Giovanni Toscanella nacque nella città etrusca, dalla quale desunse il cognome. Il tempo della sua nascita si può de
terminare approssimativamente. Egli fu scolaro di Guarino a Firenze (1). A Firenze Guarino insegnò dal 1410 al 1414;
supponendo che il Toscanella sia andato a studiare quand’ era in sulla quindicina, collocheremo senza molto discostarci dal vero la sua nascita verso il 1395.
Il Toscanella dunque abbandonò il suo paese natio, « l’ a
matissima madre, i carissimi fratelli, le graziosissime sorelle, gli amici », e si recò a Firenze a sentire le lezioni di uma
nità di Guarino. In paese fu veduta di malocchio quella ri
soluzione. Perchè non si era invece applicato alla giurispru
(1) S e c o n d o la testimonianza di Lod ovico Carbone n e l l ’ o ra zio n e fu nebre per G u a rin o .
120 G IO R N A L E L IG U S T IC O
denza, al diritto canonico, alla medicina, che impinguavano la boisa? con le belle lettere si muore di fame. E cco il ter-I ibile bivio, dinanzi al quale si trovarono quasi tutti gli uma
nisti, quand erano giunti all’ età della toga virile : o arricchirsi facendosi medici e avvocati, o deliziarsi nelle serene soddisfa
zioni dell arte stentando la vita. La via dell’ um anism o fu piefei ita ancne dal Toscanella, il quale seppe difendere stre
nuamente la propria scelta contro quelli che in paese lo bia
simavano e che cercavano di distogliernelo.
E ora facciamo un piccolo salto, trasportandoci col pensiero a Bologna nel 1425. Anno memorabile fu quello per Bologna e pei 1 umanismo ! Era vescovo della città N icolò Albergati
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amoso non tanto per sè , quanto per un segretario che si teneva in casa: Tomaso Parentucelli, il futuro papa N ic o lò V . II Paientucelli era un appassionato umanista, un instancabile liv ella to re di codici. Alla metà del 1424 era capitato a B o
logna da Costantinopoli 1’ A u risp a, il quale fu condotto in quello studio come professore di greco nell’ anno scolastico J424 " I425· Nel ^ 2 5 vi giunse il Panormita a terminare i suoi studi di giurisprudenza : e intanto dava gli ultimi tocchi all E t mafrodito, che usci alla luce sul finire del 1425 0 nei primi giorni dell’ anno seguente. Nel 1425 predicò a B o
logna un celebre monaco minorità, allievo di G u a r in o , A l berto da S arz an a , che dovea poi diventare uno dei più fieri persecutori del Panormita. Intorno a questi personaggi mag
giori si raccoglie una schiera di altri minori : Bartolomeo Guasco, genovese, e Tomaso Seneca da C a m e rin o , due dei più singolari maestri vaganti di quel secolo; A n dreozio Pie- ìucci senese, Andrea da Rimini, Giovanni di Luni, il Rinucci, il grammatico Antonio, Berto Ildebrando e altri ( 1 ) .
(i) Per questo circolo umanistico si veda p. e. la lettera di A l b e r t o da Sarz ana ( Am b r. Tr a v e r s a r i, Epistolae, ed. C a n n e to , X X V , 4) ch e è d e l
GIORNA LE LIG U S T IC O 121
In questo centro di umanisti troviamo nel 1425 anche Giovanni Toscanella, il quale probabilmente era andato a Bologna a sentire le lezioni dell’ Aurispa e forse ritornò con lui a F iren z e, quando 1’ Aurispa vi fu chiamato a insegnare per l’ anno scolastico 1425-26.
A d ogni modo rincontriamo il Toscanella a Firenze nel 1429. In quell’ anno si recava a Firenze a studiarvi il greco un ligure , Bartolomeo Fazio , il quale si fece dare alcune commendatizie dal Panormita; e il Panormita lo raccomandò al Niccoli, al Marsuppini e anche al Toscanella ( 1 ) .
N ell’ estate del 1430 il Toscanella si ricoverò nel territorio di L u n i , a Sarzana: senza dubbio per fuggire la peste che infestava Firenze. La sua dimora in Sarzana è attestata da una lettera del Panormita a Santia Ballo , della quale reco alcuni passi (2): « Ea quae ad dignitatem meam spectant accipies ab Augusta meo... Glelmus una cum Ruffo Gon-zago balneas colunt apud Pisas... Tuscanella noster Sarzanae degit, Philelfus adhuc Florentiae est, Gasparinus hic (Papiae) senio iam et invalitudine confectus ».
