Chi e quando somministrare l’informativa in PS?
POST TRIAGE
14. LA FORMAZIONE RESIDENZIALE E FAD 1 REQUISITI GENERALI 1 REQUISITI GENERALI
Per svolgere la funzione di Triage infermieristico in Pronto Soccorso è richiesta una formazione di accesso ed una formazione permanente. I Requisiti minimi per avviare il percorso formativo abilitante di triage sono rappresentati da:
titolo di studio ed abilitazione alla professione di infermiere, infermiere pediatrico;
esperienza lavorativa in Pronto Soccorso (una volta assolto il periodo di prova) di almeno sei mesi;
titolo certificato alle manovre di supporto vitale di base nell’adulto e nel bambino.
La formazione abilitante si concretizza con la partecipazione al corso teorico di preparazione al Triage e, successivamente, a un periodo di affiancamento a tutor esperto. Il discente, per poter effettuare attività di triage in autonomia deve aver superato con successo la valutazione del corso teorico e la valutazione del periodo di affiancamento al tutor esperto, valutazioni certificate nelle modalità successivamente specificate.
La formazione di accesso e la formazione permanente sono richieste anche per l’ostetrica/o che svolge funzione di triage in pronto soccorso ostetrico. Anche in questo caso, i prerequisiti per avviare il percorso formativo sono il possesso del titolo di studio e dell’abilitazione alla professione ostetrica, l’esperienza lavorativa e il titolo certificato alle manovre di supporto vitale di base.
14.2 CORSO TEORICO
Il corso teorico adotta una metodologia didattica che mira a sviluppare alcuni fondamentali ambiti formativi. Nello specifico:
- LA METODOLOGIA DIDATTICA si sviluppa attraverso un corso della durata minima di 16 ore realizzato con metodologie frontali ed interattive, organizzati a livello aziendale, interaziendale o regionale oltre all’attivazione di un corso FAD di triage della Regione Lazio.
- GLI AMBITI FORMATIVI.
I corsi devono sviluppareattività formative che permettano di:
1. Acquisire una metodologia scientifica di valutazione che comprenda l’utilizzo dell’intervista, dell’osservazione e del ragionamento clinico basato su segni/sintomi e rischio evolutivo.
78 2. Acquisire capacità relazionali atte alla gestione di situazioni critiche relative alle dinamiche psicologiche che si sviluppano sia nel contesto triage tra operatori che con l’utente e verso i famigliari e/o accompagnatori.
3. Approfondire gli aspetti relativi all’autonomia ed alla responsabilità professionale con particolare attenzione alle problematiche medico legali derivate dalla attività di Triage. 4. Acquisire competenze nell’individuazione e gestione dei principali problemi del Triage
pediatrico, sull’ accoglienza del minore e della sua famiglia. Tutti i corsi di triage regionali e delle Aziende Sanitrie del SSR devono contenere un modulo dedicato all’ambito pediatrico della durata di almeno 6 ore.
5. Acquisire competenze e strumenti per individuare, riconoscere e gestire al triage le situazioni particolari (violenza, disabilità, minori, disagio sociale, disturbi del comportamento, ecc.)
6. Acquisire le metodologie per il miglioramento della qualità globale applicate ad un sistema di Triage.
Al termine del corso è prevista una valutazione finale che certifichi il suo superamento.
14.3 PERIODO DI AFFIANCAMENTO
Dopo l’abilitazione al Triage, l’infermiere/l’ostetrica dovrà effettuare un periodo di affiancamento della durata di almeno 36 ore ed affidata a un tutor esperto.
Il ruolo di tutor è svolto da un infermiere/un’ostetrica esperto in Triage con esperienza pluriennale (almeno 2 anni) individuato dal Coordinatore del servizio, anche in relazione alle capacità comunicative e relazionali. Precedenti esperienze di insegnamento e tutoraggio possono essere requisiti preferenziali.
