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Anche la gura del presidente americano ha avuto un certo peso nel de- terminare l'opposizione agli Stati Uniti. Infatti questa è stata inuenza- ta dal diverso volto personale con il quale gli egiziani si sono relaziona- ti. Anche se molte delle critiche rivolte verso la persona del presidente hanno nito per mostrare più vaste insoddisfazioni politiche, è possi- bile isolare e analizzare le critiche rivolte esclusivamente alla persona del presidente, riuscendo a comprendere l'incidenza di questo fattore nel più ampio fenomeno studiato. Questo dato è in parte rivelatore nel capire se, come e quanto questa variabile ha inuenzato l'andamento dell'antiamericanismo.

Nel complesso delle ricerche sull'antiamericanismo a livello mondiale viene in genere indicata l'esistenza di un signicativo picco del fenomeno in corrispondenza del 20031, dunque dopo l'intervento in Iraq. Analiz-

zando le variabili che cercano di spiegare questo aumento, oltre al peso accordato all'inizio dell'operazione americana in Iraq, alcuni dati sotto- lineano come l'atteggiamento della presidenza Bush, in primis proprio quello del presidente, avesse in qualche modo giocato un ruolo importan- te nell'alimentare l'opposizione alla Casa Bianca2. Si è quindi arrivati

a parlare di anti-bushismo, intendendo con questo termine l'opposizio- ne diretta esclusivamente contro la gura del presidente americano. In questa ottica è risultato indispensabile analizzare questa categoria per capirne il reale peso nel più ampio discorso antiamericano egiziano.

1 Gallup International Iraq poll 2003 cit, Gallup International Post Iraqi

Pool 2003. cit

2Josef Joe, Uberpower: The Imperial Temptation of America, W.W.

Nella stampa locale, è stata spesso tracciata una linea attraverso la quale l'antiamericanismo egiziano è stato collegato direttamente al pre- sidente Bush3. Anche se spesso le accuse dirette contro Bush sono state

aancate da critiche alla sua politica, nell'analisi condotta è emerso chiaramente che l'opposizione alla persona del presidente Bush ha con- tribuito a fare aumentare il risentimento che gli egiziani nutrivano nei confronti della Casa Bianca. Numerosi sono stati quanti hanno fatto ricorso al paragone con l'epoca e i personaggi fascisti4, come testimonia

un fumetto in g.5.1 pubblicato nel marzo 2005 sul semi governativoAl- Akb ar. Qui Moustafa Hussein ritrae il presidente Bush davanti a uno specchio. L'immagine che viene riessa non è quella del presidente, ma quella di Adolf Hitler. La croce indossata dal presidente Bush, viene ri- essa come una svastica, l'ege nazista. Innervositosi da quanto visto, il presidente statunitense chiama un suo consulente per ordinargli di portare via lo specchio in questione. Dice Bush al suo consulente: Ti ho detto sessanta volte di portare via questo specchio che non funzio- na.

A parlare di Bush in questi termini è stato anche il nasseriano Ga- mal Fahmy che nel corso di un'intervista personale diceva:

Of course, in the last years Bush added something, having a negative impact. It was more and more fascist. I do not remember any other president as bad as him5.

Ancor prima dello scoppio della crisi irachena, la stampa di regime ha evidenziato l'incapacità del presidente Bush junior di esercitare la stessa attrazione chimica di suo padre sul presidente Mubarak6. Il fatto

stesso che si trovino tracce di questo dibattito sulle colonne dei quoti- diani leali al regime svela in parte come questo non abbia avuto remore a mostrare le sue preoccupazioni di trovarsi a trattare con un presidente di cui non apprezzava il modo di arontare le questioni bilaterali. Lo dimostra anche un cable rivelato da wikileaks dove si legge:

3Al-Wafd, 8 novembre 2003, Al-Ahram Weekly, n. 701, 29 July - 4 August

2004, Rose al-Yussef, 7 agosto 2007, Al-Ahr am, 22 agosto 2007.

