• Non ci sono risultati.

Si definiscono fossili le fonti energetiche derivanti dal processo di trasformazione (carbogenesi), avvenuto nel sottosuolo nel corso di milioni di anni, di materiale organico in forme molecolari via via più stabili e ricche di carbonio.

In sostanza si può asserire che le fonti fossili di energia costituiscono l’accumulo di energia solare, raccolta nella biosfera nel corso delle ere geologiche, dai vegetali, direttamente, tramite la fotosintesi clorofilliana e dagli organismi animali, indirettamente, tramite la catena alimentare. Sono, quindi, considerate fonti fossili: il petrolio, il gas naturale, il carbone.

IL PETROLIO

Il petrolio è una fonte primaria fossile di energia. Esso ha origine organica, nello specifico è costituito da un complesso mix di idrocarburi, i cui componenti principali sono gli alcani85, la presenza di altre sostanze organiche contenenti ossigeno, azoto e zolfo è molto variabile e contribuisce a spiegare le differenze esistenti nell’aspetto, nella composizione e nelle proprietà fisico-chimiche, tra “i petroli” estratti da giacimenti diversi.

41 

Le civiltà antiche conoscevano già i giacimenti superficiali di petrolio; etimologicamente la parola

petrolio deriva dal greco πέτρα–roccia e έλαιο86–olio, ma gli antichi greci utilizzavano anche il termine naphtha, per riferirsi al fiammeggiare tipico delle emanazioni petrolifere.

Gli antichi utilizzavano il petrolio per alimentare le lampade, produrre bitume o, anche, medicinali; ma, oltre agli utilizzi a scopi pacifici, non mancarono gli usi del petrolio per finalità belliche. Omero, racconte nell’ Iliade, di un “fuoco perenne” lanciato dai troiani contro le navi greche. I bizantini utilizzavano il petrolio per produrre il “fuoco greco” un’arma incendiaria che l’acqua non era in grado di spegnere.

Il petrolio era noto anche nel Medio Oriente antico.

Ne Il Milione, Marco Polo parla del petrolio presente in Armenia87:

“ Ancor vi dico che in questa Grande Erminia88 è l’arca d[i] Noè in su una grande montagna, ne le confine di mezzodie in verso il levante, presso al reame che si chiama Mosul, che sono cristiani,

che sono iacopini e nestarini89, delli quali diremo inanzi. Di verso tramontana confina con

Giorgens90, e in queste confine è una fontana, ove surge tanto olio e in tanta abondanza che 100 navi se ne caricherebboro a la volta. Ma egli non è buono a mangiare, ma sí da ardere, e buono da rogna e d’altre cose; e vegnoro gli uomini molto da la lunga per quest’olio; e per tutta quella contrada non s’arde altr’olio.”

Il primo utilizzo che si fece in Occidente del petrolio fu quello medicinale. Introdotto dagli arabi, divenne presto noto quale sostanza dotata di notevoli virtù terapeutiche e, località in cui erano presenti giacimenti superficiali di olio minerale, quali Petralia e Blufi (piccolo comune in cui sorge ancora oggi il santuario della “Madonna dell’olio” risalente all’VIII secolo), in Sicilia, divennero mete molto visitate da coloro i quali cercavano sollievo ai propri malanni.

L’impiego, nel mondo occidentale, del petrolio, quale fonte di energia, è più recente.

L’industria petrolifera fu fondata, a metà dell’Ottocento, negli Stati Uniti. La prima trivellazione ebbe luogo, nel 1859, a Titusville, nel nord della Pennsylvania, vicino alla frontiera canadese, per opera di Edwin Drake91. Ma tale settore, inizialmente, si sviluppò con molta lentezza; fu l’avvento dell’innovazione tecnologica costituita dal motore a combustione interna che diede un impulso determinante all’industria del petrolio.

Fu, presto, apprezzato il valore del petrolio come fonte di energia versatile, facilmente utilizzabile e trasportabile.

I piccoli giacimenti petroliferi esistenti in Pennsylvania e in Ontario furono rapidamente svuotati e l’attenzione si spostò in direzione di quelli più ricchi dell’Oklahoma, della California e del Texas.

