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60 5.3.2 Questionario di gradimento

Domanda 3: frequenza relativa

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Tabella 9: Domanda 4 del questionario di gradimento

Grafico 15: Domanda 4 del questionario di gradimento

La domanda 5 del questionario chiedeva agli studenti se avessero consigliato la partecipazione al seminario ai propri colleghi; le opzioni di risposta erano SI o NO. Non abbiamo rappresentato né in tabella né graficamente i risultati relativi a questa domanda perché il 100% degli studenti a scelto come risposta l’opzione SI.

Le domande n. 6 e n. 7 erano domande aperte nelle quali si chiedeva agli studenti di rispondere ai seguenti quesiti:

4 Min Max Mediana IQR

4.1 4 5 5 0 4.2 4 5 5 0 4.3 3 5 5 0 4.4 3 5 5 1 4.5 2 5 5 1 4.6 4 5 5 0

Capacità del docente di tenere viva l’attenzione Completezza degli argomenti trattati

Livello di approfondimento degli argomenti trattati Gestione d’aula e degli spazi di discussione Momenti di confronto con il docente

Qualità della didattica

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• Domanda 6: “Hai dei suggerimenti da proporre per migliorare la realizzazione del seminario?”

A questa domanda hanno risposto 67 studenti su 116 questionari analizzati, di queste 67 risposte, 29 studenti sono dell’opinione di anticipare la realizzazione del seminario al primo anno di studi in modo da poter applicare le tecniche comunicative fin da subito durante le attività di tirocinio. Altri 17 studenti propongono di dedicare più tempo a corsi specifici per affrontare questo aspetto della professione.

Le altre risposte date dagli studenti propongono spazi più adeguati e gruppi con minor numero di persone al fine di avere maggiore interazione durante il seminario.

Alcuni studenti hanno proposto di rivolgere il seminario anche ad infermieri che già stanno svolgendo la professione.

• Domanda 7: “Tra gli argomenti previsti dal programma del seminario, può segnalare quelli per i quali ritiene necessari ulteriori approfondimenti?”

A questa domanda hanno risposto 38 studenti su 116 questionari analizzati ed in generale tutti e 38 gli studenti propongono maggiore approfondimento di tutti gli argomenti trattati durante il seminario, chi si esprime in modo generale e chi specifica argomenti particolari come ad esempio approfondire le tecniche del mimetismo o la strutturazione della relazione d’aiuto o le metodiche dell’ascolto attivo, ma in generale il sentore che accomuna tutti gli studenti è comunque una richiesta di approfondimento degli aspetti comunicativo-relazionali della professione infermieristica.

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Tabella 10: Domanda 8 del questionario di gradimento

Grafico 16: Domanda 8 del questionario di gradimento

Grafico 17: Domanda 8 del questionario di gradimento

8 Frequenza assoluta Frequenza relativa %

0 0,0% 0 0,0% 2 1,7% 18 15,5% 96 82,8% INSODDISFATTO POCO SODDISFATTO ABBASTANZA SODDISFATTO SODDISFATTO COMPLETAMENTE SODDISFATTO

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5.4 Discussione

L’analisi dei dati presi in considerazione, che per quanto riguarda l’aspetto della valutazione dei livelli di empatia degli studenti prima dell’intervento formativo e dopo l’intervento formativo sono stati esclusivamente i punteggi relativi al questionario JSE-HPS senza aver tenuto conto né del sesso, in quanto i partecipanti maschi erano solo 14 su 122 studenti, campione, a nostro avviso, insufficiente per fare una correlazione statistica tra livelli di empatia e sesso degli studenti; né dell’età, in quanto la fascia di età degli studenti era compresa tra i 20 e i 25 anni tranne 6 eccezioni sui 122 partecipanti, ed anche in questo caso risultava un campione statisticamente non significativo.

Da un’analisi dei risultati ottenuti possiamo evidenziare, come prima considerazione che, in linea generale, per quasi tutti gli items del questionario c’è una minor dispersione dei valori della scala Likert tra quelli somministrati prima del seminario e quelli somministrati dopo e, che in quest’ultimi, le risposte degli studenti sono tendenzialmente orientate verso i valori alti della stessa.

Dall’analisi dei dati relativi ai valori complessivi del questionario JSE-HPS, rappresentanti i livelli delle abilità empatiche degli studenti, notiamo un incremento del valore mediano che pasa da un valore di 119 con un IQR di 13.25 nella fase pre-seminario a un valore di 131 con un IQR di 8 nella fase post-seminario. In termini numerici la differenza tra il valore mediano ottenuto dai dati pre-seminario non discosta molto dallo stesso ottenuto post-seminario, che comunque rappresenta però un incremento complessivo delle abilità empatiche nel campione di studenti preso in esame.

