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Helmut Newton per Blumarine

3.3. Helmut Newton

3.3.2. Helmut Newton per Blumarine

La collaborazione di Helmut Newton con Blumarine risale all’inizio degli anni No- vanta; il marchio affida ad Helmut ben sette campagne pubblicitarie che vedono come protagoniste alcune delle modelle che di lì a breve sarebbero diventate delle grandi top models. La fondatrice del brand nonché art director Anna Molinari da sempre crede nel connubio tra arte e moda, nell’esaltazione del bello attraverso di- verse forme espressive, tra cui naturalmente anche la fotografia. Per Anna la moda è in grado di veicolare forme e mondi che possono contribuire a creare l’identità della società e di influire sulle tendenze e sui cambiamenti culturali.

Le precendenti campagne pubblicitarie di Blumarine realizzate dal fotografo Albert Watson nella seconda metà degli anni Ottanta sono ambientate in contesti architet- tonici e paesaggistici molt osuggestivi che danno vita ad un concetto di bellezza ro- mantico e senza tempo. Per Anna Molinari è giunto il momento di cambiare registro e di proporre una lettura più contemporanea del brand. Con qiesti presupposti, la scelta di affidare l’incarico a Helmut Newton risulta quanto mai azzeccato. La sua vi- sione della donna, come è già stato detto, è celebrativa, con un’esaltazione piene della femminilità espressa attraverso una particolare attenzione alla plastica del corpo che viene enfatizzato dai capi indossati dalle modelle. Newton per Blumarine fotografa modelle giovanissime come Carla Bruni e Monica Bellucci, donne tanto eleganti- squanto sensuali. Negli scatti di Newton l’ abito sembra passare in secondo piano, ciò che spicca è l’immagine potente della donna e della sua femminilità prepotente. Le campagne pubblicitarie di Helmut Newton per Blumarine sono rimaste impresse

Naturalmente un ruolo importante l’hanno svolto le modelle come Carla Bruni, Monica Bellucci, Eva Herzigova e Carré Otis, ma ciò che èpiù colpisce di queste immagini sono soprattutto la rivoluzione comunicativa e l’anticipo sui tempi di cer- te tematiche. La complicità tra la modella e il fotografo è evidente negli scatti di Newton, i suoi piedi o la sua ombra sono spesso presenti all’interno dell’inquadratu- ra. Inoltre non cìè costruzione, ma improvvisazione. Sotto il coordinamento di Ros- sella Tarabini [166] il marchio Blumarine si è proposto con uno stile innovativo che racconta di una donna borghese di carattere, una donna eccentrica e provocante. La prima campagna Blumarine firmata Helmut Newton è quella della primavera/ estate 1993, le modelle in questione sono Carla Bruni e Monica Bellucci. Gli scatti mostrano una Monica Bellucci in una sensuale veste nuziale, o ritratta con dei guan- toni da box, o ancora in una posa statuaria sdraiata su un divano d’epoca. Newton ha la capacità di mettere in scena dei brevi racconti attraverso degli scatti che sembrano ‘rubati’, come scrive claudio Marra:

Per la campagna fotografica della stagione autunno/inverno 1993/1994 Newton sce- glie di reinterpretare il tema delle rose che rappresentano lo stile Blumarine per eccellenza, incarnando l’ideale di sensualità femminile pensato da Anna Molinari. Newton fa leva ancora sulla sensualità intrinseca all’immagine della donna sposa, fotografando le modelle Joanne Branfoot e Nelly impegnate in un gioco di genere vestite in abiti nude look in un crescendo di sensualità davanti ad una parete di rose rampicanti. La messa in scena di quesi scatti rimanda senza alcun dubbio alle am- bientazioni dell’ Orlando, film diretto da Sally Potter tratto dall’omonimo romanzo di Virginia Wolf e presentato in anteprima nel 1992 al Thessaloniki International Film Festival.

“Helmut è un narrativo, un filmico, racconta storie per frammenti, accenna in- trecci che non svolge, dissemina indizi che non spiega, sfrutta, anche da questo punto di vista, il voyerismo congenito della fotografia, il suo essere unità isolata che necessariamente porta a interrogarsi e fantasticare su ciò che non è mostrato sugli altri ipotetici fotogrammi mancanti”. [167]

[166] Rossella Tarabini è la figlia di Anna Molinari, fondatrice del brand e art director. Si devono a Rossella molte delle informazioni e degli aneddoti relativi alla costruzione delle immagini sui set fotografici si Newton. [167] Marra, 2004: 167.

Carré Otis per Blumarine. Fotografo: Helmut Newton, Monaco 1995.

Per la campagna pubblicitaria della primavera/estate 1995 Newton sceglie di foto- grafare la bellissima modella Carré Otis, che già aveva posato per Playboy nel 1989. Si parla molto di questa modella negli anni Novanta a causa della sua tormentata relazione col marito Mickey Rourke, e questa vicenda sembra condizionare forte- mente gli scatti di Newton, che assumono le sembianze di una biografia raccontata per immagini. In questa campagna emerge in maniera evidente l’idea della donna borghese, trasgressiva e viziata, ma al tempo stesso forte e di carattere. Sono foto- grafie in bianco e nero e a colori, che esprimono spensieratezza e violenza, con tagli diagonali e riprese dal basso verso l’ alto e al contrario dall’ alto verso il basso. Carré Otis è fotografata distesa a tessa su un tappeto di riviste scandalistiche e lo stesso Newton è presente all’interno dell’inquadratura con le sue scarpe da tennis bianche. Per rende più vera la messa in scena Newton prende parte della fiction e interpreta ‘l’uomo senza volto’ che è presente molto spesso nelle sue storie per im- magini.

L’ ultima campagna pubblicitaria per Blumarine firmata Helmut Newton è quella dell’autunno/inverno 1998/1999. Newton preferisce fotografare la modella Natalia fuori dallo studio, in esterno:

E ancora:

“Ho sempre evitato di fotografare in studio. Una donna non passa la sua vita se- duta o in piedi davsnti a uno sfondo di carta bianca. Anche se questo mi complica la vita, preferisco portare la mia macchina fotografica fuori, nelle strade, in luoghi pubblici e privati, in luoghi spesso accessibili solo ai ricchi.”[168]

“Mi piace fotografare luoghi e oggetti che vedo ogni giorno. Le mie foto preferite sono spesso quelle che evocano fortemente la sensazione di ‘essere gia stato lì’. (…) Quando lavoro fuori casa non mi allontano mai più di tre chilometri dal mio albergo.” [169]

richard a

vedon

harper’s bazaar

vogue

dior

“the cal”. 1995. 1997.