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Fiducia e sicurezza: Le conseguenze della modernità di Giddens

Come Beck, Anthony Giddens caratterizza le società contemporanee mettendo l’accento sui rischi tecnologici. Tuttavia Giddens s’interessa anche alla "cultura del rischio", cioè al rischio come modo di rappresentazione utilizzato da ognuno nel quotidiano. All’interno di una società più orientata verso il futuro che ancorata verso il passato gli individui adoperano una razionalità di tipo probabilistico per valutare le conseguenze future delle loro azioni presenti, esplorando così il futuro come un territorio da colonizzare. La Borsa illustra perfettamente la congruenza tra società e cultura del rischio: imprevedibili e artificiali, i rischi finanziari sono caratteristici di questa società. Un crac in borsa può fare il giro del pianeta in poche ore e influire sulla vita di qualunque individuo. Attraverso le loro anticipazioni incrociate, gli attori che intervengono su questi mercati contribuiscono a creare il futuro che tentano di colonizzare; alimentano essi stessi la volatilità dei mercati borsistici e creano dei rischi finanziari che dovranno valutare.

Questi attori si confrontano quindi con delle grandi incertezze e i loro calcoli, le loro previsioni permettono loro soltanto una debole presa sull’aleatorietà. In una tale situazione credere nella propria "buona stella", mettere in pratica dei rituali "portafortuna", permette di compensare i limiti della razionalità probabilistica. Così, paradossalmente, perfino i professionisti del rischio che operano sui mercati borsistici restano parzialmente attaccati a credenze pre-moderne, confidano nei loro calcoli ma anche nel caso e nel destino. Questa persistenza illustra una caratteristica fondamentale della società moderna: dal momento che i rischi contemporanei sono caratterizzati innanzi tutto da una grande incertezza, una grande opacità, il ricorso a una razionalità probabilistica non è sufficiente ad addomesticarli, e quindi a rassicurare gli individui. Il rifugio in credenze superstiziose (amuleti portafortuna, astrologia, preghiera) traduce infatti il bisogno di sicurezza e di fiducia che ognuno di noi nutre nei confronti del proprio ambiente, e degli strumenti sempre più complessi che ci permettono di esercitare una presa su di esso. Per capire il modo in cui gli

92 Jean de Munck, riportato in: Bourdin, A. (2003), La modernité du risque. In: Cahiers Internationaux de Sociologie,

Faut-il une sociologie du risque? Vol. CXIV, Janvier-Juin 2003. PUF: Paris. p. 24.

individui comprendono attualmente il rischio, bisogna studiare come si tessano le relazioni di fiducia, come si costruisca un sentimento di sicurezza, all’interno di sistemi sociali che attraversano profonde mutazioni. In effetti, grazie allo sviluppo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, un contesto locale può oggi essere influenzato quasi istantaneamente da un evento che avviene a migliaia di chilometri di distanza: esso è catturato in una rete di relazioni sociali che si è considerevolmente stirato e intensificato, e si trova in qualche modo "sradicato" dal luogo in cui si trova. Come Beck, Giddens sviluppa una teoria della modernità riflessiva, che ha molti punti in comune con quella del sociologo tedesco: in questo capitolo, perciò, non la tratteremo, limitandoci a illustrare i due concetti-base della sociologia del rischio di Giddens, gli emblemi

simbolici e i sistemi esperti.

7.1. Emblemi simbolici e sistemi esperti

Per riuscire a coordinare le loro attività, in qualunque luogo e istante esse si svolgano e qualunque sia la distanza che le separa, le società moderne hanno addomesticato tempo e spazio dissociando, svuotando e ricomponendo queste due dimensioni. L’orologeria meccanica ha ridotto il tempo a dimensione astratta, vuota, uniforme, mentre le mappe concretizzano la ricostruzione simbolica dello spazio, all’interno di cui ogni luogo concreto è rappresentato da coordinate. Questa manipolazione permette di strutturare relazioni sociali a distanza, e tale "sradicamento" poggia su due tipi di meccanismi astratti: gli "emblemi simbolici" e i "sistemi esperti". Un emblema simbolico è uno strumento di scambio che possiede un valore standard valido indipendentemente dal contesto, e che può circolare ovunque, in ogni momento, tra individui o gruppi qualunque. Il denaro ne è l’esempio migliore (non ci soffermeremo ulteriormente su questo argomento, rimandando al testo di Giddens per approfondimenti).

I sistemi esperti sono dei campi tecnici, dei saperi regolati da procedure standardizzate e quindi valide chiunque sia il professionista che le adopera, il luogo e il momento in cui le adopera: anch’essi mettono tra parentesi il tempo e lo spazio. Questi sistemi sono onnipresenti nella nostra vita quotidiana, anche se raramente ne incontriamo gli specialisti e benché non ne comprendiamo realmente il funzionamento: non sappiamo esattamente perché il tetto di una casa non crolli, né come il telefono capti i suoni, né ancora come sullo schermo televisivo appaiano delle immagini; e abbiamo solo una vaga idea del principio del motore a scoppio che fa muovere la nostra auto. Grazie ai sistemi esperti, la nostra vita è più semplice, più sicura, ma anche più opaca. Nell’attraversare un oceano, prendere l’aereo è più rapido e sicuro che nuotare o andare a remi ma,

mentre queste due ultime azioni sono alla portata di tutti, perfino il pilota di un aereo (e a fortiori il passeggero) non conosce integralmente il funzionamento dell’aereo. Il maniera più generale l’intrusione dei sistemi esperti nel quotidiano ci priva del controllo del nostro ambiente, ci "dequalifica", mentre nell’universo pre-moderno gli individui detenevano il sapere necessario a manipolare e riprodurre le tecnologie rudimentali che utilizzavano.

