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Le Film Commission come punto di partenza per l’individuazione dei fabbisogni formativi

3.2 Indicazioni per la definizione di un nuovo quadro formativo

3.2.2 Le Film Commission come punto di partenza per l’individuazione dei fabbisogni formativi

La nuova geografia produttiva dell’audiovisivo italiano, orientata sempre di più verso un “federalismo audiovisivo”, dà spazio a una riflessione nuova sul tema dell’offerta formativa a livello professionale. Se fino a una decina di anni fa Roma e Milano erano pressoché le uniche città in cui si poteva riscontrare una consistente domanda di professionalità dell’audiovisivo, e in particolar modo del cinema, lo scenario appare ora mutato.

Le Film Commission appaiono oggi come dei punti di riferimento importanti, non solo come strutture attorno alle quali sta nascendo una nuova industria dell’audiovisivo, ma anche come fonti di dati e informazioni di cui tener conto per comprendere quali siano nuove esigenze e problematiche che da essa scaturiscono.

Le considerazioni conclusive dell’ampio studio Il senso del cinema e

dell’audiovisivo per i territori70 riconoscono la portata del fenomeno in atto, che seppure non ancora completamente definito, comporta un ripensamento degli schemi tradizionali con cui abbiamo finora concepito l’industria audiovisiva italiana:

A ben guardare è proprio da una forte saldatura tra produzione audiovisiva e capacità di attrazione e promozione dei territori che può nascere e consolidarsi un nuovo ecosistema espressione di nuovi linguaggi, di nuove tecniche narrative e produttive, di nuove forme di

69http://www.cine-regio.org/about_cine-regio/cine-regio_objectives/, ultima consultazione 29/04/2015

70 Il senso del cinema e dell’audiovisivo per i territori – Volumi 1 e 2. Rapporto di ricerca realizzato dalla Fondazione

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accesso, circolazione e fruizione di contenuti sempre meno inquadrabili nei tradizionali paradigmi in cui è confinata l’attuale filiera.

Questo è lo scenario – ricco di opportunità ma non privo di incognite – in cui stanno assumendo un peso crescente quelle che possiamo definire le “filiere territoriali dell’audiovisivo” al centro dell’analisi del presente studio.

Gli interventi a sostegno della filiera cinematografica e audiovisiva rientrano ormai a pieno titolo nel quadro delle politiche di sviluppo territoriale della maggior parte delle Regioni italiane. […] L’idea chiave che guida le amministrazioni locali è quella di trasformare le opportunità di una attività tipicamente di natura immateriale in un volano di sviluppo industriale, intervenendo in tutte le fasi della filiera, nella consapevolezza che l’audiovisivo eserciti una straordinaria capacità di “illuminazione” dei territori generando significative ricadute socio-economiche, i cui effetti diretti e indiretti non sono ancora di agevole misurazione71.

In questo quadro, le Film Commission rappresentano nuovi importanti punti di riferimento grazie ai quali comprendere come stia mutando a sua volta la richiesta di professionalità delle produzioni, sempre più spesso attirate da nuovi territori. Si assiste sempre di più al coinvolgimento di professionisti locali, non solo perché in molti casi la stessa Film Commission o il film fund locale lo richiede come condizione per la concessione di contributi e facilities, ma anche perché la produzione stessa ne trae beneficio, soprattutto quando si parla di personale below-the-line e di servizi di logistica. Spiegano infatti Cucco e Richeri:

Una delle voci di costo più onerose per una produzione audiovisiva riguarda i compensi per il personale below-the-line (ovvero preposto a mansioni tecnico-operative) e per la logistica (spese di soggiorno per la troupe, spostamenti giornalieri per e dal set, servizi di catering, ecc.). La possibilità di usufruire di personale in loco consente quindi di ridurre i costi e costituisce un fattore di richiamo per produzioni cinematografiche e televisive. È dunque importante che la film commission sia a conoscenza delle professionalità e delle competenze che il territorio è in grado di offrire e che potrebbero essere legate in maniera diretta o indiretta alle attività dell’industria audiovisiva72.

In realtà anche la disponibilità di professionalità nell’ambito della post-produzione costituisce sempre di più un fattore di attrazione delle produzioni:

71 Il senso del cinema e dell’audiovisivo per i territori – Volume 2. Rapporto di ricerca realizzato dalla Fondazione Rosselli per Luce-Cinecittà con la supervisione della Direzione Generale per il Cinema del MiBACT, novembre 2013, p. 173

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In questa maniera, infatti, si pongono i presupposti per una possibile permanenza della troupe in loco, o almeno di una sua parte, aumentando le ricadute positive per l’economia locale73.

