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La figura dell'anziano

Gestione personale

LA VIOLENZA SUGLI ANZIANI NELLE RSA E' LA STRAGE CAUSATA DAL COVID-

3.1 La figura dell'anziano

Il concetto di anzianità, in quanto tale, è difficilmente definibile se non si considerano svariati aspetti, molto eterogenei tra loro che riguardano:

 l'ambito cronologico

 l'ambito demografico - statistico  l'ambito biologico

 l'ambito assistenziale

 l'ambito medico -legale- assicurativo

Il criterio di definizione più immediato è quello che attiene all'età del soggetto e che considera anziani gli individui di 65 anni o più33.

In realtà, considerato l’allungamento medio della speranza di vita alla nascita (in Italia 85 anni per le donne e 82 per gli uomini) é stata creata una nuova categoria di anzianità, dividendo le persone con più di 65 anni tra chi appartiene alla terza età, condizionata da buone condizioni di salute, inserimento sociale e disponibilità di risorse, e chi fa parte della quarta età, caratterizzata da dipendenza da altri e decadimento fisico34. Un’altra metodologia35 ad oggi utilizzata per parlare delle diverse fasi dell’anzianità comporta la suddivisione in quattro sottogruppi

 giovani anziani (persone tra i 64 e i 74 anni)  anziani (75 – 84 anni)

 grandi vecchi (85 – 99 anni)  centenari.

La proposta che arriva dalla società italiana di gerontologia e geriatria è quella di aggiornare il concetto di anzianità, portando a 75 anni l’età ideale per definire una persona come anziana. Un 65enne di oggi ha la forma fisica e cognitiva di un 40- 45enne di 30 anni fa e un 75enne quella di un individuo che aveva 55 anni nel 1980. Oggi alziamo l’asticella dell’età ad una soglia adattata alle attuali aspettative nei paesi con sviluppo avanzato. I dati demografici dicono che in Italia l’aspettativa di

33 Società Italiana di Gerontologia e Geriatria, Quando si diventa anziani?, www-sigg-it 34Società Italiana di Gerontologia e Geriatria, Quando si diventa anziani?, www-sigg-it 35 Società Italiana di Gerontologia e Geriatria, Quando si diventa anziani?, www-sigg-it

38 vita è aumentata di circa 20 anni rispetto alla prima decade del 1900. Non solo, larga parte della popolazione tra i 60 e i 75 anni è in ottima forma e priva di malattie per l’effetto ritardato dello sviluppo di malattie e dell’età di morte.

Secondo l’OMS il Giappone è il Paese più longevo, l'Italia è seconda e prima in Europa. Gli ultimi dati Istat registrano uno storico aumento degli anziani: sono cresciuti di oltre mezzo milione dal 2015 a oggi. Un vero e proprio record di over- 65 che hanno raggiunto per la prima volta i 13,8 milioni36. Di fronte a questi dati, potenziare il welfare su alcune fasce di popolazione è una scelta obbligata con un maggiore coinvolgimento del mondo cooperativo socio assistenziale che si sta già occupando di 7 milioni di famiglie grazie a oltre 355mila addetti sul territorio nazionale, mentre cresce la domanda presso le case di riposo che nel settore privato hanno registrato un aumento del 40% dei posti letto nel decennio compreso fra il 2006 e il 201637.

Considerato il trend di invecchiamento della popolazione secondo Uecoop diventa quindi strategico formare nuove schiere di professionisti dell’assistenza in grado di seguire al meglio gli anziani dentro e fuori le residenze, anche considerato che i non autosufficienti sono già 2,5 milioni e raddoppieranno entro il 2030.