Malgrado tutto però abitiamo in case, telefoniamo e guidiamo automobili, perché ci fidiamo degli architetti, degli operatori telefonici e dei costruttori di auto: non perché li conosciamo intimamente, ma perché sono i depositari di un sapere tecnico riconosciuto. È quindi ai sistemi esperti che concediamo la nostra fiducia: una tale fiducia non risulta da una conoscenza perfetta dei questi sistemi, ma si tratta in una certa misura di un "atto di fede". D’altra parte, però, la nostra fede non è dogmatica: a forza di utilizzare i sistemi esperti impariamo a conoscerli, acquisiamo un

sapere indotto, e inoltre la nostra fiducia si basa sulla nostra esperienza del loro buon

funzionamento.

7.2. Fiducia e sentimento di sicurezza

Del concetto di fiducia Giddens propone la definizione seguente: «La fiducia è un sentimento di sicurezza giustificato dall’affidabilità di una persona o di un sistema, in un dato quadro circostanziale, e questa sicurezza esprime una fede nella probità o nell’amore altrui o nella validità di princìpi astratti (il sapere tecnologico)»94. La fiducia è sempre legata a un’assenza o una

mancanza d’informazioni: non è necessario accordarla a un individuo di cui si possa sorvegliare ogni atto e che sia sempre presente e visibile, né a un sistema di cui si conoscano a perfezione anche i più piccoli dettagli. La fiducia accordata ai sistemi esperti non è mai cieca, non solo perché essa poggia sempre su un sapere indotto, ma anche perché gli individui sono coscienti dei limiti di questi sistemi e spesso anche scettici nei loro confronti. Innanzi tutto, la fiducia è associata alla nozione di rischio, come mostra l’esempio della guida dell’auto. Un guidatore sa di rischiare un incidente ogni volta che prende in mano il volante, ma accetta il rischio, poiché l’universo automobile è interamente modellato da saperi esperti (che si tratti dei veicoli, delle infrastrutture viarie o della segnaletica) e conta sulla loro affidabilità per ridurre il rischio d’incidenti, anche se sa che la sicurezza che forniscono quei sistemi è limitata e non elimina completamente il rischio.

94 Giddens, op. cit.: 41 VF (Traduzione propria). Si è reso necessario, per ragioni logistiche, consultare due edizioni dell’opera di Giddens Le conseguenze della modernità, di cui una in italiano e l’altra in francese (entrambe pubblicate nel 1994). Quando a essere citata sarà questa seconda edizione, si posporranno al numero di pagina le iniziali VF. Entrambe le fonti sono riportate in bibliografia.

In secondo luogo, la fiducia nei riguardi dei sistemi esperti è ambivalente. Al di là di un bagaglio scientifico minimo, il sistema educativo inculca agli individui il rispetto verso i saperi tecnici di ogni sorta. Tuttavia se l’individuo deve accordare la sua fiducia è perché riconosce la sua ignoranza, la sua incapacità a controllare tutti gli ingranaggi di una data tecnica. Ora, l’ignoranza genera la diffidenza, lo scetticismo. L’atteggiamento del profano verso i sistemi esperti è così ambiguo e mischia il rispetto suscitato dal sapere tecnico a una certa diffidenza, come mostrano gli stereotipi popolari del "tecnocrate" privo di senso dell’umorismo e quello dello "scienziato pazzo". La fiducia accordata ai sistemi astratti, ai quali è quasi impossibile sfuggire, non è dunque senza riserve:

Molta gente, infatti, fa un "patto" con la modernità, dando fiducia agli emblemi simbolici e ai sistemi esperti. Questo patto è posto sotto il segno di un miscuglio di deferenza e di scetticismo, di comfort e timore. [...] La fiducia consiste quindi molto meno nel "consenso senza retropensiero" che nell’accettazione tacita di circostanze in cui non si ha scelta.95

Questa fiducia è tanto più fragile in quanto è accordata a dei sistemi e non a delle persone, un tratto caratteristico dello "sradicamento" moderno. La fiducia accordata ai sistemi esperti permette di abituarsi a un sentimento di sicurezza, ma sul piano psicologico non è gratificante quanto una relazione interpersonale, perché esclude la reciprocità e l’intimità. Ecco perché è cruciale per un sistema esperto gestire dei "punti d’accesso" (studi medici, agenzie bancarie, officine...) in cui i profani possono incontrare i professionisti competenti, in modo che la fiducia dei primi possa radicarsi negli impegni presi coi secondi. I professionisti mettono in scena questi incontri sforzandosi di convincere i profani della loro affidabilità, della loro integrità (adottando un atteggiamento sereno e affabile, o un tono dotto e benevolo...). Questa messa in scena implica spesso che lo specialista dissimuli o minimizzi i casi inevitabili che potrebbero perturbare il sistema che rappresenta per non turbare il sentimento di sicurezza del profano.