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La fotografia di moda

3.2. Irving Penn

3.2.2. La fotografia di moda

La modella fotografata da Penn è Jean Patchett: si tratta della copertina di Vogue dell’aprile 1950. Vogue non usciva con una copertina in bianco e nero dal maggio 1932. Lo stile, netto e geometrico, mostra un abito ispirato all’alta moda francese realizzata da Christian Dior, la cui nuova collezione del 1947 cambia radicalmente lo stile del fashion. Harper’s Bazaar lo definisce ‘new look’ questo stile caratterizzato da spalle strette, gonne ampie e vite sottili. Questa copertina di Vogue rappresenta una cesura netta rispetto a tutte le copertine precedenti, anche per la scelta dello sfondo, bianco e spoglio.

Le prime fotografie di moda, 1944 - 1949

Poco dopo aver pubblicato la sua prima copertina nell’ottobre 1943, uno still life di accessori di moda, a Penn viene assegnato l’incarico di fotografare modelle con abiti diventati popolari durante la Seconda Guerra Mondiale. La prima campagna pub- blicitaria viene organizzata come di consueto attorno ad un tema o ad un evento che agisce da contesto per i capi d’abbigliamento. Penn descrive i suoi primi lavori come

Per esempio, la campagna pubblicitaria adel 1946 per Playclothes presenta dei mo- delli di fronte ad una grande tela di sfondo in cui è rappresentata la silhouette di un ragazzino impegnato a giocare, come simbolo di un ritorno ad una vita più innocen- te e ‘domestica’ alla fine della guerra.

Inoltre, quando Penn fotografa la modella Dorian Leigh per la campagna pubblici- taria di febbraio 1947 di American Beauties, include diverse nature morte, tra cui una ciotola di agrumi accanto a una stampa di natura morta che raffigurata lo stesso oggetto, un melograno a terra, e un orologio sopra il capo della modella.

Le collezioni parigine, 1950s.

Sotto la guida di Alexander Liberman, Penn visita Parigi nel 1949 per osservare il lancio delle collezioni di Parigi e poter comprendere in modo migliore e più appro- fondito il mondo della moda. Quando Vogue manda di nuovo Penn a Parigi nel

“fotografie di situazioni, le cui radici si trovano nel teatro...come si usava per mo- strare la moda contemporanea.” [159]

luglio 1950 a documentare la presentazione delle collezioni autunno di quell’ anno, gli viene incaricato di fotografare i capi in bianco e nero. Anche se in quel periodo il mondo commerciale e pubblicitario predilige senza alcun dubbio l’utilizzo del co- lore, le fotografie in bianco e nero realizzate da Penn risultano sorprendentemente moderne e efficaci. La moda nel periodo del dopoguerra si concentra sulla costru- zione, con ampi volumi, e lussuosi nuovi tessuti, resi disponibili nel boom economi- co del dopoguerra, adatti per creare nuovi volumi e nuove forme.

Per poter fotografare le collezioni, Vogue mette a disposizione uno studio, che Penn in un suo diario descrive così:

Molte delle fotografie scattate per la copertina di Vogue del 1950 collezioni isola- no un singolo elemento di un indumento per catturare l’attenzione degli stilisti nei dettagli. In Balenciaga Sleeve (Regine), Parigi (1950), Penn lascia la maggior parte del volto della modella fuori dell’inquadratura per concentrarsi sulle pieghe della manica su un braccio, e in particolare il loro drammatico incontro con il bracciale. In questa e in altre fotografie Penn rimarca e sottolinea l’importanza della cura dei dettagli che rappresentano l’ arte dell’ haute couture.

Un altro marchio di fabbrica delle fotografie scattate per le collezioni del 1950 di Parigi è l’uso di una luce ancora naturale. Penn evidenzia l’eleganza e la grazia della moda del dopoguerra organizzando le sue composizioni in maniera pittorica, sce- gliendo le modelle più adatte ad incarnare queste qualità. In Cocoa-Colored Balen- ciaga Dress (Lisa Fonssagrives), Parigi (1950), i dettagli nitidi e la texture definita dell’abito sono in netto contrasto con la tenda da teatro dello sfondo. La posa fem- minile della modella accentua ulteriormente la struttura dell’indumento, con ogni dettaglio, compresa la trama del mantello e la rete del velo, visibile nella fotografia.