In che modo le Film Commission italiane possono essere una fonte di informazioni rilevanti per valutare la nuova distribuzione di professionalità sul territorio italiano ed eventuali esigenze di formazione?

Una prima risorsa è costituita dalle Production Guide disponibili sui siti internet delle principali Film Commission. Si tratta di un database che raccoglie nomi e profili dei professionisti disponibili nel territorio di riferimento, suddivisi per categoria. Può essere suddivisa in più categorie: professioni – aziende – servizi. Costituisce un valido strumento per le produzioni che intendono girare sul territorio per individuare professionisti di cui possono disporre direttamente in loco. Come anticipato, in alcuni casi la scelta di professionisti locali è libera, in altri rientra nei cosiddetti “vincoli territoriali” imposti dal regolamento di assegnazione dei fondi regionali (ad esempio il FVG Film Fund prevede l’impiego di almeno il 20% di maestranze locali, l’Apulia National FF il 35%).

Il tema delle professionalità locali diviene dunque centrale e di conseguenza anche quello degli enti formativi preposti alla formazione di esse. Per una film commission è essenziale conoscere numero e tipologia di professionisti locali e comprendere quale sia lo stato dell’offerta formativa destinata alla loro formazione.

Una delle film commission di maggiore successo, la Torino Piemonte Film Commission, riconosce ben presto questa esigenza e commissiona già nel 2007 a Labmedia un’indagine dal titolo Occupazione e formazione cinetelevisiva nella

Regione Piemonte74. Nel report dell’indagine sono indicati gli obiettivi della ricerca:

- Focus: mappatura e valutazione dell’offerta formativa all’audiovisivo in Piemonte

- Ricognizione sistematica sull’industria audiovisiva (non solo cinematografica e televisiva) in Piemonte (in particolare censimento e schedatura analitica società di produzione e service) - Analisi delle dinamiche occupazionali del settore

- Aggiornamento e razionalizzazione della Production Guide di Film Commission Torino Piemonte on line75

73 Ivi, p. 74

74 Labmedia, Occupazione e formazione cinetelevisiva nella Regione Piemonte, 2008. Abstract in pwerpoint della ricerca disponibile al link http://www.labmedia.it/05/ricerche.asp#1 , ultima consultazione 18/11/2014

122 Per quanto riguarda la formazione, l’indagine registrava 179 corsi di formazione

all’audiovisivo e al settore multimediale censiti in Piemonte nell’anno 2005-2006, di cui 19 corsi universitari, 16 master, 144 corsi di istruzione e formazione professionale. L’insieme dei corsi era erogato da 38 enti diversi e si registrava un fenomeno di “esplosione recente”: il 62% dei corsi professionali e il 78% dei master risultava nato dopo il 2003. Nella percezione di aziende e lavoratori, l’offerta risultava ottima o soddisfacente nel 66% dei casi, con la precisazione che in alcuni casi era giudicata “sovrabbondante” rispetto all’assorbimento effettivo del mercato. Un giudizio negativo riguardava qualità e utilità dei corsi:

- secondo quasi la metà delle aziende la qualità è insufficiente o pessima

- secondo 9 lavoratori su 10 vi si insegnano competenze poco o per nulla in linea con lo svolgimento della professione76

Queste le principali criticità della formazione secondo gli operatori:

- Mancanza di internazionalizzazione (poco/per nulla adeguata per 85% circa delle aziende): i benchmark restano i corsi europei, soprattutto per la formazione continua, giudicata sul territorio troppo provinciale

- Scarsa selettività sia in entrata che in uscita

- Scarsità di partnership tra aziende ed enti formativi (per l’autoreferenzialità del mondo accademico e per lo scetticismo delle aziende, che prediligono il training on the job alla formazione istituzionalizzata)

- Scollamento tra teoria e prassi, difficoltà a intercettare le esigenze del mercato in termini di figure e competenze realmente strategiche da formare: offerta sbilanciata, negli sbocchi e nei contenuti, sull’”immaginario collettivo cinematografico” più che sulle competenze necessarie

Formazione tecnica parcellizzata e specialistica, a discapito della duttilità e delle conoscenze generali / di base77

