1. Toland in Germania: 1701-1702
Dopo l’approvazione dell’Act of Settlement la linea di successione al trono d’Inghilterra era stata modificata escludendo i cattolici e individuando in Sofia di Hannover e nei suoi discendenti protestanti i successori degli Stuart. È necessario considerare questo aspetto politico-religioso quale sfondo generale su cui proiettare le azioni e i comportamenti tenuti da Toland a Hannover e a Berlino. In questi ambienti il Toland politico e il Toland filosofo si alternano a seconda dell’interlocutore, presentando una varietà di atteggiamenti il cui residuo risulta compendiato nelle Letters to Serena1. I comportamenti tenuti da Toland nel corso dei suoi due soggiorni ci sono noti soprattutto attraverso le varie lettere che Leibniz, consigliere dell’elettore di Hannover, scrive ad alcuni suoi corrispondenti, in particolare all’elettrice Sofia, al nobile scozzese Thomas Burnett of Kemney – autore anche della missiva inviata all’elettrice nel giugno 1701, poco prima l’approvazione dell’Act of Settlement, in cui lo scozzese la informava della pubblicazione prossima di Anglia Libera, sostenuta anche da persone facenti parte del governo – e ad alcuni diplomatici e funzionari hannoveriani e prussiani disseminati tra Londra, Rotterdam, Hannover e Berlino2.
Nei mesi precedenti Leibniz aveva cercato di raccogliere informazioni sul conto dell’irlandese, del cui arrivo era stato avvisato da Thomas Burnett, che preferiva non esprimersi sul suo carattere limitandosi ad affermare che secondo lui non era né “un ateo né un repubblicano” e riconoscendolo come il miglior conoscitore della politica e della storia
1 Cfr. Ricci S., La fortuna del pensiero di Giordano Bruno, cit., p. 261: “la missione politica e diplomatica si fondeva con quella culturale e filosofica” e 257-261 per l’attività politico-filosofica tolandiana, anche in relazione a quella che Ricci definisce “propaganda bruniana”.
2 Cfr. Klopp O. (éd.), Correspondance de Leibniz avec l’electrice Sophie de Brunswick-Lunebourg, cit., lettera 200, Thomas Burnett of Kemney all’elettrice Sofia, 23 giugno 1701, pp. 265-266; Gerhardt C. I. (hrsg.), Die Philosophischen Schriften von Gottfried Wilhelm Leibniz, vol. III, Olms, Hildesheim, 1960, lettera 23, Leibniz a Thomas Burnett of Kemney, [non datata], p. 273. Cfr. Dagron T., Toland et Leibniz. L’invention du néo- spinozisme, Vrin, Paris, 2009, pp. 21-28.
inglese, da Christoph Bernard Crusen e da un dispaccio inviatogli da Celle dal generale von Schütz, ambasciatore a Londra per la casata guelfa che governava Hannover. Ancor prima di conoscerlo personalmente, Leibniz mostra di avere un’opinione generalmente positiva di Toland, che conosce solo attraverso alcuni suoi scritti ma che si augura di poter incontrare un giorno, sebbene ritenga che debba imparare a moderarsi nell’esprimere i propri pensieri, dal momento che è proprio l’eccessiva libertà che si è preso che gli hanno portato quella cattiva fama che lo fa additare come ateo3.
La presenza di Toland all’interno della missione diplomatica era dovuta alla pubblicazione di Anglia Libera, il libello in cui veniva promossa e giustificata la scelta di Guglielmo III e del Parlamento di modificare la linea di successione al trono inglese al fine di escludere i discendenti cattolici di Giacomo II Stuart. Grazie a questo testo Toland riuscì a presentarsi presso la corte come uno scrittore che era venuto fino in Germania a presentare il suo libro sulla successione al trono inglese – libro le cui tesi il governo di Hannover non sottoscriveva nella loro interezza non volendo entrare in questioni riguardanti il diritto pubblico inglese – e proprio in quanto esperto di politica alcuni, vedendolo conversare con l’elettrice, avevano anche creduto che potesse essere messo a parte di questioni riguardanti lo Stato4.
