• Non ci sono risultati.

GESTIONE DELLE RISORSE IDRICHE SOTTERRANEE

Nel documento Focus su IL SUOLO, IL SOTTOSUOLO E LA CITTÀ (pagine 133-137)

GIOVANNI CONTE, GENNARO MARIA MONTI, GUIDO MOTTERAN

ISPRA – Dipartimento Difesa del Suolo/Servizio Geologico d’Italia

Premessa

Le acque sotterranee costituiscono in gran parte del territorio nazionale la principale fonte di approvvigionamento per le attività agricole e industriali e per gli acquedotti. Infatti dalle stime fornite a livello nazionale si rileva che lo 87% circa dell’acqua utilizzata proviene da sorgenti e falde, mentre solo il 13% deriva da acque superficiali (di fiume e di lago). Le falde, sulla base delle previsioni programmatiche, continueranno quindi a svolgere un ruolo strategico anche nel prossimo futuro e pertanto è indispensabile utilizzarle nella maniera più possibile razionale salva-guardandole dallo sfruttamento incontrollato e dai processi di contaminazione.

Nel caso delle acque di falda dei grandi centri urbani si può considerare prevalente l’uso destinato all’irrigazione delle aree verdi ed il prelievo connesso alle attività produttive. Negli ultimi anni, tuttavia, lo sviluppo della tecnologia per lo sfruttamento della risorsa geotermica a bassa entalpia per il riscal-damento privato in ambiente urbano ha determinato un nuovo tipo di interesse verso le falde acqui-fere.

Il rischio di depauperamento della risorsa idrica locale dei centri urbani dipende da vari fattori. In generale nell’ambiente urbano, malgrado l’elevata densità abitativa, si riscontra un’attività di prelievo dalle falde sottostanti ridotta rispetto al territorio circostante. Si veda a tale proposito il grafico di figura 1 ricavato dai dati ISTAT sull’estensione dei comuni d’Italia e delle corrispondenti aree urbanizzate, e dai dati dell’archivio delle indagini del sottosuolo ai sensi della L.464/84 dell’I.S.P.R.A./Servizio Geologico d’Italia. Il rapporto tra la densità di pozzi sul territorio urbaniz-zato di un campione di alcuni grandi comuni italiani e la densità calcolata sulle rispettive aree extraur-bane, risultando inferiore all’unità evidenzia, nell’ambito campione utilizzato, la tendenza ad una minore densità di punti di captazione nel territorio urbanizzato rispetto al resto del territorio.

L’approvvigionamento idrico dei centri urbani di grandi dimensioni avviene soprattutto a spese di serbatoi naturali posti in aree anche molto distanti, collegate dalla rete di distribuzione acquedottistica. Nei centri urbani minori, ove non sia sufficiente l’apporto degli acquedotti per l’intero ciclo di utenza annuale, può diventare rilevante il prelievo locale. Utilizzando le stesse fonti di dati prece-dentemente citate, si osserva che la densità di pozzi nel territorio extraurbano di piccoli comuni (area urbanizzata < 3 km2), nel 98% dei casi è minore di quella riscontrabile nella rispettiva area urbanizzata. Nel grafico di figura 2, in riferimento ad un campione di oltre 200 comuni in tutta Italia, viene riportata la distribuzione delle densità riscontrate nei piccoli centri urbaniz-zati rispetto all’estensione della corrispondente area urbana. Nel campione considerato, la densità dei pozzi cresce esponenzialmente con la diminuzione dell’area urbanizzata.

Figura 1 – Rapporto tra densità dei pozzi dell’area urbana ed area extraurbana comunale

Figura 2 – Densità dei pozzi in area urbanizzata in centri abitati < 3 Km3

Le problematiche relative alla gestione delle risorse idriche sotterranee

La subsidenza, che si manifesta in modo esteso in alcune aree di pianura come conseguenza dello sfruttamento incontrollato delle falde acquifere, possono essere causa di dissesti nei centri urbani, come si è verificato negli ultimi decenni nel centro storico di Bologna.

Un altro fenomeno che sta verificando negli ultimi anni è costituito dall’innalzamento del livello della falda.

