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Giappone: lineamenti di geografia ed economia dell’arcipelago

Tracce di storia e geografia del Giappone

2. Giappone: lineamenti di geografia ed economia dell’arcipelago

Il Giappone è un arcipelago stratovulcanico dell’Asia Orientale, di recente formazione geologica, al largo della penisola coreana, costituisce uno dei molti archi insulari che circondando il continente asiatico, si estende dal 35° al 41° di latitudine nord e dal 139° al 41° di longitudine est. Nonostante la sua natura insulare, non si può affermare che il Giappone sia completamente isolato, sicuramente ogni influenza proveniente dall’esterno, soprattutto dalla Cina, ci ha impiegato più tempo ad arrivare e a essere assorbita nell’arcipelago rispetto ad altri paesi, ma nonostante ciò queste influenze hanno profondamente condizionato l’assetto economico, politico, sociale, religioso e culturale del Giappone. Nessun paese esiste in isolamento, ognuno è influenzato dalle aree periferiche e dalle realtà culturali in prossimità. Gli effetti di queste influenze sono evidenti in diversi fattori: tipologia di colture, animali domestici, utensili e tecniche agricole, mestieri, forma e stile degli edifici. Secondo me è necessaria una geografia culturale che abbandoni l’idea dei continenti dal punto di vista tradizionale di realtà isolate e chiuse, ma che abbracci una teoria inclusiva per cui ogni realtà per il solo motivo di esistere si trova a essere in contatto con altre realtà.

Questo contatto tra il Giappone e il continente asiatico, era stato un contatto fisico in origine, quando l’arcipelago non aveva ancora una natura insulare.31

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La prima popolazione insediata, gli Ainu, considerati isolati ed estranei alla fusione dei vari gruppi etnici dell’arcipelago, in realtà rivelano tracce di caratteri somatici europoidi e caucasici, e la loro lingua ha elementi paleo siberiani. Le altre popolazioni giapponesi hanno caratteri etnici diversi derivanti da mescolanze con popoli mongoli e tungusi provenienti dalla Corea e dalla Cina e con genti indo-malesi provenienti dalle regioni del sud est asiatico e dalle isole.

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I profondi movimenti del magma hanno prodotto un Downwarp, processo geologico per cui un segmento della crosta terrestre si piega verso il basso, del fondale marino dell’oceano, responsabile di una fattura quasi simmetrica da est a ovest. Dopo la fase Orogenica, durante il periodo Giurassico, movimenti aggiuntivi hanno provocato la creazione di faglie, e l’arco insulare del Giappone si è diviso in diverse porzioni. In questo processo hanno contribuito frequenti terremoti e attività vulcaniche, per cui il movimento che ha portato alla creazione delle faglie non è ancora concluso, ma è tuttora in atto. 32 Il Giappone è costituito da circa 3000 isole 33 che sono comprese tra il 45° parallelo, e il tropico del Cancro.34 Le principali quattro sono da nord a sud: Hokkaido, Honshu, Shikoku e Kyushu. Il mare del Giappone, separa l’arcipelago dal continente con più di 900 km con una profondità che supera i 4000 metri, aumentata a causa del surriscaldamento globale, per cui è impossibile vedere il continente da qualsiasi punto del paese. L’arcipelago occupa la superficie di circa 377.960 Km² e dal punto di vista morfologico attuale si presenta prevalentemente montuoso: circa ¾ del Giappone sono coperti da montagne o colline, disposte in modo irregolare, specialmente nella regione centrale dell’Honshu, isola che copre il 60% dell’arcipelago.35

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Kolb 1963: 444.

33 Molto acceso il dibattito riguardante le isole Senkaku(Jap) – Diaoyu(Ch) nel Mar Cinese Orientale, la cui

sovranità acquisita dal Giappone nel 1895 in qualità di Terrae Nullius, è tuttora reclamata dalla Repubblica Popolare Cinese (RPC). Nel 1951 furono poste sotto l’amministrazione statunitense, con il trattato di San Francisco, durante l’occupazione dell’arcipelago da parte degli americani (SCAP 1945-1952). Nel giugno del 1971 restituite a Tokyo, le isole sono tuttora sotto l’amministrazione giapponese, incluse nel territorio delle isole Nasesi. Sono disabitate ma si trovano in un mare ricco di riserve ittiche e minerarie, per questo sono fonte di una delle maggiori tensioni economiche e politiche tra Giappone e Cina. Nel 1932 furono acquistate da un privato, ma nell’11 settembre del 2013, tre delle isole Senkaku sono state riacquistate dallo stato, suscitando un grande clamore nell’opinione pubblica, e scatenando l’attuale crisi diplomatica con la Cina.