86 O anche élaion.

87 Polo M., De la Grande Erminia in Il Milione, Cap. 21, 1298.

E-book disponibile on line all’indirizzo: http://it.wikisource.org/wiki/Milione/21 (accesso: 30-09-09). 88 Il termine Erminia indica l’ Armenia.

89 Nestarini sta per nestoriani. 90 Giorgens, indica l’attuale Georgia.

91 Laurent E., La Verità nascosta sul petrolio: un’inchiesta esplosiva « sul sangue del mondo », Modena, Nuovi Mondi, 2006.

42 

Seguendo l’esempio degli USA, altre nazioni dotate di tale risorsa92 ne implementarono lo sfruttamento commerciale e il carbone, la fonte energetica più utilizzata al mondo, cominciò gradualmente ad essere sostituito dal petrolio, subendo il sorpasso a metà del secolo scorso.

PRODUZIONE DI PETROLIO NEL MONDO

Secondo i dati statistici disponibili, nel 2008, la produzione petrolifera mondiale è stata pari a 3.928 milioni di tonnellate, equivalenti a 81,8 milioni di barili giornalieri con una crescita dello 0,4% rispetto all’anno precedente, corrispondente ad un incremento di 377 mila barili al giorno.93

Quasi la metà della produzione mondiale di greggio94 è da attribuirsi ai Paesi appartenenti all’OPEC (Algeria, Angola, Ecuador, Iran, Iraq, Kuwait, Libia, Nigeria, Qatar, Arabia Saudita, Emirati Arabi e Venezuela); per il 2008 tale dato corrisponde a 1.758 milioni di tonnellate.

In Medio Oriente si concentra un terzo della produzione globale di greggio; nel 2008, in tale regione sono state estratti 1.253,7 milioni di tonnellate di petrolio (26,2 milioni di barili al giorno).

Dai dati esaminati, si desume che al secondo posto per produzione petrolifera, dopo il Medio Oriente, si colloca il continente americano considerato nella sua interezza; nel corso del 2008, nell’America del Nord, ogni giorno, sono stati prelevati dai giacimenti 13,1 milioni di barili di greggio; nel Centro e nel Sud del continente ne sono stati estratti 6,7 milioni; per un totale corrispondente a 19,8 milioni di barili al giorno. La produzione annua americana è stata pari a 954,8 milioni di tonnellate (619,2 milioni di tonnellate nel Nord America e 335,6 nel Centro e nel Sud America).

Il continente euro-asiatico, con 851 milioni di tonnellate di greggio estratte nel 2008 (17,5milioni di barili pro die), si colloca al terzo posto per quanto attiene la produzione di idrocarburi liquidi. Il contributo maggiore in tale ambito è fornito dalla Russia che, da sola, fornisce il 12,4% della produzione petrolifera mondiale.

L’Unione europea, invece, svolge un ruolo marginale per quanto riguarda la produzione interna di greggio; essa, nel 2008, è stata pari, solamente, al 2,7% di quella globale95.

Nell’ambito dell’Unione Europea, il principale Paese produttore di petrolio risulta essere il Regno Unito, con 72,2 milioni di tonnellate annue e 1,544 milioni di barili al giorno; esso contribuisce alla produzione globale di greggio per l’1,8%.

92 In particolare nei possedimenti coloniali.

93 BP- Bitish Petroleum (a cura di), 2009, op. cit., pp.8-9.

94 Al fine di poterne permettere l’utilizzo in campo industriale, il petrolio deve essere sottoposto a un processo di raffinazione, ossia bisogna isolare dal greggio sostanze o mix di sostanze adatte a vari impieghi, principalmente in campo energetico (carburanti per autotrazione, combustibili per centrali termoelettriche o per il riscaldamento), ma anche per altri utilizzi, ad esempio per produrre bitumi solventi, lubrificanti, oppure prodotti intermedi di base per l’industria petrolchimica (su cui si fonda la fabbricazione di innumerevoli materiali sintetici quali: materie plastiche, tessuti sintetici, detergenti e così via).

43 

L’Italia, con 108 mila fusti di greggio giornalieri e 5,2 milioni di tonnellate annue, produce solo lo 0,1% del petrolio mondiale, con un calo, nel 2008 rispetto all’anno precedente, del 10,9%.

