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V. La vita vista dagli occhi di uno stupido

V.1 L‟arrivo del treno e l‟allontanamento dal West

La scena che apre la sceneggiatura, quasi sulla stregua di quella che poi sarà l‟apertura di Mr. Klein, appare isolata al resto della storia e, inserendo in breve alcuni elementi (le divise dei soldati di fine ottocento, la bandiera statunitense) che fungono da riferimento storico temporale e spaziale per l‟intera vicenda, introduce in un contesto ben delineato.

Un plotone di soldati presenta le armi. Soldati americani, divise fine ottocento. La bandiera stelle e strisce discende lentamente lungo il pennone.

[…]

La bandiera ammainata viene piegata, baciata, custodita. Un‟altra sale al suo posto: interamente gialla. Cambia anche il motivo della tromba, che si fa struggente, Soltanto che, man mano, le sue note cominciano a risuonare anche un po‟ incerte, sgangherate.

Il trombettiere è un veterano, ma ormai, sembra che non ce la faccia più. Il suo sguardo si va perdendo nel vuoto. Quasi barcolla. E sulle sue

guance gonfie, lucide, tese, sono visibili dei puntini rossi.

Agile e snella, ormai in cima al pennone, sventola trionfante la bandiera gialla dell‟epidemia.149

Oltre dunque ai riferimenti spazio temporali che collocano la vicenda, l‟ultima parte della scena fa riferimento, oltre all‟ovvietà dell‟epidemia che come vedremo risulta importante per l‟innesco della vicenda, alla decadenza del vecchio west, alla consunzione di quei costumi tardo ottocenteschi: precisare la datazione delle divise non è un casuale esercizio di informazione storica ma anche e soprattutto l‟introduzione di un tema che in sottotraccia informa questo come altri lavori di Solinas, ovvero il tema del tempo e del suo impietoso scorrere. Esso non solo si prospetta quale tema e dunque idea che influenza lo sviluppo narrativo del copione, ma funge anche da mezzo per esprimere una dialettica che si esprime del tutto interna al personaggio e al suo confronto con il passare del tempo e l‟alternarsi dei periodi storici. Inoltre la presenza dell‟anziano trombettiere rimanda ad un esercito di anziani soldati vagamente retrò che appaiono imprigionati in un luogo e destinati a morire in un tempo che volge al termine, la decadenza suggerita dall‟immagine è rapidamente seguita dalla decadente descrizione della stazione e dall‟altrettanto improbabile presenza di Jeremia e

149 149 Cfr. Franco Solinas, Giorgio Arlorio, La vita è come un treno, sceneggiatura,

della sua banda, delineati, come elementi pittoreschi, totalmente estranei al contesto nel quale si muovono, in un testo che vira decisamente sul registro ironico non solo nei dialoghi ma anche nelle descrizioni di scena, il che denota una forte volontà degli autori a far si che si calcasse particolarmente su questo punto. Siamo dunque nella stazione di Las Almas, in Colorado, ed è qui che ha inizio la storia:

Cinque uomini selvatici, irsuti. E uno, specialmente, con i capelli e la barba che si confondono e si intrecciano alla lana del giaccone di pecora. Peli e lana, impastati di sudore, di fango, di foglie, di sporcizia, hanno ormai raggiunto una sfumatura di grigio opaco.150

La prima scena, che annuncia la presenza di una non meglio precisata epidemia che scopriremo essere la rosolia, serve anche da innesco per la storia, un butterfly effect in piena regola: a causa dell‟epidemia, il treno in partenza dalla stazione di Las Almas dovrà viaggiare senza scorta. Questa particolare contingenza rappresenterà, per Jeremia e la sua banda, l‟occasione di guadagnarsi qualche soldo rapinando il treno. Ai margini del binario c‟è dunque il gruppo di cinque uomini, forse montanari o vagabondi: la descrizione dei cinque, oltre che far leva su un certo gusto

150 Franco Solinas, Giorgio Arlorio, La vita è come un treno, sceneggiatura, op. cit.,

umoristico, certamente ci offre quella che deve essere la visione degli altri, intimiditi, viaggiatori che sono in stazione. I cinque sono seduti per terra, in cerchio e tra loro si distingue subito il capo:

