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Le forme imperative negative e le interazioni con u/mu e i clitici oggetto

2. Le diverse tesi etimologiche degli elementi u/mu

3.7. Le forme imperative negative e le interazioni con u/mu e i clitici oggetto

In (273) è l’elemento negativo a precedere la particella mu. Non possiamo ritrovare la particella u tra l’elemento negativo e mu, il che ci autorizza, se la nostra analisi di partenza è corretta, a posizionare l’elemento negativo n(o) nel sintagma C. L’esempio (273) ci fornisce lo spunto per riprendere un’analisi di Zanuttini (1997) sugli imperativi. In questa analisi Zanuttini divide la classe degli imperativi in due parti: true imperatives e suppletive imperatives.

I primi sono formati dalla radice verbale e dalla vocale tematica:

- a per i verbi della prima classe in are, - i per i verbi delle restati due classi in ere, ire:

(274) parla! (275) batti! (276) parti!

Negli imperativi “veri” non troviamo marcatezza morfologica per tempo e aspetto e sono incompatibili in italiano con la presenza di un marcatore negativo preverbale:

(277) * non parla!

Al contrario, gli imperativi “suppletivi” presentano marcatezza morfologica per tempo e aspetto e sono compatibili con la presenza di un elemento di polarità negativa:

(278) fatelo! (279) non fatelo!

Zanuttini (1997) individua quattro strategie diverse di negazione degli imperativi suppletivi:

- a. negazione e forma verbale dal paradigma dell’indicativo: (280) non fatelo!

- b. negazione e forma verbale dal paradigma congiuntivo

(281) n ev figurassi Zanuttini (1997) Bolognese non vi figurassi

non immagini

- c. negazione e verbo in forma infinitiva

(282) o tti movira Squillace

non ti muovere

- d. negazione e forme gerundive

(283) non facennə Zanuttini (1997) Pugliese non facendo

non lo fare

La varietà di Squillace presenta un’ulteriore forma di negazione imperativa con la negazione no, la particella mu, e il verbo al presente indicativo. Abbiamo visto un primo esempio in (273), ma lo riproponiamo assieme ad altri:

(284) no mmu trasa nudhu Squillace non prt entra nessuno

Che non entri nessuno

(285) no mmu vai mo Squillace non prt vai mo

non andare adesso

L’esempio (285) ci fornisce lo spunto per esaminare una serie di fenomeni legati alle forme imperative. Vedremo infatti che la varietà di Squillace offre un’ampia gamma di imperativi negativi. Un aspetto che verificheremo sarà anche l’abbinamento dei clitici oggetto con le particelle subordinanti. Vedremo inoltre che con gli imperativi è possibile la realizzazione in forma piena dei clitici oggetto.

(286) pigghjalu/la/li Squillace prendilo/la/li

(287) on u/a/i pigghjara Squillace non lo/la/li prendere

(288) * on pigghjarlu/la/li Squillace * non prenderlo/la/li

(289) n o/a/i pigghjara Squillace non lo/la/li prendere

In (286) descriviamo una forma imperativa affermativa che presenta l’enclisi dei clitici oggetto in forma piena: lu/la/li. Abbiamo qui un’eccezione evidente alla regola che non permette a questi dialetti di avere l’enclisi dei pronomi clitici.

Solamente con le forme imperative abbiamo queste forme e questo dato può confermare l’intuizione proposta diverse volte in letteratura, che colloca gli imperativi nel sintagma C:

(290) [C pigghia [ cl lu….]]

In (287) abbiamo invece un imperativo negativo, che però permette solamente la proclisi dei clitici in forma ridotta. Questo fattore ci suggerisce che, con la negazione questa struttura imperativa negativa sia più bassa. Il dato in (289) ci mostra che l’enclisi dei clitici non è ammessa con la negazione. In (289) vediamo che con la seconda forma negativa n(o) abbiamo una diversa selezione del clitico oggetto maschile: o invece di u.

Abbiamo visto che queste varietà presentano altri tipi di forme imperative negative:

(291) no mmu u pigghji Squillace

no prt lo prendi non prenderlo

(292) no mm avissi u m u pigghi Squillace

non prt avessi prt prt lo prendi non ti azzardare a prenderlo

Il dato in (292) ci mostra una perifrasi deontica con una forma ridotta del verbo

avere al condizionale. La seconda persona singolare al condizionale ha la forma

lessicale piena in avarrissi, ma in questo caso si presenta in forma ridotta.

Questa forma è specifica per la seconda persona singolare, ma vedremo nei prossimi paragrafi come nelle perifrasi deontiche questi fenomeni di riduzione si ripetano anche per le altre persone. Ma analizziamo un altro esempio:

(293) vidi pe no mmu ti cada Squillace

vedi per non prt ti cade

non lo fare cadere

In (293) possiamo rilevare un ulteriore elemento a favore della collocazione della negazione nel sintagma C, poiché si posiziona tra gli elementi pe e mu in distribuzione nel sintagma C. In effetti il sintagma della negazione non lo troviamo nella sua posizione “canonica” all’interno di IP30, ma occorre nel sintagma C. Sono molteplici le teorie che si sono occupate delle proiezioni funzionali della negazione all’interno della struttura frasale. Citiamo nuovamente Zanuttini (1997) che parla di non meno di quattro proiezioni possibili per la negazione all’interno delle strutture romanze. In Cinque (1999) un sintagma della negazione può in linea di principio collocarsi prima di ogni proiezione funzionale. In effetti possiamo vedere alcuni esempi in lingua italiana:

(294) a. [ NegP non [I credo [C di [ I andare [ PP oggi ma domani…..]]]]] b. [I credo [ NegP non [C di [ I andare [ PP oggi, ma domani]]]]] c. [I credo [C di[ NegP non[ I andare[ PP oggi, ma domani]]]]] d. [I credo [C di[ I andare[ NegP non [ PP oggi, ma domani]]]]]

In effetti, comparando gli esempi in (294) si nota che nonostante le ben quattro posizioni all’interno delle frasi, il significato non cambia. Da questi dati sembra in effetti che la negazione possa posizionarsi in testa a ogni proiezione funzionale.

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Il sintagma della negazione, e le tematiche relative alla sua posizione sintattica hanno un progressivo sviluppo soprattutto in seguito al lavoro di Pollock 1989. Da questo lavoro sono poi partite tantissime ricerche sulla natura e posizioni sintattiche della negazione. L’autore, analizzando il movimento dei verbi, propone di scindere il sintagma della flessione in più proiezioni funzionali: accordo, tempo, negazione. La motivazione della presenza di un sintagma della negazione scaturisce da una comparazione tra francese e inglese sulle rispettive negazioni. Il francese presenta due elementi negativi ne e pas e questo fattore ha portato alla generalizzazione oramai assunta che la negazione nelle lingua naturali abbia un proprio sintagma che nello schema

Se assumiamo questa tesi ammettendo la possibilità di un’ampia libertà di occorrenza della negazione, non possiamo porci problemi qualora trovassimo l’elemento negativo nel sintagma C delle nostre varianti dialettali. Ed è proprio quel che accade nell’esempio (293) che riproponiamo in (295) e in struttura in (296):

(295) vidi pe no mmu ti cada Squillace

vedi per non prt ti cade

attento a non farlo cadere

(296) [I vidi [C pe [ NegP no [C mu [cl. ti [I cada]]]]]]

3.8 La particella u e le negazioni no e on nelle costruzioni con i verba timendi: