Indicazioni per la consultazione
2 a Filippo: può dare Anfipoli λόγῳ, ma
avere potere su di essa ἔργῳ, e ottenere così l’εὔνοια di Atene
b. Atene: se prendesse Anfipoli, sarebbe
costretta ad avere εὔνοια verso Filippo, così come la ebbe verso Amadoco
Nelle ricostruzioni offerte finora (su cui infra), si è ipotizzato che il discorso avesse uno specifico destinatario, da identificare in Filippo, Atene o entrambi. Tralasciando per adesso la possibilità di una diversa opzione, esaminiamo le possibili ricostruzioni che si offrono con questa ipotesi.
Si possono scartare subito due ricostruzioni evidentemente inaccettabili: nello specifico, un discorso rivolto ad Atene in cui Isocrate incoraggia la città a prendere Anfipoli, così come un discorso rivolto a Filippo in cui il re macedone è incoraggiato a fare lo stesso. Rimangono quindi due possibili soluzioni:
(1) un discorso a Filippo in cui Isocrate lo invita a lasciare Anfipoli ad Atene;
(2) un discorso ad Atene in cui Isocrate la invita a lasciare Anfipoli a Filippo.
Entrambe queste soluzioni non sembrerebbero contraddire le affermazioni sopra riportate. Sennonché, alcuni problemi minori rendono ognuna di esse non completamente soddisfacente.
La ricostruzione (1) è quella supportata da Markle (1976, 81), il quale parla di un «fragment of a letter to Philip». Tale lettera avrebbe avuto anche una destinazione più ampia, identificabile in Atene: un aspetto particolarmente sottolineato dalla Usener (2003, 24), che accetta la ricostruzione di Markle trovandone conferma nella formulazione del § 3214. Questa ricostruzione
avrebbe il vantaggio di prefigurare un modello di ricezione simile a quello del Filippo, con una destinazione specifica per Filippo e una destinazione più generale per Atene (cfr. Introduzione [3.b]). Secondo Markle, nell’economia del Filippo, la menzione di tale discorso avrebbe una funzione di captatio beneuolentiae nei confronti di Atene: Isocrate, complice di Filippo, sa benissimo che la sua proposta sarebbe inattuabile e svantaggiosa per il re macedone, tuttavia vuole mostrare agli Ateniesi che sta facendo di tutto per
214 Tale doppia destinazione era stata ipotizzata anche da Dobesch (1968, 61), che tuttavia non definiva meglio le concrete modalità con cui si realizzava («ein Schreiben an Philipp und Athen»).
convincerlo a cedere Anfipoli; in questo modo, Isocrate vuole rendere gli Ateniesi ben disposti nei confronti del resto del discorso, così da rendere meglio accetto il suo intervento a favore di Filippo. Ma Isocrate non fa mai riferimento al discorso su Anfipoli come inviato a Filippo. Anzi, Isocrate sembra opporre nettamente il discorso su Anfipoli a τὸν πρὸς σὲ λόγον (§§ 1, 6), cioè il Filippo; in numerosi passi Isocrate descrive il Filippo come un discorso inviato al re macedone (cfr. e.g. 17 πέμπειν) – benché, ovviamente, potesse avere anche una diffusione più ampia – mentre per il discorso su Anfipoli egli menziona senza ambiguità una diffusione generale (7 διαδοθέντος τοῦ λόγου). Inoltre, mal si spiegherebbe lo stupore degli allievi quando Isocrate rivela loro di voler inviare un discorso a Filippo (§§ 17-23): se il discorso su Anfipoli era stato pensato anch’esso come un discorso epistolare per il re macedone, perché gli allievi dovrebbero sollevare obiezioni contro il loro maestro solo adesso?215
Sembra quindi preferibile la soluzione (2). Sennonché, alcuni elementi delle affermazioni di Isocrate sembrano andare contro l’idea che Atene dovesse lasciare Anfipoli. Sembra invece che la soluzione prospettata da Isocrate fosse effettivamente quella di un possesso ateniese della città, ma sotto una possibile influenza macedone. In questo modo si potrebbero spiegare meglio, per esempio, le perplessità di Isocrate riguardo alla pace di Filocrate: Isocrate potrebbe essere rimasto deluso dalla pace perché Anfipoli non era stata lasciata ad Atene (cfr. nota a 7 ὅπως γὰρ οὖν πεπρᾶχθαι: benché, come si dirà nella nota, questa non sia l’unica spiegazione possibile per questa notazione); inoltre, le opinioni degli ascoltatori di Isocrate sembrano insistere proprio sull’eventualità che Atene prenda effettivamente Anfipoli (si vedano in particolare le affermazioni finali, 2 a. e b., nella seconda tabella sopra riportata: se nelle affermazioni precedenti vi era una vera e propria opposizione fra Filippo e Atene, e si diceva che Atene doveva semplicemente fuggire Anfipoli e altre ἀποικίαι svantaggiose, le affermazioni finali si riferiscono entrambe alla stessa situazione eventuale: 2a. λόγῳ παραδοὺς τὴν χώραν… 2b. ἂν λάβωμεν Ἀμφίπολιν; agli occhi dei suoi destinatari, questo poteva essere un hint per l’individuazione della soluzione che Isocrate preferiva). A favore di una soluzione in cui Filippo cede Anfipoli ad Atene, inoltre, si può affermare che la prospettiva politica che si verrebbe a creare sarebbe molto più vicina a quella illustrata nel Filippo, e quindi più utile all’argomentazione portata avanti in esso (si veda, in particolare, il peso dato alla φιλία e all’εὔνοια).
