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1.5 Acquisizione linguistica

1.5.4 Full UG Access Hypothesis

Come abbiamo potuto osservare, nei decenni si sono sviluppate teorie di varia natura, dalla presenza di un unico sistema linguistico, alla presenza di un processo di transfer, ed infine alla compresenza di due sistemi linguistici separati ed autonomi, totalmente indipendenti.

In generale possiamo dire che l’acquisizione linguistica del bambino bilingue segue le stesse fasi di un bambino monolingue, anche se alcuni studiosi sostengono che lo sviluppo bilingue sia più complesso, lungo e lento, a causa del coinvolgimento di due diversi sistemi linguistici. La lentezza e complessità dello sviluppo di due sistemi linguistica spiega il motivo per cui il linguaggio appare tardivamente nei bambini bilingui rispetto ai monolingui e spiega inoltre il periodo che viene affrontato da tutti i bilingui di “confusione linguistica” dovuto al carico linguistico che risulta essere più pesante che provoca, perciò, un rallentamento apparente. In realtà, però, con gli studi si è potuto constatare come lo sviluppo linguistico dei bilingui sia identico a quello dei monolingui sotto tutti gli aspetti: fonetico, lessicale, morfologico e sintattico. Si parte infatti dall’acquisizione delle strutture più semplici, a livello fonetico ed a livello di costruzione grammaticale, per poi arrivare a sviluppare le forme più complesse. È un processo graduale, come accade per i monolingui, altamente influenzato anche dai fattori psicologici, sociali ed ambientali che possono aiutare e sostenere l’acquisizione od al contrario rallentarla ed ostacolarla. Ci sono fasi in cui sembra che i bambini bilingui abbiano picchi di miglioramento ed altri di rallentamento o peggioramento; alcune proprietà linguistiche sembrano sovrapporsi ed essere confuse mentre altre presentano una netta distinzione; una lingua si può sviluppare più velocemente dell’altra, con un recupero successivo. Pertanto, esiste una differenza a livello temporale tra bambini bilingui e monolingui causato dalla necessità dei primi di riuscire a sviluppare due codici linguistici contemporaneamente, quindi, dovendo affrontare una doppia computazione. Inoltre una differenza fondamentale che contraddistingue i bilingui consiste nella capacità di riuscire a prendere consapevolezza della compresenza dei due sistemi linguistici indipendenti. Ciò lo si può notare dalle consapevolezza delle diverse funzioni e ruoli che le due lingue assumono essendo utilizzate in maniera pienamente conscia, anche nel caso di “confusione”, o meglio identificata come code-switching. Anche l’utilizzo di mixed utterances che può portare a pensare alla presenza di un unico sistema ed anche allarmare i genitori, in realtà risulta fondamentale in quanto sta ad indicare che il bambino bilingue sperimenta le due lingue, quindi sta diventando, pian piano, totalmente consapevole, della lingua più adeguata ed appropriata per riuscire a raggiungere i propri scopi comunicativi. Come avevamo visto al punto 1.3.4, anche l’utilizzo dell’alternanza delle due lingue all’interno di uno stesso discorso, o addirittura della stessa frase, è, in realtà, sintomo di totale competenza delle lingue acquisite in quanto utilizzate con uno specifico scopo.

Oggi si parla principalmente della Full UG Access Hypothesis (White, 2003) che afferma che l’acquisizione della L2 avviene attraverso una mediazione della Grammatica Universale per l’acquisizione dei parametri funzionali della L2. Questa teoria deriva dallo sviluppo dell’idea di

Krashen (1982), che propone la Second Language Acquisition Theory (SLAT), sulla base della quale l’acquisizione è un processo consapevole basato sull’applicazione delle proprie conoscenze implicite, attraverso il quale si giunge ad una conoscenza esplicita delle regole grammaticali della L2. Perciò, è grazie alla conoscenza delle regole della L1 che il bilingue riesce ad acquisire una L2. Con questa teoria Krashen (1982) sostiene, perciò, che i due sistemi linguistici coinvolti siano indipendenti ma, allo stesso tempo, interdipendenti, poiché è grazie al ruolo di “mediatore” delle regole della L1 che viene appresa, in maniera più limitata, anche la L2.

Possiamo quindi dire che il cervello bilingue, per l’acquisizione delle due lingue, è costituito da due sistemi linguistici che sono indipendenti, ma, allo stesso tempo, si supportano l’uno dell’altro, aiutando così il bambino bilingue ad acquisire entrambe le lingue. In particolare è la L1 che funge da aiuto per l’acquisizione della L2 che appare, infatti, spesso essere meno sviluppata e stabile. Si può infatti notare come la L2 nei bambini bilingui venga sviluppata più tardivamente rispetto alla L1. In particolare il vocabolario espressivo appare più lentamente in termini di velocità di recupero lessicale per via di un gap lessicale che provoca una maggiore difficoltà, quindi lentezza, nel recupero dei lemmi nei task di denominazione e fluenza semantica (Altman et al., 2017). I bilingui riscontrano, inoltre, maggiori difficoltà nell’acquisizione dei morfemi flessivi verbali e nominali che sono prosodicamente meno salienti, come accade con il plurale ed il femminile nominale e verbale, gli articoli, gli ausiliari ed il pronome clitico. Questi errori sono parte integrante dello sviluppo linguistico dei bilingui, che hanno più ridotta conoscenza semantica dei tratti nominali e verbali. L’acquisizione dei morfemi flessivi rappresenta, infatti, l’ultimo stadio dello sviluppo della competenza linguistica e le omissioni e strategie di elisione di accordo e tempo che vengono messe in atto diminuiscono man mano che aumenta la consapevolezza morfologica di tali tratti (Hamann & Belletti, 2006).

Da un punto di vista sintattico, i bilingui riscontrano difficoltà nella produzione e nella comprensione di frasi complesse contenenti subordinazione, tra cui le frasi relative sull’oggetto e completive, frasi, quindi, caratterizzate da alta complessità sintattica che mostrano movimenti di elementi in posizioni non canoniche o incassamenti nella frase, andando ad utilizzare perciò strategie di evitamento di queste strutture (Andreou, 2015). Anche in questo caso, questa difficoltà nel riuscire a produrre frasi complesse, fa parte di una naturale fase dello sviluppo linguistico dei bilingui che sono più lenti rispetto ai coetanei monolingui nello sviluppo della complessità sintattica.