Il Caffè sbarca in Europa
2.5 Germania: bevanda della nobiltà e “annusatori di caffè”
Abbiamo già ricordato che Lehonard Rauwolf, dopo aver compiuto un viaggio ad Aleppo, tornò in Germania e nel 1582 fu il primo europeo in assoluto a citare il caffè in uno scritto149. La bevanda comunque venne introdotta in Germania più tardi rispetto alle altre parti d’Europa, nel 1670 circa. Infatti, il consumo di birra ed alcol erano usanze radicate profondamente in Germania. Ad aiutare i detrattori del caffè, fu anche un diario di viaggio, Vermehrte neue Beschreibung der Muscowitish und Persischen
Reise, scritto da Adam Olearius e pubblicato nel 1656. Il resoconto fornisce, tra le altre
cose, una leggenda sull’uso della bevanda da parte del Re di Persia:
Se eccedi nel consumo di quest’acqua, detta Kahve, essa prosciuga ogni altro desiderio della carne. Raccontano di un re, il sultano Mahmud Kasnin, che regnò in Persia prima di Tamerlano e che divenne un tale assiduo bevitore di Kahave da dimenticare la sua sposa e disdegnare i rapporti sessuali, procurando alla regina enorme dispiacere. In un’occasione lei sedeva alla finestra e, vedendo uno stallone costretto in terra per essere castrato, domandò cosa stesse avvenendo. Ed essendole risposto, con la dovuta franchezza, che si voleva inibirne la lussuria perché non montasse una cavalla, ella osservò che non erano necessari tanti sforzi ma bastava servirgli dell’acqua Kahave perché presto diventasse come il re.150
Il diario fu usato, ovviamente, dai venditori di vino e birra per scoraggiare l’uso del caffè. Nonostante questo, però, la bevanda riuscì a crearsi dei varchi per entrare anche nella cultura tedesca.
La prima coffee house fu aperta da un inglese nel nord della Germania nel 1679 - 80151. L’uso del caffè si espanse fino ad arrivare a Berlino nel 1721, dove il Re Federico Guglielmo I concesse ad uno straniero di aprire una coffee house senza pagare le tasse152. In Germania il caffè veniva esportato maggiormente dall’ Inghilterra e dall’Italia.
Durante la seconda metà del diciottesimo secolo il caffè si fece strada anche nelle abitazioni domestiche, facendo concorrenza alla zuppa di birra o di farina, alimenti che in Germania avevano una tradizione radicata e consolidata. Intanto il nuovo re, Federico il Grande, infastidito dal costo esagerato che si doveva pagare ai mercanti
