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Paesaggi costruiti e cultura

3. La casa: costruzione sociale dello spazio

«Space and place are more than just containers of social processes… they are the social processes». John Rennie Short56

Questa è una frase significativa che John Rennie Short ha usato nella prefazione del libro At

home di Irene Cieraad, definito come un’antropologia dello spazio domestico e geografia

umana della casa. L’antropologia dello spazio domestico si occupa di studiare non solamente la casa come struttura fisica, ma studia soprattutto gli oggetti della casa, le pratiche domestiche e le dinamiche sociali, in particolare quelle del nucleo familiare. «The home is a key site in the social organization of space. It is where space becomes place, and where family relations and gendered and class identities are negotiated, contested, and transformed».57 La casa è una forma di cultura materiale, oggetto concreto di attaccamento dell’uomo alla terra che diviene chiave di lettura dell’organizzazione sociale dello spazio e sintesi catalizzata delle relazioni umane. 58 «Our primary emotional connections are shaped in ... the home; where...and how we live are important determinants of our social position, physical health, and individual well-being. Home is a central element in our socialization into the world». 59 È il nostro luogo nel mondo, abitarla definisce il nostro essere-nel-mondo, la nostra posizione sociale, salute fisica e la nostra personalità individuale. Creazione attiva, nel tempo e nello spazio, dell’identità individuale e collettiva (nucleo familiare), è sottoposta anch’essa a un processo dinamico. Lo spazio domestico non è semplicemente il luogo in cui esercitiamo 56 Cieraad 1999. 57 Short 1999, in Cieraad 1999:X. 58 Hirsch 1995:68. 59 Cieraad 1999:X.

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l’azione di abitare ma ne diviene parte integrante. L’azione di abitare non definisce semplicemente uno stato in luogo ma l’esercizio e la messa in pratica dell’azione di abitare.

Il verbo latino habitare, frequentativo di habeo ha il significato “di avere in sé, soler avere, tenere, stare, abitare, dimorare”, ed esprime l’idea dell’interazione, dell’abitudine e della consuetudine. Tesi attestata dal latino habitus: modo di essere, aspetto, portamento, forma, maniera, stati d’animo, condizione e disposizione.60 L’azione di abitare oltre ad essere un’abitudine è legata alla trasmissione e acquisizione di abitudini (habitus) specifici e localizzati incorporati nella quotidianità dello spazio domestico.61

«Lo spazio domestico come ogni altro ambiente non è mai dato ma è sempre in continua costruzione». 62 Ingold non parla esclusivamente di una costruzione materiale ma include una costruzione culturale e simbolica della casa. Afferma come il mondo (e la casa) diventi un contesto ricco di significato nel suo essere abitato e non costruito. 63 In realtà, l’azione dell’abitare è profondamente connessa a quella del costruire, in forma materiale e simbolica, lo spazio domestico. «To build is in itself already to dwell».64 Nella mia analisi dello spazio domestico giapponese, queste due azioni ideative sono connesse e inter-generative, e insieme definiscono e sono definite da un corpus complesso di abitudini, conoscenze e saperi, tramandate e mantenute vive grazie alle pratiche quotidiane, fonti preziose per lo studio di una data società. Per questo motivo «Studiare forme di case significa sempre studiare, più o meno 60 Ligi 2003:116. Cfr. Mauss 1936. 61 Cfr. Heidegger 1991; Remotti 1993. 62 Ingold 2004:111. 63 Ibid., p.113. 64 Heidegger 1993:348.

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direttamente, delle forme di umanità».65 Studio reso possibile dall’analisi accurata delle interazioni di adattamento e di reciprocità tra una società e il suo ecosistema insediativo. L’attività dell’abitare è più che non semplicemente occupare dello spazio, considerato come luogo neutro e inattivo. A tal proposito Martin Heidegger aveva svolto un’interessante analisi linguistica del termine “abitare” che ha influenzato in modo particolare il pensiero di Ingold: In tedesco Ich bin significa “essere”, bin equivale all’inglese be e deriva dal termine indo- germanico Bheun, che è anche la radice del vocabolo tedesco bauen, “costruire”. Il significato originale della parola bauen, è wohnen (dwelling) “abitare”, ossia occupare una frazione di terreno, lavorarlo e costruirvi una casa. Come l’inglese to be, il tedesco Ich bin è connesso linguisticamente alla nozione di costruire e abitare un luogo. Wohnen sta a “risiede” o “stare”, “vivere in pace”, “essere soddisfatto”; è legato alle nozioni di abituarsi a, o sentirsi a casa in un luogo. Questo senso dell’abitare comprende l’intera maniera in cui si vive sulla terra. Perciò, “io abito” significa “io sono”: l’azione di abitare è espressione e costruzione del proprio “essere nel mondo”.66 Come fatto sociale totale, la casa, nel suo essere costruita e