A fine agosto la legazione inglese, e con essa anche Toland, si sposta a Berlino, mentre Leibniz, che vorrebbe accompagnarli, è costretto a rimanere a Hannover. Scrivendo a Gilbert
3 Cfr. Leibniz G. W., Sämtliche Schriften und Briefe, s. I, vol. 20, Akademie Verlag, Berlin, 2006, lettera 15, Ludwig Justus Sinold von Schütz a Leibniz, 27 luglio 1701, p. 21; lettera 155, Thomas Burnett of Kemney a Leibniz, 24 giugno 1701, pp. 232-233; e lettera 167, Christoph Bernhard Crusen a Leibniz, 10 luglio 1701, p. 255. La comunicazione di von Schütz sembra essere la risposta a una precedente lettera di Leibniz non conservata in cui il filosofo chiedeva informazioni sul conto di Toland. Il giudizio di von Schütz è simile a quello di Burnett e di Crusen. Successivamente Burnett tornerà sull’argomento offrendo un giudizio più articolato biasimando Toland per aver pubblicato il Christianity not Mysterious e per le sue opinioni in materia politica e religiosa e insinuando che Toland possa essere stato mandato a Hannover come spia: cfr. op. cit., lettera 185, Leibniz a Thomas Burnett of Kemney, 18 luglio 1701, pp. 279, 282e 286; lettera 247, Thomas Burnett of Kemney a Leibniz, 2 settembre 1701, pp. 402-404; e lettera 467, Leibniz a Thomas Burnett of Kemney, 27 febbraio 1702, pp. 809-810. Cfr. Dagron T., Toland et Leibniz, cit., pp. 40-41.
4 Cfr. op. cit., lettera 467, Leibniz a Thomas Burnett of Kemney, 27 febbraio 1702, pp. 809-810. Anche Leibniz ritiene Toland abbastanza competente in materia da discutere con lui sugli argomenti di politica estera su cui ha corrisposto con Lord Macclesfield: cfr. op. cit., lettera 281, Leibniz a Charles Gerald Macclesfield, [metà settembre 1701], p. 477. Il ricevimento dell’ambasciata inglese è riportato anche da Toland: cfr. Toland J., An Account of the Courts of Prussia and Hannover, London, Printed by John Darby in Bartholomew Close, 1705, §§ 5-7, pp. 58-69. È interessante osservare come Toland descriva l’elettrice Sofia come “intirely English”, un chiaro riferimento forse polemico al primo discorso della regina Anna al Parlamento dopo la morte di Guglielmo III, quando la nuova monarca aveva voluto rimarcare la sua distanza dal suo predecessore, inglese solo per parte di madre.
Burnett, vescovo di Salisbury, afferma che l’ambasciata inglese, per quanto ritenuta essere formata da membri del partito Whig, abbia dato dimostrazione di essere composta interamente da uomini interessati all’autorità del re, ponendosi così al di sopra della distinzione in partiti. La partenza di Toland non significa tuttavia che i suoi contatti con Hannover possano dirsi conclusi. Nel corso del suo soggiorno ha infatti gettato le basi per mantenersi in contatto con la corte hannoveriana, trovando in Georg Christoph Braun, gentiluomo di camera dell’elettrice Sofia, un corrispondente e un intermediario – questo contatto epistolare proseguirà anche dopo il ritorno di Toland in Inghilterra, da dove continuerà a comunicare le novità politiche e le sue iniziative editoriali, non sempre gradite ai futuri sovrani inglesi5. A gennaio 1702 Toland ha infatti già iniziato a scrivere il suo resoconto del viaggio in Germania, mentre contemporaneamente è al lavoro sui Paradoxes of State e sulle Reasons for Adressing his Majesty, che invia a Hannover e che Leibniz si affretta a disconoscere chiarendo che sono stati scritti senza averne comunicato l’intenzione all’elettrice e senza aver ricevuto ordini in tal senso6. Dalle numerose lettere di Leibniz emerge l’inquietudine, per non dire l’irritazione, di larga parte dell’entourage dell’elettrice di fronte alle azioni di Toland, che potrebbero facilmente causare un incidente diplomatico in grado di spezzare il (fragile) equilibrio tra le due casate creato dall’Act of Settlement; scrivendo a Thomas Burnett Leibniz si augura che Toland proceda con cautela nel redigere il racconto dei suoi viaggi perché potrebbe dar credito a dicerie fornitegli da persone male informate o che poco hanno a che fare con la gestione degli affari dello Stato. In maggio, parlando del fatto che l’irlandese abbia espresso l’intenzione di tornare a Hannover, Leibniz si lascia “sfuggire” che l’elettrice gli ha
5 Cfr. Leibniz G. W., Sämtliche Schriften und Briefe, cit., lettera 34, l’elettrice Sofia a Leibniz, 19 ottobre 1701, p. 43; lettera 36, l’elettrice Sofia a Leibniz, 22 ottobre 1701, p. 45; lettera 40, l’elettrice Sofia a Leibniz, 29 ottobre 1701, p. 51; lettera 98, l’elettrice Sofia a Leibniz, 1 gennaio 1702, p. 149; e lettera 120, l’elettrice Sofia a Leibniz, 14 gennaio 1702, p. 178.
