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Fuori dal carcere

di Marianna Brizzi*

5. Fuori dal carcere

L’assistente sociale del Progetto dimittendi lavora all’interno del Servi-zio Sociale Bassa Soglia. Quest’ultimo si occupa di adulti (18-65 anni) in situazione di grave emarginazione; il target di riferimento è ampio e diver-sificato. Afferiscono persone non residenti a Bologna ma temporaneamente presenti sul territorio, persone residenti nella via fittizia (a Bologna

deno-minata Via Mariano Tuccella), persone residenti nella strutture cittadine di Asp Città di Bologna e del privato sociale4.

Il servizio si basa su un approccio relazionale ed educativo volto a creare e mantenere un rapporto di fiducia tra utente e assistente sociale al fine della valutazione dei bisogni espliciti ed impliciti, che si conclude con la progettazione di interventi individualizzati. Il progetto viene costruito e condiviso con la persona definendo obiettivi, tempi e risorse. Al fine di re-alizzare le azioni progettuali ipotizzate l’operatore attiva la rete dei servizi presenti sul territorio ed avvia (se la persona è residente in altro comune) collaborazioni con i servizi di residenza.

L’assistente sociale del Servizio Sociale Bassa Soglia, oltre ad una prima verifica sulla sussistenza o meno della residenza anagrafica sul ter-ritorio, procede con la valutazione di indifferibilità e urgenza del bisogno (L.R. 2/2003)5 e qualora venga riscontrata, si attivano interventi volti alla tutela della persona con tempestività e urgenza.

Pertanto, le progettualità dei dimittendi in uscita dal carcere vengono seguite all’interno della cornice del Servizio Sociale Bassa Soglia durante i sei mesi successivi alla scarcerazione, arco temporale entro il quale vengo-no attivate risorse specifiche rivolte a questo determinato target.

Gli interventi e le azioni previste dalle singole progettualità riguardano principalmente la collocazione in centri di accoglienza al fine di soppe-rire al bisogno abitativo, segnalazioni a Laboratori di Comunità presenti sul territorio in cui vengono svolte diverse attività in base alle esigenze della persona (ricerca attiva del lavoro, corsi di lingua, acquisizione di competenze trasversali), inserimenti lavorativi tramite percorsi di tirocini formativi, nonché contatto e raccordo con il Servizio sociale territoriale di riferimento del dimittendo.

Nel 2018 sono stati effettuati 5 rimpatri nei paesi di origine dove la persona viveva prima dell’esperienza detentiva; 9 contatti con i servizi so-ciali di residenza e conseguente rientro.

Una parte importante della progettualità post detentiva al fine del rein-serimento sociale è l’attivazione di percorsi di tirocinio finanziati dal “Pro-gramma regionale per l’esecuzione pena finalizzato al contrasto esclusione sociale carcere”, DGR 649 del 15/05/2017 - Programma annuale 2017.

Tra gli obiettivi previsti dal suddetto programma vi è quello di soste-nere azioni di accompagnamento finalizzate ad un graduale rientro nel

4. M. Brandoli, D. Ghinello, G. Esena, “Accompagnare vite fragili nella città”, in

Ani-mazione Sociale, n. 282, 2014, pp. 79-87.

5. Legge regionale n. 2 del 2003 “Norme per la promozione della cittadinanza sociale e per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali”.

tessuto socio-lavorativo delle persone in area penale esterna e di soggetti che abbiano terminato di scontare la pena da non più di 6 mesi; tali azioni vengono realizzate in collaborazione con l’Ufficio Interdistrettuale di Ese-cuzione Penale Esterna.

Vengono altresì supportati i percorsi di formazione professionale ed inserimento al lavoro finanziati con il Fondo Sociale Europeo, attraver-so l’adozione di misure di supporto alla perattraver-sona volte al conattraver-solidamento dell’autonomia (ad esempio contributo alle spese di trasporto, interventi di conciliazione, sostegno abitativo) sulla base di programmi di interventi in-dividualizzati integrati (lavoro/sociale/salute).

All’interno delle strutture di accoglienza, facenti capo al settore della Grave Emarginazione Adulta di Asp Città di Bologna, sono stati riservati ai dimittendi in uscita dal carcere cinque posti. Quest’ultimi sono organiz-zati per rispondere a diverse tipologie di bisogni: alcuni posti sono pensati per dare principalmente una tempestiva risposta al bisogno abitativo, men-tre altri per dare maggior continuità a progetti di lunga durata. Nel grafico sotto riportato è presente il dato dei posti letto assegnati relativi agli anni 2017 e 2018.

Nel 2018 sono incrementati i posti letto assegnati ai beneficiari del Progetto dimittendi, poiché dal 2017 sono stati registrati maggiori accessi e richieste al servizio. Nel dettaglio alla voce “strutture cittadine” ci si riferi-sce ai posti dedicati al progetto afferenti ai seguenti centri:

1. Casa Willy, struttura di bassa soglia che si caratterizza per accoglienze brevi (15 giorni, rinnovabili per massimo 7-15 giorni) in cui sono stati messi a disposizione 2 posti letto dedicati ai dimittendi.

2. Centro di accoglienza Beltrame: 1 posto letto dedicato al target. Le ac-coglienze per il progetto sono state pensate di breve e media durata (15 giorni, rinnovabili più volte) e si rivolgono ad entrambi i generi.