E un uomo alto, massiccio. Potrebbe avere quarant‟anni, o sessanta. O, forse, trenta, se si radesse e si tagliasse un po‟ i capelli che gli arrivano alle spalle: e, se li lavasse, si potrebbe anche stabilire se è biondo o bruno, oppure proprio grigio come appare adesso. Comunque, quello che è certo, è che lui è il capo.151

La connotazione fisica di Jeremia McGuire, protagonista del copione, incute sugli altri possibili viaggiatori un certo istintivo timore, ma si nota, dalle parole che lo descrivono in sceneggiatura, la volontà di esprimere la goffaggine del personaggio e la dinamica della scena è surreale, come se anche per Solinas e Arlorio, il tempo i violenti giganti del West fosso passato, e questi, ormai in declino non fossero che vecchi uomini “preistorici”, certamente impreparati di fronte al sopraggiungere della modernità. Jeremia, con fare profetico, come Gesù diede il pane (uno dei tanti piccoli segnali che avvicinano questo personaggio al Geremia profeta biblico) distribuisce delle focacce agli altri quattro e poi recita una preghiera. In poche righe Solinas crea un parallelo: il suo Jeremia ha i tratti esteriori del profeta biblico Geremia, e non a caso il suo

aspetto ben si specchia con quello del Geremia di Michelangelo. Immediatamente dopo, a conferma del tono comunque da commedia che avvolge il personaggio, ma anche dell‟umanità con la quale i due autori intendono ammantare questa sorta di violento Forrest Gump ante litteram, Jeremia terminata la preghiera…

si passa la mano tra i grovigli di barba alla ricerca di qualcosa che lo infastidisce. Trova un ragno, e lo tiene delicatamente tra il pollice e l‟indice per esaminarlo con attenzione… Fa per buttarlo via, ma, poi, si intenerisce, e lo sistema nuovamente tra gli intrichi di peli.152

Quello che più tardi sarà definito come il più sanguinario e temuto tra i banditi del West non ha il fegato per uccidere un piccolo ragno che, a quanto pare, vive nella sua barba accentuando il registro comico grottesco che da qui alla fine sarà usato in presenza del protagonista, fatte salvo alcune cruciali scene (pensiamo al confronto con i minatori e al concitato finale). Poco più tardi, all‟arrivo del treno, Jeremia, l‟eroe bandito che vorrebbe assaltare il treno, si accinge a comprare i biglietti ma non possiede denaro in sufficienza (già di per sé un corto circuito con il personaggio descritto in precedenza e con la determinazione che dovrebbe essere propria di un criminale). Goffamente il bandito conta e riconta i soldi, rendendosi conto che non bastano, e nel mentre attira l‟attenzione di due anziani signori che restano a

guardarlo tra l‟esterrefatto e il timoroso. Si osservi che la descrizione delinea ancora un clima farsesco, la tensione che incute Jeremia si tramuta presto in comica e surreale partecipazione dei viaggiatori alle sue difficoltà, il film abbandona decisamente i binari del western.

Jeremia posa sul tavolo un pugno di monete e di banconote di vario taglio, lerce e spiegazzate. Le ordina pazientemente secondo il loro valore, e, ogni volta, stenta a riconoscerle. Scandisce il conto a mezza voce…

Tutti, anche la coppia di anziana [che è stata

presentata in precedenza n.d.r.], si avvicinano a

guardarlo, affascinati da tanta fatica. Il conto è così difficile, così lento, così minuzioso, così patetico che, man mano, si va creando per tutti un atmosfera di tensione partecipe, straziante.153

I soldi non bastano e sarà la coppia di anziani a fornire i cinque cents per raggiungere i diciotto dollari e settantacinque, cifra necessaria all‟acquisto dei biglietti. Ma Jeremia non è un bandito qualunque, ha un codice da rispettare, per quanto regolato su parametri molto personali: egli si sdebita subito, offrendogli una sigaretta appena girata, con l‟anziano signore che per la verità invitato dallo sguardo eloquente di Jeremia gli ha dato i soldi mancanti. Ora Jeremia si dice soddisfatto, perché il debito è estinto.

