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Abitare la casa di Showa mura

1. Saperi e abilità esperte nel villaggio di Showa mura

Come ho affermato nel precedente capitolo, la forma architettonica dell’ambiente costruito modella le attività routinizzate degli occupanti in modi caratteristici che l’antropologo può osservare e interpretare. A loro volta, queste attività e pratiche riproducono e confermano dei significati simbolici degli ambienti e plasmano simbolicamente ma anche fisicamente lo spazio domestico. Le attività e pratiche routinizzate nella quotidianità che riproduciamo all’interno della nostra abitazione, sono strettamente connesse, incorporate e soprattutto situate e localizzate. Nel riprodurle, talvolta in maniera inconsapevole, diamo una profonda densità a uno spazio che non è solo costruito materialmente ma anche simbolicamente, come prodotto dell’attività di abitare un luogo. Durante la mia ricerca di campo, nel visitare le case degli abitanti del villaggio, nell’osservare e talvolta anche nel praticare le attività principali che prendono luogo soprattutto tra gli shoji dello spazio domestico, ho potuto studiare il processo di abitare un luogo partendo da casi concreti. In questo senso considero la casa «come uno spazio per abitare, cioè un luogo in cui si svolge la pratica sociale complessa dell’abitare, consistente nell’assorbire abitudini, formare e condividere costumi, costruire

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(questa volta simbolicamente) una rete di significati culturali nel proprio ambiente di vita».1 Tutte le persone che ho incontrato, in particolare le anziane signore che vivono da sole, riempivano i momenti liberi e di solitudine dedicandosi con orgoglio e passione ad attività manuali, di raffinato artigianato, legate alla storia del villaggio di Showa mura, rivestendo così una grande importanza nella vita dei suoi abitanti. Il loro più grande desiderio è di mantenere la continuità di queste attività, tramandandole e insegnandole alle nuove generazioni. In questo modo pensare alle attività porta a riflettere sul villaggio di Showa mura e viceversa. Queste attività non sono considerate tradizionali in quanto congelate nel tempo, ma al contrario, per come gli abitanti le mantengono vive: attraverso la pratica e l’insegnamento alle nuove generazioni, sono continuamente ricostruite, e preservate grazie a micro trasformazioni e rinnovazioni, talvolta non percepibili, dando vita a dei cambiamenti concreti spesso giudicati in maniera negativa, letti come perdita di profondità culturale e di tradizione.

Con questa idea ho analizzato le attività principali degli abitanti del villaggio di Showa mura, con le quali esso è spesso identificato, e che lasciano tracce fisiche e simboliche nello spazio domestico costruito e abitato. La casa di Showa mura non è solo un luogo per abitare ma diventa uno spazio per lavorare, con una notevole divisione di genere tra gli shoji scorrevoli. Le attività, mansioni e pratiche condizionano la routine quotidiana, il modo di percepire e abitare il paesaggio.

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Per esempio Mari e Jun, produttori di ceramiche, si spostano in base alla loro attività: nei periodi di cottura della ceramica, la coppia vive momentaneamente in una casa costruita in legno da Jun nel villaggio di Showa mura, dove ci siamo recati per vederli al lavoro, utilizzando il forno sul retro. Questa mansione li porta ad adottare un certo tipo di mobilità che condiziona il loro modo di abitare il paesaggio. Questo esempio è l’unico caso che ho riscontrato nel villaggio di abitazione momentanea finalizzata alla produzione di ceramica, una delle attività artigianali di Showa mura.

Un’attività svolta in tutte le case del distretto di Onogawa era legata alle decorazioni floreali, molto nota nel villaggio di Showa mura come prettamente femminile, ma che in realtà occupa anche il lavoro maschile, in particolare nei processi di coltivazione e di raccolta

dei fiori. Nel villaggio è molto diffusa la coltivazione del fiore Kasumi so (Kasumi grass) 霞

み 草 , detto anche baby breath flower ベ ビ ー ブ レ ス , fiore che poi viene trattato per

realizzare particolari decorazioni floreali e bouquet, di cui il villaggio di Showa mura è tra i principali produttori nel Giappone. Con il termine baby breath, “respiro di un bambino”, si fa riferimento alla pianta denominata Gypsophila panicula, nella famiglia delle

Caryophyllaceae, herbaceous perennial che può crescere fino a un metro e venti circa.

Bianchi e talvolta di un rosa chiaro, sono fiori molto famosi per la loro delicatezza, per questo motivo sono chiamati baby breath. La pianta si ramifica in steli ricoperti di minuscoli fiori bianchi, solitamente lasciati bianchi per le tradizionali decorazioni matrimoniali occidentali,

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ma trattatati e resi in diversi colori nelle decorazioni floreali in Giappone dove i più comuni sono turchesi. A primo impatto ho pensato si trattasse di un’attività a prerogativa femminile, tuttavia ho preso atto di come la coltivazione dei Kasumi all’interno delle serre sia svolta non solo dalle donne ma anche dagli uomini. Mentre i trattamenti successivi alla raccolta, come l’aggiunta del colore, che può variare dall’indaco al lilla, verde e giallo, e la composizione delle decorazioni sono solitamente a iniziativa della donna e hanno luogo nello spazio domestico, creando una divisione dei ruoli nello spazio.

(Fig.46)2

(Fig.47)3

2 Fotografia realizzata da Mariem Corso delle serre di kasumi nelle vicinanze della scuola. Showa mura. 3 Fotografia realizzata da Mariem Corso di un esempio di decorazione floreale di kasumi. Showa mura.