34 Caroli 2004: XX. 35 Pellegrini 1982:24, vol.1.

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Il Monte Fuji è la massima vetta con i suoi 3776 metri. I punti di convergenza del sistema montuoso sono situati nell’Hokkaido, nell’Honshu centrale e nel Kyushu. Mentre i fiumi hanno un corso veloce e breve, con acque poco profonde e di rado navigabili, non hanno mai richiesto un grande sforzo economico e umano ingente come in Cina, e non hanno avuto un ruolo importante nelle comunicazioni, ostacolate dalla morfologia del territorio. Il più lungo dei fiumi è lo Shinano che scorre nell’Honshu, dalle alpi giapponesi verso Niigata, sulla costa occidentale, per una lunghezza di 370 km.36 La presenza d’innumerevoli montagne di granito, gneiss e sedimenti con una struttura complessa su cui influiscono i recenti processi tettonici, e la grande quantità di vulcani, circa 200 di cui 58 sono ancora attivi, concentrati soprattutto nella parte nord dell’Honshu, riduce al solo 16% la superficie totale di terra arabile.37 Alla struttura geologicamente recente e non ancora stabilizzata del territorio, si devono non solo i numerosi vulcani, ma anche le ancora più numerose sorgenti calde, i maremoti, e i frequentissimi terremoti, di cui se ne contano dai 1000 ai 1500 annui, mentre in media ogni cinque anni ricorrono quelli più rovinosi.38 Inoltre le montagne dotate di una complessa struttura hanno subito gli effetti dei recenti processi tettonici che hanno prodotto un paesaggio che varia in latitudine e ampiezza come le coste delle penisole e delle baie.39

36 Pellegrini 1982:27, vol.2. 37

Kolb 1963:442. Lo sviluppo dell’agricoltura ha portato alla messa in pratica di terrazzamenti e di sistemi per irrigare i campi situati sopra il livello delle acque, al fine di sfruttare anche le zone non pianeggianti. Caroli 2004: XXIV.

38 Pellegrini 1982:28, vol.2. Tra i più rovinosi terremoti, bisogna ricordare quello del Kanto del 1923, il

terremoto di Kobe del 1995, e il più recente del marzo 2011. Quest’ultimo è stato seguito da un disastroso tsunami che colpì le coste del Tohoku, a nord del Giappone, a circa tre ore in macchina dal luogo della mia ricerca di campo.

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Le quattro isole principali (Hokkaido, Honshu, Shikoku, Kyushu) formano un arco da Nord a Sud la cui lunghezza supera i 1900 km. La loro estensione latitudinale, la posizione rispetto alla massa continentale, la presenza di alte catene montuose e l’influenza del mare e delle correnti oceaniche, determina importanti variazioni del clima fra le regioni settentrionali e quelle meridionali, fra la costa occidentale e quella orientale.40

Gran parte del Giappone è situata in una zona temperata, all’estremità nordorientale dell’area dei monsoni, che durante l’inizio e la fine dell’estate portano piogge che rendono la stagione calda e umida. L’inverno è mite, ma le temperature tendono a raffreddarsi a seconda della latitudine, in particolare nelle zone montuose interne dove si verificano nevicate abbondanti,e le temperature diventano molto più rigide. La primavera e l’autunno in genere sono soleggiati con un clima piacevole, e in estate le temperature si aggirano tra i 21° e 29° lungo l’arcipelago. Il Giappone settentrionale, in particolare l’isola dell’Hokkaido, fa parte della zona subartica, che priva delle piogge monsoniche, è caratterizzata da inverni rigidi ed estati fresche; le regioni meridionali rientrano nella zona subtropicale, con condizioni climatiche e una vegetazione distinte da quelle del resto del paese.41 Si presenta come un mosaico di regioni geomorfologiche, dove i movimenti tettonici e le forze erosive lo dividono longitudinalmente e trasversalmente in tre unità morfologiche da nord a sud: Hokkaido – Nord Honshu, Giappone centrale (Honshu), sud – ovest dell’Honshu – Shikoku – Kyushu.42

40 Pellegrini 1982: pp. 24-25, Vol.1. 41 Caroli 2004: XXI.

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Una corrente tiepida del pacifico, detta Kuroshiyo, proviene da Sud e arriva alle coste meridionali del Giappone, nel Kyushu, per poi risalire a est e a ovest, modificando considerevolmente la temperatura dei mari circostanti e rendendo il clima più mite. Mentre dal nord arriva una corrente fredda, Oyashiyo, giunge nell’Hokkaido e tende ad abbassare le temperature dell’isola e del nord dell’Honshu.43

