Sciascia non credeva che Todo modo potesse avere un considerevole impatto sulla vita civile. Nel 1976 Elio Petri fa un film con lo stesso titolo. Loreto Busquets ha analizzato dettagliatamente le differenze tra le due forme d'arte, che perseguono un unico obiettivo: «l'attenzione e la tensione morale e civile verso i problemi e le dege- nerazioni della vita pubblica nazionale italiana e il convincimento che l'arte può esse- re al servizio di un'idea politica ed essere strumento di svisceramento della realtà e di denuncia».84
Per Leonardo Sciascia il film di Petri è antidemocristiano, più di quanto lo sia il libro:
Todo modo è un film pasoliniano, nel senso che il processo che Pasolini voleva e non poté intenta-
re alla classe dirigente democristiana oggi è Petri a farlo. Ed è un processo che suona come un'ese- cuzione… Non esiste una Democrazia Cristiana migliore che si distingua da quella peggiore, un Moro che si distingua in meglio rispetto a un Fanfani. Esiste una sola Democrazia Cristiana con la
quale il popolo italiano deve decidersi a fare definitivamente e radicalmente i conti.85
Dal canto suo, Petri giustificava così il suo Todo modo:
L'interesse del libro consiste nel fatto di mettere in una situazione sado-masochista un gruppo di notabili democristiani nel momento in cui risulta chiaro che questa classe dirigente cattolica è de-
83 DI FRESCO 1975. 84 BUSQUETS 2002, p. 17.
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stinata a naufragare, a colare a picco, a scomparire. Al posto del pittore immaginato da Sciascia io ho messo un personaggio che è una specie di Tartuffe, un democristiano che somiglia ai tanti mi- nistri che ci governano da trent'anni: mezzo omosessuale e mezzo impotente, soprattutto politica- mente impotente. La sua perversione consiste nel fatto di opporsi a qualsiasi cambiamento. [...] La sceneggiatura si basa esclusivamente su un principio teatrale, su una scansione regolata dalle di- verse posizioni fisiche e dalle meditazioni successive. Sant'Ignazio suddivide i propri esercizi spi-
rituali in circoli rigidi, esattamente come de Sade.86
Lo scopo dichiarato da Petri era di colpire il potere della Dc proprio alla vigilia delle elezioni del 1976. Tra l'altro, durante le elezioni regionali del 1975 la sinistra aveva ottenuto il 47 per cento dei voti e al Pci sarebbe bastato poco per diventare il partito di maggioranza: «Il predominio della Dc, mai messo in discussione dal 1948, era adesso seriamente minacciato».87 La Democrazia cristiana decise di fare dimette- re Fanfani da segretario di partito a favore di Zaccagnini, ex partigiano e noto per la sua onestà. Il nuovo segretario ebbe l'appoggio di Aldo Moro, che voleva ricostruire un'immagine più decente del partito (visti gli scandali) e aprire la strada al dialogo con il Pci. Però, proprio in quel momento scoppiò l'ennesima indecenza: da un'in- chiesta del Senato americano emerse che la compagnia aerospaziale Lockheed aveva pagato tangenti a vari uomini politici per procacciare commissioni per i propri aerei. In Italia furono indagati i democristiani Rumor e Gui, e il socialdemocratico Tanassi.
Questa digressione serve a porre l’accento sul fatto che il film di Petri e il roman- zo di Sciascia vogliono mostrare una classe politica che è ormai alla deriva: «Siamo i morti che seppelliscono i morti»88, afferma Marcello Mastroianni nel ruolo di Don Gaetano.
