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3. UNO SGUARDO SUL TERRITORIO

5.4 Ma, in fondo, noi, chi siamo?

Quello dell’identità è un tema quanto mai spinoso e delicato e questa sede non ha certo l’ambizione di provare a sciogliere un nodo tanto stretto. D’identità si parla moltissimo e spesso a sproposito, tirandola in ballo nei campi più disparati e, nella maggior parte dei casi, citandola e definendola per descrivere differenze e misurare distanze, brandendo come clave termini alquanto ambigui come radici, cultura, civiltà. Personalmente, ritengo che se possedessimo radici saremmo vegetali. 2.7 2.6 3.8 6.9 8.4 12.4 17.9 21 11.6 6.3 3.3 3.1 4 3.9 4.8 6.1 7.2 11.9 17.5 21.1 10.7 5.7 3.1 3.8 0 5 10 15 20 25 Toscana Italia

82 Partiamo dall’assunto sociologico di base che l’identità sia la concezione che ognuno ha di se stesso, sia sul piano individuale - l'insieme di caratteristiche personali che rende l'individuo unico e inconfondibile - che sul piano sociale, cioè la condivisione di valori culturali ed il senso di appartenenza che ne deriva (Gelosi, 2013).

Nel pressante bisogno di appartenenza, punto fermo in una società ricca di incertezze, la cui ricerca è sempre più necessaria quanto difficile (Bauman, 2001), la costruzione di una identità territoriale, ovvero di appartenenza - appunto - ad una comunità locale resa identificabile e tenuta unita dal legame con un territorio che abbia un nome, un’integrità geografica ed una certa coerenza culturale ed economica, appare una soluzione più che valida, in quanto è il territorio stesso ad offrire i termini di coesione. Partendo dalla stessa geomorfologia (un fiume con la sua piana, i rilievi che la circondano, le spiagge e le scogliere), il puzzle identitario di una comunità locale si costruisce sulla base degli elementi naturali caratteristici (animali, piante, funghi) e dei tratti culturali (la storia, la toponomastica, gli abitati, il folclore) fortemente influenzati dalla geografia, dal clima e dalla natura.

Sentirsi parte di tutto ciò non è una costruzione culturale: chi è nato e cresciuto in un luogo, volente o nolente, è fatto anche di quel luogo perché i componenti ambientali sono i nostri ingredienti.

Siamo ciò che pensiamo e ciò che facciamo, oltre a ciò che mangiamo (citando impropriamente Ludwig Feuerbach), ma siamo anche il luogo dove siamo nati e quello dove viviamo. Se abbiamo la fortuna (o la sfortuna) di vivere dove siamo nati, la conquista di una identità locale dovrebbe essere un percorso più breve.

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Conclusioni

L’esperienza dei parchi della Val di Cornia, operando da catalizzatore di flussi turistici e da fulcro di collaborazioni tra soggetti interdisciplinari, dimostra chiaramente come la valorizzazione e promozione dei patrimoni naturalistici e storico culturali di un territorio possa essere il motore di uno sviluppo locale sinergico e multisettoriale. Il rapporto dialettico tra la rete dei parchi e varie realtà produttive ed associative del territorio, anche se in molti casi rimane discontinuo e circoscritto a singoli progetti, testimonia che gran parte degli operatori locali (quindi degli abitanti), impegnati in vari settori, individua nei parchi stessi un ambiente rappresentativo ed unificante, un luogo d’incontro di interessi collettivi e di condivisione di significati (vedi cap. 4); non più aree pic-nic e musei all’aria aperta, bensì luoghi delegati alla custodia di patrimoni comuni da usare per la comunità.

I parchi sono entrati decisamente a far parte dell’immaginario fisico e simbolico della popolazione locale, spesso con le consuete dinamiche conflittuali che sempre accompagnano qualsiasi gestione guidata del territorio (inevitabilmente vista da molti come limitazione fine a se stessa, abuso o addirittura prevaricazione), ma hanno comunque restituito un uso ed un nome a gran parte dei luoghi degradati e caduti in disuso nella zona.

Sul piano strettamente turistico, il core product rimane il mare: la spiaggia, la concentrazione stagionale dei flussi di massa ed i miti dell’estate che tanto impatto hanno ed hanno avuto sulla cultura locale; ma l’impegno delle varie associazioni locali che si sono rivolte ai visitatori con intenti ricreativi e didattici, per l’approfondimento di temi specifici ma soprattutto per la promozione del territorio, denota la volontà di molti di svincolare l’immagine turistica della Val di

84 Cornia dal predominio della destinazione balneare, della spiaggia con qualcos’altro alle spalle.

Il sistema dei parchi, con l’indotto, le collaborazioni e l’idea progettuale che lo ha creato, possiede una potenzialità che necessita, per esprimersi, di una nuova progettualità integrata, nonché di un piccolo mutamento antropologico.

La sinergia tra agricoltura di qualità e turismo responsabile potrebbe essere lo sviluppo percorribile per salvare la Val di Cornia dal collasso industriale che l’ha messa in ginocchio, portando disoccupazione, impoverimento e perdita demografica. La diffusione nazionale ed internazionale di vari prodotti agroalimentari della zona (ortaggi, olio, vino, conserve) testimonia di quanto il settore meriti di essere potenziato.

