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III.3. Confronti e casi di studio

III.3.3 Giza 3D Archeologia digitale e comunicazione per le piramidi di Giza

Il progetto Giza è stato realizzato da archeologi dell’Università di Harvard in collaborazione con l’azienda di bandiera francese Dassault Systèmes con l’obiettivo di creare scenari virtuali di grafica tridimensionale per l’area archeologica della necropoli di Giza. Tramite un sito web ben curato sia per la vesta grafica che per l’organizzazione dei contenuti226, i visitatori possono immergersi in scene virtuali ambientate nell’Egitto di III millennio a.C.

La particolarità del progetto sta nell’aver impostato le ricostruzioni 3D del sito a partire dalla documentazione di archivio tradizionale, nello specifico di documenti fotografici e cartografici, di disegni e di descrizioni di oggetti. Gli autori del progetto infatti individuano proprio nell’unione fra il vecchio e il nuovo una forma di accesso rivoluzionaria alla conoscenza archeologica di Giza227.

Tuttavia l’enorme quantità di documentazione raccolta in più di due secoli di ricerche su questo sito ha imposto un lavoro di raccolta e sistematizzazione digitale dei dati, della durata di dieci

226 Il progetto Giza 3D è stato pubblicato sul sito: http://giza3d.3ds.com/#discover [ultimo accesso: 24/02/2016]. Un grosso limite di questo progetto consiste però proprio nella scelta del plugin 3Dvia per la visualizzazione dei contenuti 3D. questo plugin, prodotto dalla stessa Dassault Systèmes, è gratuito, però è compatibile soltanto con sistemi operativi Microsoft Windows e con i browser Internet Explorer e Mozilla Firefox.

136 anni, che si è concretizzato nel Giza Archives Project curato dal Museum of Fine Arts di Boston228.

Senza la documentazione precedente infatti nessun approccio allo studio della necropoli di Giza sarebbe stato possibile, tantomeno la visualizzazione 3D, visto che essa è una tecnica per comunicare delle informazioni archeologiche. Pertanto nell’ambito del Giza Archives Project sono stati digitalizzati migliaia di documenti composti da negativi fotografici (anche su lastre di vetro), diari di scavo ed inventari con le descrizioni di reperti. La grande sfida intellettuale posta dalla digitalizzazione di questa gran quantità di materiale stava nel riuscire a trovare una struttura organizzativa. Si è partiti dunque dall’individuazione delle tombe a màstaba, come nodi centrali di un database SQL modulare, ai quali sono stati collegati i dati di tutte le entità pertinenti, nonché dei dati aggiuntivi come disegni di planimetrie e sezioni, rappresentazioni ortografiche delle pitture parietali, foto, pubblicazioni, Quick Time VR, ed informazioni connesse con le singole tombe, come eventuali nomi di proprietari o particolari notizie ricavate dalla traduzione dei geroglifici.

La visualizzazione 3D nel Giza Project è stata concepita come strumento di accesso di nuova generazione sia per un pubblico esperto che per uno di appassionati. I rendering delle ricostruzioni sono stati fondati esclusivamente sul corpo di dati di archivio, con l’obiettivo a lungo termine di integrare sia la documentazione tradizionale che gli ambienti tridimensionali immersivi.

Il lavoro di ricostruzione della necropoli è avvenuto per step. Per prima cosa sono state analizzate fotografie storiche, mappe e annotazioni per ottenere informazioni su una possibile configurazione dell’area archeologica. I risultati di queste analisi sono stati integrati con quelli provenienti da verifiche sul campo, dopodiché sono stati realizzati i modelli 3D dei singoli monumenti. Questi ultimi sono stati caricati all’interno del modello generale dell’altopiano di Giza, modellato a sua volta sulla base di alcune correzioni di tipo geologico e orografico. Sono state infatti rimossi gli elementi del paesaggio moderno ed è stato tracciato nuovamente il corso del Nilo, posizionando l’alveo in posizione ravvicinata rispetto all’altopiano, così come doveva apparire circa 4500 anni fa.

Non è stata fornita una ricostruzione esaustiva di tutte le evidenze presenti a Giza, ma i monumenti principali sono stati tutti inseriti.

228 Gli archivi di Giza mantenuti dal Museo di Boston possono essere consultati in rete al seguente indirizzo: http://www.gizapyramids.org/ [ultimo accesso: 24/02/2016].