Nell'analisi qui svolta, non è tanto importante studiare le differenze tra il romanzo e il film,89 quanto capire il modo in cui Petri ha recepito il giallo dello scrittore sici- liano. Nel film tutto è rivolto «alla caricatura, all'esasperazione, alla deformazione esilarante e grottesca».90 Effettivamente, la pellicola trasmette inquietudine e paura tramite una rappresentazione degenerata del potere. Già all'inizio del film, il Presi- dente si mostra angosciato da una misteriosa epidemia che c'è in Italia, ha paura che qualcosa possa cambiare, che qualcuno possa svelare le trame sottese al Partito e far cadere il proprio potere. Don Gaetano asserisce impetuosamente: «Io leggo nei vostri 86 GILI 2004. 87 GINSBORG 1989, p. 502. 88 PETRI 1976. 89 Rimando a BUSQUETS 2002. 90 BUSQUETS 2002, p. 26.
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occhi paura, le vostre anime sono ghiacciate dallo sgomento. Siete forse spaventati dalla prospettiva di perdere il vostro potere?».91 Più che il potere, quegli uomini per- deranno la vita: il finale del film è apocalittico, il Presidente ripercorre una strada in cui a ogni fascicolo - che incriminava ciascun politico - corrisponde un cadavere, creando un ammasso di morti. Questa non è altro che la metafora dell'autodistruzione della casta. Al termine del percorso, lo stesso Presidente sarà ucciso.
L'immaginario di Petri è molto più specifico rispetto a quello di Sciascia. Se lo scrittore ha voluto presentare in generale una classe politica in crisi, in un Paese sen- za la minima presenza di giustizia e verità; Petri invece ha colpito quella democrazia cristiana con quei volti. Nel film il personaggio del Presidente - interpretato da Gian Maria Volonté - è la contraffazione di Aldo Moro: simili sono l'aspetto fisico, le espressioni, i gesti, l'inequivocabile accento del Sud.
Dallo scenario enigmatico e misterioso dell'eremo di Zafer sciasciano, Petri ha fatto il suo personale attacco alla politica democristiana, diventando forse più profe- tico del romanzo di Sciascia. La moglie del Presidente (interpretata da Mariangela Melato), nel film, durante una confessione con Don Gaetano, afferma con eccitazio- ne: «Desidero per lui il potere, la gloria, la vittoria, il settennato [...] Solo lui può far risorgere l'Italia dall'abisso [...] Io desidero che lui diventi un monumento e un mor- to».92
Evidentemente, c'era in Italia la consapevolezza che quegli anni avrebbero portato ancora stragi, scandali e sangue. L'instabilità sociale era tale che le forme d'arte sen- tivano il bisogno di denunciarlo, sebbene con diversi modi.
Ricordiamo, infine, che il 1974 è anche l'anno del sequestro Sossi da parte delle brigate rosse. In quest'occasione, Sciascia fu uno dei primi a riconoscere nelle Br un gruppo rivoluzionario di sinistra: «Secondo l'ortodossia rivoluzionaria non c'è dubbio che l'azione delle B.R. è stata nel caso Sossi assolutamente ineccepibile».93 E sarà proprio a causa di quel terrorismo rosso che lo scrittore cambierà genere narrativo: la vicenda di Aldo Moro sarà raccontata da Sciascia, senza l'ausilio di romanzi gialli o pseudo tali.
91 PETRI 1976. 92 PETRI 1976.
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Todo modo - sia il romanzo sia il film - mostra un unico grande colpevole di que-
gli anni di disordine: il Potere, il Potere che può tutto, la smania di Potere, il Potere che crea scandali, il Potere che è rappresentato in una tragica cornice grottesca. Il personaggio di Voltrano afferma nel film: «Pure le ostie consacrate si sono rubati! È un segno».94 È il simbolo di un'arte che vuole ironizzare amaramente su quegli anni e non resta che la denuncia a volte più inquietante e più gelida (Sciascia), a volte più impetuosa (Pasolini, Petri).
Il 1978 è l'anno del sequestro e dell'assassinio dell'onorevole Aldo Moro: Sciascia sarà costretto ad abbandonare il Potere come ente metafisico, i misteri, l'eremo di Zafer. Nell'Affaire Moro la non-fiction sarà preferita alla fiction.
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