6 Cfr. op. cit., lettera 87, Leibniz all’elettrice Sofia, 27 dicembre 1701, p. 128 (dove Leibniz allude anche al progetto tolandiano, poi portato a compimento nel 1705, di pubblicare un resoconto del suo soggiorno a Hannover e a Berlino, definito come “una minaccia”); lettera 412, Christoph Bernhard Crusen a Leibniz, 9 gennaio 1702, p. 708; e lettera 467, Leibniz a Thomas Burnett of Kemney, 27 febbraio 1702, p. 816. Cfr. Heinemann F. H., Toland and Leibniz, cit., p. 440; Dagron T., Toland et Leibniz, cit., pp. 46-48.
fatto scrivere intimandogli di moderarsi, dal momento che molti sospettano che dietro ai suoi scritti si celi una qualche segreta operazione di politica estera diretta dalla corte tedesca7. La prima “avventura” tedesca di Toland non è però l’ultima. A inizio giugno da Rotterdam Pierre de Falaiseau informa Leibniz che Toland è in città e che tutti lo sanno intenzionato a recarsi a Hannover perché lo ha annunciato pubblicamente e perché ha delle lettere per Kolbe von Wartemberg consegnategli da Ezechiel Spanheim. La settimana successiva Leibniz è nuovamente informato da Falaiseau che nel corso di una cena con Basnage de Beauval, Pierre Bayle e Reinier Leers ha avuto modo di parlare nuovamente con Toland del suo viaggio esprimendogli le sue preoccupazioni e convincendolo della necessità di essere prudente8. Da quando la corte di Hannover aveva iniziato a capire chi fosse effettivamente Toland, si era iniziato a cercare di trovare un modo per evitarne il ritorno o, in alternativa, di rendere il suo soggiorno il meno piacevole possibile, come risulta da un rapporto specifico su Toland inviato da von Schütz da Londra in maggio al Consiglio Privato e in cui si consigliava vivamente di impedire che l’irlandese potesse arrivare, e men che meno rimanere, a Hannover; in una comunicazione successiva a Leibniz l’ambasciatore informava dell’astio che quell’uomo aveva provocato tra i vescovi e il clero, sottolineando come l’essere associata a un individuo di questo genere non avrebbe potuto giovare all’elettrice in alcun modo presso l’opinione pubblica inglese. Dalla breve comunicazione di Leibniz traspare come l’elettrice, che pure aveva apprezzato le capacità intellettuali dell’irlandese, sia stata costretta a modificare il suo giudizio dal momento che, pur avendogli testimoniato a viva voce nel corso delle loro conversazioni avute l’anno precedente nel corso della sua prima visita al seguito di Lord Macclesfield che non aveva alcuna intenzione di intervenire in questioni riguardanti la
7 Cfr. Leibniz G. W., Sämtliche Schriften und Briefe, cit., lettera 467, Leibniz a Thomas Burnett of Kemney, 27 febbraio 1702, p. 810; Id., Sämtliche Schriften und Briefe, s. I, vol. 21, Akademie Verlag, Berlin, 2012, lettera 12, Leibniz a Johan Caspar von Bothmer, 30 maggio 1702, p. 22.