137 Fig. 22- Giza3D. Veduta aerea della ricostruzione dell’altopiano.

Gli utenti possono dunque visualizzare l’intero altopiano dall’alto oppure a livello di suolo, entrando così nei monumenti funerari e, in alcuni casi passare dalla ricostruzione di una fase ad un’altra. La scena virtuale oltre a contenere monumenti e oggetti ricostruiti, è popolata anche da personaggi animati che rappresentano antichi Egizi mentre compiono particolari azioni come ad esempio quelle connesse con i rituali funebri. La presenza degli avatar, oltre a dare un’idea delle proporzioni degli spazi, facilitando l’orientamento degli utenti all’interno dell’ambiente, aiuta a comprendere la funzione di specifiche strutture.

138 Fig. 23 - Giza3D. Rendering di ambienti ed oggetti.

Il Giza Project dimostra come la grafica 3D possa rivestire la duplice funzione di strumento di ricerca e di comunicazione, e dunque coinvolgere allo stesso tempo tipi di pubblico differenti. Percorrere itinerari all’interno di ambienti virtuali interattivi può infatti indurre i ricercatori a formulare le loro ipotesi o a visualizzare ambienti difficilmente accessibili nella realtà, o ancora a confrontare la configurazione di una particolare struttura con i dati e le informazioni in proprio possesso. D’altro canto gli utenti “comuni” possono apprendere nozioni ed informazioni in una maniera decisamente più innovativa, che sfrutta le potenzialità della grafica 3D e della realtà virtuale per incrementare il coinvolgimento del pubblico.

Va anche detto che questi strumenti di comunicazione oggi assumono un valore maggiore motivato dalle sempre più frequenti distruzioni di importanti siti archeologici di aree geografiche che sono purtroppo teatro di orrende vicende belliche. Poter visualizzare gratuitamente, tramite un comune sito web, dati, informazioni e ricostruzioni tridimensionali di importanti testimonianze del patrimonio archeologico mondiale costituisce sicuramente uno strumento per tramandare conoscenza, quella stessa conoscenza evidentemente temuta da coloro che intendono annientare intere popolazioni recidendo le proprie radici.

Gli esempi descritti sono stati considerati come costanti riferimenti nell’ambito di questo lavoro. Si tratta di grandi progetti, frutto del lavoro di équipe della durata di tanti anni, e in alcuni casi realizzati grazie al supporto di partner industriali di alto profilo.

139 Progetti di questa portata non possono prescindere da solide e proficue collaborazioni fra esperti di dominio differenti. È il carattere interdisciplinare a fornire i risultati più interessanti, proprio perché fondato sull’integrazione di metodologie e professionalità specifiche.

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C

APITOLO

IV-HERDONIA. CONTESTO ARCHEOLOGICO E METODOLOGIE DI

INDAGINE.

L’analisi della documentazione d’archivio è stata affiancata dallo studio di giornali di scavo, dei rapporti annuali e delle pubblicazioni relative ad Herdonia curate dallo stesso Mertens. In particolare, la serie Ordona, giunta nel 2008 all’undicesimo volume, presenta una distribuzione dei risultati delle ricerche non affatto casuale. Infatti le campagne di scavo sono state raggruppate nei vari volumi non soltanto per una vicinanza cronologica, ma anche perché concepite con lo scopo di fornire risposte a precise domande archeologiche che si sono susseguite durante il corso delle ricerche.

Comprendere queste dinamiche significa comprendere le strategie attuate in fase di scavo, e dunque acquisire istruzioni sulla distribuzione di trincee e sondaggi, sulla loro posizione all’interno del sito e sulla metodologia di scavo adottata. A tal proposito risulta particolarmente interessante notare l’attenzione di Mertens agli aspetti metodologici e le sue riflessioni in merito alla selezione di tecniche e procedure.

Inoltre è stato possibile mettere in relazione la documentazione grafica con le interpretazioni del team di Mertens, ripercorrendo fasi di scavo e conseguenti aggiornamenti nella formulazione delle ipotesi ricostruttive.

La lettura dei testi ha fornito in sostanza una sorta di manuale di istruzioni per consultare l’archivio, o meglio per orientarsi al suo interno, rendendo più agevole la comprensione della documentazione e quindi la composizione della mappa generale del sito.

Pertanto si ritiene utile descrivere la straordinaria vicenda delle ricerche sul campo così come è stata ripartita nelle pubblicazioni della serie Ordona. Sono queste infatti a rappresentare il cuore della conoscenza archeologica di Herdonia, mentre l’archivio è il luogo in cui sono custodite le sue tracce.

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