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«Caro Leonardo, ho letto il tuo giallo che non è un giallo, con la passione con cui si leggono i gialli, e in più il divertimento di vedere come il giallo viene smontato, anzi come viene dimostrata l'impossibilità del romanzo giallo nell'ambiente sicilia- no»83. Così Calvino inizia la lettera, indirizzata a Sciascia, in cui analizza «l'impossi- bilità del giallo» in A ciascuno il suo (1966). Potremmo riadattare le parole di Calvi- no anche per Il contesto. Il romanzo poliziesco è lo strumento migliore per Sciascia per fare letteratura, ma la sua è stata una «fedeltà al genere, nell'infedeltà, lunga tutta una vita».84

82 La citazione è presente in COLLURA 1996, p. 211. 83 CALVINO 2009, p. 81.

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Il contesto tradisce il genere poliziesco classico per il fatto di essere una parodia,

come indicato dal sottotitolo del romanzo.

In Cruciverba (1983) è contenuta una Breve storia del romanzo poliziesco, in cui Sciascia enuncia le quattro fasi che portano all'elaborazione di un giallo, almeno se- condo «la giusta regola»: «il porsi del problema; la presentazione degli indizi essen- ziali alla sua soluzione; la discussione sugli indizi in quanto prove e la dimostrazione che attraverso quelle prove si arriva alla prova definitiva della colpevolezza di uno dei personaggi del libro - che questa sia la giusta regola, è incontrovertibile» [OP III 1189]. Effettivamente, all'origine del giallo classico - specie di matrice anglosassone - c'è il desiderio di stabilire l'ordine e di ricercare la verità.85 Il giallo di Leonardo Sciascia è sui generis nel panorama Novecentesco della letteratura poliziesca italia- na, e non solo. Traina ha ben analizzato la specificità del giallo dello scrittore sicilia- no:

Se alla base di ogni romanzo poliziesco che si rispetti c'è un mistero da risolvere, alla base della ri- flessione di ogni uomo di pensiero che si rispetti c'è il Mistero per antonomasia, l'esistenza o la non esistenza di Dio. Così è anche per Sciascia, uomo di pensiero e scrittore di pensiero: confron- tarsi con lo Sciascia giallista vuol dire, allora, studiare il modo in cui egli affrontava il problema della metafisica, come ha suggerito Gesualdo Bufalino con il calzante aforisma critico con cui de- finì Sciascia «poliziotto di Dio». Un poliziesco metafisico nel caso di Sciascia dev'essere un poli- ziesco eretico, poiché innanzitutto viola le regole canoniche su cui il romanzo poliziesco tradizio- nale è costruito.86

Il contesto risponde a questi dettami inusuali del romanzo poliziesco, che tradisce

per i seguenti aspetti:

• l'assetto parodico della vicenda; • la presenza di un complotto;

• la mancanza del disvelamento della verità, giacché - come lecitamente sostie- ne Traina - Cres è il colpevole più innocente di tutto il romanzo;87

• la creazione del Potere, come forza dominante su tutte le cose è l'elemento che rende il giallo metafisico.

Il livello parodico, innanzitutto, si applica al rovesciamento del codice poliziesco: si sovvertono la struttura e la funzione logico-investigativa del genere, stravolgendo- ne le regole combinatorie: il poliziotto viene assassinato e non dichiara chi siano i

85 CHU 2011, p. 103. 86 TRAINA 1999, p. 116. 87 IVI, p. 117.

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veri colpevoli. Lo scrittore Cusan, che potrebbe svelare la verità, decide di tacere. Ef- fettivamente, se in un giallo classico lo sviluppo della vicenda dovrebbe offrire più elementi per la risoluzione del caso, nel Contesto, invece, più si sviluppa il plot più la storia si complica. Il detective Rogas segue un metodo investigativo basato sulla concezione empiristica della scienza88, come quando indaga sui processi dei giudici Varga ed Azar per riuscire a trovare, tra gli imputati, qualcuno che avesse sete di vendetta:

Su questi otto, sulle carte dei loro processi, Rogas si concentrò per più di una settimana. Era una specie di evasione, di giuoco: estraeva da quelle carte gli elementi che potevano essere usati a pro- vare l'innocenza degli imputati attingendo a un senso di libertà e di divertimento nello schivare e controbattere i condizionamenti delle abitudini, del mestiere, che continuamente insorgevano ad offrire gli opposti elementi della colpevolezza. [CON 21]

Questo estratto mostra come l'attività investigativa di Rogas sia perfettamente ra- zionale, in linea con le indagini di un giallo classico. Tant'è vero che l'intellettuale poliziotto si convince della colpevolezza di Cres, proprio perché sembra essere stato accusato ingiustamente e poiché pare che il farmacista faccia di tutto per cancellare le sue tracce. La parodia del giallo entra in scena nel momento in cui la sezione poli- tica impone a Rogas di seguire una pista falsa, quella dei gruppuscoli. Rogas si sente un ostaggio dello Stato, ma vuole comunque difenderlo, anche a costo di andare con- tro la stessa Polizia. Guicciardi evidenzia, a questo proposito, che nel mistery classi- co il detective si muove in una società statale con norme riconosciute e schemi co- stanti, mentre nel Contesto è lo Stato stesso a tradire l'idea del diritto e, quindi, l'omi- cidio viola qualcosa di diverso dalla legge statale perché la legge è lontana, astratta.89 Rogas indaga su Cres, che però è la prima vittima del sistema giudiziario e visto che la giustizia sta dalla parte della polizia, alla fine Rogas passa dall'altra parte fino a compiere l'identificazione con il criminale.90 Dopo il colloquio con Riches, che teo- rizza l'impossibilità dell'errore giudiziario, il lettore sente che Rogas si trova in un giallo parodico, che sfiora il paradosso, l'assurdo:

Dietro il problema di una serie di crimini che per ufficio, per professione, si sentiva tenuto a risol- vere, ad assicurarne l'autore alla legge se non alla giustizia, un altro ne era insorto, sommamente criminale nella specie, come crimine contemplato nei principi fondamentali dello Stato, ma da ri- solvere al di fuori del suo ufficio, contro il suo ufficio. In pratica, si trattava di difendere lo Stato

88CHU 2011, p. 111. 89 GUICCIARDI 2006, p. 56. 90 TOPCZEWSKA 2009, p. 67.

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contro coloro che lo rappresentavano, che lo detenevano. Lo Stato detenuto. E bisognava liberarlo. Ma era in detenzione anche lui: non poteva che tentare di aprire una crepa nel muro. [CON 79]

Nella parodia il crimine non può essere risolto perché tutti sono detenuti nello Sta- to-Potere, anche chi come Rogas dovrebbe scoprire i colpevoli. Come può farlo in un paese in cui è venuta meno la categoria della Giustizia?

Come se non bastasse, il livello parodico del romanzo si manifesta anche in chia- ve satirica, ironica e a tratti burlesca. Sotto questa luce, è indicativo l'episodio del gatto: Rogas interroga la moglie di Cres per indagare sul tentativo di uxoricidio da parte del marito. La signora sostiene che il marito ha messo del veleno nel riso nero per avvelenarla, ma la pietanza è stata ingerita dal gatto.

«Il gatto mangiò con gusto la cucchiaiata di riso nero, leccò accuratamente il pavimento, levò gli occhi ad aspettare una seconda razione, miagolò implorante; poi di colpo si accorciò, sembrò rien- trare in se stesso sfiatando come un organetto... Ma all'organetto sto pensandoci ora, al momento mi fece l'impressione di una manica di pelliccia vuota che da sé facesse il movimento di rivoltar- si... Poi si scattò come una molla, ricadde di fianco lungo e rigido sul pavimento».