Il direttore della Film Commission Torino Piemonte, Davide Bracco, commenta così i risultati dell’indagine e le scelte che ne sono conseguite:

C’era un florilegio di corsi più o meno seri, con titoli assolutamente generici quali “formazione del tecnico dell’audiovisivo” o “tecnico del multimedia”. Noi volevamo capire

76 Ibidem

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se entrare o meno nell’ambito della formazione – pur ribadendo che non è un ambito statuario della Torino Piemonte FC. Rispetto ad altre regioni che hanno un tessuto audiovisivo del tutto minore, e in cui la nascita di una film commission ha avuto un ruolo importante perché in regioni a bassa capacità produttiva le film commission erano in qualche modo il polo centrale di tutto il sistema, in regione Piemonte il tessuto del fare cinema ma anche dell’organizzarlo è sempre stato molto importante – è evidente che fare cinema, vedere cinema, organizzare festival è un’attività consolidata da più di trenta anni. Noi siamo nati ormai quindici anni fa, sarebbe stato sciocco considerarci gli unici portatori di formazione. Negli ultimi anni abbiamo cercato allora di federare alcune esperienze, soprattutto le esperienze migliori. Alla luce di quella indagine che avevamo fatto, abbiamo iniziato a collaborare con esperienze capaci di portare formazione. Le faccio degli esempi: in due o tre scuole medie di Torino, si svolge un’attività di formazione all’audiovisivo e ai mestieri del cinema, ancora a livello di conoscenza, a livello generale, ma per noi è importante iniziare a far pensare al cinema come a una passione e a un ipotetico sbocco lavorativo. Quindi collaboriamo con associazioni che fanno formazione almeno di una o due ore a settimana in scuole medie inferiori. La nostra collaborazione consiste nell’essere trait d’union tra le scuole e i tecnici del territorio, che vanno a spiegare cos’è il loro lavoro e poi portare gli studenti nella nostra sede, fargli fare visite sui set in modo che i ragazzi inizino ad avvicinarsi a un’educazione all’audiovisivo. Abbiamo poi un interscambio forte con l’Istituto Fellini (istituto secondario superiore paritario per la formazione all’audiovisivo), perché i suoi studenti molto spesso entrano in stage tramite noi. Ci sono anche altre istituzioni a Torino che svolgono corsi per tecnici dell’audiovisivo, due o tre realtà riconosciute a livello nazionale e ministeriale con le quali collaboriamo direttamente. Allo stesso modo collaboriamo con il Centro Sperimentale, che ha qua la sua sede per l’animazione: ci sono trenta studenti all’anno, e la Film Commission sostiene i corsi e soprattutto i loro lavori finali – cioè interveniamo anche affinché possano realizzare dei progetti che poi costituiscano per loro i migliori biglietti da visita per entrare nel mondo del lavoro, dei cortometraggi di animazione a livello professionale. Il Centro Sperimentale è “la” scuola di animazione in Italia, riconosciuta sulla base della fama nazionale del Centro Sperimentale.

Noi abbiamo uno specifico fondo per il documentario – siamo l’unica film commission in Italia ad averne uno specifico per lo sviluppo e la produzione di documentari, perché qua in Piemonte c’è un forte tessuto produttivo di documentari – ci sono almeno una decina di società capaci di confrontarsi a livello nazionale e internazionale. Da quest’anno quindi (2013) nasce un corso di avviamento professionale per scuole secondarie alla professione del documentarista. Proprio per questa presenza maggioritaria di case di produzione di documentari, ci sembra importante iniziare a formare, attraverso professionisti, studenti a cui far presente cosa è il documentario e che potrebbe essere per loro uno sbocco lavorativo. Insieme alla Aiace, all’Associazione Produttori Documentari e a Piemonte Movie abbiamo dato vita a un corso che si chiama “Professione Documentario”, che si svolge in due moduli e partirà quest’anno in via sperimentale. L’idea è quella di avvicinare il più possibile il

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mondo della produzione a quello della formazione: a Torino ci sono società di produzione di documentario, c’è un fondo per il documentario, per noi è importante orientare la formazione verso quegli ambiti che hanno potenzialità di crescita e sviluppo78. Questo è in sostanza l’ordine di interventi che noi come Film Commission facciamo79.