Fig. 3.1 Statistiche sugli anziani di 75 anni e più

Fonte: www.Istat.it

36Oms, il mondo invecchia: "Nel 2020 più ultrasessantenni che bimbi sotto i 5 anni, www.repubblica.it

37Welfare: Uecoop, “con 13,8 milioni di over 65 è urgente potenziare il sistema per assistenza sociale e sanitaria,

39 Dalle considerazioni fatte sopra, emergono due figure particolarmente a rischio di abuso che si identificano nel paziente “anziano” e nel paziente “geriatrico”, quest’ultimo spesso connotato da “fragilità”

La vecchiaia è spesso associata ad un declino nella salute fisica o psicologica, che colpisce la capacità di svolgere i propri ruoli sociali, familiari e lavorativi.

Spesso l’essere anziano comporta anche la perdita di autorità, la riduzione delle reti sociali e della qualità della vita, difficoltà materiali ed emotive, e una maggiore dipendenza dagli altri per il proprio benessere. In questa parte della loro vita gli anziani vengono frequentemente ricoverati entrando in un ambiente nuovo per loro, a contatto con persone che non fanno parte del proprio network sociale; è evidente che la loro quotidianità cambia e secondo vari studi la qualità della vita di un anziano subito dopo il ricovero risulta molto compromessa.

Fig. 3.2 Classificazione cronologica in età senile

Fonte: Implicazioni socioculturali e aspetti medico-geriatrici e comportamentali del maltrattamento degli anziani, Convegno IPAVSI 2017

40 3.2 Il fenomeno della vittimizzazione

La violenza contro le persone fragili rappresenta un fenomeno talmente diffuso oggi giorno, da essere considerato un vero e proprio fenomeno criminologico di altissima rilevanza sociale. Per comprendere a fondo tale fenomeno è opportuno partire dal concetto di vittima e vittimizzazione focalizzandosi sul contributo di alcuni autori, come Nivoli che afferma che

"La primitiva concezione della vittima quale elemento passivo e fortuito del crimine, si è trasformata gradualmente nell’idea di una vittima “causa” specifica dell’evento criminale, nel momento in cui il reato si verifica, in ragione di un “aspetto” particolare della vittima stessa"38. Un altro importante Autore, A.E. Fattah, nella sua opera La victime est-elle coupable? (1971), mette in luce alcuni fattori che contribuirebbero alla scelta della vittima da parte dell’aggressore. La probabilità di diventare vittima, dipenderebbe dalle peculiarità intrinseche alla vittima stessa, che diviene in tal modo protagonista determinante dell’evento al pari del criminale39. L'idea che la probabilità di diventare vittima di un

crimine non sia equamente distribuita tra tutte le persone e che alcune siano maggiormente esposte a divenire vittime in base alle loro caratteristiche ha portato gli studiosi ad elaborare una classificazione che tiene conto tre differenti predisposizioni specifiche che facilitano il reato:

 bio-psicologiche (età, sesso, razza, stato fisico);

 sociali (occupazione, condizioni economiche e finanziarie, condizioni di vita);

 psicologiche (deviazioni sessuali, desiderio di appagare il bisogno sessuale, negligenza e imprudenza, estrema confidenza e fiducia, tratti del carattere).

In base a tale classificazione si intuisce che l'anziano è portatore di caratteristiche che lo pongono in una posizione di fragilità, considerato che l’inizio dell’età anziana è fatta risalire al 65 esimo anno di età, che vi profilo di salute è molto diverso dal sistema degli “adulti” per le variabili legate alla degenerazione psicofisica, delle abilità funzionali, dei bisogni assistenziali. Inoltre spesso sono presenti rallentamenti psicosensoriali e cognitivi e nella sfera relazionale variazioni, che vanno ad incidere sulla rete familiare e

38 Penna C., Vittime di crimini violenti - aspetti giuridici, psicologici, psichiatrici, medico-legali, sociologici e

criminologici, Maggioli Editore, Santarcangelo di Romagna (RN), 2014, p. 19

41 sociale (perdita del ruolo professionale, decesso del coniuge o dei figli, ecc.).