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Durante il terzo giorno del work camp, il 22 agosto 2013, abbiamo lavorato in un campo non più coltivato, per mancanza di manodopera, della gentile signora Funaki (75), che vedova da dieci anni, vive da sola in una grande casa tradizionale, e non riesce a occuparsi dei campi. Per questo motivo chiede aiuto a noi volontari per tagliare l’erba e fare in modo che il campo non diventi incoltivabile, nella speranza che un giorno i figli o i nipoti possano pensare di tornare e di riprendere le attività dei propri genitori o nonni. Dopo aver fatto pratica e tagliato l’erba del campo ci siamo recati nell’abitazione di circa 250 anni, dove la signora Funaki vive da sola e dove ci è stato offerto un ricco pranzo durante il quale abbiamo ascoltato la storia di questa signora che fino a qualche anno fa continuava a tagliare l’erba a mano, con la falce.

Ora che non riesce più a tagliare l’erba a causa dell’età e della sua condizione fisica dovuta ad anni di lavoro nei campi, si occupa esclusivamente del suo orto, dove vi coltiva Goya (ortaggi giapponesi simili ai cetrioli), pomodori, Daikon (rapa giapponese), zucca, e frutta varia. Inoltre, porta avanti la produzione e vendita di decorazioni floreali che ha intrapreso una ventina di anni fa insieme al marito. Per nove anni hanno coltivavano e venduto i fiori Kasumi, Baby breath, produzione più complessa e per questo più redditizia, ma dopo la morte del marito, la signora Funaki si limitò alla coltivazione di fiori più semplici, come piccoli Ominaishi 小水内氏, meno redditizi ma che richiedono un minore sforzo permettono alla signora Funaki di continuare l’attività anche senza l’aiuto del marito. La seconda volta che siamo andati a trovarla, la signora Funaki ci aveva mostrato dei fiori gialli che coltivava e vendeva in giorni precisi, insieme ad una tabella dei prezzi delle decorazioni floreali, che fissati da un signore, il Signor Nochyo のちょう, variano a seconda della città a cui sono venduti. La vendita di questi piccoli fiori gialli non è molto redditizia, ma in tutti gli anni che ha lavorato nei campi e prodotto Kasumi con il marito, ha messo via abbastanza soldi per poter vivere tranquillamente con uno standard di vita abbastanza alto. 4

4 Trascrizione dell’annotazione del diario di campo delle due visite alla signora Funaki, del 22 agosto e del 12

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Riguardo alle decorazioni floreali dei Kasumi, ho raccolto vario materiale cartaceo, trovato nella scuola, e nei negozi della parte bassa di Showa mura, la zona più popolata del villaggio. All’interno di un caffè ho preso un opuscolo, realizzato in carta di bambù e con inchiostro vegetale, in cui è stato spiegato in modo molto chiaro il processo di lavorazione dei Kasumi nelle varie fasi, affiancando delle immagini al testo. Nell’ultima settimana, per la realizzazione del libro e della mappa del distretto, Nanako aveva fissato varie visite durante il pomeriggio presso le case degli abitanti di Onogawa. In uno degli ultimi giorni, Nanako, io e un’altra volontaria, ci siamo dirette in bici presso due abitazioni. Tornando verso la scuola, abbiamo incontrato un locale che abitava molto vicino a noi, che ci ha fermato e ci ha chiesto di recarci un attimo presso la sua abitazione per poi donarci alcuni ortaggi e un grande mazzo di Kasumi di vari colori, realizzato dalla moglie, il quale è stato riposto nella borsa che tenevo sulla schiena. Nel tragitto verso la scuola, con questo grande mazzo di fiori di vari colori appoggiati sulla mia schiena, una donna anziana si è rivolta a me chiamandomi Kasumi no

Jōo 霞 の女王, principessa dei Kasumi. Il 15 settembre 2013, in uno degli ultimi giorni del

work camp, i proprietari dei campi in cui avevamo lavorato durante la mattinata, ci avevano poi invitato per il pranzo: attorno al tavolo ricco di pietanze deliziose e di tè verde offerto in graziose tazze di ceramica a fondo verde, questa coppia di anziani, 85 anni il marito, 75 anni la moglie, ci hanno raccontato di loro. Il marito nonostante l’età continua a lavorare nei campi, ma ha sempre più problemi alla schiena, per questo motivo ha bisogno dell’aiuto dei

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volontari. Affaticato e seduto su una poltroncina bassa, riesce a malapena a tenere gli occhi aperti, mentre chiacchieriamo con la moglie, il marito si addormenta. La moglie ci ha raccontato con grande nostalgia di quando insieme producevano decorazioni floreali di

Kasumi, attività che hanno dovuto interrompere da ormai 5 anni, quando la salute del marito è

peggiorata. (Fig.48)5

Un’altra signora del distretto che si occupa di decorazioni floreali con i Kasumi, è la moglie del signor Hisashi, l’unico meccanico del distretto e uno dei punti principali di riferimento della comunità, per noi volontari e per gli stessi abitanti. La moglie, una signora molto gentile di cui ho un caro ricordo, oltre ad occuparsi della casella postale dove arriva la posta per tutti i residenti del distretto di Onogawa, si diletta nella realizzazione di Kasumi, che svolge all’interno dell’abitazione, in contrapposizione al lavoro del marito che si svolge all’esterno e in un piccolo magazzino creato nell’atrio. La produzione delle decorazioni floreali per profitto e come attrattiva turistica del villaggio, è spesso giudicata in negativo come perdita dell’aspetto tradizionale e della profondità culturale dell’attività. La vendita di questi prodotti considerati tipici del villaggio, e rari in altri, consente ai membri della comunità di

5 Fotografia realizzata da Nanako con la mia macchina fotografica, che mi ritrae insieme a una coppia di abitanti