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La terza fase: dal 2007 alla ricerca PRIN e allo studio sull’audiovisivo nei territori

A partire dal 2007 il tema della formazione professionale all’audiovisivo compare in alcuni studi di carattere tuttavia più settoriale o generico.

Il primo contributo, risalente appunto al 2007, costituisce in realtà un aggiornamento di una prima indagine condotta dal Censis e Videoplay nel 1999 sull’intero comparto audiovisivo della regione Lazio e sui fabbisogni formativi delle imprese regionali. La necessità di tornare sull’argomento trova ancora una volta origine nei cambiamenti che investono il settore:

Oggi, si ripropone la necessità di fare il punto sulla situazione del settore, soprattutto alla luce dei cambiamenti importanti che sono intervenuti sul lato dei processi produttivi (la digitalizzazione), sul lato della domanda di prodotti audiovisuali (la moltiplicazione dell’accesso ai vettori di programmi), sul lato della struttura d’impresa (integrazione del prodotto servizio, emersione di nuove competenze, riconfigurazione fra componente artistica/artigianale e componente tecnica – organizzativa)37.

36 Ivi, p.37

37 CENSIS, Videoplay, L’audiovisivo nel Lazio: imprese lavoro e formazione in un settore strategico per l’economia

26 Anche questa indagine, come quella realizzata otto anni prima e culminata nella

pubblicazione del volume L’audiovisivo nel 2000 e le professionalità emergenti, sottolinea il ruolo di assoluto dominio in ambito audiovisivo della Regione Lazio, qui definita “passato e futuro dell’Audiovisivo”38. Questa tesi è supportata da dati che vengono forniti e che vedono il Lazio registrare una crescita più alta rispetto al resto d’Italia nel comparto audiovisivo tra il 2001 e il 2006 (+ 32,5 Lazio contro +30,5 Italia, anche se il dato riferito al solo comparto cinematografico vede il Lazio in posizione di inferiorità rispetto alla crescita su base nazionale: + 34,1 contro +38.1). Restringendo il campo al solo settore cinematografico, vediamo poi come circa 1/6 del totale delle imprese identificate nel 2006 su territorio italiano abbiano sede nel Lazio (1061 su 6774). Rispetto ai dati occupazionali, le imprese laziali arrivano addirittura a coprire il 45% delle risorse umane impiegate nel settore in Italia.

Dal punto di vista della formazione, lo studio in questione analizza in realtà solo la domanda di ri-qualificazione professionale dei lavoratori già impiegati nelle imprese e che, dai risultati ottenuti, appare molto bassa: solo il 22% delle imprese ne dichiara la necessità e limitatamente a figure tecniche, quali tecnici del montaggio o del suono.

L’aspetto più interessante di questo report è più che altro nella parte propositiva finale, in cui si esplicita la necessità di creazione di un più stretto rapporto tra audiovisivo e territorio, in cui le istituzioni svolgano in particolare un ruolo di raccordo e di filtro di comunicazione tra attività produttive e formative. Una proposta che va nelle direzione di un maggior “federalismo audiovisivo”, tema destinato ad avere un ruolo sempre più centrale nel panorama audiovisivo, come vedremo nel capitoli dedicati alla definizione dello scenario attuale. Si legge infatti nel documento:

Il legame fra audiovisivo e territorio infatti mette in evidenza come la competizione oggi passi necessariamente attraverso una solida collaborazione di vari soggetti che contribuiscono alla creazione di un prodotto/servizio. La disponibilità di tali soggetti sul territorio e la loro capacità, sono spesso ciò che fa la differenza nell’attrazione di investimenti, di interesse, di risorse. La formazione delle professionalità necessarie alle imprese dipende dalla qualità dell’offerta formativa; il valore del prodotto/servizio appare sempre più legato alla presenza di servizi alle imprese che riducano le incertezze gestionali

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e organizzative; l’accesso al mercato risulta strettamente correlato ad un supporto di servizi e beni pubblici altrimenti indisponibili. Tutto ciò richiama la necessità di una regia che per un territorio non può che essere identificata nella Regione, anche in relazione alle esigenze di riequilibrio tra le diverse province in presenza di un’entità come il territorio romano che rappresenta un fattore di traino moltoimportante, ma tale da impedire processi autonomi di crescita negli altri ambiti regionali39.

