IV. 1938 Treviso: Piave, Grappa e Montello: l’illustrazione fotografica del territorio
IV.I. Giuseppe Mazzotti e la pubblicazione della prima guida turistica illustrata
Dalle mura della città di Treviso, si vede un lontano profilo di monti azzurri: le Prealpi venete, dal Grappa al Cansiglio. Fra la pianura e i monti si scorge un basso dorso scuro, con qualche casetta illuminata dal sole: il Montello, dietro il quale è il Piave, che divide in due parti la provincia [MAZZOTTI 1938].
Nel 1938, dieci anni dopo il suo primo testo illustrato sulla montagna148, [MAZZOTTI 1928149] e nelle vesti di segretario dell’EPT di Treviso, Mazzotti cominciava a costruire una narrazione del territorio attraverso le fotografie.
Il “primo capitolo” di tale narrazione ovvero il primo repertorio di fotografie che definirono la fisionomia della città e dei luoghi più caratteristici della provincia fu
Treviso: Piave, Grappa, Montello . In sintonia con il clima politico dell’epoca, che 150
promuoveva l’esaltazione della lingua151 e della cultura nazionali, Mazzotti si adoperava per valorizzare quanto gli competeva. La prima guida turistica di Treviso e provincia, diversamente da quelle già diffuse e tipicamente composte da indicazioni molto tecniche relative alla ristorazione, agli alberghi e agli itinerari turistici, aveva piuttosto l’aspetto di un racconto illustrato152.
Fu una delle prime pubblicazioni particolarmente strutturate dal punto di vista dell’illustrazione e sempre coerente con quella prassi volta all’educazione del gusto attraverso il «saper vedere» [MARANGONI 1933], rivolto non soltanto ai luoghi caratteristici, ma anche a luoghi meno noti e pregni di tracce lasciate dal tempo o dalla guerra o, persino, dall’incuria, per insegnare non soltanto a leggere la stratificazione storica attraverso il paesaggio e i monumenti, ma anche per sviluppare un’attenzione critica verso il patrimonio culturale.
IV.I. Giuseppe Mazzotti e la pubblicazione della prima guida turistica illustrata
La guida, dunque, non era dedicata soltanto alla città, ma anche al suo territorio, dal fiume Piave al monte Grappa, all’altopiano del Montello, fino ad allora assente nella letteratura turistica o di viaggio. Integrava elementi di architettura, pittura, scultura, paesaggio e numismatica attraverso descrizioni scritte, accompagnate da quarantacinque disegni di Sante Cancian153 e trentadue tavole fotografiche154
comprendenti quarantadue fotografie di Mazzotti, Guido Botter , Alinari e molti 155
altri autori [tavv. V-VII]156.
Il racconto fotografico si sviluppava da una ripresa dall’alto delle torri e cupole del Duomo [ZORZI 1938:tav. V:1] per condurre poi nel cuore della città, dai Barbacani di via Tolpàda [BOTTER 1935.3:tav. V:3] al Canale di Buranelli [BOTTER 1935.1:tav. V: 4], già immortalati da Botter per la Rassegna del Comune157 [tav. IV:1], all’abside e al
campanile di San Nicolò [BOTTER 1935:tav. V:2]. Questi ultimi erano ripresi dal basso per restituire una fuga prospettica che accentuasse la verticalità e l’imponenza del monumento.
Seguivano riproduzioni di opere d’arte e di scultura . Zani, ad esempio, nel 158
riprodurre la Pala di Castelfranco di Giorgione, ebbe la particolare attenzione di isolare un particolare paesaggistico posto sullo sfondo: una torre semi distrutta nella campagna sovrastante San Liberale159, il santo guerriero patrono di Treviso, con la quale Giorgione volle indicare i segni di guerra, in netto contrasto con la tranquillità della campagna.
Così, la guida non mancava di immortalare il cippo commemorativo all’Isola dei Morti sul Piave [MAZZOTTI 1938.2:tav. VI:17], i ruderi delle abbazie di Nervesa [Mazzotti 1938.3] e di Santa Bona [tav. VI:19] e di contrapporre, sulla stessa pagina, una veduta del Grappa nei Giorni di guerra [MAZZOTTI 1939:tav. V:10] a un’altra in
2. 1938.
Guido Botter, Il Canale
dei Buranelli [Mazzotti
1938 / BOTTER 1935.1]
3. 1940.
Guido Botter, Il
Canale dei Buranelli
[EPT 1940 / BOTTER
1935.1]
1. 1935.
Guido Botter, Sottoportico dei Buranelli [Mazzotti 1935 / BOTTER
1935.1].
4. 1952.