Difatti il territorio è sottoposto all’influenza alternata del monsone continentale di nord – ovest, in inverno, e del monsone oceanico di sud – est, in estate, che spesso porta con sé violenti tifoni, specialmente tra la fine dell’estate e dell’autunno, come avvenne durante la mia ricerca di campo nel nord dell’Honshu.44 Come in Cina, l’anno è scandito dal ritmo dei monsoni, dall’originarsi di masse d’aria e dai cambiamenti planetari, ma il Giappone ha un altro fattore molto influente sulla sua situazione geomorfologica: è circondato dall’oceano che influisce sulle correnti d’aria prima che giungano nell’arcipelago. I monsoni sono tra le maggiori cause della divisione in fasce climatiche, che condiziona in modo particolare l’attività principale del paese, l’agricoltura, la quale è in gran parte di tipo intensivo, data l’esiguità di terreno coltivabile soprattutto nelle isole centro-meridionali. Le colture estensive sono praticate nell’isola di Hokkaido, nell’estremo Nord dell’arcipelago, meno popolata delle altre e soggetta a un clima più rigido.45 Le colture si differenziano secondo le fasce climatiche, ma alcune come il riso sono diffuse su tutto il territorio, in diverse varietà di tipi.

43 Pellegrini 1982:27, vol.2, è presente un’immagine che spiega in modo chiaro le direzione dei venti monsonici. 44 Pellegrini 1982: pp. 25-26, vol.1.

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Nelle isole meridionali c’è la pratica del doppio raccolto, gli stessi campi producono durante l’inverno grano o orzo, vegetali da sovescio o legumi. Nella zona centromeridionale sono coltivati il tè, le patate dolci, la soia, il gelso, e gli agrumi sulla costa del pacifico. All’estremo nord dell’Honshu, nel Tohoku, la zona di Aomori, ha un’alta produzione di mele, la metà dell’intera produzione nazionale; mentre Nell’Hokkaido è coltivata l’avena. Intorno alle grandi concentrazioni urbane dell’Honshu centrale si trovano le aree irrigue a coltivazione più intensiva, dedicate ai prodotti di più immediato consumo nelle città, mentre le colture divengono più estensive man mano che ci si allontana dalle pianure e si sale verso i terrazzamenti montani. Il 70% del Giappone è coperto da foreste, e le poche superfici coltivabili sono distribuite lungo le coste e negli stretti fondovalle. Inoltre le pianure di una certa importanza sono poche, e in buona parte occupate dalle metropoli. Per questo motivo il potere politico si è sempre concentrato nelle pianure del Kinai e del Kanto, le più ricche della risorsa più ambita: terreno coltivabile e clima favorevole all’agricoltura. “Questa scarsità di terreno agricolo, che in passato non rivestiva particolare gravità, vuoi per la minore entità della popolazione, vuoi per la sua frugalità, si fece seria per l’incremento demografico e per lo svilupparsi di grandi città industriali che portarono a una maggiore richiesta di generi alimentari.” 46 Tra il XV e il XVI sec., grazie allo stato di tensione dovuta alla guerriglia permanente che caratterizza il periodo Sengoku degli “Stati combattenti”, l’agricoltura, soprattutto per l’incremento delle opere idrauliche, ha ricevuto un impulso notevole.

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Lo sviluppo e l’introduzione di nuovi mezzi e tecniche agricole industriali non hanno semplicemente apportato cambiamenti alla produzione ma ha conseguentemente trasformato in modo rilevante il paesaggio agricolo tradizionale e il modo di viverlo, lavorarlo e pensarlo. La costruzione di un sistema di canali d’irrigazione ha permesso di trasformare in campi coltivati anche terre in forte pendenza. Con opere di drenaggio e bonifica di terreni paludosi, come la pianura di Niigata nella parte nord-occidentale di Honshu, si acquisiscono alla produzione agricola larghe superfici prima inutilizzate, mentre diviene più stretto il controllo sul lavoro dei contadini da parte dei signori locali, i Daimyo.47 Una delle principali riforme dell’agricoltura avvenne con la Costituzione del 1946: dopo aver proclamato la rinuncia alla guerra e di un esercito, è stata messa in atto una radicale riforma agraria, per cui migliaia di coltivatori divennero proprietari della propria terra, con l’effetto di rendere le campagne più tranquille, anche dal punto di vista politico, dando una sicurezza economica a una classe sociale che fino ad ora era povera e sottomessa alle altre.48 Per sopportare la concorrenza dell’industria, il settore agricolo ha dovuto migliorare le condizioni di retribuzione e di lavoro, applicando moderne tecnologie nelle colture e soprattutto nella prima lavorazione dei prodotti agricoli. Questa trasformazione è stata imposta dalla massiccia migrazione verso le città industriali, che ha trasformato la maggior parte dei contadini in contadini part-time, pendolari dal villaggio alla città, e in operai trasferiti definitivamente nei centri urbani.49 Nonostante le forze di lavoro agricole siano rimaste più stabili che in altri paesi, il Giappone dovette spesso ricorrere alle importazioni per colmare il forte deficit alimentare, inoltre negli anni più recenti si è manifestata una tendenza ad accorpare gli appezzamenti più piccoli, con un conseguente calo nel numero dei coltivatori.

