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3.2 Progetto europeo COST Action IS0804

3.2.1 Il programma di COST Action IS0804

Il progetto si è concentrato principalmente su quattro domini linguisticamente fondamentali per riuscire a valutare la presenza di un disturbo in un bambino bilingue:

 sintassi ed il suo rapporto con la morfologia e la semantica;  abilità narrative e discorsive;

 processamento lessicale e fonologico;  funzioni esecutive.

Partendo, innanzitutto, dalla sintassi e dalla morfologia, riferendoci perciò alla morfosintassi, possiamo dire che si tratta dell’oggetto di studio più importante per la diagnosi di disturbo di linguaggio, tant’è che sono state fatte numerosissime ricerche a riguardo. Punto di riferimento sono stati gli studi sui monolingui con disturbo dello sviluppo del linguaggio. Ci riferiamo, quindi, agli elementi morfosintattici che paiono essere gli elementi più fragili in bambini monolingui con DSL, per esempio, all’omissione o sostituzione dei morfemi della flessione verbale, al suffisso che marca il plurale in nomi e aggettivi, all’uso degli ausiliari, all’uso di determinanti, preposizioni e marcatori di caso. Partendo da questa base, perciò la COST Action si è basata sullo studio di frasi sintatticamente complesse che possono segnalare la presenza di un disturbo di linguaggio. Troviamo, quindi, le frasi con ordine non canonico, quali le passive (l’elefante è spinto dalla

giraffa ha spinto è scappato via), lasciando poi spazio ad altri fenomeni linguistici specifici di

ciascuna singola lingua, come l’uso del pronome clitico per la lingua italiana (la mangia).

Per quanto riguarda l’aspetto sintattico-semantico ci si focalizza sul significato dei verbi, i quantificatori (ogni contadino cavalca un asino) e l’interpretazione delle domande wh- (chi indossa

un cappello? all’interno di un contesto in cui varie persone indossano un cappello).

Il progetto ha cercato, partendo da studi sui monolingui con disturbo di linguaggio, di identificare le strutture più simili e compromesse nelle diverse lingue, quindi quelle strutture linguistiche che presentano poche differenze cross-linguistiche, e che risultano essere particolarmente fragili per coloro che presentano un DSL, monolingui e bilingui.

Passando alle abilità narrative e discorsive, ci si riferisce alla capacità di raccontare una storia attraverso l’uso anche di immagini. Questa abilità di narrazione risulta essere alquanto complessa e difficoltosa per coloro che presentano un disturbo, in quanto la narrazione comporta la capacità di riuscire ad utilizzare una serie di abilità linguistiche a livello lessicale, grammaticale e discorsivo, come la coesione, l’utilizzo di strutture temporali, causali, topic e focus, informazioni nuove e già conosciute. Nei bambini con disturbo dello sviluppo del linguaggio si riscontrano difficoltà nel riuscire a creare connessioni corrette, referenze adeguate ed a gestire una comunicazione diadica, cioè interagire adeguatamente e coerentemente all’interno di una conversazione con un’altra persona. Essendo la ricerca delle abilità narrative dei bilingui molto esigua, il progetto COST ha l’obiettivo di andare ad analizzare sei diverse aree che si manifestano durante l’interazione comunicativa. Si tratta quindi della varietà di vocabolario; dell’utilizzo adeguato della morfosintassi a livello di marcatori aspettuali e temporali; dell’uso di costruzioni sintatticamente complesse; della produzione di strutture narrative, quali categorie grammaticali, elementi di connessione, sequenza delle frasi, coesione; delle caratteristiche del discorso, cioè numero di informazioni, elaborazione, chiarezza e capacità di mantenere il topic; della fluenza intesa come ripetizioni, pause e marcatori discorsivi.

Altri fattori molto importanti sono il processamento fonologico e la memoria uditiva che sembrano essere compromessi nei bambini con disturbo e che dovrebbero essere invece nella norma negli individui bilingui, permettendo così la distinzione tra i due fenomeni. Questi due elementi, processamento fonologico e memoria uditiva, si testano attraverso la ripetizione di non-parole, che risulta peggiore nei bambini che presentano un disturbo di linguaggio. Il task di ripetizione di non- parole si dice essere strettamente legato allo sviluppo lessicale ed anche sintattico, in quanto riflette la struttura sillabica e le regole fonotattiche. Una compromissione di queste capacità, quindi, è un indicatore di una probabile presenza di un disturbo, poiché sono tra le prime abilità che il bambino

sviluppa. I bambini con disturbo di linguaggio presentano un ritardo nello sviluppo lessicale soprattutto da un punto di vista quantitativo di numero di parole conosciute, categorie semantiche e raggiungimento delle diverse fasi linguistiche. Occorre fare attenzione con i bambini bilingui, in quanto, generalmente, presentano un vocabolario più ristretto in ciascuna lingua, sebbene il numero di parole nelle due lingue globalmente possa addirittura superare il numero di parole complessivo conosciute dai monolingui. Bisogna perciò assicurarsi che il lessico povero del bilingue non sia derivante da una necessità di maggior tempo per lo sviluppo o da una scarsa stimolazione. I partecipanti al progetto hanno quindi cercato di sviluppare compiti utili per verificare il dominio lessicale e fonologico, focalizzandosi in particolare sulla ripetizione di non-parole con le diverse coppie di lingue coinvolte. Inoltre, gli studiosi ed esperti hanno cercato di analizzare anche i dati sul lessico bilingue per esplorare la dominanza linguistica e la diversità per riuscire a distinguere un bambino con sviluppo tipico da uno a sviluppo atipico.