Guido Botter, Il Canale dei Buranelli [TCI 1952:207 fig. 424]
tav. V
1 2
3 4 5
6 7 8
11 12 13 14 15 16 17 18 19
tav. VII
1938
Giuseppe Mazzotti, Treviso: Piave-Grappa-Montello, Novara, De Agostini: campione parziale delle 42 immagini fotografiche presenti nelle 32 tavole fuori testo del volume:
1. Zorzi, Le torri e le cupole del Duomo [ZORZI 1938];
2. Guido Botter, L’abside e il campanile di San Nicolò [BOTTER 1935];
3. Guido Botter, Barbacani in via Tolpada [BOTTER
1935.3];
4. Guido Botter, Il Canale dei Buranelli [BOTTER
1935.1];
5. Guido Botter, Sottoportico in pescheria [BOTTER
1935.4];
6. Antonio Rosino, Pesca sul Sile;
7. Giuseppe Mazzotti, Croce a Crespano del Grappa [MAZZOTTI 1938 e MAZZOTTI 1938.5];
8. Pietro Zoccoletti, Campanile a Santa Mamma
(Montello);
9. Francesco Pasinetti, La Rocca di Asolo;
10. Giuseppe Mazzotti, Giorni di guerra [MAZZOTTI
12. Giuseppe Mazzotti, La strada militare delle Meate
fra l’Archesòn e il Grappa;
13. Giulio Dall’Armi, Il Piave a Bigolino;
14. Angelo Bresolin, Salita di San Rocco a Possagno [BRESOLIN 1938];
15. Giuseppe Mazzotti, La strada del castello a
Conegliano [MAZZOTTI 1938.4];
16. Francesco Pasinetti, Facciata dell’Abbazia di
Follina;
17. Giuseppe Mazzotti, Cippo all’Isola dei morti sul
Piave [MAZZOTTI 1938.2];
18. Giuseppe Mazzotti, Particolare di una villa a
Lughignano [MAZZOTTI 1938.1];
19. Giuseppe Mazzotti, La cupola dell’Abbazia di
Nervesa [MAZZOTTI 1938.3];
20. Giuseppe Mazzotti, La strada del Passo di San
Boldo [MAZZOTTI 1938.7];
21. Giulio Dall’Armi, San Floriano a Valdobbiadene [DALL’ARMI 1935];
22. Giuseppe Mazzotti, Il Piave e il Grappa dal Ponte
di Vidor;
23. Giuseppe Mazzotti, La strada del Cansiglio 20 21
Altre immagini ritraevano vedute del Piave [tav. VI:13; tav. VII:22], monumenti, elementi caratteristici del territorio quali una croce a Crespano del Grappa [MAZZOTTI 1938 e MAZZOTTI 1938.5:tav. V:7]160, un rudimentale campanile nel Montello [tav. V:8] , la fontanella Zen ad Asolo o infrastrutture quali la strada del 161
Passo di San Boldo [MAZZOTTI 1938.7:tav. VI:14] e il viadotto sulla strada di Fadalto. Inoltre, pescatori sul Sile [tav. V:6] o lavandaie e barcaioli sul lago di Revine [MUNARI 1938] animavano un nucleo esiguo di fotografie che, nel complesso, non raffiguravano alcuna presenza umana.
Risulta significativo notare come, osservando queste immagini, si possano trovare in nuce futuri progetti di Mazzotti. Ad esempio, la veduta del Piave e del Grappa dal ponte di Vidor [tav. VII:22] sarà un soggetto replicato in differenti declinazioni, una delle quali costituirà l’immagine simbolo della mostra Visioni d’Italia [MAZZOTTI 1960]; La Strada del Cansiglio [MAZZOTTI 1938.6:tav. VII:23] si ritroverà in Invito al
Cansiglio [MAZZOTTI 1965.1:17]. Nella scelta di riprodurre il particolare di una profonda e lunga crepa, all’innesto di due archi, nella pietra della loggia di Villa Dall’Aglio [MAZZOTTI 1938.1:tav. VI:18], a Lughignano, non soltanto ebbe la schiettezza di evidenziare quanto forse il turista avrebbe preferito ignorare, ma anticipò una delle icone della battaglia contro il degrado in cui versavano, all’epoca, molte ville venete, battaglia condotta a partire dalla mostra itinerante del 1952 [MAZZOTTI 2007.2:528].
Inoltre la fotografia I cipressi del Castello a Conegliano proponeva una struttura compositiva che venne poi frequentemente usata da Mazzotti, quella di incorniciare il soggetto principale dell’immagine con delle quinte arboree [MAZZOTTI 1965:6] o monumentali [tav. III], come era in uso anche nella pittura.
