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La formazione del femminile in alcuni nomi di professione

Il genere in italiano

2.3 Il genere nei nomi con referente animato

2.3.1 La formazione del femminile in alcuni nomi di professione

Come è già stato detto precedentemente, la formazione del femminile di alcuni nomi di professione rappresenta un argomento ancora fortemente dibattuto e, per quanto riguarda alcuni nomi, ancora privo di ferree norme grammaticali.

Questo è dovuto al fatto che le donne hanno iniziato ad affermarsi in campi che, fino a non tanti anni fa, erano loro preclusi. Quindi i nomi di determinate professioni sono sempre essere stati flessi secondo il genere maschile, ma ora che sono diventati accessibili anche alle donne diventa difficile trovare una soluzione linguistica per identificare il nome di una determinata professione svolta, però, da una donna.

Lo stesso avviene per alcuni nomi di professioni un tempo riservate solo alle donne, che ora sono diventate appannaggio anche degli uomini.

La questione su come trasformare il genere di alcune parole di questo tipo, nate con un genere invariabile, è un dibattito tuttora aperto che noi non tratteremo. Tuttavia noi ci limitiamo ad elencare alcuni nomi che rispecchiano questa casistica, come ad esempio

idraulico, falegname, bambinaia, giudice, casalinga, ingegnere, ecc.

Tuttavia, nonostante la presenza di casi dubbi e le varie incertezze, vi sono classi di nomi in cui il problema non sussiste e in cui le regole di formazione del genere sono ben standardizzate. Vediamone alcune:

Nomi in –tore

La classe dei nomi maschili terminanti con il suffisso –tore vede la formazione del femminile tramite il suffisso –trice. Vediamo alcuni di questi nomi:

presentatore

presentatrice imperatore

imperatrice

Il suffisso di questi nomi si è imposto nella lingua sin dall’inizio della formazione dell’italiano, sono quindi forme ormai consolidate, dunque non presentano dubbi o oscillazioni.

I nomi che terminano con questi suffissi sono anche detti nomi d’agente, poiché stanno ad indicare colui che compie quella determinata azione espressa dalla radice del nome (di provenienza verbale). Infatti, possiamo spiegare il significato del nome scrittore come colui che scrive, o colui che svolge l’azione dello scrivere.

Il linguista croato Tekavčić (1980: III 23-25 e 59-60) ha suddiviso i nomi d’agente in quattro sottogruppi sulla base della riconoscibilità dall’azione espressa dalla radice verbale del nome d’agente. Tale riconoscibilità è data dalla motivazione (ovvero dal legame semantico tra nome e verbo) e dalla trasparenza (ovvero dalla somiglianza morfologica tra nome e verbo) operanti nella coscienza linguistica dei parlanti. Vediamoli:

1- Al primo gruppo appartengono quei nomi in cui la motivazione e la trasparenza sono compresenti ed evidenti. Come nel caso del verbo portare da cui derivano

portatore e portatrice.

2- Al secondo gruppo appartengono quei nomi in cui la motivazione è forte, ma la trasparenza è debole. Come nel caso del verbo dirigere, da cui derivano direttore e direttrice. Vediamo, infatti, che il legame tra il verbo e l’azione espressa dal nome d’agente è evidente, ma il nome d’agente si forma con una radice diversa da quella del verbo.

3- A questo gruppo appartengono quei casi in cui il rapporto con il verbo non è molto stretto, ma la motivazione e la trasparenza sono presenti solo in astratto, poiché risalgono ad una fase antica della lingua. Ad esempio, vediamo che il

4- Al quarto gruppo appartengono quei nomi in cui vi è un’assenza di motivazione e di trasparenza. Un esempio di un nome appartenente a questo gruppo è attore, nome d’agente che, anche se non si direbbe, deriva dal verbo agire. Infatti, anche la radice appare differente, poiché non è più visibile la relazione morfologica sottostante. Il rapporto di continuità è visibile solo nel latino (ĂGERE>ĂCTUS>ĂCTOR), ma nell’italiano questo rapporto è andato perso.

Nomi terminanti in –e

Ci sono alcuni nomi maschili terminanti in –e che, come abbiamo già potuto vedere, formano il femminile con l’aggiunta del suffisso –essa. Come ad esempio

oste

ostessa conte

contessa principe

principessa

Invece, altri nomi maschili terminanti in –e, possono formare il femminile semplicemente modificando la vocale finale che da –e passa ad –a. Come ad esempio

cameriere

cameriera cassiere

cassiera

Nomi terminanti in –a

Anche alcuni nomi di professione che al maschile terminano con la desinenza –a formano il genere femminile con l’aggiunta dello stesso suffisso derivazionale –essa. Es. poeta

poetessa

duca

duchessa

Mentre, come abbiamo già visto, nomi come collega, dentista, padiatra, pianista rimangono invariati sia al maschile sia al femminile

Esistono altri nomi di professione che rimangono invariati in entrambi i generi e per distinguere il femminile viene anteposto al nome di professione il determinante “donna”, come nel caso di donna poliziotto. Questa casistica ricorre frequentemente in quei nomi di professioni che, solo recentemente, sono diventate di pertinenza di ambo i sessi.

Altre volte ancora, invece, non vi è una soluzione di aggiunta lessicale per specificare il sesso, ma, anche se il nome è riferito ad una donna, rimane invariato. Ciò avviene quando si vuole porre l’accento sull’importanza della funzione o della carica piuttosto che sulla specificazione del sesso di chi la esercita, ad esempio “il senatore Susanna

Angelini…” (Sabatini 1987: 29).

Nomi in –sore

Esistono nell’italiano alcuni nomi maschili che terminano in -sore. Essi formano il genere grammaticale femminile aggiungendo al tema verbale sottostante all’infinito il suffisso –trice (Dardano, Trifone,1997: 173).

Tali nomi devono quindi derivare da forme verbali, come nel caso di questi esempi:

possessore

posseditrice (poiché deriva dal verbo possedere)

difensore

difenditrice (poiché deriva dal verbo difendere)

trasgressore

trasgreditrice (poiché deriva dal verbo trasgredire)

Anche il nome professore presenta la stessa terminazione in -sore, tuttavia non deriva da un verbo, quindi la formazione del femminile non verrà nella stessa maniera dei nomi appena visti, ma assumerà un suffisso diverso, che abbiamo già trovato nella formazione del femminile di alcuni nomi terminanti in –e, ovvero il suffisso -essa.

CAPITOLO 3