Uno degli esempi più noti in Italia è l’innalzamento della falda acquifera avvenuto a Milano tra il 1995 ed il 2000 con allagamenti di stazioni del metrò, autosilo e scantinati. L’analisi delle voci di entrata e di uscita del bilancio idrico del territorio (precipitazioni atmosferiche, perdite dalla rete, emergenze idriche naturali, prelievi evapotraspirazione ecc.) effettuata dalla Provincia di Milano dal 1996 ha permesso di individuare le cause di tale fenomeno. Si tratta in particolare dell’effetto combinato della dismissione industriale dell’area con conseguente diminuzione dei prelievi idrici e dell’incremento del tasso di piovosità dopo un periodo di scarse precipitazioni durato circa un decennio.

0 5 10 15 20 25 30 35 40 45 0 0,5 1 1,5 2 2,5 3 3,5 km2 Po zzi /Km 2 0,00 0,30 0,60 0,90 1,20 Arez zo Bari Fire nze Peru gia Pisa Pisto ia Rom a Sassa ri Trev iso 134

Analogamente, nella zona orientale dell’area urbana di Napoli, allagamenti di scantinati provo-cati dall’innalzamento della falda superficiale hanno creato negli ultimi anni condizioni di rischio per la stabilità strutturale degli edifici. Come nel caso precedente l’analisi dei dati ha portato ad individuare, come causa generale di tali innalzamenti, la diminuzione dei prelievi d’acqua di falda per usi civili all’interno del bacino idrogeologico in cui ricade la fascia orientale di Napoli caratterizzato da un acquifero freatico di notevole spessore variabile dai 50 ai 100 metri. Tali prelievi sono quelli effettuati dall’ARIN (Azienda Risorse Idriche Napoli) nei campi pozzi di Lufrano e di Acerra il cui emungimento è iniziato rispettivamente nel 1946 e nel 1989 ed è diventato consistente tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90. I cospicui attingimenti avvenuti nel tempo hanno causato abbassamenti del livello piezometrico in una estesa area all’intorno dei campi pozzi con conseguente modifica dei limiti dello stesso bacino idrogeologico.

Dall’anno 2000 la riduzione dei volumi dei prelievi dai campi pozzi ha innescato l’inversione del processo tendendo verso l’equilibro naturale originario della falda.

Un altro fattore di rischio piuttosto comune in ambiente urbano è costituito dall’interferenza con la falda idrica di opere connesse con l’attività edilizia come le gallerie stradali ferroviarie e metropolitane e più in generale le opere di scavo.

Ad esempio, il depauperamento degli acquiferi derivante dalla realizzazione di tali opere può provo-care fenomeni di assestamento nei terreni di fondazione dei rilevati.

Un’ulteriore possibile causa di interferenza con i corpi idrici naturali sottostanti le aree urba-nizzate sono le perdite delle reti idrauliche cittadine.

Conclusioni

Nell’ambito della pianificazione e della gestione di molte aree urbane in continua espansione, le carat-teristiche idrogeologiche del sottosuolo costituiscono un importante elemento di valutazione. Nel già citato caso di Milano, ad esempio, la disponibilità di registrazioni storiche della soggia-cenza della falda e di altri parametri di natura urbanistica e climatica hanno, da un lato, consen-tito di individuare la causa del fenomeno di innalzamento e dall’altro, hanno messo in evidenza l’ordine di grandezza della variabilità nel tempo dei parametri in gioco.

E’ quindi importante creare le condizioni per una valutazione complessiva del bilancio idrico nelle aree urbane e limitrofe tra la risorsa disponibile ed il fabbisogno, da cui derivare un criterio di pianificazione della gestione delle acque sotterranee che preveda un adeguato monitoraggio. Bibliografia

Bonomi T., Cavallin A., 2007. La struttura idrogeologica e le variazioni piezometriche: elementi critici nella gestione delle acque sotterranee. Giornale di Geologia Applicata 5 125-134. M.V. Civita, 2008. L’assetto idrogeologico del territorio italiano: risorse e problematiche. Quaderni della Società Geologica, n.3.

Corniello A., Ducci D., Catapano O., Monti G. M., 2003. Variazioni piezometriche nella zona orien-tale della città di Napoli. Quaderni della Geologia Applicata , 10/2 Pitagora Editrice Bologna.

SITI CONTAMINATI E RISORSE IDRICHE:

Nel documento Focus su IL SUOLO, IL SOTTOSUOLO E LA CITTÀ (pagine 133-137)