IV.I. Giuseppe Mazzotti e la pubblicazione della prima guida turistica illustrata
Mazzotti propose una serie di immagini non riconducibili ai soliti stereotipi proposti dal mercato turistico, ma immagini che fornissero informazioni non soltanto sulla bellezza, ma anche sulla storia dei luoghi e permettessero al fruitore di sviluppare uno sguardo critico. Grazie al contatto costante con l’opera di Giuseppe Fini, inoltre, Mazzotti sviluppò una capacità discriminativa forte sul piano iconografico che già gli derivava dalla pratica della pittura.
L’attualità della guida del 1938 riemerse nel 2007, in occasione della ristampa del libro, quando le fotografie furono riselezionate dalla Fondazione Mazzotti attingendo agli originali custoditi presso il Foto Archivio Storico Trevigiano (FAST), apportando alcune differenze all’allestimento originale del volume . 162
Treviso: Piave, Grappa e Montello costituì il primo repertorio di fotografie allestito
interamente da Mazzotti e abbinato al testo scritto. Con questo volume Mazzotti iniziò a costruire il sistema di promozione del territorio, utilizzando anche immagini tratte dalle precedenti esperienze ossia dalla Rassegna del Comune e dall’esposizione fotografica del 1935.
Mazzotti proponeva questo suo repertorio nell’ordine di un aggiornamento e rinnovamento di soggetti e iconografie rispetto alla tradizione precedente. Non si trattava, infatti, di una sequenza di monumenti e luoghi topici ripresi in maniera canonica, secondo regole di frontalità e descrizione analitica come era tipico, ad esempio, dello “stile Alinari". Mazzotti selezionava e isolava alcuni particolari, ponendo ampia attenzione alla composizione.
Il formalismo di Mazzotti era innovativo rispetto ai canoni della precedente tradizione incisoria, ad esempio per il maggior dinamismo di alcune riprese e per la selezione di alcuni soggetti.
Ne La strada del Castello a Conegliano [MAZZOTTI 1938.4:tav. VI:15] l’intento del fotografo sembra piuttosto quello di mettere in evidenza il ritmo della linea spezzata prodotto naturalmente dal sentiero piuttosto che di descrivere il luogo. La priorità era rivolta alla ricerca formale più che a una descrizione analitica dei luoghi.
Il Campanile a Santa Mamma [tav. V:8], il Cippo all’Isola dei morti sul Piave
[MAZZOTTI 1938.2:tav. VI:17], la Cupola diroccata dell’Abbazia di Nervesa [MAZZOTTI 1938.3:tav. VI:19] sono soggetti certamente emblematici dell’identità territoriale e della storia che rievocano, ma furono utilizzati anche in maniera strumentale per aderire all’ideale compositivo di Mazzotti.
Anche le fotografie scattate dagli altri fotografi che contribuirono alla realizzazione della guida, certamente selezionate da Mazzotti, tendevano a questo obiettivo. Ad esempio, ne La Rocca di Asolo di Pasinetti [tav. V:9], la descrizione fotografica della Rocca è piuttosto marginale rispetto allo spazio lasciato al paesaggio e alla ricerca estetica. Il disegno prodotto dalle nuvole e dai rami secchi che si stagliano contro il cielo, il ritmo dato dall’albero in secondo piano sono tutte attenzioni tese alla produzione di un manufatto artistico piuttosto che al rilievo topografico o alla realizzazione di un catalogo di monumenti storici. La Rocca è, piuttosto, funzionale alla ripresa del paesaggio, che assume il ruolo di protagonista perché permette maggiori virtuosismi.
Anche in Giorni di guerra [MAZZOTTI 1939:tav. V:10], Mazzotti riprende le suggestioni evocate dalla forma bizzarra della nuvola e dalle nebbie, mentre il paesaggio mutilato dalla guerra risulta funzionale a giustificare la scelta del soggetto della ripresa. Così in Tempo di Pace [tav. VI:11], in cui riprende il Monte Grappa semicoperto da una coltre di nubi, si sente l’eco delle prime fotografie pittoriche scattate in montagna.
IV.I. Giuseppe Mazzotti e la pubblicazione della prima guida turistica illustrata
Come racconta la figlia Anna, Giuseppe Mazzotti, appena ventenne, si cimentò nella pratica della pittura, ma, confrontandosi con artisti del calibro di Gino Rossi, Arturo Martini, Nino Springolo, Giovanni Barbisan, non si considerò all’altezza di produrre un’opera sufficientemente originale e abbandonò l’impresa [MAZZOTTI INTV 2014:301].