149 Ulkers, All about coffee, cit. pp 68 - 70
150 A. Olearius,Vermehrte neue Beschreibung der Muscowitish und Persischen Reise, cit. in Heise 1987, p. 9.
151Ulkers, All about coffee, cit. pp 68 - 70 152 Ibidem
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stranieri per ottenere il caffè, di far diventare il caffè una bevanda da bere in momenti speciali, cercò di renderla un lusso da assaporare solamente in determinate occasioni, per limitarne il consumo il più possibile. Egli seguiva una teoria sul commercio internazionale che credeva che finché i Tedeschi avessero dovuto acquistare caffè dagli Stati esteri, la moneta avrebbe lasciato il paese aggravando ancora di più lo stato di crisi dell’epoca153. La moda, però, approdò massicciamente anche in Germania, e con essa vennero importati ogni sorta di utensile per servire il caffè, come porcellane finissime e via dicendo…154 I poveri e le classi meno abbienti, però, non potevano permettersi il lusso di possedere utensili per la preparazione e anzi, faticavano addirittura a procurarsi il caffè dati i prezzi sempre molto alti. Essi cercarono di protestare in qualche modo, ma ad ogni lamentela veniva loro risposto che il caffè rendeva sterili, quindi era un bene per loro non poterlo bere.155 Ancora una volta ci troviamo di fronte a molti detrattori: lo stesso re Federico non amava particolarmente la bevanda e il 13 Settembre del 1777 egli pubblicò un manifesto riguardante caffè e birra156:
È disgustoso notare l’uso crescente del caffè tra i miei sudditi e la quantità di denaro che di conseguenza lascia il paese. Tutti consumano caffè. Se possibile, questo deve essere impedito. Il mio popolo deve bere birra. Sua maestà fu cresciuta con la birra, e così i suoi antenati e i suoi ufficiali. Molte battaglie sono state combattute e vinte da soldati nutriti con la birra e il Re non crede che da soldati che bevono il caffè si possa attendere, nel caso di una nuova guerra, la forza di affrontare i disagi o di sconfiggere i nemici.157
Il sovrano era ancora fortemente attaccato alla birra, cosa giustificabile dato che questo in Germania era uno degli alimenti base per il nutrimento quotidiano. Questo manifesto riuscì nel suo intento per pochi anni. Il caffè rimase un bene di lusso, ma ben presto Federico si rese conto che non si poteva combattere l’uso del caffè e decise così di creare un monopolio di Stato nel 1781, proibendo di tostare il caffè in qualsiasi torrefazione che non fosse di Stato (qualche eccezione alla regola venne comunque fatta per i nobili, il clero e per gli ufficiali governativi).158 Avere un permesso per tostare il caffè significava avere una entrata libera per l’alta società, ma questi permessi erano concessi molto di rado. Le motivazioni del re erano sostanzialmente due: confinare l’uso del caffè alla sola nobiltà, o almeno ai soli ceti alti e nel contempo avere una
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A. Weinber, B. Bealer, Tè, Caffè e Cioccolata, cit. pp 150 154 Ulkers, All about coffee, cit. pp 68 - 70
155 Ibidem 156
Ibidem
157 Ibidem 158 Ibidem
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nuova fonte di entrate non indifferente, poiché il caffè poteva essere tostato solo nelle torrefazioni di sua proprietà e quindi i soldi derivanti dalla pratica entravano direttamente nelle casse reali. Per far applicare questa legge, conosciuta come
Dèclaration du roi concernano la vente du cafè brulè emanata il 21 Gennaio 1781,
Federico scelse un francese, il conte di Lannay, che prese il compito molto sul serio159. Ad esempio, introdusse una nuova figura: “gli annusatori di caffè”. Queste persone erano per lo più soldati feriti, impossibilitati a servire l’esercito o comunque a condurre una guerra o battaglia, che venivano reintegrati e usati come vere e proprie spie che avevano il compito di cercare un eventuale odore di caffè tostato e scoprire chi stava svolgendo questa pratica illegalmente.
Di seguito si riporta un manifesto scritto dall’elettore di Colonia, Maximilian Frederick, vescovo di Münster, il 17 Febbraio 17, 1784160:
To our great displeasure we have learned that in our Duchy of Westphalia the misuse of the coffee beverage has become so extended that to counteract the evil we command that four weeks after the publication of this decree no one shall sell coffee roasted or not roasted under a fine of one hundred dollars, or two years in prison, for each offense. Every coffee−roasting and coffee−serving place shall be closed, and dealers and hotel−keepers are to get rid of their coffee supplies in four weeks. It is only permitted to obtain from the outside coffee for one's own consumption in lots of fifty pounds. House fathers and mothers shall not allow their work people, especially their washing and ironing women, to prepare coffee, or to allow it in any manner under a penalty of one hundred dollars. All officials and government employees, to avoid a penalty of one hundred gold florins, are called upon closely to follow and to keep a watchful eye over this decree. To the one who reports such persons as act contrary to this decree shall be granted one−half of the said money fine with absolute silence as to his name161.
Questo decreto, benché molto dettagliato e all’apparenza molto solenne sortì pochissimo se non alcun effetto. Altri elettori provarono a vietare il caffè, ma esso prese gradualmente il posto che aveva in ogni altra regione europea.
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Ibidem
160 Ibidem 161 Ibidem
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