In ambito globale, tra i Paesi produttori di petrolio, il primato è detenuto dall’Arabia Saudita (10,8 milioni di barili pro die e 515,3 milioni di tonnellate annue), seguita dalla Russia (9,8 milioni di barili giornaliere e 488,5 milioni di tonnellate all’anno) e dagli Stati Uniti (6,7 milioni di barili al giorno e 305,1 milioni di tonnellate annue) (tabelle 2.1 e 2.2).

Tabella 2.1: Principali paesi produttori di petrolio (barili). Produzione giornaliera di petrolio espressa in milioni di barili

Arabia Saudita 10,8 Russia 9,8 Stati Uniti 6,7 Iran 4,3 Cina 3,8 Canada 3,2 Messico 3,1

Emirati Arabi Uniti 2,9

Kuwait 2,7 Venezuela 2,5

Fonte: Bp Statistical Review of World Energy, giugno 2009.

Tabella 2.2: Principali paesi produttori di petrolio (tonnellate). Produzione annua di petrolio espressa in milioni di tonnellate

Arabia Saudita 515,3 Russia 488,5 Stati Uniti 305,1 Iran 209,8 Cina 189,7 Canada 157,4 Messico 156,7

Emirati Arabi Uniti 139,5

Kuwait 137,3 Venezuela 131,6

44 

Per quanto riguarda il continente africano, dei quattro Paesi appartenenti all’OPEC, Algeria, Angola, Libia e Nigeria, solo quest’ultima ha fatto registrare, nel 2008, una produzione di greggio superiore ai due milioni di barili al giorno (2,17 milioni barili pro die)e ai 100 milioni di tonnellate annue (105,3 milioni di tonnellate annue). Le altre tre nazioni hanno fatto registrare tutte valori inferiori. L’Angola ha estratto, nel 2008, 92,2 milioni di tonnellate di petrolio (1,87 milioni di barili pro die), la Libia ha portato in superficie 86,2 milioni di tonnellate di greggio (1,85 milioni di barili al giorno), infine l’Algeria ha prodotto 85,6 milioni di tonnellate di idrocarburi liquidi (1,99 milioni di barili giornalieri).

CONSUMO DI PETROLIO NEL MONDO

Il 2008 ha fatto registrare, a livello globale, un sostanziale equilibrio tra la produzione e i consumi di petrolio (3.928 i milioni di tonnellate di greggio prodotte, contro 3.927 milioni di tonnellate consumate); tuttavia, dal punto di vista geopolitico non è riscontrabile il medesimo equilibrio, poiché la metà dell’offerta globale di petrolio è andata a soddisfare la domanda di soli otto Paesi: Stati Uniti, Cina, Giappone, India, Russia, Germania, Brasile e Arabia Saudita. Tra questi spicca la presenza di Cina, India e Brasile, economie emergenti che stanno crescendo a ritmi elevatissimi e che necessitano di ingenti quantità di energia per sostenere il proprio sviluppo. La recessione, invece, ha posto un freno notevole ai consumi della maggior parte dei Paesi industrializzati; anche gli USA, che occupano il primo posto tra i paesi consumatori di petrolio, con il 22,5% dei consumi complessivi, hanno fatto registrare un considerevole calo della domanda di idrocarburi liquidi (-6,4%) rispetto al 2007. Nonostante ciò, gli Stati Uniti continuano a consumare più petrolio di quanto ne producano, infatti, la domanda di greggio degli Stati Uniti corrisponde, a 884,5 milioni ditonnellate annue (19,4 milioni di barili) contro un ’offerta di 305,1 tonnellate all’anno. Discorso analogo può farsi per la Cina, il secondo Paese consumatore di petrolio al mondo, essa esprime una richiesta petrolifera equivalente a 375,7 milioni di tonnellate annue (7,9 milioni di barili), ma produce solo 189,7 milioni di tonnellate annue di greggio (tabelle 2.3 e 2.4).

A livello globale, anche se il calo della domanda di petrolio appare contenuto (-0,6%), bisogna far notare che è stato il più importante che si sia registrato dal 1982; rispetto all’anno precedente, nel 2008, sono state consumate 11,5 milioni di tonnellate di petrolio in meno (420 mila barili in meno al giorno).

I Paesi appartenenti all’OCSE, che nel complesso consumano il 55,5% del petrolio estratto, hanno fatto registrare, nell’arco di un anno, una diminuzione della domanda del 3,2%, equivalente a 1,5 milioni di barili al giorno.

