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SEGNO DELLE MERETRICI (*)

La ragione di questo Segno voleva essere di svergognare le male femmine ed avvisare la gente della loro presenta per isfug- girle, laddove il disonesto spettacolo ne accresceva la procacità e dava ricapito di esse ai dissoluti ed agli inesperti. (I Bolognesi nel 1250 prescrissero che in luogo di Segno le Meretrici an­

dassero ammantate d’ una clamide lunga fin sopra i nodelli delle gambe, con isparato nel p etto, chiuso da un nastro, senza collare, legata su i fianchi ( 1 ) . Dietro la quale, i Preti, che costumavano parimente quella veste, insieme co’ secolari, Imperatori e Re, mettevano un cappuccio, larghissimo i Preti, di colore biavo o nero 0 altro colore scuro , e sopravi il tabarro o mantello (quello che il Prete di Varlungo lasciò in pegno alla Belcolore), eccetto che dentro i confini della Parrocchia, dove potevano farne senza (2). Sotto la clamide era lecito a quelle femmine portare guarnacca, giubba o gon­

nella che toccasse la terra, od avesse lo strascico o rigoglio, secondo il parlare bolognese, maggiore di mezzo b racc io , contro il generale divieto rafforzato alle donne oneste colla minaccia di perder la dote e dove colla scomunica (3). Ma le donne non fecero mai caso delle pene nelle loro albagie;

ed i Fiorentini nel 1330 dovettero approvare due buone braccia di strascico in quelle stesse leggi dove intendevano recare

(*) N u o v o articolo del D izionario del ling. ital. stor. e amministr.

La Di r e z i o n e.

(1) Statuta Bononiae (125 0 ), l i , 52. Mi va lg o eziandio d e l l' a n t i c o e ro z zo disegno di Meretrice che fa corredo al capitolo dello Statuto.

(2) Bo c c a c c i o, Decam. V II, 2. Mu r a t o r i, A . M . E ., dissert. III.

(3) Statut. Bonon. loc. cit. Breve Pisani Comunis (1286), III, 65.

GIORNALE LIGUSTICO

al convenevole le spese disordinate del vestire ( i ) . Simil­

mente in Perugia nel secolo sedicesimo esso era siffatto, che il panno strascicato per terra dalle donne vantaggiava tutto il vestimento (2). Almeno le Veneziane studiarono di sce­

mare il danno del logoro, e fecero lo strascico, come spesso le maniche, separate dall’ imbusto, da potersi cambiare logo­

rato 0 stracciato, e non tutta la veste insieme (3). Quella clamide durò più d’ un secolo a portarsi dalle Meretrici bolo­

gnesi. Nel 1382 venne ordinato che niuna di loro ardisse di abitare fuori della contrada detta il Casleìlmiù 0 Castelletto (così ancora il postribolo in Venezia, in Città di Castello ed in Genova), chè prima erano loro interdetti solo alcuni luoghi o troppo frequentati, 0 prossimi a Chiese 0 a Monasteri, e si atterravano lietamente le case de’ luoghi vietati che le raccettavano ; nè potessero andare per la città se non il sa­

bato; nel quale giorno dovevano portare una tunica aperta tessa (fissa') davanti, ed in testa un cappuccio con legato un sonaglio sonante, affinchè la conoscenza di quelle disgraziate entrasse per Γ udire e per lo viso (4). A questa accessione di stolto rigore subentrò una di estrema rilassatezza, posciacliè nel 1525 tu sostituito a! sonaglio una banda gialla lunga due braccia e larga uno, pendente da una spalla, e loro fu data libertà d ogni sorta veste, logge e gale d’ oro e d’ argento, e così andassero spettorate e sgolate a lor piacere (>).

Questa licenza argomenta, a mio senno, P inasprimento

(1) Vil l a n i G ., X , 150.

(2) G r a z i a s i , Cron. Perùig. pag. 566: Firenze, 1850.

(3; C e c c h e t t i , Vesti de' Veneziani, nel 1500: Venezia, i8S6, 7 4 ,7 5 . (4) Statut. Boiion., loc. cit., M uzi, Memorie ecclesiastiche e civili di Città di Castello, I, 230. M a z z o n i-T o s e lli, Raccolti iterici estratti dall'archivio

riminale di Bologna, 11, 25S: Bologna, 1872.