Meno intense invece le collaborazioni con le realtà universitarie locali:

C’è il corso di Ingegneria del Cinema del Politecnico di Torino, che forma sviluppatori di new media, crossmedia – un lavoro del tutto moderno ma anche estraneo rispetto a quello delle produzioni tradizionali – film e fiction - che girano in Piemonte. Tuttavia costituiamo trait d’union tra studenti e mondo dei produttori, perché il documentario ad esempio si sta avvicinando sempre più alla crossmedialità. Siamo anche partner del master in Management della produzione e distribuzione audiovisiva e crossmediale, organizzato dal Dipartimento di Management dell’Università di Torino in collaborazione con il Dipartimento di Studi Umanistici. Poi c’è il mondo più classico del DAMS di Torino, dove l’approccio è più teorico. Uno studente del DAMS di Torino non credo veda uno sbocco professionale nel “fare cinema”. Diciamo che sono ambiti “altri”. Uno dei nostri principali obiettivi, prima ancora di quello della formazione, è di assicurare una buona occupazione, dei tecnici locali – e i tecnici locali sono macchinisti, sono scenografi – ad esempio gli studenti che escono dall’Accademia di Belle Arti hanno buone possibilità di assorbimento. Questi sono i nostri “clienti”. In generale il mondo universitario è più orientato alla teoria, non produce figure che interagiscono direttamente con la produzione cinematografica80.

Bracco sottolinea inoltre come dal punto di vista professionale il Piemonte sia ormai in una posizione avanzata rispetto ad altre Regioni81: qualsiasi produzione che voglia girare in Piemonte sa che sul territorio sono presenti tutte le figure di cui ha bisogno, soprattutto below-the-line, che non deve portarsi dietro da Roma e per le quali non deve sostenere spese di viaggio e alloggio. La Film Commission Torino Piemonte ha più il ruolo di raccordo tra realtà legate al cinema che sul territorio già esistevano. Diverso è il caso di quelle regioni in cui un “sistema cinema” fino a pochi anni fa era davvero inesistente, dove le Film Commission hanno avuto un

78 Il direttore Bracco mi ha fornito nella primavera del 2015 alcuni aggiornamenti rispetto a questo: il corso “Professione Documentario” non è poi stato attivato per mancanza di fondi. A fine gennaio 2015 è partito invece il progetto FORMOVIE, “un progetto educativo e didattico rivolto alle scuole primarie e secondarie che mette insieme per la prima volta importanti strutture operanti nell'ambito cinematografico piemontese: Accademia Albertina di Belle Arti, AIACE Torino, Museo Nazionale del Cinema,Scuola Holden,Università di Torino – DAMS”. Descrizione del progetto tratta da http://www.museocinema.it/news.php?id=1686, ultima consultazione 04/05/2015

79 Intervista telefonica realizzata da chi scrive il 25/10/2013

80 Intervista telefonica realizzata da chi scrive il 25/10/2013

81 Sullo sviluppo dell’industria cinematografica in Piemonte si veda anche S. DELLA CASA, Torino e il cinema, in M.M. GAZZANO, S.PARIGI, V.ZAGARRIO (a cura di), Territori del cinema italiano…cit., pp.107-111

125 ruolo più incisivo – hanno dovuto creare dal niente un settore, e la formazione è

stata uno degli strumenti con cui contribuire:

Il lavoro dell’Apulia Film Commission è un lavoro molto importante soprattutto in quella regione – una regione che fino a dieci anni fa non aveva attività di produzione e cultura cinematografica. La Film Commission è stata brava a imporsi, a intercettare tutte le necessità e organizzarsi. Lì fanno formazione diretta, hanno un fondo per le coproduzioni, hanno un tessuto di distribuzione.

In certe regioni probabilmente i tecnici si stanno formando, ma non ci sono ancora, perché sono regioni che sono partite quattro o cinque anni fa. Una produzione romana probabilmente chiede alla regione un contributo più alto perché rispetto a quello che offriamo noi loro devono portarsi tutti da Roma82.

