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IV. L‟antieroe in Solinas: indifferenza, efficienza e opportunismo sociale

IV.3 Gli avventurieri: da Walker ai mercenari del western

Il tema dell‟opportunismo sociale e dell‟indifferenza come antidoto al rimorso, lo si è già detto ma in questo caso giova ricordarlo, percorrerà come un filo rosso tutte le sceneggiature di Solinas. L‟indifferenza è frutto di una logica “essenziale”, mirata al guadagno, fondata sull‟utile personale e, soprattutto, sul rifiuto di qualsiasi responsabilità storica. Una cecità quasi invocata, come unica strada verso il sollievo dal peso a volte insopportabile della

Storia, se è vero che comunque, ogni personaggio di Solinas ha le

sue responsabilità, più o meno dirette, proprio in ciò che accade: così se Paul torturò gli algerini, certamente meno responsabile ma non meno colpevole è il comportamento di Klein, così come sono invece responsabili e colpevoli i piani di William Walker.

Proprio l‟atteggiamento di Walker in Quemada è spia di quell‟indifferenza. Egli è insofferente verso il destino di Dolores e della sua gente. Si libera con poche parole delle responsabilità che invece lo investono. Di fronte ad un villaggio distrutto, anche Walker, come Paul, crolla. Lo sguardo di Dolores, come lo sguardo dell‟algerino su Paul in Parà, si ferma sull‟avventuriero inglese e lo interroga muto. Dolores lo fissa e non dice nulla, tuttavia Walker conosce il significato di quello sguardo perché deve riconoscere a sé

stesso le sua responsabilità. Un bambino, nudo, impaurito e affamato, sembra essere l‟unico superstite del villaggio. Lo sforzo di Walker a preservarsi attraverso l‟indifferenza è inutile, reso vano dalla presenza di Dolores che scardina il muro dell‟efficienza e colpevolizza l‟inglese.

William non riesce più a considerare tutto questo come una situazione oggettiva, che non lo riguardi.

Sente su di sé lo sguardo di Josè Dolores. Non può fare a meno di voltarsi verso di lui. Incontra quegli occhi fissi, fermi senza espressione, e non sopporta più. Ha uno scatto esasperato. Spinge il cavallo. Raggiunge Josè Dolores. Lo afferra per la camicia, lo scuote. La sua voce è contratta…

WILLIAM

Stammi a sentire, negro…

Si interrompe, si rende conto, riesce a controllare la sua voce e riprende…

WILLIAM

Stammi a sentire... la guerra non l‟ho inventata io. E, in questo caso, non l‟ho neanche cominciata. Quando sono arrivato qui vi stavate già scannando tra voi. Quindi…”

Walker denota dunque totale assenza di solidarietà umana. La sua reazione, insolitamente rabbiosa e scoordinata, è il riconoscimento della colpa. Riconoscersi responsabile, senza ammetterlo, ma sentendolo nel profondo, ha una prima immediata conseguenza.

William rimane inerte, bloccato dallo stupore. Il suo sguardo ha perso la sicurezza di sempre. […] È come se si sia rotto qualcosa dentro di lui. Non parla, non reagisce. 140

Si noti come l‟epilogo di questa scena sia molto vicino al finale di Parà, in cui anche lo sguardo di Paul si immobilizza di fronte alle colpe e alle responsabilità. Allo stesso modo lo sguardo di Robert Klein si immobilizza sui sigilli che si chiudono, facendosi forse per la prima volta consapevole. Sono dunque gli occhi, lo sguardo, il principale segnale di un cambiamento, di una falla. Gli occhi degli opportunisti, indifferenti, che da ironici e un po‟ annoiati nel caso di Paul Robin e Robert Klein, e da cinici e determinati nel caso di Walker (la sua indifferenza, come abbiamo già notato, è di carattere opposto) si fanno immobili e incerti, denotando anche un deciso quanto tardivo cambiamento nell‟atteggiamento. Nella sceneggiatura, il personaggio di Walker ha

140 Franco Solinas Giorgio Arlorio Quemada, 1969, pp.238, 239, 240.

Sceneggiatura, testo dattiloscritto di 264 pagine, reperibile presso la PEA – Roma, presso la Biblioteca Luigi Chiarini e, in copia fotostatica, presso l‟archivio del Fondo Franco Solinas.

due momenti, e due atteggiamenti contrapposti. In un primo tempo egli pare, a ragione, del tutto partecipe dello scontro tra il colonialismo inglese e lo schiavismo spagnolo, più progredito il primo, teso verso la colonizzazione commerciale e verso la concessione di taluni diritti al colonizzato, in primis l‟abolizione della schiavitù, più oppressivo il secondo, in primo piano nell‟esercizio di ingerenze sia dal punto di vista politico che religioso. Walker deve sfruttare il malcontento latente nella popolazione dell‟isola di Queimada, creare i presupposti per una rivoluzione e cavalcarla per instaurare un regime economico sotto la bandiera inglese. Nella seconda parte del copione, dieci anni dopo il primo contatto tra Walker e Dolores, William Walker è decisamente cambiato: le idee in cui l‟avventuriero ha creduto si sono rivelate fallimentari e tutto si è ridotto a una questione economico-finanziaria. Se già il primo Walker è estremamente efficiente e sfrutta opportunamente la situazione politica, è il secondo Walker che si mostra indifferente, ormai schiacciato dal tempo e dai rimorsi, meno opportunista, quasi pentito. Piuttosto che riconoscere l‟infondatezza di un‟idea, quasi tutti i personaggi bianchi di Solinas preferiranno trincerarsi nel loro cinismo e la loro fine ha spesso il sapore del suicidio quasi annunciato.

