Storia dell’emergenza rifiuti in Campania
5. Il secondo Piano Regionale di gestione dei rifiuti: la FIBE e le ecoballe
Il 31 marzo 1998, l’allora Ministro degli Interni, Giorgio Napolitano promuove un piano per modernizzare le pratiche di gestione dei rifiuti della regione. Si prospetta l’introduzione della raccolta differenziata per raggiungere entro il 1998 una riduzione del 20% degli RSU ed entro il 2000 una riduzione del 35%. Al commissario Rastrelli vengono dati quattro mesi per redigere il bando di una gara d’appalto per l’affidamento a un soggetto privato dell’intera gestione del ciclo dei rifiuti per la durata massima di dieci anni32, la costruzione di sette impianti di produzione di CDR e
dei due termovalorizzatori, cioè inceneritori usati per produrre energia dalla combustione di rifiuti dall’alto potere calorico (in particolare, delle "ecoballe", rifiuti triturati e aggregati in grossi blocchi chiusi con vari strati di pellicola plastica), entro il 2000.
Secondo Rabitti tuttavia i sette impianti CDR non produrranno mai né CDR né compost33, ma si
limiteranno a separare il flusso di RSU conferiti dai comuni in tre flussi minori, di cui due (frazione organica stabilizzata, o FOS, da usare come fertilizzante, e sovvalli, cioè gli scarti non riutilizzabili) possono avere come destino solo la discarica34, mentre il terzo, le ecoballe, presenterà problemi di
qualità, di cui parleremo nel seguito.
Il 30 ottobre 1998 la FIBE una ATI (associazione temporanea di imprese) capeggiata da Fisia Italimpianti, facente capo a Impregilo, presenta l’offerta con allegata la dichiarazione richiesta nella prequalificazione, che s’impegna ad assicurare, nelle more della costruzione dell’inceneritore del CDR, il recupero energetico del combustibile prodotto35.
Ai primi di dicembre Rastrelli si dimette da Presidente della Regione. A fine dicembre, la gara d’appalto per l’intera regione Campania viene aggiudicata alla FIBE. Rabitti afferma:
Il progetto è impossibile, in quanto prevede di produrre molto più compost della frazione organica presente nei rifiuti. Il motivo è semplice: il compost non è un rifiuto quindi, a differenza degli altri progetti in gara, questo non prevede discariche. L’offerta economica è molto più bassa di quella degli altri concorrenti, ma è stata formulata nell’assunto della positiva valutazione delle tematiche esposte nella nota ABI del 13 ottobre 1998 indirizzata a Rastrelli [...].36
32 Rabitti, op. cit.: 24.
33 Compost: materiale stabile derivante dalla frazione organica dei rifiuti utile per il riempimento di cave e la copertura di discariche.
34 Ibid.: 17.
35 Ibid.: 27. Ciò, tuttavia, non avverrà, e il CDR prodotto sarà stoccato in attesa dell’inceneritore (Ibid.: 79). Inoltre, successivamente al parere della Commissione VIA, il progetto dell’inceneritore subirà continue modifiche - non dichiarate - in corso d’opera, che degraderanno ulteriormente il progetto iniziale.
I criteri principali usati dal Commissariato per selezionare il progetto vincente sono la velocità di costruzione e la minimizzazione dei costi, vista la necessità di una soluzione rapida alla questione dei rifiuti. La società vince perché offre un prezzo per lo smaltimento dei rifiuti decisamente più basso delle altre imprese concorrenti e tempi più rapidi per la consegna degli impianti, mentre la qualità del progetto presentato è decisamente scadente rispetto a quello presentato dall’altra ATI concorrente, la Forster Wheeler. Inoltre, secondo la Commissione dell’inceneritore, «[l’]impianto di termovalorizzazione utilizza la tecnologia del tipo griglia a spinta raffreddata ad acqua che, pur potendo bruciare anche combustibile derivato da rifiuti, nasce specificamente per trattare rifiuti solidi urbani tal quali»37. L’inceneritore, in sostanza, non è specificamente progettato per CDR, ma
per rifiuti urbani tal quali.
Il contratto non viene però eseguito nei termini previsti dall’appaltatore FIBE, che non consegna entro il 31 dicembre 2000 l’impianto di incenerimento da esso stesso localizzato tra grandi proteste ad Acerra.