8 Cfr. op. cit., lettera 212, Pierre de Falaiseau a Leibniz, 7 giugno 1702, pp. 301-302; e lettera 218, Pierre de Falaiseau a Leibniz, 13 giugno 1702, p. 312. Kolbe von Wartemberg era il ministro del re di Prussia, mentre Ezechiel Spanheim era l’ambasciatore prussiano a Londra. Che Toland avesse avuto modo di incontrare Bayle è testimoniato anche da Leibniz, che in una lettera al rifugiato francese lo informa che Toland gli ha portato i suoi saluti: cfr. Bayle P., Correspondance de Pierre Bayle, vol. 12, publiée et annotée par E. Labrousse et al., Voltaire Foundation, Oxford, 2015, lettera 1575, Leibniz a Pierre Bayle, 19 agosto 1702, pp. 478-480.
politica interna dell’Inghilterra, era stata comunque suo malgrado coinvolta e in un modo che aveva dato adito a numerosi sospetti che potevano mettere a repentaglio la successione al trono inglese9.
L’intera operazione tuttavia fallisce. Il 29 luglio da Lützenburg Leibniz informa von Platen che Toland è arrivato pochi giorni prima, il 26. La lettera che l’elettrice gli aveva fatto scrivere da Braun e inoltrata attraverso Johann Caspar von Bothmer è arrivata in Olanda quando Toland era già partito. A L’Aja infatti, pur avendo incontrato Wartemberg e il re, la regina Sofia Carlotta lo ha invitato a Berlino. Così in una giornata estiva di fine luglio, l’irlandese era apparso all’improvviso nei giardini di Lützenburg, presentandosi alla regina e all’elettrice, quest’ultima costretta a subire l’invadenza di un ospite che non poteva più esserle utile in alcun modo e che, trovandosi in casa altrui, era impossibilitata a far allontanare10. A inizio novembre il clima si fa più disteso: Toland ha infatti comunicato a Leibniz di voler partire verso la metà del mese – partirà poi poco prima dell’inizio di dicembre – per dirigersi in Olanda passando per Celle e che spera di ottenere dal re una pensione per svolgere il ruolo di spia in Inghilterra per conto della Prussia. L’elettrice non ha alcuna intenzione di riceverlo se deciderà di fermarsi a Hannover lungo via del ritorno11.
2. Filosofia ed erudizione: il salotto di Sofia Carlotta
Dal momento che è Toland stesso a informarci che le Letters to Serena sono state composte per la regina Sofia Carlotta di Prussia, è opportuno guardare alle dinamiche interne all’ambiente culturale della corte di Lützenburg, che aveva come suo cardine la figura intellettualmente imponente di Leibniz, il quale, sebbene formalmente un dipendente
9 Cfr. Leibniz G. W., Sämtliche Schriften und Briefe, cit., lettera 20, Ludwig Justus Sinold von Schütz a Franz Ernst von Platen, 23 maggio 1702, pp. 29-30; lettera 24, Leibniz a Ludwig Justus Sinod von Schütz, 24 giugno 1702, p. 36; lettera 26, Leibniz a Franz Ernst von Platen, [fine giugno 1702], p. 38; e lettera 33, Ludwig Justus Sinold von Schütz a Leibniz, 11 luglio 1702, p. 45.
10 Cfr. op. cit., lettera 40, Leibniz a Franz Ernst von Platen, 29 luglio 1702, pp. 51-52.
11 Cfr. op. cit., lettera 75, Leibniz a Franz Ernst von Platen, 4 novembre 1702, p. 97; e lettera 79, l’elettrice Sofia a Leibniz, 11 novembre 1702, pp. 107-108; Bayle P., Correspondance de Pierre Bayle, cit., lettera 1585, Leibniz a Pierre Bayle, non inviata [un abbozzo di questa lettera reca la data 5 dicembre 1702], pp. 512-513. Cfr. Dagron T., Toland et Leibniz, cit., pp. 42-58.
dell’elettore di Hannover, fratello di Sofia Carlotta, trascorreva molto tempo in Prussia, con grande disappunto del suo patrono12.