Se Gelmo e Ruffo stanno ai bagni, siamo d’ estate. La di
gnitas a cui accenna il Panormita è la nomina di poeta du
cale, che gli fu data dal Visconti nel dicembre del 1429 (3).
Dall’ altra parte vive ancora Gasparino (Barzizza), il quale mori nel febbraio 1431. L ’ anno della lettera è pertanto il 1430; allora il Toscanella stava a Sarzana: Sarranae degit.
1425; più il seguente passo di una lettera del Guasco al P a n o r m it a : eius disciplinae, quam apud te, Aurispam, Pontanum, Toscanellam interdum et propere quidem mendicatam, ut sic loquar, accepi (M isceli. T io li, X X I X ,
p. 221).
(1) A . Be c c a t e l l i, Epistolae, Venetiis 1553, f. 85.^ 8 6 / (le due lettere sono del 1429).
(2 ) A . Be c c a t e l l i, Epist., f. 62Λ
(3) Ra m o r i n o, Contributi alla Storia biogr. e crii, di A . Beccadelli, p . 77-78.
122 G IO R N A L E L IG U S T IC O
Lo stesso Toscanella del resto accenna il suo soggiorno in Sarzana in una lettera, che riporto per intero:
Doctissimo et praestantissime iureconsuito d. lohanni de A n a g n ia Iohannes Tuscanelìa s. p . d. (i).
O b s e c r o te per deos immortales, praestantissime Iobannes, c a u sam m eam suscipias susceptamque tu e aris, si quis forte mihi culpae asc rib a t quod tam sero venerim . Celerius enim venire haudquaquam p o tu i. N a m cum loca, quae ex a gro Lunensi recta Florentiam ferunt, o m n ia p ro p te r L u cense bellum infesta essent, consilium mihi caoiundum fuit, ut e x Macrae ostio P is a s usque traicerem. A d eam autem rem opus fuit p ro s p e ru m et nav ig a b ile tempus expectare, praesertim cum non nisi parva et ve ntis non m a g n o p e re credenda nav igia habere quirem. D ii dederunt ut pro x im is diebus mira in m ari tranquillitas esset. Itaque ce loc em s u m p s i et pro spere Pisas n av ig a v i. Ibi cum essem dedi operam ut sarcinulae m e a e , quae tum quoque Pis is e r a n t , celeriter mihi Florentiam mitterentur. E g o v e r o re
pente iter ingre ssus sum Florentiamqu e deum benignitate p e r v e n i atque h a ec raptim perscripsi, quo te omni de re facerem certiorem . Q u a r e , pra e
stan tissim e Io han nes, audacter omnibus nuntiato ut me p r o p e d iem , hoc est cum p rim um sarcinulas meas accepero, sine ulla dubitatione expectent.
C e t e r u m ex F ran cisc o Ph ilelfo v. cl. et mihi a m ic is sim o , qui proxim is diebus e B o n on ia Florentiam r e d i i t , certior factus sum T h o m a m nescio quem ludi m a g is tru m profiteri ausum ac palam multis audien tibu s dixisse se m ane lec tu ru m et tam qu am in arm orum certamine m e c u m c o n c u r
su ru m . Id e g o n on tam proinde graviter fero, quod diffidam h u ic s u m m o o m n iu m H o m e ro me obsistere haud p o s s e , quam quod tu rp e arbitror h o m in e m flagitiosum non solum mihi concurrentem dari , v e r u m etiam a tam nobili civitate audiri. U tinam haec falso ementirer. S e d ita sunt in prom ptu o m n ib u s , ut ve hem enter admirer nullum h u iu sce m o d i ru m o re m ad B on on ien ses viros modestissimos ac prudentissimos p e r v e n is s e. N o n p o ssu m adduci ut credam hanc rem a Bononiensibus n e g le c t u m iri, quos audio honestati in primis sem per consuluisse. Haec te p ro p a la m in vu lg u s edere non p o stu lo ; cupio tamen iis, quos nunc Sapientes n u n c R e f o r m a tores appellant, non ignota esse.
Fac ut valeas et me cum ceteris Bononiensibus, viris le c tis s im is , tum d.
C a r o lo G h is ile r io equiti orn atissim o etiam atque etiam c o m m e n d e s ; ad
( i) M isceli. T io li, X V , p. 529.
