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La terza e la quarta campagna di scavo furono effettuate rispettivamente dal 28 settembre 1964 al 19 aprile 1965 e dal 4 ottobre al 21 maggio 1966. All’équipe belga stavolta si affianca anche la Soprintendenza alle Antichità della Puglia e il Museo Civico di Foggia. Per non disperdere troppo le forze, Mertens preferì concentrarsi su alcune zone chiave dello scavo e lavorare molto sulla documentazione grafica e sugli inventari dei materiali, che cominciavano ad essere piuttosto abbondanti.

La tecnica di scavo in forma di sondaggi e trincee è stata riservata stavolta a zone ancora poco conosciute, come la collina meridionale. Anche al centro della città sono state scavate aree disposte attorno al foro. Nell’arco di queste due campagne sono stati aperti 22 nuovi saggi, (dalla trincea 39 alla trincea 60).

Le ricerche si sono concentrate in diversi settori: 1. Il Foro e le strutture adiacenti

2. L’anfiteatro 3. La cinta urbana

4. La collina meridionale 5. La necropoli

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TRINCEA ANNO DI INIZIO

SCAVO LOCALIZZAZIONE

39 1964 Porta Sud Ovest

41 1965 Area a Nord del Foro, angolo Via Traiana

41a 1965 Serie di 5 sondaggi lungo la Via Traiana

42 1966 Mura SE

43 1965 Porta Nord Est

44 1965 Collina centrale, serie di 3 sondaggi

45 1965 Campus

46 1965 Foro, lato Est

47 1965 Tempio B

48 1965 Piazza del Foro, lato Est

49 1965 Prime indagini Macellum

50 1965 Piazza del Foro

51 1965 Intra moenia a N della Porta SO

51a 1965 Intra moenia a N della Porta SO

52 1965 Foro, lato Est

53 1966 Botteghe foro lato Ovest

54 1965 Anfiteatro

55 1965 Anfiteatro

56 1965 Anfiteatro

57 1966 Basilica

58 1966 Lunga trincea collina meridionale

59 1966 Lunga trincea collina meridionale

60 1966 Mura meridionali

Il Foro e le strutture adiacenti.

Il centro monumentale dell’antica Herdonia è facilmente visibile sul terreno; tuttavia, prima degli scavi, le strutture erano interrate, tranne una, la fontana monumentale.

Già nel 1954/55, Degrassi aveva scoperto una serie di muri in opera reticolata, tutti appartenenti ad un medesimo insieme architettonico, vale a dire un piazzale fra il tempio A e il foro.

Con gli scavi precedenti (trincee XXXVI e III) già era stata intercettata l’estremità settentrionale del complesso.

La trincea XLI ha permesso di indagare l’area attorno all’angolo formato dalla Via Traiana davanti alla fontana, e le strutture adiacenti ad essa. In quest’area sono state rinvenute cisterne e magazzini sotterranei. Un insieme di 16 ambienti collegati da passaggi, si estende verso nord, mantenendo lo stesso orientamento della grande terrazza ad esedra. L’accesso ai sotterranei era garantito da scale in mattoni e tegole.

Al centro della terrazza si ergeva un monumento su podium, di cui sono stati rinvenuti elementi in pietra di taglio a nord est del tempio A, nella trincea LII. L’abside della terrazza, costruito in tegole, è stato scavato nella trincea XLV.

153 Questo complesso si sviluppa attorno ad una piazza lastricata, di pianta rettangolare, orientata in senso NO-SE che misura 59 x 35 metri. Attorno alla piazza, sui lati NE, SE e SO correva un criptoportico, una galleria sotterranea con volta, larga quasi 2 metri, al di sopra della quale si ergeva un portico monumentale, di cui le basi sono ancora parzialmente conservate in situ. Lungo l’asse della piazza, sul lato SE si ergeva il tempio A. Si tratta di un tempio su podio, di 18 x 7,5 metri, di cui la cella è preceduta, verso il foro, da una larga scala ed è chiusa sul fondo da una nicchia monumentale addossata al riempimento della terrazza sovrastante.

Su entrambi i lati del tempio ci sono ambienti che aprono sul foro. Quelli al nord sono stati scavati, ed è stata riscontrata una cappella con ambienti annessi di sicura epoca tarda.

L’edificio a sud del tempio A è il macellum, composto da una sala circolare su cui si aprono a raggiera le diverse botteghe. Lo scavo di questo edificio sarà completato nella campagna 1966/67.

Il lato meridionale del foro è stato investigato attraverso le trincee LIII, XLVII e L. In questo settore è stata individuata una serie di botteghe aperte sulla piazza e allineate al portico. Queste botteghe coprono un’altra serie di ambienti che sono disposte secondo l’orientamento del tempio B, della basilica e di parte del foro.