Pertanto nell’analizzare i processi di vittimizzazione degli anziani è necessario esaminare tutte le caratteristiche intrinseche e i contesti di vita come la famiglia e le RSA.

Fattah inoltre sostiene come la marginalizzazione cui sono sottoposti alcuni gruppi, o per loro attributi o per loro stile di vita, contribuisca in modo diretto al loro isolamento e di conseguenza favorisca la loro vittimizzazione. I membri di questi gruppi vengono definiti culturally legittimate victims (vittime culturalmente legittimate) o culturally appropriate targets (obiettivi culturalmente accettati): la loro vittimizzazione è percepita come giustificabile o non abbastanza deplorevole da meritare condanna o indignazione40.

La società odierna in un certo senso incoraggia gli atti di violenza contro i membri di un gruppo, ponendoli ad un livello inferiore e rendendoli colpevoli o condannabili agli occhi degli altri attribuendogli una serie di caratteristiche negative, condannando alcuni comportamenti, mettendo in dubbio la loro moralità, disprezzando la loro dignità e il loro ruolo e contributo al bene sociale e quindi rendendo la loro eliminazione una cosa accettabile.

É un po' quello che accade nelle RSA, i cui ospiti, che presentano caratteristiche diverse tra loro, sono costretti a conformarsi alla struttura organizzativa della RSA ed alle dinamiche relazionali con i caregivers. Gli atti di violenza che vengono perpetrati nelle suddette strutture molto spesso evidenziano che ad agire non è un singolo ma addirittura l'intero gruppo, che in tal modo acquisisce uno stile di lavoro violento verso tutti gli ospiti.

É come se nell'opinione comune il gruppo di ospiti venga biasimato come tale, perché considerato non sufficientemente legittimato ad avere cure adeguate, attenzione, interesse, in virtù proprio di quelle caratteristiche legate all’età, alla degenerazione cognitiva e fisica

42 3.3 Abuso e maltrattamenti sugli anziani: definizioni e dati

Nel 1975 in Gran Bretagna con l’espressione “granny battering”, che fa riferimento alla violenza fisica contro le “donne anziane”, si parla per la prima volta di abuso nei confronti degli anziani.

L'organizzazione mondiale della sanità nel 1996 definisce la violenza come :

L’uso intenzionale di forza fisica o di potere, minaccioso o reale, contro una persona o un gruppo di persone o una comunità, che risulta o ha una alta probabilità di risultare in lesione fisica, morte, danno psicologico, non sviluppo o deprivazione"41.

Questa definizione connota l'intenzionalità nell'atto violento senza tener conto delle conseguenze e del risultato finale.

Se si considera la violenza in senso lato, come mancanza di rispetto, abuso, negligenza, danno fisico secondo la scrittrice Simone De Beauvoir il binomio “vecchiaia-violenza” è quasi un’equazione nel senso che uno sta all’altro e uno rafforza l’altro42.

Vecchiaia - violenza rappresenta un binomio legato alla fragilità dell’anziano, alla sua debolezza fisica e psicologica che rende latente il rischio di prevaricazione e l’esercizio di abusi e maltrattamenti in forme più o meno evidenti.

Il quadro va completato con lo studio della relazione fiduciaria, di cura ed affidamento, che lega vittima e autore della violenza e che diventa più forte ed significativa con l'aumentare dell'età.

Molte altre definizioni di abuso, hanno considerato non solo la frequenza e la durata degli espisodi di violenza ma anche il contesto culturale di riferimento.

