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Il genere come determinante di salute

7. IL GENERE COME DETERMINANTE DI SALUTE

Come ho sottolineato più volte nel primo capitolo, il concetto di “salute e medicina di genere” nasce dall’idea che le differenze tra i sessi in termini di salute non sono legate esclusivamente alle peculiarità derivanti dalla caratterizzazione biologica dell’individuo e dalla sua funzione riproduttiva. Con il termine “genere” si intende infatti un’accezione più ampia della “differenza” che include fattori ambientali, sociali, culturali e relazionali.

La medicina di genere si pone pertanto come obiettivo quello di realizzare una condizione di “salute” ponendo attenzione non solo alla malattia in quanto tale, ma anche ai determinanti di salute a partire dagli stili di vita quali alcol, fumo, attività fisica, alimentazione e peso corporeo. Questi, infatti, contribuiscono a “determinare” la salute di donne e uomini e a condizionare l’incidenza di alcune malattie croniche: malattie cardiovascolari e respiratorie, tumori e diabete.

La conoscenza delle differenze di genere favorisce una maggiore appropriatezza della terapia e una maggiore tutela della salute, garantendo così il principio di equità.

È quindi necessario ridefinire la medicina ponendo attenzione alle differenze di genere. L’applicazione clinica di questo tipo di attenzione ha preso il nome di "medicina genere-specifica", una innovativa dimensione interdisciplinare delle scienze biomediche che studia l’influenza del sesso (caratteristiche biologiche) e del genere (caratteristiche socio/culturali) sullo stato di salute e di malattia.

La medicina genere-specifica si propone di garantire a ogni individuo, maschio o femmina, l’appropriatezza nella prevenzione, nella diagnosi, nella cura e nella riabilitazione ed è rivolta a considerare le malattie comuni a uomini e donne che presentano rilevanti differenze tra i due sessi non solo nell’incidenza, ma anche nella sintomatologia, nella prognosi e nella risposta ai trattamenti.

Alcuni esempi: le donne si ammalano di più, consumano più farmaci, sono più soggette a reazioni avverse ai farmaci e sono "svantaggiate" socialmente rispetto agli uomini (violenze fisiche e psicologiche, maggiore disoccupazione, difficoltà economiche) e sono quindi più soggette a patologie di carattere psichiatrico.

Inoltre, le donne possono presentare segni e sintomi diversi rispetto agli uomini, per le stesse patologie. Nell’infarto del miocardio la donna presenta un dolore atipico

irradiato alle spalle, al dorso, al collo, mancanza di fiato, nausea persistente, sudori freddi, vomito, spossatezza, ansia e debolezza.

Il cancro del colon nella donna si localizza più frequentemente nel colon ascendente, ha meno sintomi all’inizio e successivamente si manifesta con caratteri di urgenza. Un’altra differenza di genere riguarda il sistema immunitario: le donne sono in grado di attivare risposte immunitarie più efficaci rispetto agli uomini ma questo può costituire un’arma a doppio taglio, poiché rende le donne più resistenti alle infezioni, ma più suscettibili alle malattie autoimmuni.

Alcune patologie considerate classicamente femminili, presentano una discriminazione al contrario: non considerano l’uomo come soggetto terapeutico. Tra queste, l’osteoporosi colpisce prevalentemente le donne ma è una minaccia anche per gli uomini che hanno una scarsa consapevolezza di questo rischio.

La depressione è meno frequente negli uomini che nelle donne ma probabilmente le statistiche non sono corrette in quanto gli uomini, più delle donne, evitano la visita psichiatrica. Inoltre, per gli uomini la diagnosi è più complessa perché non presentano i sintomi codificati dalle linee guida attuali, essendo stati condotti studi prevalentemente sulla popolazione femminile.

Nei paesi occidentali le donne vivono più degli uomini, anche se l’aspettativa di vita sana è uguale nei due generi. Infatti, gli anni di vantaggio delle donne sono anni di vita ammalata e disabile, principalmente per le conseguenze delle malattie cardiovascolari, osteoarticolari e neurologiche. Questo ha una enorme influenza sulla qualità della vita e sulla spesa sanitaria. Quindi, è fortemente auspicabile la messa a punto di strategie per supportare l’invecchiamento sano delle donne.

La medicina genere-specifica è focalizzata all’individuazione dei meccanismi patogenetici delle malattie, allo sviluppo di strategie terapeutiche genere-mirate, alla identificazione di bioindicatori genere-specifici che possano essere predittivi per gli uomini e per le donne in modo separato. Risulta evidente, quindi, che oggi tutta la medicina va applicata e insegnata in modo genere-specifico e non deve esistere alcuna specialità medica che non declini la prevenzione, la clinica, e la terapia sulla base di un approccio genere-specifico.

salute delle donne e degli uomini e si inserisce nell’ambito della medicina di precisione e personalizzata, una medicina più efficace ed economica.

Alla luce di quanto è stato discusso, appare evidente che soltanto attraverso un approccio di genere alla medicina si può tutelare quanto sancito dall'articolo 32 della Costituzione Italiana: il diritto alla salute, l’appropriatezza e la personalizzazione delle cure.

I risultati ottenuti mostrano come sarebbe utile e prioritario indagare maggiormente sulle diversità correlate al genere e valutare la possibilità di indirizzarsi verso una “individualizzazione” della terapia in maniera tale da assicurare oltre che una buona efficacia anche una maggior sicurezza dei farmaci. Solo procedendo in questa direzione sarà possibile garantire a ogni individuo l’appropriatezza terapeutica, rafforzando ulteriormente il concetto di “centralità del paziente” e di “personalizzazione delle terapie”.

Tuttavia, la medicina di genere non deve essere una specialità a sè stante, ma un'integrazione trasversale di specialità e competenze mediche, perché si formi una cultura e una presa in carico della persona, che tenga conto delle differenze di genere, non solo sotto l'aspetto anatomo-fisiologico, ma anche delle differenze biologico- funzionali, psicologiche, sociali e culturali, oltre che ovviamente di risposta alle cure. Per arrivare a questo obiettivo è però necessario:

•   promuovere un’attività scientifica e di ricerca con un’ottica di genere;

•   sviluppare attività di prevenzione e individuare fattori di rischio genere- specifici;

•   sviluppare percorsi di diagnosi e cura definiti e orientati al genere; •   formare e informare il personale sanitario;

•   includere gli aspetti di genere nella raccolta e nell’elaborazione dei flussi informativi e nella formulazione dei budget sanitari;

•   diffondere studi clinici con dati disaggregati per genere e per fasce di età;

•   inserire il tema medicina di genere nel Piano Socio Sanitario Regionale prevedendo un’attività formativa professionale permanente.

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