La trincea XLVII ha restituito uno degli elementi più interessanti dell’antica Herdonia, il

tempio B. Collocato nell’angolo occidentale del foro, di questo edificio non restano che l’alto

podio e i resti, poco elevati, di alcuni muri. Le sostruzioni si appoggiano direttamente sulla roccia.

L’impianto dell’edificio rispecchia in pieno le tradizioni indigene italiche, e può essere classificato come tempio a cella periptero a ambulatio sine postico.

La costruzione del tempio ha comportato la distruzione di strutture e tombe più antiche. Si tratta di abitazioni semplici, costruite in mattoni crudi su uno zoccolo di muratura, di cui sono state rinvenute tracce in diverse aree della città come la basilica, l’anfiteatro, la zona delle mura e la collina meridionale.

Per quanto riguarda le tombe al di sotto del tempio, si tratta perlopiù di sepolture infantili con tipici corredi indigeni, databili al IV secolo a.C., che possono essere considerate il terminus

post quem per la costruzione dell’edificio. Il terminus ante quem invece è costituito da alcune

strutture situate attorno al tempio databili al I secolo d.C. Pertanto, grazie all’analisi del materiale archeologico, dell’impianto e delle tecniche costruttive, è possibile datare il tempio B al II secolo a.C.

154 Al momento della risistemazione del foro, il tempio fu fiancheggiato da due scale e la sua facciata fu restaurata fino alle fondazioni, creando un dislivello rispetto al foro di quasi 3 metri. Questi lavori di terrazzamento hanno provocato la distruzione delle tracce più antiche.

Il foro stesso, di pianta quasi triangolare, è stato scavato nella trincea L. ci tratta di una piazza lastricata circondata da un marciapiede poco sopraelevato e, sui lati nord e ovest da un colonnato che collegava il tempio B alla Via Traiana con un pavimento a mosaico.

Il portico ospitava statue onorifiche di cui si sono conservate le basi con iscrizioni. Nella piazza stessa è stata scavata una fogna che collegava l’area del tempio B alla Via Traiana.

La trincea LVII, iniziata nel 1965, aveva come scopo lo studio della basilica che si estende lungo tutto il lato nord-ovest del foro. Per costruire questo edificio è stato necessario livellare la zona in modo piuttosto considerevole: questi lavori hanno certamente distrutto tombe e abitazioni indigene, che sono state invece ritrovate nella parte centrale e in quella settentrionale della basilica.

Da segnalare due scoperte rilevanti nella campagna 1966/67 (e quindi non pertinenti alle campagne descritte in Ordona 2). La prima è quella di una tomba a camera preceduta da un dromos, con un ricchissimo corredo funerario, databile fra IV e III secolo a.C. La seconda è una trincea profonda 4 metri, che Mertens ipotizza essere un dromos di una tomba, ostruita da un muro di fattura tipicamente indigena, con pietre, terra e tegole.

Tornando alla basilica, essa si presenta con un classico impianto vitruviano: il muro esterno ingloba una superficie rettangolare di 41 x 27 metri; la struttura poggia su 4 file di 8 imponenti colonne posate su massicce fondazioni in muratura. I muri sono in opera reticolata con catene di raccordo e pilastri in mattoni.

La facciata sul lato del foro presenta tre grandi porte, mentre una quarta porta doveva esistere lungo il lato corto della basilica, aperto sulla Via Traiana e fiancheggiato dagli ambienti che Vitruvio chiama chalcidica.

Nell’ingresso centrale fu costruita in epoca tarda una cappella con un’abside, attorno alla quale di sviluppa una vasta struttura con pianta irregolare. In questi ambienti trovava posto il cimitero di cui facevano parte le numerose tombe identificate. In altre parti del centro urbano è stata riscontrata una situazione simile. Altre due cappelle con abside sono state individuate in alcune botteghe del foro e una quarta probabilmente nei pressi del tempio B.

Al momento della redazione di questo rapporto non risultava semplice precisare le diverse fasi dello sviluppo cronologico del centro di Herdonia, tuttavia si potevano tracciare delle grandi linee.

155 La prima occupazione attestata in questa come in altre aree del territorio era costituita da un

abitato indigeno daunio, databile fra VI e IV secolo a.C., con giustapposizione di tombe e

abitazioni.

Il vallone fu parzialmente riempito al momento della costruzione del primo circuito difensivo e della sistemazione della prima terrazza nella seconda metà del I secolo. Tuttavia nell’angolo ovest di questa terrazza esisteva già il tempio B, la cui costruzione risale al II secolo a.C. La prima costruzione del foro, al di sopra di ambienti sotterranei esistenti, si allinea al tempio B, e comporta la costruzione della basilica, di cui la tecnica costruttiva richiama fortemente quella della prima fase dell’anfiteatro, datata agli inizi della nostra era. In quest’epoca viene tracciata la via principale della città, via che presto prenderà il nome di Via Traiana.