La “UK Action” (Azione del Regno Unito) ha elaborato una definizione di abuso che è stata poi adottata dalla “International Network for the Prevention of elder abuse” (INPEA - Rete internazionale per la prevenzione degli abusi sugli anziani). La definizione sostiene che:

“L’abuso verso l’anziano è un atto singolo o ripetuto, o la mancanza di misure adeguate, che si verificano all'interno di un rapporto di fiducia e che arrecano danno o disagio ad una persona anziana”43

41

Abuse of elderly people (Violenza contro le persone anziane), www.geragogia.net/editoriali/violenza,

42 Sgritta G.B., Deriu F. (2009) La violenza occulta. Violenze abusi e maltrattamenti contro le persone anziane, Ed.

Lavoro, 2009, p. 11

43 Soares J., Barros H., Torres-Gonzales F., Ioannidi-Kapolou E., Lamura G., Lindert. J., De Dios Luna J.,Macassa

G., Melchiorre M.G., Stankunas M., Abuso e salute tra gli anziani in Europa, Ed. It. A cura di M.G.Melchiorre e G. Lamura, Ancona, 2012, p. 25

43 L' OMS nel 2002 ne ha proposta un’altra:

l’abuso sull’anziano è una violazione dei diritti umani e una significativa causa di lesioni, malattia, perdita di produttività, isolamento, sofferenza”44.

Tale definizione di abuso contempla cinque tipologie: l'abuso fisico (ad es. causare dolore fisico con percosse), psicologico o emozionale (ad es. urla e grida che causano pena e angoscia), finanziario o materiale (ad es. sfruttamento economico improprio o illegale), sessuale (ad es. contatto sessuale non consensuale) e abbandono (ad es. negligenza nell’adempiere un obbligo di cura verso l’anziano). L’abuso, oltre a generare un torto o una lesione, va ad attaccare la dignità della persona che ha subito la vessazione. Esso può presentarsi in qualsiasi circostanza e in qualsiasi luogo, sia istituzionale (ospedali, case per anziani, centri diurni terapeutici per persone con disturbi cognitivi) che tra le mura domestiche.

Fig. 3.3 Le tipologie di abuso

Fonte: Bruno I., Il benessere organizzativo in RSA, Maggioli Editore, Santarcangelo di Romagna (RN), 2019

44 Meroni F., Levorato A. (2011), Maltrattamento nell’anziano,Tribuna medica ticinese Abuso Fisico Abuso Sessuale Abuso Psicologico Negligenza Abbandono Trascuratezza Sfruttamento finanziario

44 Seppur nel linguaggio comune i termini vengano utilizzati con lo stesso significato, tra il concetto di abuso e quello di maltrattamento c'è una differenza legata al fatto che il maltrattamento prevede l’intenzionalità dell’aggressore di voler nuocere alla vittima. I maltrattamenti possono essere di vario tipo e sono legati ad una combinazione di comportamenti lesivi.

Fig. 3.4 Comportamenti lesivi

Fonte: Bruno I., Il benessere organizzativo in RSA, Maggioli Editore, Santarcangelo di Romagna (RN), 2019

Le informazioni attuali riguardo alla violenza che colpisce gli anziani sono molto frammentate, a cominciare dalla classificazione delle sue possibili manifestazioni che può essere sintetizzata come segue4546:

 Maltrattamento fisico: comprende l’uso della forza fisica che può risultare in lesioni corporali, dolore fisico o indebolimento. Comprende spintonare, costringere nei movimenti, sovrastare fisicamente, rompere oggetti come forma di intimidazione, sputare contro, dare pizzicotti, mordere, cazzottare, calciare, picchiare, schiaffeggiare, bruciare con le sigarette. La violenza fisica è quasi sempre accompagnata da violenza psicologica.

 Violenza psicologica o di tipo emotivo: l’evidenza di questa violenza sfugge talvolta anche all’accurato controllo degli esperti poiché le modalità per esercitarla sono illimitate e perché per definizione è estemporanea cioè non lascia segni visibili o permanenti. Comprende sopraffazione verbale, umiliazione, intimidazione, minacce, ricatti, svalorizzazione e provoca angoscia, pena o dolore di tipo psicologico.