Il 16 aprile 2000 Antonio Bassolino diviene presidente della Regione (dopo un anno e mezzo di presidenza di Andrea Losco) e commissario all’emergenza rifiuti; tra maggio e giugno sono approvati i progetti per cinque dei sette impianti CDR (il sesto sarà approvato in dicembre, e il settimo nel luglio 2001) e sempre in giugno Bassolino firma il contratto per lo smaltimento dei rifiuti della provincia di Napoli (in seguito dichiarerà di non averlo letto). Il contratto, dichiarato conforme all’Ordinanza Napolitano del 1998, presenta in realtà delle irregolarità gravi e non rilevate: nel contratto, infatti, non viene rispettato l’obbligo di smaltimento all’esterno, da parte della FIBE, del CDR prodotto prima dell’entrata in funzione dell’inceneritore; né è rispettata la clausola dell’Ordinanza Napolitano che stabilisce l’erogazione degli incentivi statali (CIP6) solo sul CDR prodotto con al massimo la metà degli RSU conferiti prima dell’inizio della raccolta differenziata38.
Per quanto riguarda l’approvazione dei progetti degli impianti CDR e i collaudi dei sette siti (avvenuti tra il 2000 e il 2001), esistono importanti differenze tra i progetti presentati e la loro implementazione: differenze di cui le commissioni addette ai collaudi non sembrano rendersi conto a causa, sostiene Rabitti39, di una scarsa idoneità professionale dei componenti delle commissioni,
di cui solo quattro su ventuno risultano iscritti all’elenco regionale dei collaudatori della Campania. Gli impianti realizzati FIBE continuano per anni a produrre CDR che comunque non può essere bruciato, sia per assenza dell’inceneritore, sia perché troppo umido, ed è così che si accumulano 5
37 Citato in Rabitti, op. cit.: 64. 38 Rabitti, op. cit.: 29.
milioni di ecoballe, corrispondenti a 6 milioni di tonnellate di rifiuti non smaltibili tramite termovalorizzazione, stoccate in giro per la regione. Nel frattempo nel luglio 1998 un’apposita commissione parlamentare ha constatato che dopo quattro anni di gestione commissariale la Campania è ancora in stato di emergenza, e giudica insufficienti gli impianti realizzati o individuati, oltre che poco collaborative le amministrazioni locali.
Nel dicembre 2000 Carlo Ferrigno, nuovo prefetto di Napoli, dichiara che le discariche esistenti sono ormai tutte sature e che in alcune sono stati sversati rifiuti al di là delle loro capacità, con gravi conseguenze igienico-sanitarie per chi vive nei paraggi; inoltre stigmatizza l’opposizione delle amministrazioni locali ad ospitare gli impianti di produzione di CDR. La Regione decide però di continuare ad utilizzare comunque alcune discariche esaurite, mentre entrano in funzione tre impianti di vagliatura e triturazione, e quattro di imballaggio.
Nove mesi dopo, nel settembre 2001, Bassolino firma anche il contratto per lo smaltimento dei rifiuti nelle altre province della Campania (anche stavolta, come egli stesso dichiarerà nel corso del processo successivo all’inchiesta giudiziaria sui rifiuti che lo vedrà tra i protagonisti, senza leggerlo): anche questo contratto è dichiarato conforme all’Ordinanza Napolitano, ma analogamente al caso precedente presenta gravi irregolarità (le stesse del caso provinciale).
La FIBE costruirà i sette impianti di CDR. L’inceneritore di Acerra (Fig. 1), in provincia di Napoli, entrerà in funzione nel marzo 2009, mentre il secondo impianto, quello di S. Maria La Fossa, in provincia di Caserta, non verrà ulteriormente previsto.
Un aspetto fortemente controverso dell’accordo stretto con la FIBE riguarda il fatto che al consorzio privato sia stata data l’autorità per selezionare i siti di costruzione delle infrastrutture, in maniera completamente indipendente dagli enti di amministrazione pubblica. Ciò ha portato la camorra ad arricchirsi attraverso pratiche di affitto dei terreni adatti alla costruzione40 (le indagini
mostreranno per esempio che, in uno stesso giorno, sono stati acquisiti da società di dubbia origine e poi rivenduti o affittati alla FIBE terreni per un valore più che quintuplicato41) nonché a numerose
ripercussioni ambientali e sulla salute poiché il Commissario, attraverso l’uso dei poteri straordinari garantiti in situazioni di emergenza, ha derogato ai requisiti generali per la procedura di Valutazione d’impatto ambientale (VIA) necessaria alla costruzione delle infrastrutture.