«E lei?».

«Io morta di spavento. Ma mi trattenni dal gridare». «Perché?».

«Non so in quel momento. Ora, a mente fredda, posso dire che forse fu il lampo di un sospetto». «Il sospetto che soltanto suo marito poteva aver messo del veleno nel comesichiama?».

«Nel riso nero» aggiustò la signora; e non rispose alla domanda. [...] «Ma perché pensò al veleno?».

«E a che cosa potevo pensare?».

«I gatti possono ben morire come spesso muoiono gli uomini: per la strada, col boccone in bocca, mentre accendono una sigaretta...».

«Il gatto che fuma...» disse la signora con un mezzo sorriso. «Mi scusi: mi è venuta davanti l'inse- gna di un caffè parigino».

«Quello è un cane: il cane che fuma». [CON 30-31]

L'interrogatorio assume un aspetto piuttosto comico, accentuato dall'ironia che contraddistingue il personaggio di Rogas. Come spesso accade nel romanzo, però, la parodia nasconde un volto tragico. Dopo aver riso su riso nero e gatti avvelenati, il lettore trova un detective che capisce che dietro quella concatenazione d'indizi, in realtà, si nascondeva una donna che aveva ordito il crimine per liberarsi del marito, così da provare l'innocenza di Cres. Almeno così pare.

L'ironia ci porta dritti alla constatazione Il contesto non è solo un giallo parodico, ma assume anche l'assetto di racconto di congiura. Fausto De Michele ha studiato il modo in cui nel Contesto si realizza un modello di complotto, che si realizza nel rap- porto tra i personaggi e il potere:

Esso è visto comunque come irrimediabilmente corrotto e come grande minaccia nei confronti dell'individuo, nato libero ma fatalmente vittima sacrificale di questo titanico Moloc. Si capisce da

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sé come questo tema, che fa da perno attorno al quale ruotano le strutture delle opere, possa avere dei rapporti privilegiati con cospirazione, congiura, macchinazione, intrigo e trama, cioè con tutta la ricca e variegata tipologia del complotto.91

Nel Contesto avviene, per l'appunto, la situazione descritta dal critico. Il complot- to è ordito dal partito di maggioranza, dal partito rivoluzionario e dagli alti magistra- ti: lo scopo è di evitare che scoppi una rivoluzione. In questa oscura trama la vera vittima è Rogas, che viene ucciso e - ironia della sorte - anche accusato di aver spara- to per primo ad Amar. Alla fine il romanzo si trasforma in testo metafisico perché l'unica forza vincente è il Potere e il giallo è divenuto «una impostura»92. È Ambroi- se a usare questa etichetta per evidenziare l'aspetto d'irrazionalità del giallo sciascia- no: la verità imposta dall'autore alla fine delude sempre il lettore. Il giallo non diven- ta nient'altro che specchio di una società fatta d'impostura perché i romanzi di Scia- scia sono sempre costruiti su fatti di cronaca.93 La non-fine del Contesto non rassi- cura, anzi mantiene l'angoscia e l'irrequietudine che avevano accompagnato tutto il giallo: chi ha ucciso Rogas? Ma era davvero Cres il colpevole degli omicidi dei giu- dici? Perché i garanti della giustizia sono i veri criminali? Quante vittime servono al Potere per affermare se stesso? E perché Cusan decide di nascondere la verità?

Ricordiamo che Sciascia riferisce in un'intervista che il suo giallo è aperto e, quindi, la soluzione è affidata al lettore, non in senso pirandelliano ma storico:

«Chi legge, insomma, ha una grossa responsabilità...»