Infine, andiamo ora ad analizzare le funzioni esecutive. Come avevamo visto, le funzioni esecutive sono particolarmente sviluppate negli individui bilingui in quanto permettono di riuscire a gestire la compresenza di due lingue diverse, cioè le persone bilingui riescono ad inibire la lingua non utile allo scambio comunicativo ed a cambiare da una lingua all’altra coerentemente. Per questo motivo, per riuscire a valutare un disturbo dello sviluppo di linguaggio in un bambino bilingue è fondamentale andare ad effettuare dei test basati sull’inibizione e sulla capacità di shifting, come accade con il test Embedded Figure Task di Piaget e Inhelder (1971) ed il Classification Task di Ben-Zeev (1977). Molto più complesso è la Tower of Hanoi (Lucas, 1883) che valuta le abilità di organizzazione delle informazioni e la conseguente capacità di riuscire a seguire ciò che viene detto, la risoluzione di problemi, il monitoraggio e la pianificazione del proprio comportamento, la focalizzazione sugli obiettivi e l’“aggiornamento” continuo della memoria di lavoro. La compromissione delle funzioni esecutive, quindi, intacca la fluenza verbale, le abilità di controllo e la competenza linguistica che, ovviamente, compromette entrambe le lingue nel caso dei bilingui.

CAPITOLO QUARTO

STRUMENTI E MARCATORI CLINICI

PER LA DIAGNOSI DI DSL IN BAMBINI BILINGUI

Per riuscire ad individuare precocemente il disturbo dello sviluppo del linguaggio è necessario identificare i marcatori clinici, cioè quegli elementi e strutture che paiono essere particolarmente difficoltose e compromesse, provocando comportamenti linguistici che rilevano quindi l’esistenza di un disturbo dello sviluppo del linguaggio. Il marcatore clinico, più precisamente, è la variabile che permette di distinguere bambini a sviluppo tipico da bambini a sviluppo atipico. L’individuazione di tali marcatori è perciò diventato oggetto di numerosi studi, ma continua ad essere a tutt’oggi argomento molto complesso a causa della variabilità e della complessità del linguaggio, che provoca, appunto, difficoltà nel riuscire a individuare indicatori stabili per la misura dello sviluppo tipico ed atipico. Come sappiamo, inoltre, non tutti i sintomi possono essere considerati legati al disturbo fin dal primo impatto, in quanto potrebbe trattarsi di un semplice ritardo linguistico. Per quanto riguarda il bilinguismo, inoltre, è molto complesso riuscire a determinare i sintomi di disturbo di ciascuna lingua. Infatti bisogna essere a conoscenza di tutte le caratteristiche e proprietà specifiche di ciascuna lingua, in quanto alcuni elementi possono risultare determinanti in una lingua, ma non in un’altra. Un esempio ne è lo studio di Leonard e Bortolini (2007) nell’indicazione dei diversi marcatori clinici di italiano e inglese. Nell’inglese risulta essere fondamentale l’uso corretto di morfemi che esprimono l’accordo, tra cui il morfema finale -s della terza persona singolare ed -ed del passato, mentre in italiano sono rilevanti i morfemi della terza persona plurale e l’utilizzo dei pronomi clitici.

Per quanto riguarda i disturbi dello sviluppo del linguaggio non esistono ancora strumenti clinici efficaci, specifici, sensibili e facilmente applicabili che possano assicurare la validità e la certezza della diagnosi, ma vi è la necessità dell’utilizzo di più test standardizzati e non standardizzati che permettano di avere un’ampia veduta su ciascun profilo linguistico del bambino in questione. In questo capitolo, vengono approfonditi, perciò, i principali strumenti e marcatori clinici utilizzati per l’individuazione del disturbo di linguaggio nei bambini bilingui. Parleremo, quindi, dei compiti di ripetizione di parole, non-parole e frasi che sono considerati tra i più affidabili; proseguiremo con la prova di narrazione; successivamente daremo uno sguardo all’italiano con il task incentrato

sull’utilizzo della morfologia verbale e del clitico; passando per i compiti di lettura; infine analizzeremo ciò che non manca mai nell’indagine linguistica di un bambino: il questionario per i genitori.