3. Condominio Scalo, 2 posti letto dedicati. Si tratta di accoglienze lun-ghe (6 mesi), sia maschili che femminili. Il Condominio Scalo si rifà ai principi dell’Housing Led6, supportando un alto livello di autonomia personale.

La voce “strutture del privato sociale” contiene l’insieme di associazio-ni no profit che gestiscono i posti letto riservati ai dimittendi. In particola-re gli appartamenti gestiti da AVOC, il progetto La Casa nel Villaggio e la struttura gestita dalle Suore di Madre Teresa di Calcutta.

6. Conclusioni

Il punto di forza del progetto è fondamentalmente la rete formale e informale che a vario titolo si occupa di supportare i percorsi di reinse-rimento sociale, integrandosi attivamente al fine di poter permettere alla persona di riacquisire un buon livello di autonomia e di evitare ostacoli che potrebbero porglisi a causa dello stigma che la detenzione può ingenerare nella società.

Elemento che contraddistingue l’operatività del lavoro svolto nel pro-getto è l’importanza che viene data ai bisogni della persona in dimissione, con il fine di tener conto di vari aspetti, dai più oggettivi e materiali a quelli più relazionali e interiori, per strutturare poi un percorso che vada a valorizzare le risorse della persona e permettere un consolidamento di quest’ultime verso una sempre maggiore autonomia.

I dati riportati mostrano un trend dell’andamento del Progetto dimit-tendi, ma per avere una visione più approfondita del fenomeno è necessario

6. Con il termine Housing Led si fa riferimento a servizi, finalizzati all’inserimen-to abitativo, ma di più bassa intensità, durata e destinati a persone non croniche. Lo scopo è assicurare che venga rispettato il diritto alla casa e l’accesso rapido ad un’abitazione. Per queste persone, ancora di più che nei programmi di housing first, bisogna lavorare sull’in-cremento del reddito attraverso percorsi di formazione/reinserimento nel mondo del lavoro e sul reperimento di risorse formali e informali sul territorio. L’obiettivo è rendere la per-sona nel breve periodo in grado di ricollocarsi nel mondo del lavoro e di reperire un allog-gio in autonomia. P. 12 “Linee di indirizzo per il contrasto alla grave emarginazione adul-ta”, Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, 2015.

monitorare il progetto in un arco temporale più vasto. Nel presente lavoro tuttavia non ci si è soffermati sull’approfondimento delle caratteristiche del target di riferimento: infatti gli scenari che si prospettano per le persone in uscita dal carcere sono molto diversificati e meriterebbero un’analisi speci-fica delle caratteristiche sociali, culturali ed ambientali.

Dalle storie di vita dei dimittendi incontrati, si è potuto osservare che prima della detenzione i loro percorsi erano spesso già caratterizzati da fragilità relazionali, sociali, psicologiche/psichiche ed economiche. Tuttavia la detenzione acuisce tali fragilità allargando le possibilità di emarginazio-ne e vulemarginazio-nerabilità a cui i detenuti sono esposti dopo la scarcerazioemarginazio-ne. Molto spesso, i dimittendi si trovano senza una rete informale di riferimento (parentale, amicale) e questo comporta non solo la mancanza di una di-mora ove stanziarsi ma anche l’assenza di un legame su cui contare. Sono sempre più frequenti pertanto le richieste di accoglienza e di lavoro con lo scopo di poter riacquisire una propria autonomia. In realtà si è potuto osservare che dietro il bisogno prettamente abitativo si nascondono altre forme di “mancanze”, le quali afferiscono principalmente alla sfera rela-zionale. A tal proposito, si cerca di orientare la persona verso esperienze di cittadinanza attiva e di comunità per far sì che possa ricostruire dei legami di riferimento significativi. È proprio per le difficoltà alle quali la persona è esposta nel percorso di reinserimento sociale post detentivo che si è svi-luppata una forte sensibilità da parte delle istituzioni e delle associazioni rispetto a questo tema. Il Progetto dimittendi nasce dall’analisi dei bisogni e da un lavoro congiunto tra pubblico e privato, con lo scopo di fornire supporto alle esigenze di cambiamento dei singoli ex detenuti e tracciare un percorso di welfare sociale partecipativo con l’obiettivo di sviluppare forme di integrazione, sviluppo di percorsi virtuosi e legami comunitari significativi all’interno del tessuto sociale.

Riferimenti bibliografici

Brandoli M., Ghinello D., Esena G. (2014), “Accompagnare vite fragili nella città”, in Animazione Sociale, n. 282, aprile, pp. 79-87.

Decembrotto L. (2017), Dimittendi dal Carcere, future persone senza dimora?

Dal carcere alla strada: politiche sociali e pratiche educative per affrontare

un fenomeno di marginalità. Testi di dottorato.

Legge regionale n. 2 del 2003, Norme per la promozione della cittadinanza

sociale e per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali.

Legge regionale n. 3 del 19 febbraio 2008, Disposizioni per la tutela delle

Linee di indirizzo per il contrasto alla grave emarginazione adulta, Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, 2015.

Protocollo d’intesa fra il Ministero della Giustizia e la Regione Emilia Romagna siglato il 5 marzo del 1998; Protocollo operativo integrativo del Protocollo d’intesa tra il Ministero della Giustizia e la Regione Emilia Romagna per l’attuazione delle misure volte all’umanizzazione della pena e al reinserimento sociale delle persone detenute, approvato con DGR 44/2014 e siglato in data 27 gennaio 2014.

L’esperienza di Reggio Emilia, percorsi