La recente attivazione di numerose Film Commission su territorio italiano ha inoltre determinato la definizione di nuove figure professionali, come quelle del

location scout e del location manager, coinvolti nell’identificazione delle location

più adatte alle produzioni ospitate sul territorio:

Il lavoro di quest’ultimo [location scout] consiste nell’individuare i luoghi più appropriati per le riprese, che si avvicinino il più possibile alle location che lo sceneggiatore ha in mente e che siano ragionevolmente accessibili da un punto di vista logistico che finanziario. Una volta individuato un luogo o una rosa di luoghi appropriati per le riprese, il location scout raccoglie alcune informazioni preliminari in merito all’accessibilità della location, alla disponibilità del proprietario del luogo o dell’ente che lo gestisce a cederlo per le riprese, al prezzo, ai servizi disponibili nell’area ecc., che poi invia alla produzione assieme alle relative fotografie. Se la produzione sceglie i luoghi suggeriti dal location scout, il processo produttivo prosegue e la gestione della location viene affidata al location manager. Il location manager è una persona ingaggiata appositamente dalla produzione per finalizzare gli accordi tra la produzione, i proprietari delle location scelte e tutte le persone che potrebbero essere in qualche modo toccate dall’uso della location (ad esempio gli abitanti del quartiere), per gestire la location durante l’intera fase di riprese (preparazione del set, pulizia a fine giornata,ecc.) così come le relazioni con l’esterno (popolazione, enti, servizi). La figura del location manager viene ingaggiata solamente per medie-grandi produzioni cinematografiche e televisive, le quali spesso necessitano di più location e di riprese particolarmente complesse da organizzare. Per tutte le altre produzioni di piccola o media entità il ruolo del location manager è ricoperto dalla stessa persona che si è occupata dello scouting e che quindi spesso afferisce alla film commission locale83.

82 Intervista telefonica realizzata da chi scrive il 25/10/2013

126 Dall’indagine Il senso del cinema e dell’audiovisivo per i territori emerge inoltre

come in molte Film Commission si registri carenza di personale – accompagnata talvolta da carenze nelle risorse per poter assumere.

Si legge ad esempio nella sezione dedicata all’Apulia Film Commission:

Pur essendo in aumento rispetto al 2011, viene dichiarata la necessità di una integrazione di organico, primariamente con figure di project manager, analisti e assistenti di progetto. [In nota: Nel luglio 2013 la FC ha emanato un apposito avviso pubblico di ricerca personale specializzato da inserire nel proprio database di esperti]84

Un’integrazione di organico è indicata come necessaria anche nel caso della Sardegna Film Commission:

La Fondazione Sardegna Film Commission dispone attualmente del solo Direttore generale, con contratto atipico di dirigente part time Federculture. Due funzionari regionali full time che collaboravano al passaggio di consegne dallo Sportello alla Fondazione sono stati reintegrati dall’Assessorato in altre mansioni.

Tra il 2006 e il 2012 la Regione aveva in organico, per il solo Sportello Film Commission, tre funzionari full time. Nel 2012, viene istituita la Fondazione ma non viene dotata di altro personale se non la figura del Direttore Generale. Sono tuttavia previsti tre consulenti: un revisore dei conti con contratto triennale, un commercialista con contratto annuale e un consulente del lavoro con contratto annuale. Occorrerebbe quindi integrare l’organico con almeno altre tre persone fisse in ufficio che ricoprano i ruoli di assistente di direzione/segretaria, head of production e fundraiser.

Le criticità relative all’organico della Sardigna Film Commission vengono segnalate anche dal regista Marco Antonio Pani: “La Film Commission dovrebbe avere nel suo organico persone esperte del lavoro sul set, esperti di gestione dei bandi europei per la raccolta dei fondi necessari al suo funzionamento ed al sostegno delle produzioni, soprattutto di quelle locali e della stessa Film Commission. Dovrebbe avere impiegati, una segreteria, uno sportello informativo e di sostegno alla nascita e sviluppo di nuovi progetti, un ufficio relazioni con il pubblico e la possibilità di pagare un servizio di scouting location e professionisti85.”

Tra le figure professionali di cui si ipotizza una sempre maggiore necessità ci sono anche quelle afferenti all’ambito gestionale-economico:

84 Il senso del cinema e dell’audiovisivo per i territori – Volume 2…cit., p.33

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Nel prossimo futuro il ruolo delle Film Commission sarà sempre più quello di farsi garanti, presso possibili investitori privati, della credibilità dei progetti anche sotto il profilo della correttezza e della affidabilità/sostenibilità finanziaria. Per fare questo risulta evidente che tali strutture avranno bisogno di più robuste competenze professionali e un grado maggiore di specializzazione: non solo location manager, ma anche, per esempio, promotori finanziari del tax credit presso le aziende del territorio86.