45

Clarke M.E., Pierson W., Management of Elder Abuse in the Emergency Department, Emergency Medicine Clinics of North America, 1999

46

Sgritta G.B., Deriu F., L’età dell’incertezza. Insicurezza, sfiducia e paura nella condizione anziana oggi, Ed Franco Angeli, Milano, 2005

• Trascuratezza nelle cure (limitazione volontaria dell’apporto alimentare,

restrizione idrica, rifiuto

di trattare le malattie degenerative),

• Crudeltà mentale (umiliazione, infantilizzazione, volgarità),

• privazioni economiche (sottrazione delle loro risorse finanziarie),

• restrizione della libertà,

• sevizie personali (percosse, bruciature, esposizione al freddo),

45  Abbandono: inteso come abbandono di persone anziane da parte di individui che hanno la custodia fisica o comunque hanno assunto la responsabilità della cura.

 Negligenza: (neglect) costituisce un’area di studio sulla quale gli studiosi si sono soffermati per lungo tempo ma ancora oggi non c’è un pieno accordo sulla sua definizione in generale comprende rifiuto o incapacità dovuta a pigrizia e ad insensibilità ad adempiere gli obblighi, i doveri, le necessità di un anziano. Comprende la trascuratezza nella persona, la mancata alimentazione, l’assenza di assistenza quotidiana, la negazione delle necessità di base e dei servizi, le dimenticanze e le omissioni.

La consapevolezza che nei paesi industrializzati si sta assistendo ad un marcato aumento della popolazione anziana induce ad una marcata preoccupazione relativa ad un aumento degli episodi di maltrattamenti delle persone anziane. Un sommerso destinato a crescere considerando le prospettive di crescita della popolazione.

La violenza contro gli anziani è considerata da molti un fenomeno "iceberg" , con un sommerso molto più grande di quanto si evince dalla realtà dei fatti essendo essa stessa una realtà sfuggente, dinamica e multidimensionale, poco e male esplorata.

I reati cambiano a seconda delle condizioni di autosufficienza dell'anziano. Gli anziani non autosufficienti e fragili mentalmente, riescono più difficilmente a segnalare le violenze subite e quindi in assenza di lesioni fisiche evidenti, palesemente sono soggetti ad azioni violente che rimangono sottese e sommerse.

Vale la pena a questo punto, focalizzarsi su alcuni dati statistici. Uno studio del 2017 dell'OMS basato sulle migliori evidenze disponibili di 52 studi condotti in 28 paesi, tra cui 12 paesi a basso e medio reddito, ha stimato che il 15,7% delle persone di età pari o superiore a 60 anni è stato sottoposto ad alcune forma di abuso.

Questo vuol dire che circa 1 persona su 6 di età pari o superiore a 60 anni ha subito qualche forma di abuso negli ambienti della comunità di cui fa parte durante lo scorso anno.

I casi di abuso sugli anziani sono elevati in istituti come case di cura e strutture di assistenza a lungo termine, con 2 su 3 membri del personale che hanno riferito di aver commesso abusi nell'ultimo anno.

Si prevede che la popolazione globale di persone di età pari o superiore a 60 anni raddoppierà, da 900 milioni nel 2015 a circa 2 miliardi nel 2050 e che quindi i casi di abusi e maltrattamenti cresceranno di pari passo.

46 Tabella 3.1 Statistiche sull'abuso sugli anziani

Elder abuse incommunit y settings (1)

Elder abuse in institutional settings (2)

Type of abuse Reported by

older adults

Reported by older adults and their proxies

Reported by staff

Overall Prevalence 15.7% Not enough data 64.2% or 2 in 3 staff

Psychological abuse: 11.6% 33.4% 32.5%

Physical abuse: 2.6% 14.1% 9.3%

Financial abuse: 6.8% 13.8% Not enough data

Neglect: 4.2% 11.6% 12.0%

Sexual abuse: 0.9% 1.9% 0.7%

Fonte: www.Who.int

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