47 Pellegrini 1982:122, vol.2. 48 Pellegrini 1982: 25, vol.2. 49Pellegrini 1982:234, vol.2.

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La struttura frammentaria della proprietà agricola spiega la scarsità dell’allevamento del bestiame che ha qualche rilevanza solo nell’alto Honshu, e nello Hokkaido, dove esiste una certa produzione di foraggio, grazie alla presenza di territori più vasti e una minore densità demografica. Scarso ma in espansione è l’allevamento di bovini, mentre l’ausilio dei cavalli nel Kyushu e nell’Hokkaido come animali da tiro, con l’avvento della motorizzazione agricola ha subito un forte calo. In costante aumento è l’allevamento di suini e la produzione di pollame. Anche se in diminuzione, nell’Honshu centrale e nel Kyushu è ancora presente l’allevamento del baco da seta, i cui profitti andavano a integrare le entrate dei contadini, e di cui il Giappone è storicamente il secondo produttore al mondo.50 L’allevamento dei bachi da seta ha costituito una delle attività che andavano a integrare le entrare dei contadini, di cui la maggior parte praticava l’agricoltura solo a tempo parziale, per dedicare il restante del tempo ad attività più proficue del nuovo e crescente settore terziario. Nel 1979 nell’Honshu, l’isola principale dell’arcipelago e dotata di maggiori pianure e terre coltivabili, solo l’11% si occupava dell’attività agricola a tempo pieno. 51 Inoltre, la riforma agraria, che segnò un ulteriore colpo di questa attività già in decrescita, non interessava il bosco e la macchia, per cui i proprietari forestali, rimasti economicamente molto forti, misero in una situazione di dipendenza i piccoli contadini che necessitavano di rifornimento di erba e legname.

Il legname ha costituito una delle fonti maggiori, di autoconsumo ed esportazione, nella storia del Giappone.

50 Pellegrini 1982: 29, vol.2. 51 Pellegrini 1982:234, vol.2.

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Tra il clima subtropicale e boreale,di altitudini fino ai 3500m e più, è ampia la varietà delle specie forestali, dal bambù alle conifere (cedri, pini, cipressi), dal ciliegio, alla quercia e al faggio. Il manto originario ha però subito seri danni dall’uso costante del legno come materiale quasi esclusivo di costruzione, materiale storicamente alla base delle strutture abitative tradizionali, degli oggetti di arredo e utensili di varia natura. Nell’Honshu del sud e nel Kyushu, la foresta subtropicale ha gradualmente ceduto il posto a una vegetazione secondaria più scadente, così come nelle zone temperate le conifere di rimboschimento hanno sostituito altre specie più pregiate. Solo circa ¼ delle foreste è sfruttabile per legname d’opera e copre solo il 14% del fabbisogno nazionale, e dai restanti ¾ del patrimonio forestale si possono ricavare pasta di legno e legname combustibile. Inoltre, per il pericolo d’erosione dei suoli connesso alla deforestazione, lo sfruttamento dei boschi è soggetto a leggi restrittive.52 L’importazione del legname da costruzione segue al secondo posto d’importanza quella del petrolio.53 L’importazione delle risorse, e la dipendenza che determina, costituisce uno dei maggiori problemi dell’arcipelago, il cui sottosuolo, che in passato ha fornito in moderate quantità, ferro, rame, oro, argento e mercurio, è scarso delle materie prime utili all’industria, e l’unica risorsa di rilievo, della carbonifera, non è sempre di buon livello qualitativo. In particolare, le risorse minerarie non sono abbondanti. Nell’Hokkaido e nel Kyushu è reperibile il carbone ma in quantità insufficienti per un’industria così progredita e ampia.

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La difficoltà di reperire legname, è una delle principali motivazioni che hanno determinato il calo dell’utilizzo di questo materiale nelle nuove strutture abitative, insieme alla diminuzione delle figure professionali e alla crescente perdita dei saperi legati a questo materiale.