Il salotto come luogo di discussione culturale è un’istituzione seicentesca le cui radici affondano nelle corti rinascimentali e che si prolunga fino alla fine del Settecento irradiandosi dalla Francia al resto d’Europa. Si tratta di un ambiente particolare, in cui persone di diversa estrazione conversano e si incontrano su un piano di assoluta parità, sociale ma anche sessuale. A differenza delle nascenti accademie, istituzioni esclusivamente maschili, il salotto nasceva e si sviluppava attorno a una presenza femminile, solitamente di origini nobili o comunque economicamente abbiente, che lo ospitava e ne organizzava le attività dettandone l’agenda. Le produzioni culturali tipiche del salotto fanno uso di due media differenti, l’oralità e la scrittura, consistente quest’ultima nella circolazione di inediti per “saggiare” in anteprima le reazioni del pubblico – circolazione che James Van Horn Melton ha definito “pre- publication review”13.
Lützenburg, e quello che essa culturalmente rappresentava, costituiva però un eccezione rispetto al resto della vita sociale della Prussia. Per quanto fin dalla metà del secolo precedente Federico Guglielmo (1640-1688) avesse attuato una politica religiosa tollerante verso i protestanti e gli ebrei per attrarre abitanti, nel primo decennio del Settecento la capitale Berlino raggiungeva appena i 24.000 abitanti e mezzo secolo dopo un quarto della popolazione berlinese era costituita da soldati. La politica culturale di Sofia Carlotta appare quindi di segno opposto rispetto alle dinamiche sociali del suo regno. Cresciuta a Parigi alla corte di Luigi XIV, nel periodo di massima fioritura del salotto letterario e filosofico, lo aveva importato in Prussia, aiutata in questo anche dalla presenza, seppur saltuaria dato il suo ruolo
12 Cfr. Toland J., Letters to Serena, edited by I. Leask, Four Courts Press, Dublin, 2013, V, § 31, p. 160 (tr. it. Lettere a Serena, in Id., Opere, cit., p. 335), dove Leibniz viene definito come l’unico in grado di discutere di filosofia a corte. Lützenburg era una cittadina distante pochi kilometri da Berlino dove Sofia Carlotta aveva fatto erigere un palazzo dove ospitava un salotto culturale. Dopo la morte della regina, avvenuta nel febbraio 1705, la cittadina fu ribattezzata Charlottenburg e dal 1920 è uno dei distretti di Berlino.
13 Van Horn Melton J., The Rise of the Public in Enlightenment Europe, cit., p. 206. Lo scambio di produzioni culturali all’interno di circuiti quasi-aperti dà luogo a quelle che Harold Love ha definito “scribal communities”: cfr. Love H., Scribal publication in seventeenth-century England, cit., pp. 179-184; Thomson A., Informal Networks, in Haakonssen K. (ed.), The Cambridge History of Eighteenth-Century Philosophy, vol. 1, Cambridge University Press, Cambridge, 2006, pp. 120-136.
di ambasciatore nelle varie corti europee, del già citato Spanheim, che quando era stato inviato a Roma aveva frequentato il circolo di Cristina di Svezia14.
Toland aveva già avuto modo di inserirsi nell’ambiente culturale prussiano nel corso del suo soggiorno del 1701, avendo anche occasione di farsi notare. Nella recensione al De Vita, Fatis et Scriptis Jo. Tolandi Commentatio di Johann Lorenz von Mosheim contenuta nel volume sesto della Bibliotheque Germanique, Isaac de Beausobre riferiva di una discussione avuta con l’irlandese alla corte di Berlino nel 1701 nei primi giorni di ottobre alla presenza della regina. In quell’occasione l’oggetto della discussione era stato il canone del Nuovo Testamento, un argomento ricorrente nel corso della biografia intellettuale dell’irlandese a partire dalla Life of Milton e dall’Amyntor fino ad A Catalogue of Books mentioned by the Fathers and other ancient Writers, as truly or falsly ascrib'd to Jesus Christ, his Apostles, and other eminent Persons, pubblicato nella raccolta postuma edita da Desmaizeaux nel 1726, passando attraverso una serie di redazioni e circolando manoscritto in varie forme intermedie, tra cui quella conservata nel codice 10325 della Österreichiche National Bibliothek di Vienna, intitolato Dissertations diverses de monsieur Tolandus, appartenuto al barone Hohendorf e che contiene alle carte 126r-130v l’Amyntor Canonicus, ou Éclaircissement sur le Canon de le
Nouveau Testament15.