I primi segnali dell’esistenza di un federalismo audiovisivo, che smentiscono il ruolo di assoluto dominio del Lazio, si intravedono già nel 2008. In questo anno infatti la Regione Piemonte e la Film Commission Torino Piemonte commissionano alla società di media consulting Labmedia un’indagine sullo stato occupazionale del settore audiovisivo regionale e della relativa offerta formativa40. I risultati, che riprenderemo più dettagliatamente nella parte dedicata al ruolo delle film commission, confermano un quadro di sovrabbondanza e scarsa qualità dell’offerta. Un altro studio che seppur molto indirettamente affronta il tema in oggetto è il volume L’occupazione culturale in Italia41, un’articolata ricerca condotta sul periodo 2004-2006 che intende fare il punto sulle condizioni occupazionali del settore. Si tratta tuttavia, come si evince anche dal titolo, di uno studio che copre un ambito molto più ampio rispetto a quello del settore cinematografico o anche audiovisivo, da cui non possiamo ricavare molte indicazioni significative. Il contributo appare in ogni caso degno di attenzione per l’accento posto sulla necessità di indagare lo stato dell’occupazione culturale in Italia. Alla pubblicazione del Libro Bianco di Delors Crescita, competività, occupazione: le

sfide per entrare nel XXI secolo nel 1993, non hanno fatto seguito, secondo gli

autori, studi a livello europeo e nazionale sullo stato e sulle potenzialità delle professioni svolte nell’ambito della cultura. Il volume appare allora un primo tentativo di colmare questo vuoto, nella convinzione che gli occupati nella cultura e nella creatività artistica costituiscano “una tipologia di lavoratori tra i più innovativi e propulsivi dello sviluppo economico e sociale nelle società industriali avanzate”42.

39 Ivi, p.13

40 Labmedia, Occupazione e formazione cinetelevisiva nella Regione Piemonte, 2008. Abstract in powerpoint della ricerca disponibile al link http://www.labmedia.it/05/ricerche.asp#1, ultima consultazione 18/11/2014

41 C. BODO, E. CABASINO, F.PINTALDI, C.SPADA, L’occupazione culturale in Italia, Milano, Franco Angeli 2009

28 Rispetto al tema della formazione, anche qui intesa in riferimento all’ampio

settore “culturale” e non quindi semplicemente all’audiovisivo, gli autori si limitano a rilevare

una politica di moltiplicazione dell’offerta formativa dell’ultimo trentennio, che non ha tenuto in alcun conto le reali esigenze del mercato e del lavoro. Ne risulta un sostanziale scollamento e una conseguente grave carenza di dinamiche efficaci di incontro tra domanda e offerta e una situazione difficilmente sostenibile nel prossimo futuro43.

Una conclusione che, per quanto formulata in riferimento a uno scenario molto più ampio e articolato, appare comunque in linea con quanto riscontrato e dichiarato negli sporadici studi sulla formazione all’audiovisivo di cui è stato dato fin qui conto.

Tra i più recenti studi sul tema della formazione professionale all’audiovisivo troviamo inoltre alcune ricerche promosse da A.S. For Cinema, Associazione per lo Sviluppo e la Formazione delle Professioni Cinematografiche, nata nel 2009 su iniziativa di ANICA e delle organizzazioni sindacali di settore SLC-CGIL, UILCOM-UIL e FISTeL-CISL. Tra le pubblicazioni dell’Associazione rientrano le indagini “Progetto di qualificazione formativa e riqualificazione del settore audiovisivo44” e “La terza dimensione. Nuove professioni ed esigenze formative45”, pubblicate nel 2010.