(5 M a z z o x i- T o s e lli , op. cit., I, 565.

r

della sodomia, in Bologna, nefandezza che si credeva m e­

dicare con altra nefandezza, quale praticarono largamente i Lucchesi e i Veneziani, se è vero che questi permettes­

sero alle baldracche di stare la sera lascivamente scoperte alla finestra al lume di lucerna per farsi ben vedere (1 ).

Ma le Meretrici Bolognesi, indiscrete o più avvedute, si det­

tero a preferire alla nudità sazievole i drappi bianchi propri delle vergini; del quale inganno il Reggimento le rampognò forte e nel 1545 per vendetta le vestì di giallo, che era il colore più dispregiato, esponendole alle baie della piazza, onde poche si attentavano di mettere il capo fuori dell’ u sc io , e questa vestitura cadde presto (2). I Ferraresi, per vivere secondo il tem po, vollero anch’ eglino nel medesimo secolo quattor­

dicesimo abbottonare al collo delle loro Meretrici, già con­

finate in una contrada, un pannolino bianco con un sonaglio com e agli astori ; che poi si tolse nel 1434 ponendosi in luogo suo la banda gialla de’ Bolognesi senza il ciondolo sonoro ; ma insieme elle furono proibite di abbigliarsi di drappi e broccati d’ oro e d’ argento, di usare il colore cre­

misino e alcun velo 0 drappo di seta sul c a p o , e nel 1610 di andare in carrozza (3). Nè i tempi repubblicani fiorentini ebbero per questo lato da invidiare alle asprezze degli altri paesi. Incominciò il Duca d’ A t e n e , il quale facendo le più laide cose per sè pubblicamente sopra donne e donzelle , e patendo che ne facessero altrettante i suoi, pure egli ebbe scrupolo de’ fatti delle Meretrici, e nel 1342 le raccolse tutte in un luogo comune. La quale opera, che allora pareva buona, forse si sarebbe tenuta. Ma fattane bottega in benefizio del suo Maliscalco, cacciato che fu il Duca, la bottega fu chiusa

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(1) Ga l l i c c i o l i, Memorie Venete, l i b . Ili, cap. 2 : V e n e z ia , 1 79 5 -(2) Ra i m i e r i, D iario d i Botbgna, pag. 8 8 1 : B o lo g n a 1887.

{3) Ci t t a d e l l a L. N., Notizie di Ferrara, pag. 290, 2 6 1 : F e r ra ra , 1864.

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e le Meretrici si sbrancarono per tutta la città ( i ) · Nello Statuto del Potestà volgarizzato nel 1350 si vede poi che quelle femmine abusarono della libertà presa 0 data, e che i Padri temettero non la vita loro svergognata pregiudi­

casse a’ costumi pubblici. Laonde ordinarono in esso Statuto che nessuno tenesse nella città in casa sua od in altrui alcuna Meretrice o pubblico bordello presso a Chiesa per certo spazio, nè tampoco presso a molte vie quivi nomi­

nate, promettendo di abbattere da fondamenti hi casa, la quale albergasse di quelle svergognate nei luoghi vietati ; la stessa pena de’ Bolognesi, nel secolo tredicesimo. Donde le Meretrici non potevano entrare 0 stare in Firenze per loro necessità eccetto il lunedi (altrove il sabato), sempre astenendosi dagli atti disonesti. Si provvedere nel mede­

simo tempo , che nessuno entro la città aprisse bordello, e si annullarono tutte le carte e obbligazioni onde quelle femmine avessero legato il corpo e P anima ad alcuno per cagione di tenerle in bordello 0 in taverna a peccare a suo p r ò , ed ancora per via di debito che avessero con lui, sotto gravissima pena di moneta al colpevole, e ricadendo, in quella del fuoco (2). Per un paragone, in Ferrara, dove la lordura del Ruffiano eri severamente proibita a’ cit­

tadini, chi ne fosse reo e punito la seconda volta, per un Bando Ducale del 1462, gli era tagliato il naso, il piede 0 la mano, oltre al bando della vita (3). Nel 1384 nell*oc­

casione che si rifecero in Firenze alcuni ordinamenti delle Pompe delle Donne si pensò parimente di racconciare quelli delle Meretrici, poiché questi Statuti andavano spesso di

coni-(1) V i l l a n i G ., X II, 8. A m m ir a to , Stor., lib. IX.

(2) Statuii dtl Podestà di Firenze 11550), lib. III, rubr. C L X I : ms. A rch .

F io r. ,

(5) Ci t t a d e l l a L . N „ op. cit., p. 285.