GIORNALE L IG U ST IC O 123
quem libenter equidem scripsissem, si angustia temporis m ih i scribendi libertatem omnem non eripuisset. Iterum vale.
Ex Florentia v i i kal. novembris (1430).
La lettera ci fornisce un nuovo argomento per la data, la menzione del Lucense bellum; la guerra di Lucca ebbe luogo appunto nel 1430.
Il Toscanella dunque da Sarzana dovette pigliare la via del mare, perchè le vie di terra erano molestate dalle soldatesche.
Si imbarcò alle foci della Magra e approdò a Pisa ; di là passò a Firenze, aspettando il bagaglio per trasferirsi a Bo
logna , dove gli premeva arrivar presto, avendo inteso che un certo Tomaso si preparava a fargli concorrenza alla cat
tedra. Il Toscanella insegnò a Bologna soltanto l’anno scola
stico 1430-1431 (1), poiché già nel 1431 lo troviamo in F er
rara. Il Panormita infatti in u n a lettera del 1431 enumerando gli umanisti che erano stati chiamati a Ferrara dal marchese Nicolò d’ Este, nomina anche il Toscanella (2). A Ferrara il Toscanella ottenne la medesima posizione di Guarino e dell’ Aurispa; gli fu cioè affidata l’ educazione di un figlio del marchese. A Guarino fu affidato L eo n ello , all’ Aurispa M e - liaduso, al Toscanella Borso.
In Ferrara il Toscanella si piantò stabilmente e vi prese moglie. Sul qual proposito reco un passo di una sua lettera al marchese L eon ello, dove gli domanda un sussidio per il corredo :
loannes Tuscanella ili. principi Leonello s. (3).
. . Sponsam per supériores dies accepi Christianam , idest honestam vitam ducentem. Eam propediem, si per gratiam tuam liceat, dom i ducturus
(1) L a pro lusione al suo corso in Bologna si trova nel cod. Lauren- ziano X C . 55 f. 90' e nel cod. di A g r a m 17 -17, VIII, 285 f. 150'.
(2 ) È la s t e s s a le tte ra c ita ta d a R. Sa b b a d i n i, Guai ino Veronese e g li archetipi di Celso e Plauto, p. 49.
(3) M isceli. Tioli, X V , p. 525.
124
G IO R N A L E L IG U S T IC Osum. V e r u m cum tenues m ihi facultates sint neque ei ve s tem c e teru m q u e m u lie b re m mundum pro coniugii nup tiaru mque dignitate satis suppeditare q u eam , ad te confugio, abs te o p em peto...
Leonello è marchese di Ferrara; perciò la lettera cade tra il 1442 e il 1450, periodo del governo di Leonello.
N el 1444 si celebrarono in Ferrara le nozze di Leonello con Bianca Maria d’Aragona. Le feste del matrimonio furono minutamente descritte in una lettera del Toscanella all' A u rispa , della quale , per esser troppo lunga , qui non riporto che il principio.
lohannes Tuscanella Aurispae v. cl. s. (1).
C u m per superiore s dies otiosus essem et nuptias, quae a L e o n e l l o Estensi, o p tim o prudentissim oque principe, m agnific o o m n i u m re ru m a p paratu , incredibili gentiu m concursu , m agn a lu dorum copia factae s u n t , spectarem , ut aliquid de iis ad te scriberem duplici m e aere alieno, teneri facile in tellexi. P r i m u m quod quatuordecim ia m per annos tot tantisqu e beneficiis a B orsio E s t e n s i , L eo n elli f r a t r e , viro o p tim o ac iustissim o affectus sum ; ipse vero Leon ellu s interea ea me benivolentia c o m p le x u s est, ut eis non m o d o studia co gitationesque m e as omnes ad e o r u m laudes ce le b r a n d a s , ve ru m etiam pro eorum salute vitam qu oq u e a m e deberi e x is tim av erim . D eind e quod tuus e rg a m e a m o r ita s u m m u s a c sin g u la ris s e m p e r fuit, ut m e abs te non diligi so lu m sed etiam a m ari et in fratris l o c u m haberi tu oru m erga m e officiorum m ultitudine m a n ife sto p e r sp e x e r i m ...
F e r ra ria e kalendis iuniis (1444).
Q u i apprendiamo dalla testimonianza del T o scan ella stesso, qual fosse la sua posizione in Ferrara e da quanto tem po egli vi stesse: da quattordici anni, vale a dire dal 14 3 1.