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Lo stesso avviene per il petrolio, concentrato nell’Honshu nord occidentale e nell’Hokkaido, e per i minerali di ferro reperibili in tutto il paese ma in piccoli giacimenti e con alto grado d’impurità. Mentre sono più rilevanti i depositi di quarzite, zinco, rame, piombo, cromite, ma sempre in misura insufficiente. Solo calcare e zolfo sono disponibili in grande quantità. Per questi motivi l’industria giapponese si fonda sull’importazione di materie prime, soprattutto: petrolio, ferro, bauxite, rame e carbone coke. La mancanza di risorse minerarie è la causa della costante spinta di esportazione dei prodotti giapponesi nei mercati internazionali, per equilibrare il flusso d’importazioni, enorme già dall’era dell’industrializzazione del paese.54

Il trasformarsi di un’economia agricola, prevalentemente orientata all’autoconsumo, in una struttura produttiva indirizzata all’esportazione comportava necessariamente non solo la specializzazione colturale appena richiamata, ma altresì una nuova organizzazione di raccordi commerciali per il convogliamento dei prodotti verso i centri di raccolta e di avvio alle destinazioni finali oltremare. Le grandi città portuali sono la traduzione concreta di queste esigenze commerciali, eventualmente affiancate da necessità militari.55

Se il sottosuolo Giapponese non è mai stato ricco di materie prime, il mare, fin dai tempi antichi, ha costituito una grande fonte di risorse, non solo come via di comunicazione, ma soprattutto per i prodotti ittici di cui è sempre stato ricco e per questo conteso. Nessuna area del Giappone si trova a più di 110 km dalla costa, e quasi ovunque il paesaggio si affaccia sul

54 Pellegrini 1982:31, Vol.2. 55 Pellegrini 1982: 231, vol. 2.

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mare.56 Più sicuro dell’oceano Pacifico, il mare ha storicamente avuto un ruolo importante come unica via di comunicazione le isole dell’Honshu, Kyushu e Shikoku.57 Inoltre, ha sempre presentato un assetto naturale favorevole allo sviluppo dei maggiori centri della civiltà giapponese sin dai tempi antichi, e oltre a costituire un moderatore dei termini climatici, ha rappresentato una fonte importante dell’economia così come nella dieta alimentare dell’arcipelago ricca di prodotti ittici, che oltre a essere la principale fonte di sostentamento del paese, divenne uno dei prodotti maggiormente esportati in altri paesi, esportazione necessaria per contrastare il forte flusso d’importazioni di materie prime. 58 I giapponesi sono sempre stati grandi consumatori di pesce, che consumato sia crudo sia cotto e conservato in molti modi, insieme al riso costituisce la base dell’alimentazione nazionale. La pesca è stata una voce importante dell’economia del Giappone, in cui è al primo posto sul piano mondiale. La pesca nelle acque interne è scarsa, mentre è molto proficua quella in alto mare, nel Pacifico e nelle acque circostanti, ricche di pesci di ogni genere e per questo costituiscono dei tratti contesi, in particolare per la detenzione delle isole in prossimità. Il Gado dell’Alaska è ricco di sgombri, sardine, acciughe, sogliole, tonni, salmoni e ogni specie di crostacei e molluschi per un ammontare totale di circa dieci milioni di tonnellate, 1/15 della pesca mondiale (1979). Si aggiungono 639 mila tonnellate di alghe marine e altre piante acquatiche per uso commestibile e industriale. Nel 1978 la pesca delle balene ha ammontato a 5923

56 Pellegrini 1982: 28, vol. 2. 57 Caroli 2004: XXII. 58 Kolb 1963: pp.442-444.

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esemplari, e tra il 1976 e 1977 sono stati ricavati circa 214 mila quintali di olio di balena. Mentre l’attività della pesca dei coralli e delle perle coltivate, praticata nulle coste meridionali dell’arcipelago, costituisce la metà della produzione mondiale. Come l’agricoltura, anche la pesca, un tempo praticata con sistemi tradizionali artigianali ha dovuto raggiungere un altissimo grado di sviluppo tecnico e organizzativo.59 La crescita della produzione industriale e del commercio legati alla pesca e all’agricoltura, l’incremento di attività del settore terziario e le ondate di migrazione dai villaggi alle città, hanno gradualmente trasformato e messo in crisi l’immobilismo geografico agricolo, con l’introduzione di nuove forme di mobilità nel paesaggio giapponese. 60 Hanno iniziato a diramarsi lungo l’arcipelago, mezzi di trasporto a lunga distanza: In particolare la ferrovia, che ha avuto uno sviluppo molto rapido, ora