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pagnia. E si determinò anche là di pigliare Γ usanza antica di altre terre, imponendo alle Meretrici di portare sempre per via un sonaglio in capo appiccato dietro al cappuccio , alla cappellina od al cappello, che si vedesse e udisse da tutti e fosse una continua berlina, in servigio degli sbadati ( 1 ) . V o l ­ lero pure che elle avessero sempre le mani inguantate, prova che a que’ tempi i guanti, benché insegna cavalleresca e d o t­

torale, in Firenze alle donne pudiche non convenivano ( 2 ) . Vietarono altresi alle M eretrig le pianelle, unam vel plures (ma a che una o più di due alla volta?) (5). Imperocché le pianelle donnesche antiche non erano le moderne , ancorché colle suola di legno al pari delle nostre. Fu un tempo che avevano i tacchi alti un p alm o , che non permettevano an­

dare senza puntellarsi nel braccio di alcuno o senza tenergli una mano sulla spalla, come usavano le Cortigiane verso i loro più favoriti (4). Ma piuttosto rassomigliavano ai calza- retti o coturni greci, e coturni si appellarono dai Cancellieri letterati ( 5 ) , vestendo essi anche una parte della gamba.

(1) Ordinamenti sunluarii fatti dalla Signoria Fiorentina e suoi Collegi il 2] aprile 1384, rubr. X V III : ras. A rc h . Fior.

(2) Iv i. D ico n o che le D onne nel p resentarsi a P io I X n on p otessero p o rtar g u an ti.

(3) Iv i, rubr. X V III .

(4) Ar e t i n o, Ragionamenti piacevoli, Parte II, G io rn ata II e III: ed. 15^4- Be l g r a n o, Vita privata de’ Genovesi, pag. 271 : G e n o v a , 18 7 5 . Il D oni n arra d ’ una gen tild on na ch e si storse una m ano n el cad ere a terra da una p ia n ella (I Marmi, II, 28: F irenze, 1863). E Fr a n c o Sa c c h e t t i ca n to :

£ tai si son vedute

Incespicare andando a petto te se , Che d' un palchetto par ch’ e’ sien discese.

C a n z . co n tro alle portature delle don ne fior., ediz. C a rd u cci.

(5 ) Colurnos, vel, ut vulgo loquimur, pianellas, dice una L e g g e G e n o v e s e d el 1449 (A rc h . Stat. G en o v., Diversor. X , 978). U n a carta V e n e zia n a del 1 4 5 9 : Zocholi alti molto.... \oi pianelle ( C e c c h e t t i . Vest. Ven., c u . p . 6 5 ) .

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O n d e si facevano per lo più di drappo o velluto e riceve­

vano ogni sorta ornamenti, ricami, frange e fregi di seta, oro e p e r l e , alla usanza romana antica: quelle che portava in piè la Lucrezia Borgia quando andò sposa al primogenito del Duca di Ferrara valevano ducati più di tremila ; e le donzelle modenesi, pure cosi modeste, le ricamavano di seta e d’ oro ( i ) . Furono adunque proibite le pianelle in Firenze alle Meretrici come calzatura muliebre signorile, indegna di queste femmine ( 2 ) ; e per .simile i Lucchesi le vietarono alle loro contadine (3). Ma per rabbonacciarle di tanti smacchi, i Fiorentini le lasciarono padrone di vestire drappi d’ oro e d ’ argento di qualunque maniera e ornamenti d’ oro e d’ ar­

gento di qualunque peso e fattura; del che stessero sull’ av­

viso le donne dabbene, di non esser tolte in cambio alla scorza (4 ). Succeduta poi la Maggioria di Lorenzo il Magni­

fico che cullava il popolo coi carnasciali, compiuti colla M andragola, non è a credere, che le Meretrici fossero mai aspreggiate. E piuttosto si potrebbe estimare che in quei tempi di filosofia spensierata e di leggiadria il barbaro sonaglio appeso per S egn o alle Meretrici della Repubblica, sotto di lui cadesse a terra dimenticato. Perlochè nel 1527 riassunta la Repubblica, il Gonfaloniere devoto che ne teneva le briglie, per fortificarla contro i vicini pericoli non credette il meglio

(1) P l i n i i , Hist., I X , 35. B i a n c h i T . , Cron. Mod. X II, 74: M o d e n a , 18 6 2 -8 4 . A r e t i n o , Ragionavi, c it., I , 1. M a t a r a z z o , Cron. Perug.,p a g . 188 : F i r e n z e , 1 8 5 1 . Cenni storici e Leggi circa il Libertinaggio in Venezia nel secolo decimoquarto, p a g . 34: V e n e z ia , 1886.