O ra reco un’ altra sua lettera del medesimo anno, al P a normita :
(1) C o d . A m b ro s ia n o F. S. V . 18 f. 53.v
G IO R N A L E L IG U S T IC O 125
loannes Tuscanella Antonio Panhormitae poetae cl. s. (1).
^Lectitanti mihi nuper litteras tuas et nostrum scribendi usum , quem libenter usurpare consuevimus, iam pridem intermissum esse dolenti mirum quoddam tui videndi loquendique desiderium subrepsit. Rediit enim m ihi in m entem eius consuetudinis quam multos iam annos diligentissime co luissem us (2). Itaque hu m anam illam sortem, quae am icos saepe non tam anim o quam corpore d isiun git, quin accusarem facere non potui. In com mode e n i m , ne dicam i m p i e , id plerisqu e amicis usuven it, ut praesentes esse non possint. Q u o d contra in amicitia optandum est, ut dies noctesque sese videntes atque adloquentes accessionem aliquam a m oris facere c o n tendant officiumque amicitiae alter in alterum semper exercere sit paratus.
« A m a n te s enim, C atullo auctore [ L X V I 3 1 ] , non long e a ca ro corp ore abesse vo lu n t ». Itaque opus non est ut m e per T h e o d o r u m (3) obtesteris.
Satis enim superque amicabilis, ut tu ais, Iupiter ad ea, quae a m e vo le s , impetranda semper poterit. Est enim am or erga te meus sum m u s et ut ve ru m tibi ingenue profitear singularis ac paene incredibilis. S e m pe r e nim te p lurim i feci faciamque dum v iv a m ; neque erit quicquam quod tu de m e amicitiae iure non possis.
C o m m e n ta rio s (4) autem quos postulas quando tuae m ihi redditae sunt librarius nondu m absolverat, absolvet autem post nuptias (5) qu am p rim u m . Mitto igitur ad te per Salernitanum principem (6) excriptos quinterniones quatuor et viginti. D u o s autem qui ad totius operis su m m a m desunt cum p rim u m librarius excripserit R o m a m ad A u ris p a m m ittam , ut inde ad te re cta celeriter dimittantur. E m end an d oru m v e r o C o m m e n ta r i o r u m per has nuptias tem pus non fuit. Feci autem quod potui. P r i m u m enim a librario ea quae digniora c o m m e m o ra tu era nt in m arginibus singula notari feci.
(1) M isceli. T io li, X X I X , p. 212.
(2) Si allu de a ll’ a n n o 1425 in cui si erano incontrati a B o lo gn a.
(3) T e o d o r o G aza, che era in F errara. Q u e s to cenn o è di gran valore per la biografia del G az a ; cfr. Γ errore del Vo i g t, W iederlelelm ng, I , p. 569, η. i . V ed an si del resto n ell’ Epistolario del F ilelfo (Venetiis 15 0 2) le lettere a C a to n e Sacco del 1440, f. 28.' 28.v 2 9 /
(4) I C o m m e n ta r i dì C esare.
(5) L e n o z z e di L e o n e l l o ; con ciò si determ ina l ’ anno della lettera.
(6) Il principe di Salerno avea a cco m pagn ata da N a p o l i a F e r r a r a la sposa B ia nca M aria d ’ A ra g o n a .
12 6 G IO R N A L E L IG U S T IC O
Dein eg o « Belli Gallici » m aiorem partem sine ullo e x e m p la r i percurri, ut tibi si non omni, aliqua saltem ex parte satisfacerem.
Reliquum est ut persuasum tibi habeas te a me etiam atque etiam a m a r i; quod ut tu quoque erga me facias ve h e m en ter te r o g o . V a le .
E Ferraria pridie ka l. rnaias (1444) raptim . Si me a m a s , fac ;e g ia e maiestati me accuratissim e com m endes.
Nel 1447 il Toscanella lasciò il servizio della corte di Ferrara e passò al servizio di Nicolò V . C iò è attestato da una lettera del Filelfo allo stesso Toscanella ( 1 ) : « Gratulor fortunae tuae, rai Tuscanella, iuxta atque virtuti, quod locum nactus es ornatissimum apud Nicolaum quintum pontificem maximum... Ex Mediolano idib. iuliis 1447 }> ( 2)·
N ell’ occasione che il Toscanella si recava a Rom a al nuovo ufficio, Guarino lo muniva di alcune sue commendatizie , in una delle quali cosi presenta il suo raccomandato: Est d.