Certamente Mazzotti trovò nella pratica fotografica non soltanto la possibilità di registrare delle situazioni e il mezzo per promuovere il turismo nella sua regione, ma anche una modalità per esprimersi artisticamente ed eventualmente, trattandosi di un’“arte” più giovane, di produrre un proprio originale repertorio.
Le fotografie proposte nella guida di Mazzotti attestano dal punto di vista estetico un’evoluzione rispetto alla tradizione iconografica precedente. Si nota una selezione accurata di soggetti che costituiscono la sintesi rappresentativa, il simbolo dell’immagine cittadina complessiva.
Nel 1938 pubblicò anche La grande parete, un altro racconto di avventure montane privo, questa
148
volta, di illustrazioni. Nello stesso anno, Mazzotti contribuì ad animare la Mostra delle arti dei costumi e
delle tradizioni popolari della Marca Trevigiana che, come specificato nell’introduzione al catalogo,
comprese anche «un vasto complesso di fotografie di soldati in trincea» e «una suggestiva immagine del Duce combattente» [MOSTRA 1938:6] che però non vengono menzionate nell’elenco analitico delle sezioni della mostra. Inoltre fu esposto un «Fotomontaggio di soldati in trincea», opera di Sante Cancian e Giuseppe Fini [MOSTRA 1938:23].
Vedi § II.I., p. 73.
149
Nel 1937 era stata pubblicata, a cura dell’EPT di Treviso, una breve Guida artistica della città [EPT
150
1940], in varie lingue (uscì certamente anche in versione inglese e francese) e in numerose riedizioni, almeno sino al 1976. Nell’edizione del 1976, rispetto a quella del 1940, alcune fotografie di Botter e Biadene furono sostituite da fotografie di Antonio De Marco.
Il 1938, per la campagna di italianizzazione dei nomi stranieri in vigore, fu anche l’anno in cui il
151
Touring Club Italiano (TCI) modificò il proprio nome in Consociazione Turistica Italiana (CTI).
Per una bibliografia esaustiva sulle guide di Treviso, dal 1833 al 1937, vedi PRANDIETAL. 1985,
152
pp. 33-34. Questo testo rappresenta il punto di partenza per indagare la storia della fotografia a Treviso e in particolare l’attività dello Studio Ferretto, dal 1863 al 1921. Per un quadro più ampio e meno specialistico della storia della fotografia trevigiana, dal 1839 al 2009, rimando, invece, al volume di
Alcuni di questi riproducevano prospetti di ville venete.
153
Gli autori e i soggetti delle fotografie sono citati in calce a ciascuna immagine e vi è anche un indice
154
delle illustrazioni in cui vengono riportati i soggetti.
Da un confronto con le medesime immagini pubblicate su la Rassegna del Comune (1935), alcune
155
delle fotografie Botter possono essere attribuite con certezza a Guido e non al fratello Mario.
Bresolin, Dall’Armi, Giuseppe Fini, Munari, Pasinetti, Piamonte, Rosino, Vasconetto, Zani,
156
Zoccoletti, Zorzi.
Il fototipo Barbacani in via Tolpàda era già stato pubblicato in RASSEGNA 1935, p. 8, come anche Il
157
canale dei Buranelli, già in RASSEGNA 1935, p. 9, il Sottoportico di peschiera già in RASSEGNA 1935.1, p. 10 e San Floriano a Valdobbiadene già in RASSEGNA 1935.1, p. 38.
Di Alinari, Giuseppe Fini e Zani.
158
Attribuzione di Mazzotti, benché potesse trattarsi anche di San Giorgio, santo guerriero titolare
159
della cappella ed eponimo del pittore o altrimenti di San Nicasio, affiliato all’ordine dei cavalieri gerosolimitani come il committente. Cfr. GENTILI 1999, p. 6.
Di questa fotografia risultano rilevabili al FAST sia il positivo MAZZOTTI 1938 (Fondo Mazzotti) sia 160
il negativo MAZZOTTI 1938.5 (Fondo Fini).
L’immagine di Zoccoletti pubblicata nella prima edizione della guida (1938) coincide con quella
161
pubblicata sulla RASSEGNA 1935.1, p. 4.
In alcuni casi furono utilizzate le stesse immagini che, a volte, appaiono tagliate diversamente, in
162
altri casi furono utilizzate immagini differenti. Ad esempio, per quanto riguarda le fotografie di Zoccoletti (Campanile a Santa Mamma), Pasinetti (Rocca di Asolo) e Piamonte (Fontanina ad Asolo), Mazzotti (Tempo di pace, Il Piave e il Grappa dal Ponte di Vidor) si tratta di immagini differenti rispetto all’edizione originale.