abitata, sia materialmente e sia simbolicamente, costituisce una sintesi cristallizzata delle relazioni familiari, ma non solo, essa definisce anche il modo in cui ci relazioniamo con gli altri e con l’esterno, in una rete sociale che si estende oltre ai confini dello spazio domestico, e dalla sfera privata entra in quella pubblica.

65 Ligi 2003: pp. 115-116.

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4. Abitare la Ie 家, lo spazio domestico in Giappone

Il termine giapponese Ie 家 indica sia la struttura abitativa della casa e sia il nucleo

familiare che vi abita. Il nucleo familiare preso in considerazione si estende anche ai membri che sono morti, quelli che non sono ancora nati e anche coloro che non abitano più nella casa di famiglia. Inoltre il termine è utilizzato per indicare altre forme di relazione in Giappone, ad esempio può indicare il rapporto aziendale e il sentimento di lealtà nei confronti della nazione. La Ie è l’unità sociale e politica di base in Giappone. Gli individui non sono riconosciuti nel villaggio se non come membri di una Household, e le persone sono spesso considerate in riferimento al loro ruolo e status all’interno del nucleo familiare. La caratteristica principale della Ie è la continuità, ciò che è di primaria importanza per i suoi membri è di onorare i propri antenati. Nel passato l’appartenenza non era ristretta ai rapporti di parentela, ad esempio i servi vi erano inclusi. Sono tuttora in uso espressioni come “sotto lo stesso tetto”, “mangiare il riso dalla stessa ciotola”, per indicare l’incorporazione di un membro nel gruppo. Ogni casa non costituisce per i suoi abitanti solo un rifugio ma costituisce un frame work di relazioni sociali, non solo interne ma anche esterne allo spazio domestico. Nel Giappone premoderno, nel nord, gruppi estesi di Household creavano una vera e propria corporazione economica, dove la maggior parte dei gruppi era sotto la guida della maggiore household dalla quale dipendevano economicamente, socialmente e spiritualmente. La dipendenza economica sembra essersi sfumata per lasciare posto a una subordinazione sociale.

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Negli ultimi decenni la famiglia giapponese è andata incontro a un processo di trasformazioni dettate da un adattamento alle nuove condizioni sociali, economiche, politiche e demografiche. Dalle pratiche e obbligazioni feudali fondate sulla pietà filiale della tradizione confuciana, la Ie si è spostata su un piano di relazioni familiari più intime e

pragmatiche, e la nozione Ie (家), diviene katei (家庭) riflettendo le moderne nozioni di vita

familiare e legami famigliari più intimi. Tra le famiglie contemporanee, il termine più

utilizzato è quello di Kazoku ( 家 族 ) che si riferisce unicamente ai membri del nucleo

familiare.67

Il processo d’individualizzazione fu innestato ufficialmente dal codice civile Meiji del 1898 e dal sistema di registrazione familiare del 1871, due leggi che stabilirono la tassazione e i diritti di proprietà sulla terra. Il sistema di registrazione familiare richiede che ogni famiglia registri i suoi membri in modo individuale. Con il nuovo regime amministrativo la figura paterna registrata esercita l’autorità sulla famiglia ed è legalmente succeduto dal primogenito. Nonostante ciò, nei villaggi rurali, come quello di Showa mura, a livello locale e informale ognuno è identificato rispetto al nucleo familiare a cui appartiene, che prende forma concreta nello spazio domestico. All’interno della comunità ogni persona è considerata per il ruolo familiare, ed ogni famiglia (compresi gli antenati) è riflessa nella corrispettiva household. 68 La collaborazione tra le famiglie, household, del distretto, è ancora molto forte.

