fini di un maggiore stimolo allo sviluppo, potrebbe essere efficace un intervento nazionale maggiormente vincolante (stabilendo, ad esempio, una percentuale minima di prodotti biologici da introdurre nelle mense pubbliche). Un’ultima annotazione riguarda infine la risposta solo parziale che la nuova legge esprime rispetto all'esigenza di una adeguata assistenza tecnica che, se va rivolta alla produzione primaria, particolarmente durante la conversione - come previsto nell’attuale testo - andrebbe invece rafforzata per le altre fasi della filiera, a livello cioè della trasformazione e della commercializzazione.