«Non è difficile, ognuno può risolvere il mistero leggendo il giornale del mattino. E specialmente in questi giorni».94 Proprio in quei giorni, nel dicembre del 1971, i maggiori partiti italiani tentavano di accordarsi per l'elezione del nuovo presidente della Repubblica, dopo la fine del mandato presidenziale di Giuseppe Saragat. Se- condo Ginsborg la sua permanenza non si era distinta e il suo atteggiamento nei con- fronti della strategia della tensione era stato equivoco.95 Dopo ventitré scrutini fu eletto Presidente della Repubblica Giovanni Leone (anche se il primo candidato della Dc era stato Fanfani), con i voti congiunti del Msi e della Dc. Mentre i socialisti e i comunisti avevano sostenuto la candidatura di Francesco De Martino. De Luna so- 91 DE MICHELE 2001, p. 295. 92 AMBROISE 1987, p. XXXIII. 93 IVI, p. XXXIV. 94 BONSANTI 1971. 95 GINSBORG 1989, p. 453.

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stiene che alla fine del 1971 iniziò uno «spostamento a destra molto visibile»96, men- tre Ginsborg vede lo spettacolo di un Paese in cui la coalizione governativa non era in grado di trovare un accordo.97 La soluzione al giallo di Sciascia in quei giorni si trova proprio nel Potere, che ha interesse solo a mantenere se stesso con accordi e sotterfugi. Non vi è prospettiva di cambiamento né possibilità di condannare le stragi che c'erano state. Sciascia mostra nella sua parodia la sfiducia nelle istituzioni e nella Giustizia dell'Italia dei primi anni '70: «ho cominciato a scriverla con divertimento, e l'ho finita che non mi divertivo più» [CON 114].

L'analisi storica, di certo, non risolve il giallo di per sé, ma aiuta a capire che Il

contesto è un testo che apre le porte alla crisi della democrazia italiana. Sciascia però

ne parla in forma parodica, trasfigurando la realtà in una serie di simboli e congetture che di certo erano difficili da decifrare, come dimostrano le innumerevoli critiche mosse al romanzo. Lo scrittore si comporta esattamente come Cusan: il personaggio nasconde la verità nella parodia per eccellenza, Don Chisciotte, Sciascia sceglie di camuffare la cronaca italiana di quegli anni in una parodia che rappresenta «l'apologo del Potere del mondo». Negli intrighi, nelle trame, nei gruppuscoli, nello Stato cor- rotto c'è una radice del terrorismo e di quelli che saranno gli anni di piombo, ma for- se la scelta di parlarne in chiave parodica e astratta è legata proprio al periodo stori- co: siamo, infatti, nel 1971 e quello che l'opinione pubblica percepisce è solo confu- sione e oscurità. Le stragi nere non avevano avuto colpevoli, le brigate rosse c'erano ma non avevano ancora manifestato la strategia di violenza e lo Stato non aveva pre- so misure cautelative. A tutto questo Sciascia risponde eliminando ogni traccia di cronaca e creando un romanzo misterioso ed enigmatico. La fiction prevale sulla cronaca.

Infine, è interessante ricordare che per nessuna delle stragi di tipo stragista - dall'episodio di Piazza Fontana a quello di Bologna del 1980 - è stato, tutt’oggi, tro- vato un colpevole in chiave giudiziaria. Lo storico De Luna chiarisce: «La prima spiegazione di una realtà così inquietante viene suggerita da una constatazione pura- mente fattuale: in tutti questi episodi sono implicati uomini dello Stato. Lo Stato ha quindi rinunciato a fare giustizia ogni volta che si profilava un coinvolgimento dei

96 DE LUNA 2009, p. 60. 97 GINSBORG 1989, p. 453.

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suoi apparati».98 Considerando che questo giudizio è fatto negli anni 2000, forse la conclusione del Contesto era stata lungimirante sull'assenza di Giustizia in Italia: «"Ma la ragion di Partito... Voi... La menzogna, la verità: insomma...". Cusan quasi balbettava» [CON 110].

Come Cusan, Sciascia preferisce stare a guardare il dispiegarsi della storia e ve- dremo cosa riserverà un altro romanzo giallo profetico: Todo modo, pubblicato nel 1974.

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