67 Moon 1989. 68 Moon 1989.

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Lo osservai soprattutto nel penultimo giorno, il 16 settembre, quando il villaggio fu colpito da un tifone proveniente da Taiwan, che causò molti danni a Tokyo. Ogni uomo, proprietario della household, si era impegnato nel garantire la sicurezza della comunità. La household venne definita come fondamentale unità sociale della comunità ed una discreta unità economica operante come produttrice, consumatrice e proprietaria di un terreno. 69 La parola giapponese Ie 家 ,come l’inglese house,può corrispondere a una molti duine di significati: la

struttura fisica dell’abitazione, i suoi abitanti, il lignaggio familiare che comprende anche gli antenati e coloro che non risiedono più nell’abitazione. L’analisi di Richard K. Beardsley è molto interessante ma allo stesso tempo possiede delle problematiche: Bisogna stare attenti a

non sovrapporre la household (Ie 家) alla famiglia (Kazoku 家族), anche se in passato queste

due sfere coincidevano, con il tempo hanno acquisito nuove connotazioni, pur mantenendo una stretta correlazione e influenza reciproca. Il ruolo della Household è tuttora influente nel Giappone contemporaneo, ma come il suo contenuto, anche il valore attribuitovi è stato e continua a essere trasformato.

Jordan Sand, professore di storia e cultura giapponese, nel suo lavoro house and home,

individua un processo graduale di transizione dalla Ie 家, la casa giapponese, al concetto che è

percepito come “occidentale” di casa, la Homu (Home), apparentemente in antitesi, nel tempo queste due realtà hanno iniziato a coesistere e a co-abitare. Nella parte iniziale del suo lavoro

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sono spesso inciampata in forzati simbolismi della Ie 家, considerata la casa tradizionale

giapponese, contrapposta a nuove forme di spazi domestici, definiti de – naturalizzanti.70 La casa “tradizionale” giapponese non è atemporale, ossia congelata nel tempo, essa è sottoposta a influenze e a cambiamenti, interni ed esterni. Il risultato di ogni sua trasformazione non può essere definito de naturalizzante e mancante di un modello famigliare 71, poiché è prodotto

umano e proiezione del rapporto uomo-ambiente in cui influisce una moltitudine di fattori. Tuttavia l’autore riesce poi a dare una chiara e dettagliata spiegazione del processo di trasformazione a cui è stata ed è ancora sottoposta la casa giapponese sia nella realtà urbana

che in quella rurale. Nel passaggio dalla Ie 家 alla Hōmu, connotate da una diversa

concezione della famiglia, da una più allargata e multigenerazionale a una di tipo nucleare, è

stata individuata una realtà intermedia, quella della Katei 家庭, che letteralmente indica sia la

casa e sia la famiglia, usando concetto già esistente ma che assume nuove sfumature, tra cui la concezione dello spazio domestico come dominio della nuova figura femminile.

I fattori principali di questa trasformazione, che ricoprono un ruolo fondamentale nella mia ricerca sono: la migrazione città urbana-villaggio rurale, una nuova mobilità, la dipendenza da altre attività al di fuori dell’agricoltura e allevamento, nuova figura della donna più mobile nel territorio, più indipendente e legata al lavoro che la porta nei centri urbani. A queste dinamiche si aggiunge invecchiamento della popolazione e allungamento della

70 Sand 2003:5. 71 Sand 2003:8.

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longevità, con l’emergere di malattie senili e il prolungamento del periodo di cura, prima responsabilità prettamente famigliare, ora sta gradualmente diventando statale o privata, dove la nuora, membro della famiglia sulla quale cade la principale responsabilità dei membri anziani, rifiuta la coabitazione come condizione al matrimonio. Questi fattori hanno reso poco efficiente, non più necessaria e non più desiderata la coabitazione multi – generazionale e la nuclearizzazione della famiglia ha portato a cambiare gli spazi della casa e i modi di abitarla. In questo cambiamento è fondamentale riconoscere la continuità di pratiche, valori e saperi, i quali tramandati dal passato sono reinventati e applicati in un tempo e spazio diverso.72 Il principale concetto su cui questi fattori sono andati a influire è quello di privacy, che segna il rapporto tra dentro/fuori e pubblico/privato, dello spazio domestico giapponese, rapporto che ha assunto una grande rilevanza nella mia ricerca. Lo spazio domestico modella una famiglia moderna che è spazialmente delimitata, ma allo stesso non lo è. I suoi valori sono esportati alle istituzioni esterne, come le scuole, i luoghi di lavoro, ecc…, dove lo spazio domestico diventa non che meno la costruzione pubblica della sfera privata.73

Mantenere la privacy non era una necessità all’interno della famiglia tra le sottili pareti scorrevoli di carta di riso, gli Shoji, ma in rapporto agli esterni. A questa finalità sono destinate non solo barriere di tipo architettonico ma un insieme di pratiche che segnano un confine tra il membro della famiglia che abita la casa e l’ospite esterno che non la abita.