A nostro parere, cosa più significativa è il range nel quale si sono concentrati i risultati, che vedono passare un punteggio minimo pari a 54 nella fase pre-seminario ad un punteggio minimo di 107 nella fase post-seminario. Questo a supporto dell’ipotesi che, un intervento formativo mirato a migliorare le capacità comunicative e le abilità empatiche, magari non impatta molto su chi ha già percezione empatica

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innata, ma quasi sicuramente innalza la percezione e la consapevolezza empatica in quegli studenti nei quali, a livello innato, ne hanno meno consapevolezza.

A supporto di questo ci viene incontro anche la distribuzione di frequenza dei risultati complessivi ottenuti (vedi grafico 10) che, nella fase post-seminario, si raggruppano principalmente nei cut-off che vanno da 120 a 130 e tra 130 a 140, contrariamente a quanto avviene nella fase pre-seminario dove la maggior concentrazione dei risultati si ha nei cut-off che vanno da 110 a 120 e da 12 a 130.

Una particolare considerazione va fatta per il cut-off che comprende i risultati tra 130 e 140 (dove 140 è il ponteggio massimo ottenibile nella JSE-HPS) che in fase pre-seminario vede la presenza di soltanto 5 studenti contrariamente a quanto accade nella fase post-seminario che vede una presenza di 63 studenti.

L’analisi statistica relativa al confronto dei risultati ottenuti nella fase pre-seminario e post-seminario è comunque incoraggiante. Infatti se analizziamo i dati

ottenuti dal T test relativi ai singoli items, solo 3 items su 20 hanno una non significatività statisticamente accettabile.

I tre items che hanno riscontrato una non significatività statistica sono relativi alle seguenti argomentazioni:

o Item 4: “Nella relazione tra professionista sanitario e paziente la

comprensione del linguaggio del corpo è tanto importante quanto la comunicazione verbale. “

Credo, personalmente, che la non significatività statistica, e cioè una non variabilità percettiva dello studente, tra la fase pre-seminario e la fase post-seminario, sia dovuta al fatto che, durante il seminario, si pone l’enfasi sul fatto che la percezione della comunicazione non verbale, da parte del nostro interlocutore, sia nettamente superiore alla percezione che il ricevente ha dalla comunicazione verbale e che è pari al 7% del messaggio comunicativo. Nella domanda posta dal questionario JSE-HPS, si chiede allo studente se il linguaggio del corpo è tanto importante quanto la comunicazione verbale. Quindi, la risposta degli studenti potrebbe essere condizionata dal fatto che, in fase pre-seminario la loro percezione fosse dettata dal fatto che i due

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tipi di comunicazione fossero percepiti dall’interlocutore in modo simile, e nella fase post-seminario, dettata dal fatto che, durante il seminario abbiano percepito che in realtà il non-verbale impatta in modo notevolmente superiore rispetto al verbale. Il fatto che la domanda del JSE-HPS, metta il non-verbale sullo stesso piano del verbale possa aver indotto, nello studente, una non corretta comprensibilità della domanda del questionario tale da non mostrare significatività statica tra i dati raccolti in fase pre- seminario risetto a quelli raccolti in fase post-seminario.

o Item 7: “L’attenzione nei confronti delle esperienze personali dei

pazienti non influisce sull’esito delle cure. “

Quest’aspetto della relazione infermiere-paziente, durante il seminario, è stato affrontato in modo marginale, cosa che potrebbe aver indotto lo studente a non aver percepito appieno l’importanza di considerare il vissuto e le esperienze del paziente come importanti fattori del percorso di relazione nella cura dello stesso.

o Item 13: “I professionisti sanitari dovrebbero provare a comprendere

che cosa sentono e pensano i loro pazienti prestando attenzione ai loro messaggi non verbali ed al linguaggio del corpo. “

Personalmente credo, anche se questo è uno strumento validato al livello internazionale, e che quindi noi abbiamo somministrato e riprodotto fedelmente, abbia in questa domanda un’incongruenza questionale, in quanto pone al compilatore un quesito anomalo. Chiede infatti se il professionista sanitario debba porre attenzione ai messaggi non verbali ed al linguaggio del corpo. Ma il messaggio non verbale, è il linguaggio del corpo, e questa incongruenza del quesito può determinare, anche se a livello inconscio, un’alterazione nella valutazione del compilatore.

Relativamente al confronto statistico, attraverso il T test, dei risultati complessivi ottenuti dagli studenti in fase pre e post- seminario, il risultato è incoraggiante; infatti, in relazione al limite postoci di p<0.05, abbiamo ottenuto un

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valore di p = 5.58x10-130 che ci permette di affermare, in totale sicurezza, esse nettamente inferiore a 0.05.