Il tono da commedia prosegue anche dopo che il gruppo dei cinque sale sul treno, scene di azione si alternano a battute con l‟intenzione di rapinare i viaggiatori del treno. Infatti, ironia della sorte, il treno è vuoto: poiché privo di scorta, i viaggiatori hanno preferito non prenderlo e attendere in stazione un altro mezzo, o non partire. Non sembra esser un colpo molto fortunato, già da questa scena si respira il sentore di qualcosa che è concluso: l‟epopea del West sta finendo e i suoi eroi sembrano più dei vagabondi, dei disadattati che proseguono nella stanca recita del confronto tra eroi individualisti, del duello, della battuta tagliente nel quale sono ancora impareggiabili, in un epoca in qui questa logica della forza non ha più lo stesso valore. Ancora più ironicamente, Jeremia e i suoi uomini non sono gli unici che hanno deciso di assaltare il treno. Poco dopo infatti irrompono nel treno altri cinque banditi con le stesse intenzioni. Il tono da commedia si accentua: da subito si nota la similitudine speculare tra i due gruppi e soprattutto tra i due capi, Jeremia da una parte e Bill dall‟altra. Dal dialogo che segue scopriamo che i due sono fratelli e che Jeremia aveva vietato a Bill, fratello più piccolo, di mettere piede in Colorado. A questo, l‟allusione a Caino e Abele154, come quella al

paradiso terrestre identificato con il Colorado fanno da ulteriore riferimento alla Bibbia, rafforzando l‟idea di un bizzarro, non certo fedele quanto suggestivo parallelismo tra Jeremia McGuire, profeta del nulla, viaggiatore, cantore di preghiere, portatore di valori e disvalori in contemporanea, e il profeta biblico Geremia. Il

protagonista si rivolge al fratello ricordandogli che non si sarebbe dovuto più far vedere in Colorado. Il fratello Bill risponde ironico:

BILL

Sentito ragazzi?... È il padrone del Colorado. Anzi, di più… Praticamente, rappresenta il padreterno, con il quale parla ogni giorno… Vero, Jeremia?... E sa tutto su Caino e Abele (lui è Abele, naturalmente), e sul paradiso terrestre, che, secondo lui, è proprio il Colorado dal quale mi ha gentilmente cacciato… È vero, Jeremia?155

Gli elementi biblici citati nel dialogo ammantano di derisione la religiosità del bandito, tuttavia il Jeremia disadattato della sceneggiatura trova nell‟inascoltato profeta Geremia, e nella sua impossibilità di essere accettato dai suoi contemporanei un ulteriore punto d‟incontro. Il profeta infatti veniva continuamente accusato di essere un disfattista e di annunciare sciagure, questo lo portava ed essere inviso ovunque egli si trovasse, Jeremia viene deriso e mai realmente compreso, oltre che per la sua ottusità, anche per una cieca fede religiosa, assai più evidente nella pratica esteriore ma allo stesso tempo sinceramente sentita dal personaggio. Intanto, tra i due fratelli, Caino e Abele come si affretta a precisare lo stesso Bill nel dialogo, la ragione del contendere è una cassa che dovrebbe

contenere un fantomatico tesoro. Nasce una sparatoria dalla quale si salvano solo Jeremia e Bill i quali iniziano a studiarsi a vicenda e a confrontarsi, raccontando dunque la loro storia: Jeremia aveva cacciato Bill dal Colorado dopo che quest‟ultimo ha ucciso sia il padre che la madre (il racconto perde la sua estrema violenza poiché gli scambi tra i personaggi continuano a risultare disegnati sul registro ironico, ma è evidente quale legge ordina passato che appartiene a Jeremia e al fratello). Ora Jeremia imputa a Bill imputa di non aver rispettato gli ordini di colui che pare essere il fratello maggiore. Ma Jeremia non si intende di geografia e dunque non riesce ad orientarsi lungo i confini dei vari stati dell‟America del Nord. In realtà il treno è già fuori dai confini del Colorado e passando per il Kansas, muove verso Tulsa, che è in Oklahoma. Ragion per cui Bill non ha disatteso all‟intimazione del fratello. E Jeremia ha anche involontariamente lasciato il Colorado, per non farvi più ritorno. Il treno dunque, quale prima causa della decadenza del vecchio eroe del West e segno di una civiltà che non ha bisogno di uomini come Jeremia, per lo meno non in posizioni dominanti.