Ioannes Tuscanella, magister epistularum, quem cancellarium appel- lant, ili. d. Borsii Estensis. Donde ricaviamo che il T oscanella dopo di essere stato institutore di Borsa, fu il suo segretario.
D'ora in poi lo perdiamo di vista, ma probabilmente passò gli ultimi suoi anni sempre nella curia pontificia. C e r to non era più vivo nel 1461 (3).
(1) Ph i l e l f i, Epistolae, V e n e tiis 1502, f. 4 0 /
(2) Il T o s c a n e l l a praticò anch e prim a la corte pontificia. C o s i egli era a F ire n z e nel 1439 tem po del concilio. V i era anch e 1’ A u r i s p a , c h e , pur occupando una stabile posizione a F e r r a r a , b azzicava sp esso nella C u ria . C fr . Ph i l e l f i, Epist., f. 20.v : lettera all’ A u r i s p a , c h e s tav a a F i ren ze: a Petis a me Dionaprusa ensem (leggi D io n a P r u s i e n s e m ) ... ibit co d e x ad te m utuo non dono..-.. T u s c a n e lla m nostrum o p to bene valere.
— E x T i c i n o id. dee. 1439 ÿ ·
(3) In due atti d e ll’ A r c h iv i o di Stato in Modena (Camera ducale. — Registro d i investiture, X , f. 2 7 7 / 2 7 7 . V ) del 3 g iu g n o 14 61 si p ar la di T e o d o s ia del fu G io v a n n i T o s c a n e l l a , m o g lie del ferrare se M i c h e le A rienti. Essa fa quietanza di 50 ducati a N ardo Palm ieri di A v e r s a , c o gnato dell’ Aurispa.
G IO R N A L E L IG U S T IC O 127
La vita del Toscanella si divide nettamente in due periodi:
nel p rim o , che va sino al 1430, egli abitò parte al paese natio, parte a Firenze, dove studiò e poi insegnò, e parte a Bologna, dove frequentò quel circolo d’umanisti. N el secondo periodo v is s e , meno l’ anno di insegnamento a Bologna ( 1 4 3 0 - 1 4 3 1 ) , per la maggior parte a Ferrara, sino al 1447, indi alla curia di Roma, sino alla morte.
Del primo periodo abbiamo un gruppo di cinque lettere di l u i , le quali vengono qui appresso riportate. Furono tro
vate nel cod. Marciano X II, 139 dal prof. Francesco Novati, il quale gentilmente me le trasmise.
Tu tte cinque sono scritte da Firenze e con ciò vanno co l
locate tra questi due limiti estremi: il 1410 , l’ anno in cui Guarino andò a insegnare a Firenze e il 1430, l’anno in cui il Toscanella abbandonò Firenze. Esse poi forniscono indizi per un limite cronologico più determinato. La I ci mostra il Toscanella arrivato da poco a Firenze, a studiare; essa perciò cade tra il 1410 e il 1414, gli anni in cui Guarino insegnò nello studio fiorentino. Nella II vive ancora A m brogio T r a v e r s a i , il quale mori nel 1439 ; ma più importante è l’ altro indizio offertoci dalla menzione di Tom aso Fregoso, tuttavia doge di Genova. Noi sappiamo che T om aso cessò di esser doge nel 1421, per effetto dell’ occupazione Viscontesca. La lettera è dunque anteriore al 1421. Press’ a poco del medesimo tempo è la III, perchè in essa come nella II vediamo il T o scanella istitutore dei figli di casa Fregoso. La I V , al Poggio, e la V , a Cencio de’ Rustici, trattano del medesimo argomento e con le medesime frasi: sono dunque scritte nel medesimo giorno. La I V fa il Poggio a Roma. Ora il Poggio si trovò in Roma con la curia pontificia dal 1411 al 1413 e dal 1423 in poi. Infatti dal 1413 al 1420 la curia stette fuori di Rom a e il Poggio non la raggiunse che il 1423, di ritorno dall’ In
ghilterra. Io preferirei collocare le due lettere verso il 1424.
128 G IO R N A L E L IG U S T IC O
L e tre prime sono importanti: la I per la lotta vittoriosa
mente combattuta dal Toscanella fra le sue tendenze umani
stiche e le tendenze, diremmo così, utilitarie dei suoi parenti.
La II e la III sono importanti per il metodo didattico del Toscanella: è il metodo guariniano, salvo che più tardi Gua
rino leggeva meno Plauto e più Terenzio. Queste due lettere sono anche importanti per la storia di Genova ; ma qui io cedo il campo agli studiosi delle memorie liguri.