4Cfr. l'intervista realizzata a Gamal Fahmy, in Appendice II, e Al-Akb ar,

14 marzo 2005

5Cfr. intervista a Gamal Fahmy. Si veda Appendice II. 6Al-Ahram Weekly, n. 590, 13 - 19 June 2002.

Mubarak viewed President Bush as naive, controlled by subordinates, and totally unprepared for dealing with post-Saddam Iraq, especially the rise of Iran's regional inuence. We have heard him lament the results of earlier U.S. eorts to encourage reform in the Islamic world7.

Ciononostante è stato soprattutto a partire dal 2004 che sono di- ventati più frequenti i commenti degli analisti che hanno collegato la crescita dell' opposizione alla Casa Bianca alla presidenza Bush, come si evince da un editoriale del governativo Al-Ahr am che accolla le re- sponsabilità del crollo del sostegno agli Stati Uniti direttamente alle politiche implementate dal presidente8. Nell'estate del 2004, Al-Ahr am

scriveva:

The main reason behind the fall of support to America is the policy of the present US administration led by the George W. Bush. What should Bush do to improve his image in the Arab world? Stop supporting Israel, change his Middle East policy and get out of Iraq9.

A confermare quanta rilevanza stesse acquisendo l'opposizione di- retta contro il presidente, è anche il linguaggio utilizzato dai quotidiani per descrivere tanto la sua persona, che il suo atteggiamento politi- co. Il nome di Bush è stato spesso accompagnato da aggettivi che ne evidenziavano l'ignoranza, la grettezza dello spirito, l'insensibilità dell' approccio e la supercialità del pensiero 10. A criticare apertamente

l'ignoranza del presidente Bush è stato, nel gennaio 2008, il quotidiano governativo Al-Ahr am che in occasione di un viaggio di Bush al Cairo11,

ha evidenziato la mancanza di interesse del presidente verso la cultura locale, sottolineando come le politiche avviate dalla Casa Bianca negli

7www.wikileaks.ch/origin/132_0.html(ultima consultazione 10 genna-

io 2011).

8Cfr. Al-Ahr am, 23 giugno 2004, Al-Ahram Weekly, n.701, 29 July - 4

August 2004, Al-Ahram Weekly, n.715, 4-10 November 2004.

9Al-Ahram Weekly, n.701, 29 July - 4 August 2004.

10Cfr. Al-Wafd, 20 giugno 2005, Al-Usbua, 13 luglio 2006, Al-Ahr am, 23

gennaio 2008, Al-Masry al-Youm, 23 maggio, 2008.

11A evidenziare questo aspetto sono stati anche altri editorialisti che hanno

criticato l'insensibilità mostrata dall'amministrazione americana in occasio- ne di questo viaggio. Cfr. Al-'Arab i e Sawt al-Umma in Al-Ahram Weekly, n.880,17-23 January 2008.

ultimi sette anni avevano provato che la sua amministrazione non co- nosceva nè l'Egitto nè l'intera regione araba, eccetto i nomi dei paesi e alcuni nomi dei loro politici12. Scriveva nel gennaio 2008 Al-Ahr am:

Welcome to countries that you don't know well or know their history, or read their culture, or the depth of their ci- vilisation. Your policies over the [past] seven years in the White House have proven that you don't know anything about our countries except their names and a precious few names of their politicians13.

Descritto spesso come un crudele uomo dal sangue avvelenato, il presidente Bush è stato al contempo accusato di essere troppo deciso nelle sue azioni e superciale nei suoi ragionamenti14. Un presidente

troppo cattivo che sembrava addirittura provenire dalla sfera sovranna- turale15, incapace di risolvere i problemi complicati a causa della sua

mente troppo semplice nella quale non trovavano spazi ragionamenti elaborati16. Questo aspetto viene messo in luce anche dalla vignetta

in g.5.2, pubblicata sul semi governativo Al-Akb ar. Moustafa Hussein ritrae il presidente Bush mentre descrive il suo albero genealogico a una giornalista. Secondo quanto riferito dal presidente, le sui origini risalgono a personaggi celebri per la loro cattiveria. Dice il presidente: 'Personalmente ho due alberi genealogici. Uno dalla parte di mia ma- dre, dove il bisnonno era Dracula, l'altro dalla parte di mio padre, dove il bisnonno era il grande Alau' , personaggio del Marco Polo, famoso per la sua cattiveria.