BILL

I treni si muovono, fratello! Corrono… Passano i confini… e l‟America è grande!

La sicurezza di Jeremia si smarrisce nell‟immensità di quest‟immagine. Per difendersi, cerca di attestarsi con ostinazione sui fatti vissuti…

JEREMIA

Io so che questo treno l‟ho preso a Las Animas, nel Colorado156

Non solo Jeremia è spaesato di fronte alla “grande America” descritta dal fratello e non riesce a raccapezzarsi in una fragilità di confini che probabilmente immaginava invalicabili, ma anche e soprattutto il protagonista avverte che tutto ciò rappresenta cambiamenti dei quali prima non si era reso conto, la società in rapida evoluzione lo lascia indietro, egli non si adatta e non capisce. La ferrovia, il treno, i binari, ampliano gli orizzonti e le possibilità di spostamento, ampliando di riflesso il senso di perdita di un personaggio che già avvertiamo come fuori luoghi, fuori posto fuori tempo. La storia inizia dunque con una partenza, e con un'altra partenza finisce: la morte del protagonista, il cui simbolico valore di ulteriore partenza è accentuato dal fatto che Jeremia morirà, sereno, su un treno diretto finalmente verso l‟agognato Colorado.

Fin dall‟inizio, il treno diviene metafora della vita, oltre che della civiltà e del capitalismo dilagante incontro al quale Jeremia si dirige. Verso la fine della sceneggiatura, la filastrocca cantata da Gennaro, uno dei tanti personaggi accidentalmente incontrati che aiutano Jeremia nel suo percorso, riassume questa metafora:

La vita è come un treno… A ogni stazione c‟è qualche…

passeggero che scende… e qualche altro che sale… il treno riparte sempre… e corre corre perché… perché così è la vita… e cosi sia.157

Il treno, causa dello spaesamento di Jeremia, da il via alla riduzione del protagonista che da cowboy del vecchio West immune a paure debolezze, si ritrova ad essere un semiautistico girovago in preda a dubbi e incertezze, con un unico punto fermo (dopotutto il sogno di ogni emigrante): il ritorno in Colorado che rimarrà sempre quel paradiso terrestre a cui Jeremia tenterà, fino all‟ultimo momento, ma invano, di approdare. Il Colorado rappresenta simbolicamente il passato, un passato impossibile da rivivere.

Ad ogni modo, i due fratelli si confrontano per ottenere il denaro, o l‟oro che presumibilmente dovrebbe stare nella cassa. Bill racconta al fratello i recenti cambiamenti intercorsi nella sua vita: ora ha un figlio e una moglie e il figlio cresce in un istituto per evitare che abbia un‟infanzia dura come la loro. Jeremia lo incalza, per lui non poi è così importante che il fratello abbia o no superato i confini che gli aveva imposto, è sufficiente che egli si ricordi di cosa Bill fece alla madre e al padre, per scatenare progressivamente sempre in misura maggiore la sua ira. Jeremia uccide il fratello e frugando tra le sue tasche trova un volantino che pubblicizza “Il

rifugio degli angeli” ovvero l‟istituto dove è tenuto, vedremo in condizioni pietose, il figlio di Bill. E intanto controlla il contenuto della cassa, pretesto della contesa tra i due fratelli: nella cassa sono presenti solo cartacce, almeno per Jeremia. In realtà anche in questo caso si sottolinea la sua impossibilità di comprendere le logiche del mondo moderno, nello specifico quelle economiche, poiché la cassa, oltre a fogli effettivamente inutili, contiene «titoli, obbligazioni, cambiali, assegni»158 tutta carta a cui Jeremia non dà

alcun valore.

V.2 Da bandito a minatore. Il primo contatto con la società