Ciò a dimostrazione che, i risultati ed i relativi esiti, siano statisticamente significativi.

Questo a dimostrazione che comunque, il seminario proposto ha aumentato, in linea generale, le abilità empatiche degli studenti.

I risultati ottenuti risultano pertanto essere in linea con studi precedenti. Abbiamo preso come riferimento due studi simili, anche se con approcci formativi differenti, sia tra loro che con quello da noi proposto, e scelti in quanto recenti, infatti entrambi risalgono al 2019.

Il primo studio, “Teaching empathy to nursing students: A randomised

controlled trial” (Sarmiento, P.B. at al, 2019) giunge alla conclusione che

l’apprendimento, da parte degli studenti, delle competenze empatiche è efficace nel migliorarne la percezione.

Il secondo studio, “Effect of expert-patient teaching on empathy in nursing

students: a randomized controlled trial” (Ferri, P. at al, 2019) giunge anche questo alla

conclusione che la formazione degli studenti infermieri in ambito comunicativo- relazionale è una promettente modalità di educazione infermieristica per sviluppare o migliorare i livelli di empatia degli stessi.

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Discutiamo ora i risultati ottenuti dall’analisi dei dati relativi al questionario di gradimento somministrato agli studenti al termine di ogni edizione del seminario.

Da un’analisi sommaria dei risultati ottenuti possiamo asserire che l’evento formativo è stato recepito e percepito dagli studenti, nel complesso, in modo molto positivo; ma vediamo nel dettaglio.

I punti relativi alla prima domanda, che chiedeva in quale misura i singoli aspetti del seminario avessero soddisfatto le loro aspettative, hanno ottenuto tutte un valore mediano di 5 su una scala Likert con valori da 1 a 5, tranne il punto 1.4 relativo alla funzionalità delle aule e degli strumenti tecnici.

Nella seconda domanda proposta, relativa alla rispondenza tra il livello pregresso e nuove conoscenze acquisite sul tema trattato durante il seminario, tutti i punti proposti hanno ottenuto un valore mediano di 5 su una scala Likert con valori da 1 a 5 tranne il punto 2.1, che indagava il livello pregresso di conoscenze sul tema trattato, che ha ottenuto un valore mediano di 3.

La terza domanda del questionario di gradimento, la quale chiedeva agli studenti quale grado di innovazione attribuiva ai contenuti trattati in questo seminario rispetto ad altri eventi riguardanti la stessa tematica, la maggior parte degli studenti, e precisamente il 58,6% lo ha ritenuto elevato, il 39,7% medio-elevato, solo l’1,7% medio basso e nessuno studente lo ha ritenuto basso. Questo ci dà indicazione che probabilmente, la strategia pedagogica adottata sia stata recepita in modo sia innovativo che positivo praticamente da tutti gli studenti.

Anche tutti i punti relativi alla quarta domanda, che indagava la qualità della didattica, hanno ottenuto un valore mediano di 5 su una scala Likert con valori da 1 a 5. L’unico punto che ha avuto una maggior dispersione dei valori è il 4.5 che indagava la gestione dell’aula e degli spazzi di discussione. Questo credo derivi dal fatto, come emerge anche da alcune risposte date alla domanda 6 del questionario di gradimento (vedi pag. 54), che il numero di studenti presenti e i tempi a disposizione, lasciassero poco spazio di espressione individuale e di confronto.

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Alla domanda 6, che chiedeva agli studenti se avessero consigliato la partecipazione al seminario ai propri colleghi, la risposta è stata SI per il 100% dei partecipanti. Questo dato fa presuppore che comunque l’evento formativo sia stato apprezzato e ritenuto utile per incrementare le conoscenze professionali.

L’ultima domanda del questionario di gradimento chiedeva agli studenti di dare una valutazione complessiva del seminario; l’82,8% si è ritenuto completamente soddisfatto, il 15,5% soddisfatto e solo l’1,7% abbastanza soddisfatto; nessuno studente si è ritenuto né poco soddisfatto né insoddisfatto.

Quindi, da un’analisi complessiva dei risultati ottenuti, possiamo asserire che l’impatto del seminario sugli studenti è stato positivo e sembra confermare che la scelta dei contenuti e della strategia pedagogica adottata abbiano ottenuto i risultati previsti.

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6. CONCLUSIONI

Che l’importanza della presenza di buone tecniche comunicative e abilità empatiche, nella quotidianità della professione infermieristica, ormai è fatto appurato e comprovato da numerosi studi, come già ampiamente detto.

Come abbiamo potuto constatare, per migliorate questo aspetto della professione, un ruolo importante lo gioca la formazione che, se ben strutturata, migliora questi aspetti portando il futuro professionista a relazionarsi in modo consapevole attuando metodologie apprese in ambito comunicativo e sfruttando le abilità empatiche sviluppate e migliorate.