Al contempo, Bush è stato anche descritto come un personaggio ila- re, un pagliaccio nelle mani di Tel Aviv17, un burattino mosso dai falchi

israeliani18e anche come un attore del teatro dell'assurdo19. A ritenere

che le categorie di questo genere teatrale calzassero perfettamente alla personalità del presidente è stato Gamal Fahmy. Secondo Fahmy, anche membro di Kif aya, come il teatro dell'assurdo, Bush era un personaggio privo di ragione, deviante, strano, inconsistente nel contenuto e conti-

12Al-Ahr am, 23 gennaio 2008. 13Ibid.

14Al-Usbua, 25 maggio 2004, Al-'Arab i, 13 gennaio 2008, Al-Ahr am, 18

gennaio 2008.

15Al-Akb ar, 14 marzo 2005. 16Al-'Arab i, 13 gennaio 2008.

17Al-Masry al-Youm, 23 giugno 2005. 18Al-Usbua, marzo 2006

nuamente fuori luogo:

Il suo linguaggio mirava alla sacralità, ma in realtà era privo di signicato e pieno di menzogne20.

Analizzando il contenuto delle critiche mosse dalla stampa locale al presidente Bush, è emerso che una delle variabili più contestata riguar- da il linguaggio utilizzato dal presidente, costante che ha contribuito a far crescere l'opposizione nei suoi confronti21. Nel marzo 2003, Mousta-

fa Bakry, direttore del quotidiano di opposizione Al-Usbua, ricordava quando il 16 settembre 2001 Bush aveva paragonato la guerra al terro- rismo a una crociata.

This crusade, this war on terrorism is going to take a while. And the American people must be patient. I'm going to be patient22.

Bakry, che percepiva il linguaggio usato da Bush come duro, volgare e arrogante, ammoniva l'umma araba e islamica a non farsi sottomet- tere o umiliare:

usando questo linguaggio, il signor Bush ha creduto di poter mettere tutto il mondo sotto i suoi piedi, pren- dere queste persone come schiavi e ucciderle, e noi gli diciamo che l'umma araba e islamica non conosce la lingua della sottomissione e non beviamo dal bicchiere dell'umiliazione23.

Anche se le critiche al linguaggio di Bush sono state ricorrenti e costanti lungo il corso della sua permanenza alla Casa Bianca, queste si sono concentrate soprattutto attorno a tre discorsi uciali.

Il primo è stato quello pronunciato il 24 giugno 2002, occasione nel- la quale il presidente lanciò denitivamente il progetto della Road Map palestinese, ponendo particolare enfasi sulla necessità di riforma dell'au- torità palestinese e sulla cessazione di azioni terroristiche contro Israele.

20Ibid.

21Cfr. Al-Ahram Weekly, n.592, 27 - 3 July 2002, Al-Ahram Weekly, n.636,1

- 7 May 2003, Al-Masry al-Youm, 23 giugno 2006.

22Remarks by the President Upon Arrival, 16 September 2001, disponible

a http://georgewbush-whitehouse.archives.gov/news/releases/2001/ 09/20010916-2.html(ultima consultazione 23 gennaio 2012)

Nello specico, sono stati alcuni punti quelli a essere maggiormente cri- ticati. Disse Bush:

It is untenable for Israeli citizens to live in terror. It is untenable for Palestinians to live in squalor and occupa- tion. And the current situation oers no prospect that life will improve. Israeli citizens will continue to be victi- mized by terrorists, and so Israel will continue to defend herself. In the situation the Palestinian people will grow more and more miserable. My vision is two states, living side by side in peace and security. There is simply no way to achieve that peace until all parties ght terror. Yet, at this critical moment, if all parties will break with the past and set out on a new path, we can overcome the darkness with the light of hope. Peace requires a new and dierent Palestinian leadership, so that a Palestinian state can be born. (...) Today, Palestinian authorities are encouraging, not opposing, terrorism. This is unaccep- table. And the United States will not support the esta- blishment of a Palestinian state until its leaders engage in a sustained ght against the terrorists and dismantle their infrastructure.(...) Israel also has a large stake in the success of a democratic Palestine. Permanent occupation threatens Israel's identity and democracy. A stable, pea- ceful Palestinian state is necessary to achieve the security that Israel longs for. So I challenge Israel to take concre- te steps to support the emergence of a viable, credible Palestinian state24.

Alcuni editorialisti percepirono questo discorso come la prova del sostegno cieco e ingiusto che gli Stati Uniti, nella persona di Bush, conti- nuavano a dare a Israele25. Il discorso venne dunque criticato da quanti

ritenevano inadabile ogni tentativo di imparzialità da parte del presi- dente Bush. Il governativo Al-Ahram Weekly poneva particolare enfasi al linguaggio utilizzato dal presidente che, pur apparendo attraversato da una vena di imparzialità, terminava per essere, secondo il giornale, pieno di pregiudizi, a tal punto da risultare provocante nei confronti de-

24Il testo integrale del discorso è consultabile a http://www.

georgewbushlibrary.gov,(ultima consultazione 23 gennaio 2012)

gli egiziani, nel cui animo l'antiamericanismo montava26. Questo tono,

che provocava malcontento nel pubblico egiziano, era quindi percepito dalla stampa di regime come pericoloso, perchè, continuava Al-Ahram Weekly, rischiava di minare ulteriormente le relazioni tra America e mondo arabo e quindi la stabilità regionale:

Bush's interventionism and arrogance in addressing Palestinian and Arab concerns will further complica- te American-Arab relations already strained by the administration's pro-Israel bias27.

Un altro discorso del presidente Bush criticato dalla stampa egizia- na è stato quello pronunciato il 6 novembre 2003, quando il presidente dichiarò che i paesi del Medio Oriente sorivano di un decit democra- tico. Secondo il piano che Bush si proponeva di realizzare, la liberazione dell'Iraq avrebbe dovuto portare una nuova ondata democratica in Me- dio Oriente e questa era essenziale per il successo della lotta contro il terrorismo. Disse Bush:

26Al-Ahram Weekly, n.592, 27 - 3 July 2002. 27Ibid.

In many nations of the Middle East  countries of great strategic importance  democracy has not yet taken root. And the questions arise: Are the peoples of the Middle East somehow beyond the reach of liberty? Are millions of men and women and children condemned by history or culture to live in despotism? Are they alone never to know freedom, and never even to have a choice in the matter? I, for one, do not believe it. I believe every per- son has the ability and the right to be free.(...) There are, however, essential principles common to every successful society, in every culture. Successful societies limit the po- wer of the state and the power of the military  so that governments respond to the will of the people, and not the will of an elite. Successful societies protect freedom with the consistent and impartial rule of law, instead of selecting applying  selectively applying the law to pu- nish political opponents. Successful societies allow room for healthy civic institutions  for political parties and labor unions and independent newspapers and broadcast media. Successful societies guarantee religious liberty  the right to serve and honor God without fear of perse- cution. Successful societies privatize their economies, and secure the rights of property28.

Bush poi sottolineò che la presenza militare in Afghanistan e Iraq aveva permesso di realizzare questi progressi.

28Il testo integrale del discorso è consultabile a http://www.