Non si può, inoltre, trascurare di sottolineare l’enorme disparità esistente tra Nord e Sud del mondo; ad esempio, la richiesta di petrolio espressa dall’Europa (955,6 milioni di tonnellate annue), è sette volte maggiore di quella proveniente dal continente africano (135,2 milioni di tonnellate di petrolio l’anno).

45 

Tabella 2.3: Principali paesi consumatori di petrolio (tonnellate). Consumo annuo di petrolio espresso in milioni di tonnellate

Stati Uniti 884,5 Cina 375,7 Giappone 221,8 India 135,0 Russia 130,4 Germania 118,3 Brasile 105,3 Arabia Saudita 104,2

Corea del sud 103,3

Canada 102,2 Fonte: Bp Statistical Review of World Energy, giugno 2009

Nell’ambito dell’UE, il consumo di petrolio, nel 2008, è stato pari a 702,6 milioni di tonnellate, equivalente al 17,9% del consumo mondiale96 ed ha subito un incremento dello 0,1% rispetto all’anno precedente. Il Paese che nella Comunità europea ha fatto registrare l’incremento maggiore dei consumi rispetto al 2007 è stata la Lituania (+ 9,4), con una domanda di 3,1 milioni di tonnellate di petrolio, pari allo 0,1% del consumo petrolifero mondiale.

Attualmente, l’Italia occupa il quattordicesimo posto al mondo per quanto riguarda i consumi di greggio. Nell’ultimo decennio la richiesta di idrocarburi liquidi è costantemente calata, seppure in maniera graduale. Nel 1998 la domanda risultava pari a 94,7 milioni di tonnellate (1,9 milioni i barili giornalieri), nel 2008 tale cifra è scesa a 80,9 milioni di tonnellate (1,7 milioni di barili al giorno), ossia del 14,57% rispetto al 1998 e del 3,9% rispetto al 2007.

Tabella 2.4: Principali paesi consumatori di petrolio (barili). Consumo di petrolio giornaliero espresso in milioni di barili

Stati Uniti 19,4 Cina 7,90 Giappone 4,80 India 2,80 Russia 2,70 Germania 2,50 Brasile 2,40 Canada 2,30

Corea del sud 2,29

Arabia Saudita 2,22

Fonte: Bp Statistical Review of World Energy, giugno 2009

96 Ivi, p.12.

46 

RISERVE DI PETROLIO

Le riserve sono generalmente intese come le quantità di idrocarburi che, secondo le informazioni geologiche e le conoscenze tecnologiche disponibili, si stima possano, con ragionevole certezza, essere estratte in futuro dai giacimenti noti, alle condizioni economiche e operative esistenti.

Con il termine risorse si indicano, invece, i volumi di idrocarburi che si prevede possano essere ricavati da giacimenti non ancora sfruttati, in altri termini, idrocarburi non ancora scoperti o non utilizzabili a scopi commerciali97.

Stabilire la reale entità delle riserve esistenti non è cosa semplice, la loro determinazione è influenzata da incertezze tecniche ed economiche. Le prime scaturiscono dal fatto che le quantità di idrocarburi contenuti nei giacimenti sono calcolate prevalentemente mediante dati ricavati attraverso metodi indiretti, tra questi i più utilizzati sono le prospezione geofisiche98 e le indagini petrofisiche99. I dati diretti, sono disponibili in minore quantità, poiché sono ricavati dalla perforazione dei pozzi, operazione costosa che, pertanto, viene effettuata con maggiore parsimonia.

Altro elemento di incertezza è costituito dalla possibilità che vengano introdotte sul mercato nuove tecnologie finalizzate all’estrazione che permettano di estrarre vantaggiosamente idrocarburi che precedentemente risultavano in estraibili.

Le incertezze di tipo economico consistono principalmente nelle problematicità legate alle previsioni relative al trend dei costi di estrazione e dei prezzi finali dell’idrocarburo, considerando che, in media, un giacimento è in grado di produrre per un periodo di tempo che va dai dieci ai venti anni.

Il grado di incertezza relativo alla presenza di riserve è, quindi, elevatissimo quando vengono stimati potenziali nuovi giacimenti, decresce gradualmente dal momento della loro scoperta mediante perforazioni di pozzi e durante tutto il periodo produttivo, fino a diventare nullo nel momento di azzeramento delle riserve producibili del giacimento a seguito dell’estrazione effettiva dell’intero volume di idrocarburi.