72 Ingold 2004:14.

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The social logic of space 74 per indicare il rapporto della casa con il suo ambiente esterno, associa allo spazio domestico le proprietà di una cellula elementare, dotata non solo di una realtà interna ma anche esterna. L’edificio più semplice per esistere ha bisogno di un interno, di un esterno, dei confini e di un luogo di passaggio che li unisca/divida allo stesso tempo. L’appartenenza alla sfera interna definisce la categoria di abitante, mentre la sfera esterna è di dominio dell’altro, l’estraneo; i confini tra le due aree segnano il raggio di azione di queste due figure. L’entrata non identifica solamente l’abitante contrapposto all’estraneo, ma trasforma quest’ultimo in ospite. 75 L’abitante della casa si contrappone all’estraneo con l’innalzamento di barriere materiali e simboliche, che esercita a seconda del proprio volere: la casa diviene tattica all’interno della strategia dello spazio esterno.76 Quello in cui la casa è inserita è un sistema più ampio, nel quale deve relazionarsi non solo spazialmente alle altre case e all’ambiente esterno, ma anche concettualmente creando delle diverse categorie spaziali. Spazio domestico e spazio pubblico sono concepiti come divisi ma in certe circostanze il confine tra le due sfere non è così ben definito, in certi momenti si annulla, e le due sfere s’incontrano e s’interscambiano. Per evitare che le due sfere si confondano e che il privato diventi pubblico, non sono sufficienti le barriere architettoniche della casa, la cui funzione deve essere supportata dalle pratiche, comportamento, e dinamiche relazionali tra gli abitanti stessi, e in rapporto ai loro ospiti. «Domestic borders are not just materialized in brick

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Hiller, Hanson 1989.

75 Hiller, Hanson 1989:19.

76 Nei capitoli seguenti sarà svolta un’analisi del raggio di controllo e di potere esercitato anche al di fuori dello

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and mortar, but are also confirmed and expressed in the resident’s behavior toward visitors».77 La pratica del saluto d’inchino, di togliersi le scarpe 78 e di superare vari livelli di materiali e altezze diverse dall’esterno all’interno della casa, insieme a altre pratiche materiali e simboliche, non mirano a creare una netta distinzione tra fuori e dentro, ma costituiscono un percorso, una transazione, un rito di passaggio 79, da una realtà all’altra, dalla sfera pubblica a

quella privata; dove la casa è la «sfera privata della vita di tutti i giorni».80 Una casa non può

essere studiata come realtà isolata, ma in relazione alle atre case del villaggio, e all’ambiente circostante. Secondo questa idea ho analizzato l’azione dell’abitare attraverso dei casi concreti: le case del distretto di Onogawa nel villaggio di Showa-mura, Fukushima, Giappone. Nonostante la struttura materiale della casa possa rimanere invariata per decenni e addirittura secoli, è il comportamento dei suoi abitanti che cambia, si trasforma, rinnovando di conseguenza anche la loro idea di spazio domestico.

In questo capitolo ho delineato le impostazioni teoriche dell’antropologia del paesaggio e dello spazio domestico, passaggio indispensabile per poi focalizzarmi, nei capitoli successivi, in maniera specifica sulla casa del villaggio di Showa mura, applicando gli aspetti teorici ai risultati della ricerca etnografica.

77 Cieraad 1999:4. 78

Kutsunugi-ishi 沓 脱 石, letteralmente la pietra togli scarpe, posizionata davanti al primo livello di ingresso della casa,simboleggia il cambio della calzatura e marca il confine tra interno e esterno. Nakagawa, 2005.

79 Turner 1964. 80 Sand 2003:353.

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Capitolo III