Il tutor, durante il periodo di affiancamento del discente triagista, dovrà prevedere un percorso articolato nelle seguenti fasi:
1. fase dell’osservazione 2. fase della collaborazione
3. fase dello svolgimento dell’attività in autonomia 4. fase della valutazione finale
L’idoneità temporanea allo svolgimento dell’attività di Triage sarà dichiarata al termine del periodo di affiancamento dal tutor mediante una certificazione che attesti la capacità di applicazione dei protocolli di attribuzione del codice di priorità in autonomia. In caso di valutazione non positiva può essere previsto, in accordo con il coordinatore, un ulteriore periodo di affiancamento.
Trascorso un periodo di lavoro sul campo di tre/sei mesi deve essere realizzato un ulteriore momento di verifica, al fine di dichiarare e certificare l’idoneità definitiva all’attività di triage. Tale valutazione è a cura del coordinatore e si basa sulla valutazione dellacapacità di:
- applicare i protocolli di attribuzione del codice di priorità; - gestire l’attesa;
- attivare i PDTA e i percorsi brevi previsti a livello locale; - identificare e gestire le condizioni particolari di fragilità.
14.4 FORMAZIONE PERMANENTE IN TRIAGE
La formazione permanente deve consentire agli infermieri e alle ostetriche, compresi quelli con funzione di coordinamento abilitati a svolgere attività di triage, di mantenere un livello di aggiornamento specifico per gli aspetti assistenziali, organizzativi, relazionali, attraverso adeguate attività formative da svolgere almeno ogni due anni.
79 Alla luce di quanto esposto appare evidente che ogni Dipartimento di Emergenza che comprenda un Pronto Soccorso debba sviluppare uno specifico programma di formazione al fine di ottimizzare l’attività di triage, garantendo il rispetto dei criteri nazionali e regionali di riferimento coniugandoli alle esigenze e alle caratteristiche strutturali e funzionali delle realtà locali. Nell’esperienza formativa attuata nella regione Lazio dal TML è apparso fondamentale estendere il processo formativo relativo al triage anche ai medici di emergenza, per i quali è obbligatoria la partecipazione ai corsi base.
Le innovazioni introdotte dalle indicazioni Agenas con il monitor n. 29 del 2012 e dalle normative nazionali, oltre al processo di revisione periodica dell’attività di triage nei pronto soccorso regionali, rendono quindi necessaria la pianificazione di un percorso formativo dedicato per la Regione Lazio.
Il percorso di formazione continua già avviato con l’attività del TML è stato imperniato sui principi dell’apprendimento basato sull’esperienza e di revisione tra pari. In particolare, il modello adottato è stato quello “a cascata”, distinto in tre fasi:
1. formazione di “formatori/facilitatori” mediante un corso centrale gestito dai componenti del gruppo regionale;
2. formazione sul luogo di lavoro del personale addetto al triage da parte dei formatori/facilitatori che hanno partecipato al corso centrale;
3. monitoraggio periodico dell’applicazione del TML mediante la costituzione di gruppi di lavoro permanenti sul triage, definiti gruppi locali TML, coordinati da un formatore/facilitatore.
Nel ribadire la validità strutturale del percorso adottato, si è ritenuto opportuno avviare un’attività formativa composta da una sezione FAD e da una sul luogo del lavoro, che consenta a tutti gli operatori di triage di acquisire in modo uniforme e in sede i principi culturali e le modalità attuative del modello di triage regionale. Il corso FAD è predisposto in accordo ai contenuti del presente manuale.
Per consentire un valido rapporto di collaborazione tra i gruppi aziendali di triage e il gruppo centrale viene altresì istituito un indirizzo di posta elettronica regionale – [email protected] - dedicato all’attività di triage. Tale servizio si propone tra l’altro di supportare i gruppi locali per risolvere le criticità presenti, costituire il riferimento per la corretta interpretazione di eventuali dubbi sui contenuti delle linee guida regionali, di raccogliere le osservazioni e i suggerimenti dei gruppi locali per consentire la partecipazione degli operatori alla periodica revisione dei contenuti dei protocolli.
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15. I PERCORSI E FLUSSI POST TRIAGE: DAL FAST TRACK ALLE CONDIZIONI PARTICOLARI E