Re m i g i o Sa b b a d i n i.
I. (i)
I[O A N N E S ] T [ U S C A N E L L A ] D O M IN O E R R IC O V IR O R E LIG IO SISSIM O P . S. D . (2 ).
Etsi quasi nih il hoc tempore haberem (3) quod ad te scriberem ma- g isque (4) in tanta rerum mearum ignoratione (5) litteras tuas expectarem, cu m A n to n iu s et Marcus A g n e l l u s , duo fratres, conterranei t u i , viri op
tim i, F lo re n tia m ad me venissent, omnino mihi visum fuit moribus et studio m eo convenire his fratribus mearum litterarum aliquid dare e t , q uam quam subhoneste tacere possem, ex industria abundantius aliquid scri
bere. N a m quandiu litteras expectabo tuas, quandiu d e sid eriu m meum suspendes ? O sum m am atque ingratam negligentiam , e x c la m a re enim licet, nil ei scribere cui summa necessitudine coniunctus sis, ex quo fre
quentes epistolas acceperis, a quo pro multo (?) distes. Q u i d poterat mihi esse iocundius diu et multum id desideranti quam epistolas tuas lectitare et de rebus m e i s , quas adhuc ig n o ro , certum aliquid audire? Enimvero ce rtior ex te factus essem quid carissima mater, quid su avissim i fratres ac du lcissim ae atque bellissimae sorores, quid propinqui, quid familiares, quid a m i c i , denique quid tota ea patria mea (6) T u sc a n e lla facit. A t tu neq u e quicquam eorum scribis et contra me stom ach um opponere
( 1 ) A piè del testo segno le principali lezioni erronee del codice. Le parti supplite chiudo tra [ I
( 2 ) F . 6 7 .V .
(3) Habeam cod.
(4 ) Magis quam cod.
($) Ignorantie cod.
(6) Ea p atria mea] compatrimonio cod.
G IO R N A L E L IG U S T IC O
I
29vid eris , quasi vituperandus sim quod litteris gr aecis et hu m anitatis studiis m e destinaverim, proinde quasi multis epistolis non p ro b a ve rim recte me et sapienter egisse. U tinam Florentiae esses et m e vid eres ! tu quidem opin ion em istam falsam praesertim deponeres et pro positum m eum lau
dares et bis tanto amares quam prius. Interroga istos iu v en es, quibus has litteras c r e d i d i , quibus ego lo ng o tempore (1) sum usus, qualis vita n o stra praesens sit, qualis g loria, qualis spes fortunae felicioris. A u d i ; ob
s e c r o , eos haec tibi referentes et denique bonum erga m e anim um su
s c i p e ; fave studiis meis, adiuva, et bonam in m e spem p o n e ; neque ve lis inco nsulto tam subito desperare. N ih il potest esse m o lestius (2 ), nihil graviu s quam tales rumores audire , quippe qui te a teneris , ut a i u n t , unguicu lis (3) colere atque observare solitus sim. M iru m qu idem est quantum apud me auctoritate v a l e a s , quantum v o l u n t a t e ; nih il sequerer quod tu m e sequi dissuaderes ; nihil v e lle m quod tu me n olle perro gare s.
Id propositum et antehac serva semper et posthac sustentare paratus sum ; tu v e r o id velle animo debes ; ad id me hortari atque ro g a r e , quod vobis ho nori atque u t ilitati, mihi vero etiam iocunditati m a x im a e sit. Id est, quod tu me rogare debes ; neque putare non sane n eque co m m o d e m e fecisse , nulla audita ratione; enim vero quis unquam ausus est b o n aru m artium studia vitu p e ra re , nisi qui t a r d u s , qui i g n a r u s , qui illitte
ratus o m n in o (4) sit? Laudan t plerique iuris civilis scientiam quod m axim a inde e m olu m en ta co nsequantur, plerique ius p o n tific iu m , n on nulli m e d i cin am ; cur non potius alia artificia atque artifices, « lanios cocos cetarios cuppedinarios omnes » (5) et in primis m e rc a tu ra m ? E x h ac e nim ple
ratus o m n in o (4) sit? Laudan t plerique iuris civilis scientiam quod m axim a inde e m olu m en ta co nsequantur, plerique ius p o n tific iu m , n on nulli m e d i cin am ; cur non potius alia artificia atque artifices, « lanios cocos cetarios cuppedinarios omnes » (5) et in primis m e rc a tu ra m ? E x h ac e nim ple