(2) A c o n t r a r io , le pianelle degli uomini si facevano di montone 0 di v a c c h e tta , ed e ra n o aperte com e quelle de’ Frati Minori (Breve de' Calcolai di Pisa (13 3 4 ), cap. X L V I . Sa c c h e t t i, Op. div., p. 133: Firenze, 1857;.

(3) Statut. Luc. (14 7 3 ), m s· A rch . Lue.

(4) Ord. Fior. (138 4), loc. cit.

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che di ritornare all’ antico senza considerazione, come se il mondo non si fosse mosso, e altre opinioni, altri disegni non fossero sorti, e non volessero diversi provvedimenti; e scacciò gli Ebrei, serrò le taverne, pose un più duro morso ai bestem­

miatori, raffazzonò le pompe alle oneste ed alle disoneste: ma con tutto ciò egli non s’ ardi di rifondere il Sonaglio alle M e­

retrici. In cambio pe’ Consigli Opportuni egli fece stanziare che niuna di quelle non potesse andar fuori con cioppa, o gamurra di nessuna ragione, e se pure volesse portare detta cioppa alla usanza delle cittadine, per cernersi da queste si ascondesse il capo con un velo quadro almeno d’ un braccio , rosso , ve rd e , giallo o sbiadato a suo piacere. Medesimamente non potessero le Meretrici usar veste di drappo, salvo che un paio di maniche, nè abitare in Firenze fuorché nelle vie as­

segnate loro dai Conservatori di Legge, e dentro quindici giorni si facessero tutte scrivere all’ Ufficio dell’ Onestà ( 1 ) . Dopo questo assetto erano scomparsi dieci anni e con essi la Repubblica, coronata di tanta gloria, che fu l’ onore d’ Italia. Cosimo l , che prese la monarchia di Firenze, tra le alte faccende del nuovo S ta to , anzi fra le prime divisò di regalare alle donne ed agli uomini un suo escogitato m o­

dello di vestire. E quanto alle Meretrici le spogliò delle vesti di drappo e di seta d’ ogni ragione, permettendo loro quante gioie , ori e argenti si avessero ; ma dovessero portare un velo o sciugatoio 0 fazzoletto o simile pezza in capo con fregio d’ oro 0 altra materia gialla, per Segno del mestiere;

intendendosi Meretrice quella giudicata tale dal Magistrato che ne avesse la causa dinanzi (2). Non si aveva adunque in Firenze compiuta e sicura una lista delle Meretrici e s’ im ­

(1) Prov. fior. 15 e 16 giu gn o 15 2 7 : ras. A rc h . F io r.

(2) C a n t i n i , Legislazione Toscana, 16 ottobre 1546.

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prese in que’ giorni a comporla. Ora disgrazia volle che il Magistrato, finte sue ricerche, credette di annoverare nella lista la Tullia d’ Aragona, mentre scampata dalle nemiche rivolture sen esi, se ne stava tranquilla sotto l’ ombra me­

dicea, in mezzo ad una corte fiorita di letterati, di guerrieri e di uomini qualificati per uffizi e per nascita, ammiratori ed amanti. Di che la Tullia non potendo acconciarsi allo scorno di quel marchio, e piuttosto a partirsene che tolle­

rai l o , ricorse, per consiglio del giovane Don Pedro di T oledo, alla duchessa Eleonora zia dì lui, che le impetrasse grazia dal marito; e Cosimo, che volse sempre contentare la m oglie, dice il Cellini ( i ) , rescrisse: Fossili gratia per poe­

tessa. La quale derogazione, conceduta alla Tullia in ricono­

scimento della stia rara scienza di poesia e filosofia onde era riguardevole intra le altre donne, come scrive il proemio del decreto del di primo maggio 1 5 4 7 (2), forse fu l’ unica cosi pomposa e solenne per tale causa. Sebbene intorno alla metà del k e g n o di Cosimo non fossero poche le Cortigiane in F irenze; quali si dimostrarono in una Gara 0 Trionfo di quaranta delle più osservabili, dove rimase lodata sopra tutte la magnanima e valorosa signora Venera; e la Susanna, che si vantava di avere latto piangere d’ amore il Delfino in Lione, le presentò in nome delle compagne un sonetto per ono­

ranza ( 3 ) . Ma se a niuna Cortigiana toccarono esenzioni cosi onore\oli e formali come alla Tullia, molte altre ne ebbero delle meno solenni, ma ugualmente efficaci. Lo attestano i

(1) C e l l i n i , Vita, II I , 29: M ilan o , 1821.