La prima raccoglie i risultati di una serie di interviste a professionisti del settore audiovisivo rispetto ai cambiamenti in atto e alle prospettive e necessità di aggiornamento professionale e iniziative formative specifiche. Si tratta di uno studio centrato prevalentemente sullo stato del mercato audiovisivo laziale (in sostanza romano), volto a indagarne problematiche e potenzialità. Gli intervistati esprimono la propria opinione rispetto ad alcune questioni centrali, prima fra tutte il cambiamento determinato dall’introduzione del digitale. Il quadro che emerge è quello di un settore in cui le potenzialità di crescita e sviluppo sono in parte frenate da un certo ritardo con cui esso stesso si dimostra capace di recepire e sfruttare gli elementi di novità. Le nuove tecnologie determinano mutamenti in tutta la filiera

43Ivi, p.142

44A.S.For CINEMA, Progetto di qualificazione formativa e riqualificazione del settore audiovisivo, Roma, A.S.For CINEMA 2010

45S.MISIANI, M.LA VIGNA (a cura di), La terza dimensione. Nuove professioni ed esigenze formative, Roma, A.S.For CINEMA 2010

29 produttiva, che deve oggi ripensare la sua stessa organizzazione. Interventi

formativi capaci di riflettere e indirizzare il cambiamento appaiono a questo proposito importanti. Gli ambiti su cui puntare a livello formativo che vengono riconosciuti dallo studio come vincenti sono quello della distribuzione (con particolare attenzione ai mercati esteri), dello sviluppo di prodotti innovativi per cinema, tv e web, dell’animazione grafica. Tra le azioni da promuovere vengono inoltre incluse l’attivazione di forti sinergie tra istituzioni formative ed aziende e iniziative di mobilità transfrontaliera.

Specificatamente dedicato alle novità introdotte dal 3D è invece il secondo studio, che indaga livello di sviluppo della tecnologia nel nostro paese e conseguenti necessità formative legate ad esso. Riprenderemo le conclusioni a cui giunge questa ricerca nella parte nel terzo capitolo, dedicato all’analisi del nuovo scenario di riferimento per il settore cinematografico italiano.

Si giunge così al 2011, anno in cui ha inizio l’ampia fase di ricerca a carattere quantitativo e qualitativo del PRIN 2008, con l’intento di fornire un quadro esauriente e definitivo dello stato della formazione professionale al cinema, di cui daremo conto nel prossimo capitolo.

Allo stato attuale, si segnala inoltre che il tema della formazione trova nuovo spazio anche all’interno del recente studio Il senso del cinema e dell’audiovisivo

per i territori realizzato nel 2013 dalla Fondazione Rosselli per Luce – Cinecittà46. In linea con quella prospettiva “territoriale” e maggiormente “federalista” individuata come centrale già nello studio CENSIS del 2007 sulla Regione Lazio, la ricerca ricostruisce lo stato del settore audiovisivo nelle singole regioni italiane. Per ognuna di esse, un paragrafo specifico è destinato proprio all’elenco delle principali attività formative (anche se non necessariamente con intento professionalizzante) disponibili sul singolo territorio. Rimandando ai capitoli successivi una più attenta analisi del rapporto tra territori e formazione, ci limitiamo qui a segnalare la grande varietà e disomogeneità di iniziative registrate, con poche regioni che hanno saputo avviare progetti innovativi e di successo, in un contesto generale da cui emerge, ancora una volta, la totale assenza di linee guida e di progetti formativi coerenti.

46 Il senso del cinema e dell’audiovisivo per i territori – Volumi 1 e 2. Rapporto di ricerca realizzato dalla Fondazione Rosselli per Luce-Cinecittà con la supervisione della Direzione Generale per il Cinema del MiBACT, novembre 2013

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CAP.2 LO STATO DELLA FORMAZIONE