Esistono diversi schemi di classificazione delle riserve che ne esprimono il grado di aleatorietà, quello più comune distingue tra riserve: certe, probabili e possibili. Tale schematizzazione è stata

97 Cfr. Society of Petroleum Engineers (SPE) all’ indirizzo internet: http://www.spe.org (accesso 12-01-08).

98 La prospezione geofisica è una tecnica di indagine geologica che consente di ottenere informazioni e di costruire immagini fisiche indirette del sottosuolo terrestre fino a grandi profondità.

Essa consiste nella misurazione, tramite apparecchi, di alcune proprietà fisiche delle rocce che costituiscono la crosta terrestre, che possono rivelarne la struttura, così come la presenza di oggetti sepolti. È utilizzata in applicazioni archeologiche, forensi, ambientali, minerarie e petrolifere, geotecniche, di ingegneria civile e ambientale.

99 La petrofisica è un ramo della geologia che si occupa di analizzare le caratteristiche fisiche e chimiche delle rocce, delle interazione fra le rocce e i fluidi in esse contenuti e delle caratteristiche delle rocce rispetto al dominio geologico in cui sono osservate.

47 

adottata, nel 2004, dall’ONU, nell’ambito del sistema di classificazione delle fonti fossili di energia e delle risorse minerali, l’United Nations Framework Classification (UNFC)100.

L’impossibilità di quantificare con precisione le riserve esistenti, conduce gli studiosi a formulare previsioni diverse e talvolta contrastanti .

Il celeberrimo Rapporto sui limiti dello sviluppo101, del 1972, lanciò un allarme asserendo che un

quarto delle riserve di petrolio presenti sulla terra sarebbe giunto a esaurimento entro il 2000. Attualmente, secondo i dati pubblicati dalla British Petroleum, le riserve petrolifere terrestri ammontano a circa 170,8 miliardi di tonnellate (1258 miliardi di barili) (figura 2.1); quindi, secondo le stime effettuate, il petrolio disponibile sul pianeta sarà sufficiente per altri 42 anni, ipotizzando di continuarne a estrarre l’idrocarburo al ritmo attuale, senza tenere conto, cioè, del continuo incremento della domanda mondiale, che si colloca intorno al 2% annuo102. Tuttavia, bisogna essere consapevoli del fatto che man mano che i pozzi si vanno esaurendo la velocità con cui si può continuare a estrarre decresce, costringendo a ridurre i consumi o a utilizzare altre fonti energetiche, quindi, è urgente la ricerca di risorse energetiche alternative.

Attualmente il 76% delle riserve petrolifere si concentra nei Paesi aderenti all’Opec103, che secondo stime effettuate posseggono nei propri giacimenti 129,8 miliardi di tonnellate di greggio, destinate a esaurirsi nell’arco di circa 71 anni104.

L’area geografica in cui si addensano i maggiori volumi di petrolio è quella mediorientale, dove i giacimenti petroliferi custodiscono circa 102 miliardi di tonnellate di oro nero (754,1 milioni di barili) equivalente a quasi il 60% di tutte le riserve del pianeta (figura 2.2). In tale regione, si prevede che l’ultima goccia di petrolio sarà estratta tra poco meno di 80 anni105 (figura 2.3).

Il Paese che detiene la quota maggiore delle riserve petrolifere mondiali è l’Arabia Saudita (21% del totale), tuttavia, agli attuali tassi di sfruttamento, i Paesi in cui è attesa una durata maggiore delle riserve risultano essere l’Iraq e il Venezuela (oltre 100 anni, contro i 66,5 anni dell’Arabia Saudita). Il Venezuela, tra i Paesi non appartenenti alla regione mediorientale, è quello che possiede le riserve più cospicue (7,9% del totale); a seguire, vi è la Russia con il 6,3% delle riserve globali106.

Stati Uniti e Canada insieme raggiungono appena il 4,7% del totale107.

100 UNECE, Committee on Sustainable Energy, United Nations Framework Classification for Fossil Energy and Mineral Resources 2009, United Nations Economic and Social Council, Seventh session, Ginevra, 29-30 October 2009.