La costruzione del tempio A e del piazzale antistante va a sconvolgere del tutto l’impianto del foro. La terrazza primitiva viene tagliata per due terzi da terrazzamenti alti più di 5 metri. La tecnica costruttiva del tempio, opera reticolata di buona fattura con catene di laterizi può essere paragonata a quella della seconda fase dell’anfiteatro, ed essere quindi datata a cavallo fra I e II secolo d.C.

Dei rifacimenti datati al II e III secolo sembrano essere passati sotto silenzio.

Nei secoli IV e V, questi monumenti pubblici vengono abbandonati o adattati a nuove funzioni. In diverse parti del foro sono stati riscontrati ambienti absidati circondati da cimiteri, che avevano probabilmente la funzione di cappelle di culto cristiano. Prive di corredo, molte di queste erano situate attorno al tempio A. Sembra quindi di poter riconoscere una vita religiosa a Herdonia che confermerebbe ciò che la tradizione letteraria indica chiaramente, ossia la presenza in questo periodo (V secolo) di un vescovo.

L’anfiteatro.

I lavori sono proseguiti con lo scavo delle trincee LIV, LV e LVI, che hanno favorito l’indagine dell’accesso meridionale e della porzione orientale dell’edificio.

La cinta urbana.

Nonostante durante le prime due campagne di scavo sia stato possibile evidenziare il tracciato e precisare la cronologia della cinta urbana, restavano da indagare diverse aree. Per questo sono stati aperti i sondaggi da M a R della trincea XXXVIII, che hanno permesso di seguire il percorso piuttosto irregolare del tracciato murario nel settore sudorientale, e la trincea XXXIX nell’area della porta sud ovest, appartenente alla cinta in mattoni crudi.

156 Nell’area della collina sud le fortificazioni della città sono state scavate nelle trincee XLII, LVIII LIX e LX. Questi scavi hanno confermato la cronologia iniziale e hanno dimostrato altresì come anche in quest’area le mura abbiano intercettato e distrutto un abitato indigeno con adiacente necropoli.

La collina meridionale.

A proposito di questo settore dell’area urbana Mertens scrive “i risultati dei lavori effettuati

sulla collina meridionale del sito di Ordona, sono fra i più importanti ottenuti durante le quattro campagne di scavo”239. Ed infatti le tre trincee, LVIII, LIX e LX, orientate da nord a

sud in modo da tagliare tutta la collina per una lunghezza totale di 350 metri, hanno restituito dei risultati davvero straordinari:

a. La scoperta di una occupazione assai densa, testimoniata da buche di palo scavate nella roccia e muri di pietra e mattoni crudi o tegole, a formare ambienti di cui ancora non è possibile seguire l’orientamento.

b. La cinta muraria, così come il fossato, hanno tagliato o coperto parte di queste abitazioni, e ciò dimostra che l’abitato indigeno si estendeva ben al di là del perimetro delle mura, e che queste ultime non hanno fatto altro che tagliare un settore particolarmente adatto alla difesa. La sopraelevazione delle strutture difensive è stata ottenuta con dei terrazzamenti artificiali e grazie allo scavo del fossato, che sembra dunque essere contemporaneo alla prima fase della cinta muraria, fatta in mattoni crudi.

c. Su tutta la collina si riscontra la compresenza di abitazioni e tombe di tipo indigeno. Queste sono scavate nella roccia e munite di ricchi corredi: ceramica geometrica daunia, ceramica a vernice nera, qualche contenitore in bronzo e a volte armi in ferro. Nella trincea LIX va segnalata la successione di una tomba daunia della fine del V secolo, di una abitazione e di una tomba infantile datata alla seconda metà del IV secolo.

d. Per la prima volta viene attestata una fase di occupazione preistorica grazie al rinvenimento di ceramica incisa di tipo subappenninico.

e. La collina sembra non essere mai stata abitata in epoca romana. Nelle trincee non è mai emersa alcuna struttura né repubblicana né imperiale.

f. La collina meridionale sembra dunque prestarsi meglio allo studio di una agglomerazione daunia nel territorio di Ordona.

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La necropoli.

Come già detto, numerose tombe sono state rinvenute. Va detto che le ricerche si sono concentrate anche in settori extra muros. Nell’estate del 1964 sono state scavate dieci tombe indigene nella vasta pianura ad est della città romana. Altre tombe sono state scavate attorno all’anfiteatro.

Alla fine della quarta campagna di scavo, Mertens ritiene che lo studio della topografia generale della città sia stato completato dai lavori sulla collina meridionale e presso le restanti parti della cinta muraria.

Gli scavi nel centro urbano hanno fornito dati essenziali per la ricostruzione dell’impianto urbano e per lo studio dell’evoluzione cronologica del centro monumentale.

Tuttavia mancano ancora ricerche approfondite nella collina settentrionale della città, già avviate durante la prima campagna con lo scavo della trincea XVI.

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