14 Toland stesso offre una descrizione di Berlino: cfr. Toland J., An Account of the Courts of Prussia and Hannover, cit., §§ 7-11, pp. 11-21. Cfr. Voitle R., The Third Earl of Shaftrsbury, 1671-1713, Louisiana State University Press, Baton Rouge-London, 1984, p. 36 n. 40, dove viene ricordato il primo incontro tra Sofia Carlotta e Shaftesbury avvenuto proprio a Parigi nel corso del Tour europeo del giovane Lord inglese; Harth E., Cartesian Women. Version and subversion of rational discourse in the old Regime, Cornell University Press, Ithaca-London, 1992, pp. 15-33 e 54-67; Van Horn Melton J., The Rise of the Public in Enlightenment Europe, cit., pp. 197-225; Brown G., Leibniz’s Endgame and the Ladies of the Court, «Journal of the History of Ideas», 65 (1), 2004, pp. 79-82. Secondo Erica Harth, tuttavia, la divisione salotto/accademia comporta una divisione dicotomica rigida da cui discendono differenze per finalità (il salotto svaga, l’accademia istruisce), per genere (il salotto è femminile o comunque misto, l’accademia è esclusivamente maschile), per medium comunicativo (il salotto è il luogo dell’oralità, l’accademia della scrittura).
15 Isaac de Beausobre insieme a Jaques Lenfant avrebbe poi pubblicato un’edizione francese del Nuovo Testamento nel 1718, ma su cui erano già al lavoro nel 1702, al punto che Leibniz in una lettera a Thomas Burnett la presenta come quasi conclusa: cfr. Leibniz G. W., Sämtliche Schriften und Briefe, s. I, vol. 20, cit., lettera 467, Leibniz a Thomas Burnett of Kemney, 27 febbraio 1702, p. 812; Bibliotheque Germanique, ou Histoire Litteraire de l’Allemagne, de la Suisse, et des Pays du Nord, vol. 6, 1723, pp. 39-50; Carabelli G., Tolandiana, cit., p. 246; Champion J. A. I., “Manuscripts of Mine Abroad”, cit., pp. 9-36; Id., Cultura sovversiva: Erudizione e polemica nell’«Amyntor canonicus» di Toland, c. 1698-1726, Santucci A. (a cura di), Filosofia e cultura nel Settecento britannico, cit., pp. 343-370.
È possibile che Leibniz abbia avuto la possibilità di assistere a questo dibattito, dal momento che l’8 ottobre scriveva a Thomas Burnett da Lützenburg. Si potrebbe anche congetturare che abbia assistito alla disputa tra Toland e Beausobre sul canone del Nuovo Testamento; tuttavia, scrivendo verso la fine dell’anno a George Stepney, Leibniz afferma di aver discusso con Toland a Hannover, non facendo però alcun accenno a Berlino o a Lützenburg16. Le due testimonianze – la presenza di Leibniz alla discussione tra Toland e Beausobre e l’aver discusso con Toland a Hannover ma il silenzio su quello che può essere avvenuto a Berlino – possono essere conciliate ammettendo che Leibniz a Berlino vi fosse, ma che non abbia preso parte alla disputa forse limitandosi ad assistere e che non abbia avuto alcuna occasione di parlare con l’ospite irlandese.
È tuttavia il 1702 l’anno intellettualmente interessante per il salotto di Sofia Carlotta. Alla fine dell’anno precedente, Leibniz è riuscito ad acquistare in Olanda per conto della regina un manoscritto contenente la traduzione italiana di Alessandro Marchetti del De Rerum Natura di Lucrezio e poco prima dell’arrivo di Toland, verso circa la metà di giugno, Leibniz ha inoltre composto per la regina la Lettre sur ce qui passe les Sens et la Matiere, in cui vengono affrontate due questioni: se vi sia qualcosa nell’intelletto che non provenga dal senso e se vi siano in natura delle sostanze immateriali. Intorno alla prima questione avrà inizio una