“Alexander Liberman adibì per me a Parigi uno studio in rue de Vaugirard, all’ul- timo piano di una vecchia scuola di fotografia. La luce era la luce di Parigi come avevo immaginato, morbida ma definita. Trovammo un tendaggio, probabilmen- te utilizzato per la sceceggiatura di un teatro e poi scartato, e lo utilizzammo come sfondo. Il 1950 fu l’unico anno in cui fummo in grado di poter fotografare gli abiti delle collezioni durante le ore del giorno. Gli abiti venivano portati in velocità nelo studio, e poi riportati subito indietro in bicicletta fino ai saloni.” [160]

La Fotografia di Moda negli anni Sessanta e Settanta

L’ industria della moda cambia radicalmente pagina nel corso degli anni Sessanta con l’avvento della rivoluzione sessuale, con l’arrivo dei capi prèt à porter e con il declino di popolarità dell’haute couture. Nel 1963, sulla scia della promozione di Li- berman a direttore editoriale di Condé Nast Publications, Diana Vreeland prende il posto di Jessica Daves come editor di Vogue. Richard Avedon, che aveva già lavorato a Harper ‘s Bazaar con Alexey Brodovitch, si unisce alla rivista come fotografo nel 1965. Le tendenze nella fotografia di moda si spostano dall’eleganza alla spontaneità, un cambiamento che Avedon riesce a incarnare perfettamente nelle sue fotografie, che tendono verso pose più dinamiche e riferimenti alla vita quotidiana urbana. In confronto, le fotografie di Penn continuano a meditare sui dettagli, la forma e la costruzione. Egli conserva la sua composizione spaziale e le sue preferenze estetiche per tutta la sua carriera, ma nel corso degli anni Sessanta cambia il suo approccio tecnico alla fotografia di moda. Mentre prima era ansioso di usare la luce naturale, come è possibile osservare nelle sue fotografie delle collezioni parigine degli anni Cinquanta, ora scopre che l’illuminazione stroboscopica fornisce “consistenza del

colore, precisione, affidabilità”[161], e che gli è possibile quindi fissare le immagini

in modo ben definito. Negli anni Settanta, anche se la moda e la fotografia di moda diventano sempre più osé, Penn continua a fotografare il lancio moda delle colle- zioni di New York e i progetti fotografici assegnati a Vogue. Le sue priorità in realtà si spostarono sempre più su progetti personali, e nel 1977 inraprende una colllabo- razione con l’ex direttrice di Vogue Diana Vreeland per la pubblicazione di un libro di fotografie di vintage couture di inizio secolo, chiamato Inventive Paris Clothes.

Issey Miyake, 1983-90s

Nel 1983, gli viene proposto di collaborare con lo stilista Issey Miyake ad un servizio fotografico di moda per Vogue, e così i due cominciarono a lavorare a stretto contat- to su diversi progetti anche al di fuori delle campagne per le riviste di moda. Nelle loro collaborazioni, Penn ha il compito di fotografare i disegni realizzati da Miyake utilizzando una forte illuminazione e uno sfondo bianco in modo da far rissaltare i motivi geometrici e le texture de disegni dei materiali, costituiti per lo più da silico- ne e tessuto gonfiabile.

In un articolo relativo alla loro collaborazione professionale Miyake osserva:

L’ approccio di Penn alla fotografia di moda è caratterizzato da sempre dal tentativo da parte del maestro di distillare l’essenza del capo, concentrandosi sulla sua linea, volume e texture. In Woman in un Miyake Raincoat (New York, 9 dicembre 1998), Penn mostra un modello femminile in ombra che porta un impermeabile trasparen- te. A differenza degli impermeabili tipici di plastica trasparente, tuttavia, il design di Miyake è ultraterreno, con un cappuccio a punta e un’ampia silhouette. Come nelle precedenti fotografie di Penn, la posa della modella enfatizza la forma e la costru- zione del capo.