(2) B o n g i , 11 Velo Giallo (dalla Rivista Critica itila Litteratura Italiani!, an n o III).

(3) I Germ ini, sopra quaranti Meretrici della città di

Fiorenza;

dove si conviene quattro ruffiane, le quali danno a ciascuna il trionfo che è loro con­

veniente, dimostrando di ciascuna il suo essere. In Fiorenza l’ anno M D LI1I.

G IO R N A L E L IG U S T IC O 169 C a n ti Carnascialeschi, ne’ quali una brigata di Meretrici stando sul partire cantano per le strade a’ Fiorentini:

L ’ abito e ’I ve lo e ’ l cappel vi dim ostra L ’ arte che noi facciam o ;

O r per isdegno d ella leg g e vostra A ltra stanza ce rch ia m o ;

Perchè ci pare s tr a n o , C h e m olte nostre p ari, P er aver più danari

Non vestan com e vu ol vostra F ioren za.

Le Meretrici non ricche, in questo lamento, non ricorda­

vano che nel paragone del mondo la povertà ha sempre svantaggio. E per giunta allegavano che essendosi grande­

mente moltiplicate le Meretrici casalinghe, infino alle fanti, toglievano loro il credito ed il pane (1 ). N el 1569 si sco­

persero meglio i modi praticati in questa lubrica faccenda delle esenzioni. Posciachè tutte le Meretrici della città e delle vicinanze, come Empoli, Figline e Prato, ed in cui c ’ era gente di tutta Italia e di Spagna e di Germania, furono spartite in ricche, in m ediocri, in povere ed in pevere affatto; e ciascuna qualità aveva pari tassa ordinaria. Ma le ricche e le mediocri rispondevano d’ una giunta più grave della derrata; che parte andava al Monastero delle Convertite e parte all' Ufficio del- Γ O nestà pel salario de’ Ministri e per le spese dello Scrittoio.

Sopra la quale lista il Magistrato determinava la strada dove ciascuna Meretrice dovesse abitare e proponeva le ricche e mediocri meritevoli di esenzioni alla Pratica Segreta poten­

tissima, la quale deliberava; spesso il Principe, tagliando corto, ordinava che questa 0 quella si lasciasse sta re, e voleva dire fosse libera dall' abitazione imposta e dal S e g n o , e il Magi­

( i) Canti Carnascialeschi, II, 532: C o sm o p o li, 1750.

170 G IO R N A LE LIGUSTICO

strato non la molestasse (i). Le cose pervennero a tale che nel 1614 Monache delle Convertite di Firenze supplica­

rono al Gran Duca di moderare la nuova lista che si stava com pilando, perchè molte delle ricche, per non esservi in­

chiuse e con ciò dichiarate Meretrici, se ne andrebbero via o si convertirebbero nella condizione più comoda di casalinghe o ritornerebbero coi loro mariti cansando ogni tassa e tenendo la stessa vita, e ad ogni modo le tasse non correrebbero più;

pei lo che sarebbe il meglio, dicevano le Monache, di esclu­

dere affatto dalla lista e quindi dal governo del Magistrato tutte le Meretrici che lo domandassero, facendo loro pagare venti scudi per una volta sola nelle mani della Badessa (2).

Vedi come le opinioni anche presso le Religiose s’ erano rammorbidite quando l’ interesse stringeva i cintolini ! Co- taLhè il velo giallo di Cosimo, incominciatosi a malmenare e squarciare da lui stesso per falsa divozione, per avarizia e per altri f in i , presto si assottigliò in un cordone 0 nastro giallo intorno al cappello che allora si usava assai dalle donne; poi in un nastro giallo sulle trecce 0 in altra parte apparente; insino a che i successori di Cosimo barattarono il Segno in tassa, che diventò fiscale e a gran pezza più immorale che non fosse avanti; e nel secolo diciassettesimo uno scrittore contemporaneo affermava che le Meretrici non si conoscevano pia se non alla loro sfacciataggine (3 ); il che sarebbe dovuto bastare in Firenze ed altrove anche prima.

Un altio sonaglio dello stesso secolo de’ precedenti ci porge

(1 ) G a l l i c o , Documenti inediti riguardanti la prostituitone tratti daìTAr­

chivio centrale di Firenze, pag. 9-21: Milano 1869.

(2) G a l l i c o , Op. cit., pag. 7 ed 8.