L’agricoltura può assorbire molta occupazione, specie se si parla di coltivazione biologica per la quale l’intervento manuale sopperisce alla rinuncia a diserbanti, concimi chimici ed insetticidi persistenti. Promuovendo accuratamente i frutti della terra e del mare, legandone l’immagine ai componenti fisici, estetici e simbolici del territorio, possono essere ideate e realizzate varie offerte turistiche stagionali, conferendo in un’ottica di sistema agriturismo, enogastronomia, archeologia, escursionismo, cicloturismo, balneazione, diving e nautica (vedi cap. 2).

Quella breve stagionalità del turismo balneare di massa che, con i suoi 3-4 mesi l’anno, ha finora costituito un rifugio occupazionale per il mare di precari e disoccupati della zona, potrebbe essere sostituita con una “stagione lunga”, di 8- 9 mesi (vedi paragrafo 5.3), che probabilmente creerebbe un nuovo equilibrio socio economico, una stabilità magari minima purché sufficiente a compensare il dissesto economico e culturale.

Lo sviluppo qualitativo del settore agricolo e la diversificazione dell’offerta turistica costituirebbero anche lo spazio fertile per la formazione e la crescita di un’ampia differenziazione professionale, dalla speleologia al whale watching, dall’agronomia specialistica alla musica ed al teatro, innescando con ogni probabilità un percorso virtuoso di arricchimento culturale.

85 Uno sviluppo endogeno ed autodiretto di agricoltura, allevamento e pesca porterebbe logicamente ad un grado elevato d’autosufficienza alimentare. La consapevolezza di tale condizione di autonomia e, quindi, di forza, appare assai probabile ed altrettanto importante: un componente prezioso per il necessario mutamento antropologico, per l’avvio di un percorso diretto alla sovranità territoriale (Gelosi, 2013), alla riappropriazione del territorio attraverso pratiche d’uso produttive e mediante liberi tracciati di condivisione di esperienze e responsabilità.

Avendo la volontà di applicare le linee guida fondamentali della Carta Europea per il Turismo Sostenibile nelle Aree Protette (ECSTPA) - ovvero lavorare in partnership, programmare strategicamente lo sviluppo da intraprendere, coniugare tutela e valorizzazione, comunicare efficacemente le caratteristiche della zona e selezionare all’origine i caratteri desiderabili nei visitatori - la Val di Cornia potrebbe recuperare il percorso Agenda 21 Locale avviato nel 2001 ed abbandonato con la scomparsa del Circondario. Ma tutto ciò dovrebbe comprendere un maggior coinvolgimento della comunità locale, una comunicazione più efficace ed una progettualità più partecipata; c’è un rapporto imprescindibile tra ogni progresso, ogni mutamento, di qualunque natura e l’impegno e le capacità della popolazione presente in un territorio.

La dimensione e la forma date a questo rapporto ne determinano la consapevolezza da parte degli abitanti, la loro sovranità territoriale, il loro essere soggetti del proprio ambiente.

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Indice delle figure

Figura 1: "Allegoria ed effetti del buono e del cattivo governo in città e nel

contado" (particolare), Ambrogio Lorenzetti, 1338-39. (Fonte: pinterest.com) ... 5

Figura 2: Esempio di recupero estetico e funzionale (Fonte: casalitoscani.it) .. 16

Figura 3: Rappresentazione schematica dei rapporti tra turista sostenibile e sistema locale (Fonte: Niccolini, 2004) ... 28

Figura 4: I 5 Comuni della Val di Cornia (Fonte: corriereetrusco.it) ... 33

Figura 5: Antico pozzo minerario a San Silvestro ... 35

Figura 6: Necropoli delle Grotte (periodo "ellenistico", 4°-2° sec. a.C.) ... 37

Figura 7: Pieve di San Giovanni ... 39

Figura 8: Fonte dei Canali (originariamente detta "delle serpi in amore") ... 41

Figura 9: Il Rivellino ... 42

Figura 10: Torre Mozza ... 43

Figura 11: Il castello di Populonia ... 46

94 Figura 13: Provenienza dei fondi investiti nel sistema dei parchi (Fonte: Parchi

Val di Cornia SpA) ... 51

Figura 14: Ricostruzione pittorica del castello medioevale (Fonte: parchivaldicornia.it) ... 53

Figura 15: Tratto di prateria igrofila allagata, in località Mortelliccio ... 55

Figura 16: Passaggio attrezzato per disabili (Fonte: parchivaldicornia.it) ... 57

Figura 17: Accessi per anno e struttura (Dati: parchivaldicornia.it) ... 60

Figura 18: I numeri della ricettività turistica in Val di Cornia e nel resto della provincia di Livorno (Dati: convegno "I parchi al tempo della crisi", Museo del Castello di Piombino, 22/11/2012) ... 63

Figura 19: Estensione prevista per l'ANPIL Rimigliano (Fonte: Progetto VAS VAS, 2005) ... 66

Figura 20: Torretta per l'osservazione ornitologica in Oasi ... 68

Figura 21: Cartolina di Baratti degli anni '60 (Fonte: Archivio fotografico del Comune di Piombino) ... 74

Figura 22: raccolta delle olive in Val di Cornia... 78

Figura 23: Distribuzione percentuale mensile delle presenze in Toscana e in Italia, anno 2014 (Fonte: Rapporto sul Turismo 2016, Unicredit e Touring Club Italia) ... 81

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