Come ormai appurato, l’aspetto comunicativo relazione dell’infermiere è parte integrante del processo di cura, e par questo va affrontato e valorizzato già durante il percorso formativo.

In considerazione alla domanda di ricerca posta per questo studio, possiamo affermare che si, un intervento formativo sulla comunicazione empatica migliora la percezione dell’empatia negli studenti di infermieristica.

Da qui ne scaturisce il soddisfacimento dell’ipotesi direzionale di questo studio.

Impressione dello scrivente, è anche quella che, un evento formativo di questo tipo, non solo migliora la percezione e le abilità empatiche del futuro infermiere, ma sensibilizza e focalizza l’attenzione dello studente sull’importanza di questo aspetto della nostra professione. Questo, oltre ad essere una mia impressione, trova conferma anche dall’analisi dei questionari di gradimento, dai quale scaturisce vivida la necessità da parte degli studenti di approfondimenti relativi a questa tematica.

Come si dice, “fare l’infermiere” non è una professione ma, l’”essere infermiere” è una missione. Personalmente credo che questo corrisponda a verità! L’infermiere, oggi professionista, abbraccia un ventaglio di competenze sia tecniche

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che comunicativo-relazionali che lo vedono sempre più coinvolto nel percorso terapeutico-assistenziale del malato a 360°.

Di conseguenza, e l’esperienza sul campo ne dà atto; anche il paziente e il suo contesto familiare, oggi hanno aspettative professionali da parte dell’infermiere superiori rispetto ad un decennio fa.

Di fatto l’infermiere è colui che ha il più stretto rapporto col paziente, al quale deve garantire si, la qualità delle tecniche infermieristiche, ma che spesso diventa “amico” e “confidente”, talvolta diventa spiraglio di luce in un percorso terapeutico difficile, lungo e buio; perché l’infermiere è colui che sa che malattia hai, capisce come ti senti, allevia le tue sofferenze; è quello col quale puoi sfogare la tua rabbia perché tanto sai che comunque ti assisterà nel percorso di cura, ed è quello al quale puoi parlare delle tue paure e si, con lui puoi parlare anche della paura della morte.

E quindi, se ci soffermiamo solo un attimo al riflettere su cosa sia la nostra professione, non si può pensare che questa possa prescindere da avere quelle abilità empatiche e comunicative necessarie a supportare, in modo efficacie, una relazione d’aiuto.

Non so bene perché il mio interesse si sia focalizzato su quest’aspetto della professione infermieristica, ma credo che in questo abbia influito, anche se inconsapevolmente, mia nonna, Eva, donna di scarsa cultura, ma saggia, inebriata di quella saggezza innata di certe persone di un tempo, ignorante di formazione, ma acculturata dalla “vita”, acuta, perspicace, posseduta da quella capacità comunicativa innata che le dava sempre la capacità di dire le cose giuste al momento giusto e nel modo giusto. Esempio di vita… fu lei che un giorno mi disse; “quando sei in mezzo alle persone “sorridi”, anche se “dentro” piangi.

Donna di umili e semplici pensieri, sempre sorridente, spensierata, anche in momenti difficili. Subì un intervento chirurgico per mastectomia, carcinoma metastatico del seno; durante la degenza incontrò un’infermiera con scarse abilità sia empatiche che comunicative, lei ne soffrì. Quando le dissi che volevo fare l’infermiere, lei, ormai allettata e in fase terminale, mi disse; “Fabio, quell’infermiera mi trattò male,

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quasi fossi un peso per lei, questo mi fece star tanto male al tal punto dal peritarmi a chiedere; ricordati, non si può fare l’infermiere, ma bisogna essere infermiere!”

Quanta verità in questo. Poche parole, semplici ma circondate da quella filosofia che non si impara a lezione all’università… ma che in parte è innata e in parte si apprende dalla vita; verità che spesso ci rifiutiamo di cercare in noi, ma che se la trovassimo ci proietterebbe in una vita più piena e più consapevole e che se, proiettata nella professione infermieristica, ci renderebbe consapevoli di quando, il relazionarsi in modo consapevole, diventi strategia terapeutica per i nostri pazienti.

Io, personalmente, in queto ci credo, e mi auspico che, nella mia quotidianità professionale, non venga mai meno il rapportarmi in modo “terapeutico” con i miei pazienti ed i loro familiari e che, l’avere l’opportunità di trasmettere questo ai futuri infermieri mi appaghi e mi faccia sperare in una sempre più crescente professionalità dell’infermiere stesso.

Come infermieri abbiamo la possibilità di guarire il cuore, la mente e

l’anima e il corpo dei nostri pazienti, le loro famiglie e noi stessi.

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