Per quanto riguarda le infiltrazioni camorristiche, racconta lo scrittore Roberto Saviano in un intervento su l’Espresso:
Il meccanismo era semplice: appena si sapeva dove avrebbero voluto far stoccare le ecoballe, intermediari si presentavano dai proprietari dei terreni, spesso piccoli agricoltori, e compravano i loro
40 Rabitti, op. cit.: 168. 41 Iacuelli, op. cit.: 68.
moggi. Il meccanismo di acquisto prediligeva i proprietari malati di cancro, erano i più ambiti dai mediatori, perché erano quelli che avevano bisogno di soldi e subito. Lo stesso valeva per i proprietari con figlie da sposare, debiti da saldare. Nelle campagne vendere ai mediatori del business dei rifiuti è divenuta una specie di liquidazione per i coltivatori diretti che ormai vedono le proprie pesche o mele annurche puzzare di fogna. Le locazioni le ha fatte la Fibe che è una società privata che ha fatto la gestione dell’intero ciclo dei rifiuti [...].42
Ancora, secondo Iacuelli, «[l]a dimostrazione finale delle penetrazione diffusa del condizionamento criminale camorrista nell’apparato della pubblica amministrazione nell’agro nolano, diviene evidente con lo scioglimento [...] di un’Asl, la Napoli 4 [...]»43, per contiguità alla
criminalità organizzata.
Per quanto riguarda invece le VIA, nel marzo 1998 vengono sostituite da più morbide "Valutazioni degli aspetti ambientali" e, nel febbraio 1999, da "Valutazioni della compatibilità ambientale", che sono poco rilevanti ai fini delle decisioni. Grazie ai poteri straordinari quindi il Commissariato ha evitato, ordinanza dopo ordinanza, una vera e propria VIA per gli impianti. Soltanto nel 2004, con l’inceneritore di Acerra, si torna a parlare di VIA ma, nota Iacuelli, neppure in questo caso si tratterà di una vera e propria VIA44. I poteri straordinari garantiti al Commissariato
hanno permesso una rapida presa di decisioni, ma hanno anche generato una mancanza di trasparenza, che ha favorito diverse decisioni a dir poco dubbie, come è stato il caso della scelta delle compagnie di trasporto e del controllo dei siti di stoccaggio delle ecoballe e delle discariche, ubicati in territori a marcata presenza camorristica. La FIBE ha infatti affidato a numerose ditte, a trattativa privata e senza alcun avallo tecnico da parte della struttura commissariale, il compito di effettuare le attività dei trasporto dei rifiuti e dei prodotti della lavorazione degli impianti45. Del
resto, lo stesso prefetto Catenacci osservò che le indagini di polizia avevano rilevato sospetti di collusione o di condizionamento tra imprese di trasporto e criminalità organizzata46.
Un’altra decisione con conseguenze catastrofiche da parte del Commissariato è stata poi quella di escludere i comuni e altri enti locali dai piani di gestione dei rifiuti47, imponendo scelte né
trasparenti né partecipate: su quest’ultimo punto torneremo nel corso del quarto capitolo.
42 Roberto Saviano, Morire di rifiuti, l’Espresso, 1º giugno 2007 (disponibile in linea:
http://temi.repubblica.it/espresso-speciale-casalesi/2007/06/06/morire-di-rifiuti/, accesso effettuato il 18-11-2010). Sul tema del ruolo della criminalità nella gestione dei rifiuti campani si veda anche, dello stesso autore: Gomorra.
Viaggio nell’impero economico e nel sogno di dominio della camorra. Mondadori: Milano. 2006.
43 Iacuelli, op. cit.: 69. 44 Iacuelli, op. cit.: 101. 45 Rabitti, op. cit.: 173. 46 In: Rabitti, id.
Fig. 1 L’inceneritore di Acerra (fonte: http://www.altrestorie.org/news.php?extend.1881.21)