101 Meadows D.L. e altri, 1972, op.cit.

102 BP- Bitish Petroleum (a cura di), 2009, op. cit., p.6.

103 OPEC è l’acronimo di “Organization of the Petroleum Exporting Countries” (Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio). L’OPEC fu fondata nel corso della Conferenza di Baghdad nel Settembre del 1960, all’inizio era composta da cinque Paesi: Iran, Iraq, Kuwait, Arabia Saudita e Venezuela; in seguito il loro numero è salito a undici, con l’ingresso del Qatar (1961), dell’Indonesia (1962), della Libia (1962), degli Emirati Arabi Uniti (1967), dell’Algeria (1969) e della Nigeria (1971).

104 BP- Bitish Petroleum (a cura di), Bp Statistical Review of World Energy, June 2009, op. cit., p.6. 105 Ibidem.

106 Ibidem. 107 Ibidem.

48 

I giacimenti presenti in altre aree geografiche del mondo sono, almeno stando alle conoscenze attuali, di scarsa entità o presentano notevoli difficoltà di sfruttamento108.

Figura 2.1 : Distribuzione delle riserve provate di petrolio nel 1988, 1998 e 2008

Fonte: Bp Statistical Review of World Energy, June 2009, p.7

L’Unione Europea dispone solamente dello 0,5% delle riserve di petrolio globalmente esistenti sulla Terra, equivalenti a 0,8 miliardi di tonnellate (6,3 miliardi di barili), che agli attuali tassi di produzione e consumo giungeranno a esaurimento entro poco meno di otto anni109.

Per quanto riguarda l’Italia le cifre relative alle riserve di petrolio riportate dal Bp Statistical

Review of World Energy mostrano che nei giacimenti italiani esistono riserve accertate di petrolio equivalenti a circa 800 milioni di barili (100 milioni di tonnellate), corrispondenti allo 0,1% delle riserve esistenti sulla Terra e, agli attuali tassi di produzione e consumo, destinate a estinguersi tra poco più di 21 anni110. Il dato registrato alla fine del 2008 è conforme a quello rilevato alla fine del 1988 e del 1998, la qual cosa fa dedurre una certa costanza relativamente alle riserve petrolifere del Paese. Tuttavia, a fine 2007 le riserve risultavano essere in quantità leggermente superiore, 900 milioni di barili di petrolio. Se ne deduce che nel 2008 si è registrato un calo nelle riserve pari a e circa l’11% rispetto all’anno precedente; ciò appare in contrasto con i dati riportati dal Rapporto

UNMIG 2008, in cui si afferma che «le variazioni degli ultimi anni delle riserve di olio appaiono meno preoccupanti: le riserve recuperabili valutate al 31/12/2008 si stimano in circa 129 milioni

108 Ibidem.

109 Ibidem. 110 Ibidem.

49 

di tonnellate, valore superiore a quello dell’anno precedente di circa l’11%»111. In tale rapporto si

distingue, inoltre tra riserve in terraferma e riserve in mare. «Rispetto al precedente anno si fa

rilevare il dato relativo alle riserve accertate, che risulta in diminuzione in terraferma (circa -4,5%) sostanzialmente per il mancato apporto di nuovi giacimenti produttivi, ed in forte aumento (quasi triplicato) in mare»112.

Figura 2.2 : Riserve provate di petrolio alla fine del 2008

Fonte: Bp Statistical Review of World Energy, June 2009, p.7

111 MSE – Ministero dello Sviluppo Economico, Rapporto Annuale 2008, Ministero dello Sviluppo Economico, Dipartimento per l’Energia, Direzione Generale per le Risorse Minerarie ed Energetiche, Roma,2009, pp.9.

Disponibile on line all’indirizzo: http://unmig.sviluppoeconomico.gov.it/unmig/stat/ra2008.pdf (accesso: 03-12-2009) 112 Ivi, pp.9-10.

50 

Figura 2.3 : Stima della durata delle riserve di petrolio nelle diverse regioni del mondo

Fonte: Bp Statistical Review of World Energy, June 2009, p.10

PREZZI DEL PETROLIO

Il prezzo del petrolio è un dato estremamente volatile.

Esaminando gli ultimi due decenni, si osserva che il prezzo di un barile di petrolio ha toccato, nel