Per concludere, anche altre figure richiamano ancora a Paul Robin, primo indifferente opportunista della lunga serie di Solinas. Del tutto simile alla parabola di Walker è quella di Bill Tate in Quien

Sabe?, sceneggiatura che precede di due anni Quemada, ma che pare

che lo schema sia lo stesso, e altrettanto evidente risulta una certa vicinanza tra i due “occidentali”. L‟opportunismo di Tate è una

summa di quello di Paul e Walker. Come in Walker, per lo meno per

quel che riguarda la prima parte di Quemada, la fiducia di Tate verso il suo grande paese, gli Stati Uniti d‟America, non è mai messa in discussione, quanto invece confermata dai suoi sguardi silenziosi e non sempre benevoli verso una realtà che egli certo considera barbarica e una lotta, la rivoluzione messicana, per la quale non nutre alcuna simpatia e che intende sferzare. Tate è infatti in Messico con l‟intento di fermare la rivoluzione e ucciderne il leader, per fare ciò sfrutta l‟amicizia di El Chucho, che lo conduce comodamente al cospetto del suo obiettivo. Anche se appare convinto delle ragioni politiche del suo gesto, la motivazione principe del suo agire è il denaro, in quanto agente al soldo degli statunitensi, proprio come Walker è prima al soldo della corona inglese e poi pagato dalle multinazionali dello zucchero. Il denaro, il guadagno, è un tema che ricongiunge Tate anche a Paul Robin e Robert Klein quanto a Bill Douglas in Il mercenario, un personaggio ricalcato su Tate, ma che non condivide, con Tate e con gli altri opportunisti, nella sceneggiatura, un destino di morte (abbiamo tutti i motivi per credere che in sede di soggetto doveva esserci la morte dell‟antieroe, o comunque un epilogo che ne rappresentasse la sconfitta che si è perso con la stesura del copione in favore di un accentuazione del carattere picaresco dei personaggi, e di una predominanza degli stilemi tipici degli western all‟italiana, portando così alla perdita del fulcro centrale della storia). Destino di morte che invece investe il dottor Henry Price in Tepepa, che si ritrova nel

Messico della rivoluzione per questioni personali (vendicare il delitto della sua amata), mostrandosi totalmente disinteressato ai temi della rivoluzione e dunque in difetto. Il dottore viene infine ucciso da un ragazzino (la parabola è la stessa che percorre Bill Tate, e dunque parallela anche a quella di Walker). Il simbolismo richiamato dalla scena è facile ma tuttavia ancora esemplare di ciò che accade agli opportunisti, che non sono quindi in grado di interpretare esattamente quanto gli accade attorno, unicamente interessati a realizzare i propri interessi. Un peone interroga il ragazzino sul perché ha voluto uccidere il dottor Price. La risposta del ragazzino richiama l‟inizio del film, rappresentando dunque ancora una volta la chiusura di un cerchio (per Klein sarebbe più corretto parlare di un labirinto) attorno al quale si sviluppa la vicenda dei personaggi di Solinas, a partire da Squarciò.

- Porquè? No te gustava el gringo? - No, al gringo no le gustava el Mejico141

Infatti, il dottor Price al suo arrivo in Messico (un arrivo che è identico a quello di Paul Robin, di William Walker come di Bill Tate) aveva incontrato un ragazzo il quale gli ha posto una semplice domanda probabilmente con l‟intento di dargli il benvenuto: «le gusta el Mejico señor?»142 ottenendo in risposta uno stizzito “no”.

Questa stessa scena iniziale, si ripete in Quien Sabè? copione scritto

141 Tepepa, regia di Giulio Petroni, scritto da Ivan Della Mea e Franco Solinas,

1968.

appena un anno prima. Bill Tate entra in scena in una stazione ferroviaria, mentre prende un biglietto (si noti, a sottolineare ancora la circolarità della narrazione, che Tate morirà andando via su un treno) e il bigliettaio gli pone la stessa domanda.

BIGLIETTARIO Le gusta Mexico, señor? Bill Tate ritira il resto, e,

allontanandosi, risponde con voce neutra, svogliata:

BILL TATE

No. Non mi piace.143

Ecco ancora l‟opportunista, indifferente, sempre lo stesso opportunista politico e sociale che, di copione in copione, si muove per buona parte della filmografia di Franco Solinas confermandosi quale tratto decisivo della rappresentazione del mondo nelle sceneggiature dell‟autore sardo.