215 Difficile da accettare è anche la funzione che Markle ipotizza per la menzione del discorso su Anfipoli. A parte la complessità e l’improbabilità della situazione ipotizzata da Markle, la lettura del discorso su Anfipoli come favorevole ad Atene non tiene conto delle profonde critiche che Isocrate sta muovendo contro la sua città in questa sezione, critiche che non possono essere dismesse come “di facciata”, ma che sono intimamente connesse con tutto il pensiero politico di Isocrate, e in particolare con le idee espresse nella De pace (cfr. sezione 3,
infra). La critica dell’imperialismo ateniese era reale, ed è difficile che un qualsiasi Ateniese
Non completamente soddisfacenti sembrano essere anche ulteriori ipotesi: per esempio, che il discorso non avesse un destinatario ben preciso, o che avesse un destinatario diverso da Atene o Filippo (i discorsi politici isocratei sono sempre inquadrati in una determinata situazione comunicativa, per quanto fittizia questa possa essere216, e neppure il contesto di un festival panellenico – come nel
Panegirico – potrebbe rendere ragione della particolare fisionomia di questo discorso su Anfipoli). In alternativa, si potrebbe pensare che il discorso non fornisse una vera e propria proposta concreta: si potrebbe vedere un riflesso di ciò nella frase περὶ μὲν τῶν ἀμφισβητουμένων οὐδὲν ἀπεφαινόμην, espressione che può far pensare che Isocrate non avesse preso posizione nella questione anfipolitana. Ma è difficile immaginare che, nel discutere di una possibile pace fra Atene e Filippo, Isocrate non mostrasse verso quale specifica situazione propendeva; anche nel discorso Sulla pace, per quanto i suoi consigli si mantengano su un piano piuttosto generale, egli fa riferimento alle specifiche συνθῆκαι stabilite da Atene nel 374, che serviranno come base per le future azioni della città (cfr. §§ 16, 20).
Forse il problema risiede a monte della nostra analisi. Tutte queste ricostruzioni, infatti, presuppongono che il discorso avesse una fisionomia ben precisa, e che questa sia riflessa completamente e chiaramente nel riassunto che Isocrate ci fornisce. Ma non si può escludere che Isocrate, nel produrre il suo riassunto del discorso, abbia attuato profonde riformulazioni del contenuto, tali da rendere difficile una reale ricostruzione di esso sulla base delle sue affermazioni. Lo mostra, del resto, la stessa struttura binaria che egli applica alle affermazioni del discorso: una struttura che, nel creare quasi perfetti parallelismi fra Filippo e Atene, rende difficile l’individuazione di uno specifico destinatario (oltretutto, è difficilmente immaginabile un discorso in cui ai punti di vista di Atene e Filippo fosse dato uguale o comparabile spazio, come sembrerebbe dalla forma del riassunto). Isocrate non solo non ci fornisce dati veramente decisivi per una ricostruzione del discorso, ma sembra rappresentare con la struttura stessa del suo riassunto la situazione di impasse in cui erano incorsi Atene e Filippo. Inoltre, bisogna ricordare che, al fine di comprendere il ruolo del discorso su Anfipoli nell’economia generale del Filippo, il punto importante della questione non è tanto la reale ricostruzione del discorso, ma il modo in cui Isocrate vuole presentarlo qui, e la funzione che conseguentemente gli accorda. Possiamo ipotizzare che il discorso fosse veramente come è stato prospettato nell’ipotesi di ricostruzione (1): ma Isocrate non fa niente, nel Filippo, per far capire ai suoi destinatari che il discorso su Anfipoli era un precedente epistolare del Filippo. Possiamo ipotizzare che il discorso debba essere ricostruito secondo l’ipotesi (2): Isocrate avrebbe tuttavia riformulato in modo più ambiguo il contenuto per renderlo più favorevole a Filippo. I destinatari del Filippo (sia Filippo sia Atene), del resto, difficilmente avranno potuto conoscere la reale forma del discorso su Anfipoli: Isocrate stesso ci dice che il discorso non era stato diffuso
oltre la stretta cerchia dei suoi “consiglieri”. Per quanto concerne i destinatari del Filippo, il discorso su Anfipoli potrebbe anche non essere mai esistito217.