These vital principles are being applied in the nations of Afghanistan and Iraq.(...) In Iraq, the Coalition Pro- visional Authority and the Iraqi Governing Council are also working together to build a democracy  and af- ter three decades of tyranny, this work is not easy. The former dictator ruled by terror and treachery, and left deeply ingrained habits of fear and distrust. Remnants of his regime, joined by foreign terrorists, continue their battle against order and against civilization. Our coali- tion is responding to recent attacks with precision raids, guided by intelligence provided by the Iraqis, themsel- ves.(...) Securing democracy in Iraq is the work of many hands. American and coalition forces are sacricing for the peace of Iraq and for the security of free nations.29

Parafrasando il suo ragionamento, numerosi giornali 30 riportarono

le dichiarazioni rilasciate da Bush, secondo il quale nei regimi dittato- riali l'insoddisfazione popolare montava con facilità e questo rendeva il terreno fertile ad attività violente che potevano essere facilmente espor- tate. Ciononostante, nella stampa locale si sono trovate poche tracce di commentatori convinti da questo appello alla democrazia fatto da Bush, mentre sono state più ricorrenti le critiche di quanti, come Al-Usbua31,

hanno giudicato le sue parole prive di fondamento, banali e piene di rab- bia32. Queste sono state le reazioni dei diversi organi di stampa, anche

se vi sono stati importanti personaggi di opposizione che nel corso del- le interviste realizzate, pur criticando il concetto di esportazione della democrazia, hanno attribuito una certa rilevanza non tanto alle parole pronunciate in questa occasione dal presidente Bush, la cui sincerità ha continuato a essere messa in dubbio, quanto alle conseguenze che que- ste hanno avuto nel tentativo di democratizzare l'Egitto. Ha detto Abul Ela al Mady, leader del movimento islamista moderato Was.at., Centro,:

29Il testo integrale del discorso è consultabile a http://www.

georgewbushlibrary.gov(ultima cosultazione 2 gennaio 2012)

30Cfr. all'indomani del discorso gli editoriali pubblicati su Al-Ahr am, Al-

Akb ar, Al-'Arab i, Al-Usbua.

31Al-Usbua, 18 marzo 2003. 32Cfr. Al-Wafd, 8 novembre 2003.

According to previous speeches made by Bush, America for years had supported anti-democratic regime and this, according to America, was the cause of terrorism. That is the reason why president Bush decided to implement a new policy pressuring on democratization process.33

Inne, il discorso che ha scatenato il maggior numero di critiche nei confronti del presidente Bush, è stato quello pronunciato il 15 maggio 2008, in occasione dei sessant'anni della nascita della Knesset, nel quale il presidente descriveva come solida la relazione che teneva legati Stati Uniti e Israele. Disse Bush:

33Cfr. intervista realizzata a Abul Ela Mady. Si veda Appendice IX, Si

The United States was proud to be the rst nation to recognize Israel's independence. And on this landmark anniversary, America is proud to be Israel's closest ally and best friend in the world.(...) When Americans look at Israel, we see a pioneer spirit that worked an agricul- tural miracle and now leads a high-tech revolution. We see world-class universities and a global leader in busi- ness and innovation and the arts. We see a resource more valuable than oil or gold: the talent and determination of a free people who refuse to let any obstacle stand in the way of their destiny.(...) The ght against terror and extremism is the dening challenge of our time.(...) And that is why the founding charter of Hamas calls for the elimination of Israel. And that is why the followers of Hez- bollah chant Death to Israel, Death to America! That is why Osama bin Laden teaches that the killing of Jews and Americans is one of the biggest duties. And that is why the President of Iran dreams of returning the Middle East to the Middle Ages and calls for Israel to be wiped o the map.(...) Some people suggest if the United States would just break ties with Israel, all our problems in the Middle East would go away. This is a tired argument that buys into the propaganda of the enemies of peace, and America utterly rejects it. Israel's population may be ju- st over 7 million. But when you confront terror and evil, you are 307 million strong, because the United States of America stands with you.34

Il discorso è stato interpretato in maniera particolarmente negativa dalla maggioranza degli organismi di stampa locale che hanno accusa- to il presidente di ipocrisia e di voler usare un doppio standard nella gestione delle relazioni internazionali35. Come nel 2002, ma con criti-

che ancora più accese, il discorso del presidente è stato attaccato con

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