(3) Commedia senza titolo del secolo X V I, Atto I I , Scena 7 : m s. Bibl.

N az. F ior. V I I , i 0) 43. R i n u c c in i T ., Usanze Fiorentine del secolo XVI I , cap. 27 (N el Borghini, tom. I).

G IO R N A L E L IG U S T IC O I7I M antova, portato dalle Meretrici quando dal postribolo di Redevalle, dietro le mura, e poi da quello dietro lo spedale grande, andavano in procaccio per la città; il quale pendeva dalla parte dinanzi della breve clamide di pannolino 0 pigno lato bianco ( 1 ) , sovrapposta agli altri panni. Ma nell’ uscire

(1) Pignolato pannolino grosso, operato a pignoli. D ic o pannolino, a m ­ maestrato dallo Statuto mantovano riformato da F rancesco G o nzag a : Claviidem brevem (im posta alle M ere trici) pani liny seu pignolati albi; e dalle paro le dello Stratto delie gabelle fiorentine del seco lo X V riferite dal Fanfani nel suo Vocabolario: Né di patini lini (si pag a gabella) ro\xi 0 sucidi, veli, bende, pignolati; i quali si mandassero.... a imbiancare. D ico panno grosso perchè ne’ tempi d e ’ severi c o s t u m i , quali erano quelli di Fed eric o II, le donne italiane generalmente era no contente alle tunich e di Pignolato, ancora nell’ andare a marito ( R i c o b a l d i , Chron., in M u r a t . , R. 1. S ., IX , 287): ma in P a d o v a , vinta la tirannia di E c c e l l i n o , poco dopo, le donne ringentilite o insolentite rifiutarono il pignolato e presero una cotta de tela lini subtilissima .... crispata (Tractatum de. Generatione aliquorum civium, appresso il M u r a t o r i , A . Μ. E., II, 317)· A l tr e ra­

gi o n i. Il Pignolato era bianco ordinariamente, ma talvolta c olorato o v e r ­ g ato , e quest’ ultimo nel secolo quattordicesimo e nel seg uente s erviva in V en e zia ed in Bologna specialmente a formare i gusci (intime, in V e ­ nezia ed in Lig uria) de’ materassi e de’ guanciali da letto ; in V e n e zia ancora il Pignolato si trova scambiato c o l Fustagno in vestirn e i poveri per c a rità ; in Mantova vestiva, com e ve dem m o, obbligatam ente le Mere ­ trici (Inventario del mobile deputato al servigio degli magnifici Signori Ati­

liani di Bologna del 1448, pag. 229 uel vol. V della terza serie degli A tti della Deput. Stor. Patr. Romagtt. C e c c h e t t i , Vesti de’ Veneiiani del i j o o c it ., p. 6 e 7). C i ò mi sem bra bastevole a provare la qualità sua di grosso o re g g e n t e ; che altrimenti non sarebbe valuto ai servigi a cui si ad o perava. P e l grande uso che se ne faceva m oltissim e le sue fabbriche per tutta Italia, delle quali ricorderò solo alcune m eno conosciu te ; quelle di P o n t r e m o l i , di cui non rimane odore, i cui Pignolati, c o m e anco ra i Baracani, erano noti al com m ercio italiano fin nel seco lo quattordicesim o, noti a V e n e z i a , partic olarm ente , a Pisa ed al Porto di C a g l i a r i (Breve Consulum Curiae Mercatorum Pisanae civitatis ( A . 1305) pag . 1 1 9 : F ir e n z e

liani di Bologna del 1448, pag. 229 uel vol. V della terza serie degli A tti della Deput. Stor. Patr. Romagtt. C e c c h e t t i , Vesti de’ Veneiiani del i j o o c it ., p. 6 e 7). C i ò mi sem bra bastevole a provare la qualità sua di grosso o re g g e n t e ; che altrimenti non sarebbe valuto ai servigi a cui si ad o perava. P e l grande uso che se ne faceva m oltissim e le sue fabbriche per tutta Italia, delle quali ricorderò solo alcune m eno conosciu te ; quelle di P o n t r e m o l i , di cui non rimane odore, i cui Pignolati, c o m e anco ra i Baracani, erano noti al com m ercio italiano fin nel seco lo quattordicesim o, noti a V e n e z i a , partic olarm ente , a Pisa ed al Porto di C a g l i a r i (Breve Consulum Curiae Mercatorum Pisanae civitatis ( A . 1305) pag . 1 1 9 : F ir e n z e

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